HomeBlog
Blog

Signori lo nacquimo

Blog Poco prima di morire, quasi cieco, barcollante sulla scena, il grande Totò fu impietosamente fischiato a Catania da un pubblico becero e feroce. Dopo, molto tempo dopo, si celebrò il culto d’un Totò ormai scomparso. Quasi a risarcire quella serata infame, la giunta comunale etnea di cui facevo parte intitolò una strada, in occasione del centenario del cinema, alla maschera più rappresentativa del cinema italiano

Poco prima di morire, quasi cieco, barcollante sulla scena, il grande Totò fu impietosamente fischiato a Catania da un pubblico becero e feroce. Ad affossarlo, quella sera, era lo stesso pubblico plebeo che l’aveva amato, che anzi l’aveva capito a differenza di severi ideologi e aristocratici esteti. Dopo, molto tempo dopo, si celebrò il culto d’un Totò ormai scomparso, l’unico culto che sia stato officiato da intellettuali e popolo, da blasonate élites così come dai “vinti” e dai reietti.

Quasi a risarcire quella serata infame, la giunta comunale etnea di cui facevo parte intitolò una strada, in occasione del centenario del cinema, al più grande attore, alla maschera più rappresentativa del cinema italiano; e non solo del cinema: di quella commedia dell’arte geniale e stracciona, ricca di miserie e splendori, che è la nostra storia, che è la nostra vita.

Ricordate Nuovo cinema Paradiso? Quanto amore per il cinema, in quel film! E per quale cinema! Per quello spettacolare e coinvolgente, comunicativo e commovente che è il vero cinema, che i critici accigliati snobbano come snobbavano Totò, come snobbarono il film di Tornatore. Ricorderete, anche, una sequenza di struggente bellezza, la più prodigiosa di quel film: quella in cui le immagini d’un film proiettato nel cinema debordano all’esterno, fuoriescono, dilagano. Nella piazza, nell’isola insonne e lunare, nel mondo.

“Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore

Ebbene: la magia prende respiro e ritmo proprio dalle gag del grande Totò, dalle sue piroette sullo schermo. Ed ecco che quelle immagini scivolano come larve sulle pareti della cabina di proiezione, traboccano dalla finestra, si stemperano nel vuoto notturno della piazza, si fissano finalmente e rivivono sul muro calcinato d’un palazzo.

È Totò ad appiattirsi e dilatarsi, a liquefarsi e infine a ricomporsi su quei muri: Totò, bonaria e irriverente divinità della diffidenza, del sarcasmo e dell’estro, in Sicilia come a Napoli. Ma Totò era anche il frutto d’un felicissimo connubio. Da una parte gli sberleffi delle avanguardie d’anteguerra (il futurismo e Petrolini, le marionette del teatro “grottesco”, il surrealismo e i Bragaglia: dunque il primo Totò di Animali pazzi ma anche il Totò fino alla fine pronto a scardinare i linguaggi, a giocare con la parola con la stessa funambolica inventiva con cui snodava la sua sagoma sbilenca e incorporea); dall’altra le lacrimae rerum del neorealismo (il Totò che cerca casa o che combatte i “caporali”, il Totò reduce o straccione, e magari ladro e detenuto, dell’Oro di Napoli e di Napoli milionaria, di Guardie e ladri e di Dov’è la libertà: entrambi, questi ultimi, sceneggiati da Brancati).

E poco importa se i “reggistoni” (come lui li chiamava) lo scoprirono tardi. Certo, oggi non sapremmo fare a meno del candido frate Ciccillo di Uccellacci e uccellini, di quel canto del cigno d’un vecchio Totò ormai così maturo da saper spingere lo sguardo oltre la linea d’ombra che ci separa dall’aldilà, dal cielo abitato dai falchi e dai passeri… e forse da Dio. Tra noi, burattini da rottamare, e quella vastità luminosa e numinosa, remigano solenni le nuvole: «Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato» esclamerà il Totò-marionetta-Jago, fissando dalla discarica quel maestoso transito celeste in un altro prodigio firmato da Pasolini: Che cosa sono le nuvole?.

“Che cosa sono le nuvole?” di Pasolini

Epifanie che rasentano il Sublime: ma Totò è altro, è altrove. Il grande, l’autentico Totò lo scoviamo magari nei film più sgangherati e abborracciati, dove non pativa la tirannia di “reggistoni” e di rigorose sceneggiature, dove poteva improvvisare e dar fondo al suo inesauribile repertorio di lazzi: dove rappresentava se stesso.

Totò, dunque: quell’uomo in lotta contro i “caporali” a colpi di sonore pernacchie e irridenti pagliacciate che facevano arricciare il naso agli ideologi, e che invece oggi si vorrebbe sbandierare sul grugno degli onorevoli Trombetta di tutt’Italia, e magari a colpi di interlocuzioni quali “ogni limite ha una pazienza”, “parli come bada”, “ma mi faccia il piacere”, “e poi dice che uno si butta a sinistra” o “lei è un cretino, s’informi”.

E Totò-Pulcinella che riempie di spaghetti le tasche della logora giacchetta d’affamato, Totò-Arlecchino che snoda le giunture del suo corpo elastico e sbilenco per mimetizzarsi fra i burattini d’un teatrino, Totò-Pazzariello che sgomina i banditi della casbah a colpi di castagnole e tric-trac, Totò-maestro di “mòseca” che dirige frenetiche marcette e immaginari fuochi d’artificio per appendervi al culmine un gesto irriverente, Totò-clown ferito o Pierrot lunare o acrobata metafisico o “morto che parla”: già, perché “nuje simmo serie, appartenimmo a’ morte”.

Totò, infine, principe plebeo, aristocratico e sottoproletario, gran signore della corte dei miracoli, anima immortale di tutti i Meridioni umiliati e offesi. Insomma, Totò nostro padre; Totò mio inarrivabile maestro di paradossi e demistificazioni. È giusto, perciò, che questo omaggio si levi proprio da Catania: all’estremità insulare del suo e nostro Sud, del suo e nostro regno di Napoli miserabile e sontuoso, coltissimo e plebeo.

Antonio De Curtis

Perché signori si nasce, e noi… lo nacquimo.

Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.