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Virtuosismo ed espressione lirica, riflettori al Bellini di Catania sul pianista ibleo Ruben Micieli

Recensioni Imperniato su pagine tardo romantiche e di primo Novecento, si è svolto al Teatro Massimo Bellini il concerto sinfonico “Virtuosismo pianistico e strumentale”, nell’ambito della stagione 2023-2024, che ha visto sul palco l’orchestra diretta dal maestro Fabrizio Maria Carminati. Nella prima parte della serata i riflettori si puntavano sul giovane pianista ibleo Ruben Micieli

Imperniato su pagine tardo romantiche e di primo Novecento, si è svolto al Teatro Massimo Bellini di Catania il concerto sinfonico “Virtuosismo pianistico e strumentale”, nell’ambito della stagione 2023-2024, che ha visto sul palco l’orchestra del Teatro diretta dal maestro Fabrizio Maria Carminati. Nella prima parte della serata i riflettori si puntavano sul giovane pianista comisano Ruben Micieli, alle prese col rinomato Concerto n. 1 in si bemolle minore per pianoforte op. 23 di Tchaikovsky, composto tra il 1874 e il 1875 (arrangiato dallo stesso autore anche per due pianoforti) in tre tempi 1) Allegro non troppo e molto maestoso. Allegro con spirito; 2) Andantino semplice; 3) Allegro con fuoco, nei quali il musicista russo trasfonde la sua fluente inventiva, nel coniugare l’eredità classica a motivi del versante popolare (come il motivo della canzone ucraina presente nella seconda sezione del primo tempo, ed ancora la danza paesana dell’ultimo movimento).

Ruben Micieli al Bellini di Catania

Ne ha dato prova esecutiva di affinato livello il nostro Ruben, che ha messo in campo ancora una volta le sue portentose qualità tecniche e di interprete ben proteso, con levigata sensibilità, ad una crescita costante: ed ecco sgorgare la solennità d’impianto della scrittura ciaikovskiana nella solidità accordale in apertura sul tema avvolgente degli archi, cifra distintiva del capolavoro strumentale. Il pianista ibleo ha sbalordito per la sua bravura nel giostrare virtuosismo ed espressione lirica, lungo andamenti spigliati e squarci d’estasi, su dinamiche ben soppesate tra leggerezza ammaliante e focosità travolgente , sempre con la massima naturalezza, accanto ad un’orchestra di grande compattezza sonora e rilievo timbrico di archi e fiati, frutto dell’accurata bacchetta di Carminati.

Fabrizio Maria Carminati dirige l’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. Ruben Micieli solista al pianoforte

Conclusosi il primo tempo, agli applausi scroscianti e reiterati di una platea in visibilio, il pianista elargiva due bis: Variazioni sul “Rigoletto” per pianoforte di Eugenia Appiani e la Giga dalla Partita n. 1 di Johann Sebastian Bach. La seconda parte si basava sul dipanarsi di un affresco musicale, a sfondo naturalistico- pittorico e architettonico, anch’esso molto gradito dalla numerosa platea, con l’esecuzione di due composizioni entrambe di Ottorino Respighi, ovvero il Trittico botticelliano, P 151 composto nel 1927, e Fontane di Roma, poema sinfonico P 106, composto nel 1916. In ambedue i casi una resa orchestrale brillante ha riletto con efficacia percettiva le partiture, traendo dalla prima l’ampia gamma di sfumature coloristiche, non esenti da sapore impressionista, secondo l’intento dell’autore di riprodurre la tavolozza del Botticelli (sia pure con una ridotta formazione strumentale) in tre riquadri sinfonici, quali “Allegoria della Primavera”, “Adorazione dei Magi” e “La nascita di Venere”.

Applausi finali per Ruben Micieli e il direttore Fabrizio Maria Carminati

La seconda partitura invece, che vuole rievocare le sensazioni del musicista durante la visita della città di Roma, con note bucoliche del paesaggio circostante, è stata un’allettante passeggiata orchestrale innervata da incisivi disegni solistici dei legni e cromatismi degli ottoni, scorrendo tra La fontana di Valle Giulia all’alba, La fontana del Tritone al mattino, La fontana di Trevi al meriggio e La fontana di Villa Medici al tramonto.



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