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Il Nobel wharoliano di Giovanna Giordano: «I libri sono messaggi nella bottiglia»

Sugnu Sicilianu Clamore ha suscitato la notizia che ha visto la scrittrice messinese rendere noto di essere stata candidata dall'università svedese di Göteborg al Nobel per la Letteratura 2020. La scrittrice è una brillante intellettuale, autrice di tre romanzi e di uno in itinere. «Sono consapevole che siamo nani sulle spalle di giganti» afferma e questa è la firma della consapevolezza di non avere i titoli per una vittoria ma di godere dei 15 minuti di gloria wharoliana derivanti dalla candidatura. Che le spettano tutti

Tanto clamore ha suscitato la notizia di ieri che ha visto la scrittrice Giovanna Giordano rendere noto in maniera pubblica di essere stata candidata al Nobel per la Letteratura 2020. La scrittrice è una brillante intellettuale, messinese di nascita e catanese d’adozione. Figlia d’arte (il padre era Nicola Giordano, scienziato di fama mondiale e fondatore del CNR), la 58enne Giovanna Giordano appartiene a una famiglia di talenti e ad un ambiente culturale di alto spessore. È stata giornalista, saggista, affermata critica d’arte e autrice di tre romanzi “Trentaseimila giorni” (1996), “Un volo magico” (1998) e “Il mistero di Lithian” (2004), tutti e tre editi da Marsilio. Ha vinto due volte il Premio Racalmare Sciascia, nel 2017 ha vinto il Premio internazionale di giornalismo Media Award André Gide. Da un anno sta lavorando al suo nuovo romanzo, una storia che inizia un secolo fa, una storia di mare e avventura.

Giovanna Giordano, foto di Antonia Vespa

Perché tanto clamore? Perché il mondo del web non perdona la comunicazione in prima persona della scrittrice a pochi giorni dalla comunicazione ufficiale del Comitato per il Nobel che avverrà a Stoccolma l’8 ottobre. «I libri sono come messaggi nella bottiglia, viaggiano e raggiungono chi vogliono loro». Nella sua comunicazione diretta di ieri la Giordano sembrava voler mettere le mani avanti mettendo in chiaro che di certo la sua non era un’autocandidatura, cosa tra l’altro impossibile, secondo le regole del Nobel. Oltre ai membri dell’Accademia reale svedese e gli ex Nobel, i proponenti del Nobel per la letteratura possono essere docenti di letteratura e linguistica (il caso della Giordano) e presidenti di società di autori rappresentative del proprio Paese. E pare che i romanzi della Giordano abbiano viaggiato a lungo in questi anni di silenzio e riservatezza fino a raggiungere il mondo universitario svedese che ha proposto il suo nome al Comitato del Nobel per la Letteratura.

Giordano, ha suscitato molte perplessità la rivelazione delle candidature. Come ha ricevuto la comunicazione? Non vige un vincolo di riservatezza sui nomi dei candidati?
«Mi è stato comunicato dall’Università di Göteborg. Lei ha ragione, vige un vincolo di riservatezza per cinquant’anni sui nomi dei candidati, che l’Accademia per la serietà che la contraddistingue non può rivelare. Questo vincolo non si estende al candidato, che ricevendone notizia può comunque renderlo noto. Perché questo scalpore? L’editore di Sebastiano Vassalli lanciò un comunicato all’epoca della sua candidatura».

L’Accademia svedese ovviamente non conferma e non smentisce, dunque, rimandando al giorno della premiazione. parliamo di prassi e regolamenti segreti e incorruttibili, probabilmente obsoleti, che al momento della stesura non avrebbero mai potuto tenere in considerazione i social. «La vita è piena di meraviglie, riesce a stupirti sempre», commenta la scrittrice messinese che afferma di vivere una girandola di emozioni, dall’incredulità allo stupore per  la candidatura a questo prestigioso riconoscimento andato a giganti della letteratura, tra cui i siciliani Salvatore Quasimodo e Luigi Pirandello: «Sono perfettamente consapevole che siamo nani sulle spalle di giganti» afferma la Giordano e questa è la firma della consapevolezza di non avere i titoli per una vittoria ma di godere dei 15 minuti di gloria wharoliana. Che le spettano tutti. Nelle sue parole la consapevolezza di confrontarsi con i pilastri della letteratura mondiale, l’emozione e l’ironia nell’affrontare un momento di inaspettata gloria. Le candidature al Nobel sono numerose e di qualsiasi provenienza geografica. Molti nomi noti della letteratura ricevono la candidatura al premio più volte nel corso della loro vita, ma probabilmente personaggi più noti non ritengono opportuno comunicarlo. Giovanna Giordano è indiscutibilmente una donna di cultura che non ha goduto di particolare clamore negli ultimi decenni. Con ironia e umiltà evidenzia più volte il suo stesso stupore.

Giovanna Giordano con il marito, lo scrittore Marco Vespa

Euforia, congratulazioni, assalto all’intervista, perplessità e rumours si sono susseguiti ieri pomeriggio battendo la notizia in ogni angolo del web. Come è naturale e forse anche giusto che sia, tralasciando il fatto di vivere in un Paese in cui ognuno dietro una tastiera si sente investito di una competenza scientifica al giorno. In molti hanno cominciato a chiedersi chi sia Giovanna Giordano, a spulciare con scrupolosa attenzione tutte le voci della sua attività e la rigorosa prassi per entrare nella storia dei Nobel. Tre romanzi e l’attività culturale perseguita dalla Giordano saranno sufficienti per essere la quindicesima donna a vincere il premio Nobel e la seconda italiana dopo Grazia Deledda? Neanche la vincitrice di due anni fa, la scrittrice e poetessa polacca Olga Tokarczuk ha una produzione letteraria sterminata eppure ha vinto. Quel che è giusto ribadire è che Giovanna Giordano ha ricevuto la comunicazione di una candidatura, non la certezza di un premio. Se le motivazioni a sostegno della sua candidatura saranno valide o meno sarà l’Accademia a discuterlo. Provocazione? Operazione di marketing per la prossima pubblicazione? La Giordano al momento ha dichiarato di essere alle prese con la sua ultima fatica, un romanzo “di mare e di avventura” e di non avere un editore. Resta una comunicazione e la parola di Giovanna Giordano. Resta una scrittrice raffinata e dallo spessore già riconosciuto. E resta l’attesa fino all’8 ottobre.

Una giovane Giovanna Giordano con Fernanda Pivano

Poche le donne insignite di questa onorificenza e solo un’italiana finora, Grazia Deledda. Giordano, da donna e da siciliana quanto sente questa responsabilità?
«
Molto, ma io sono stata fortunata. Sono nata e ho vissuto finora in un momento storico che mi permette di esprimermi liberamente. Le dico, le mie nonne e le mie bisnonne erano delle bravissime ricamatrici. Il ricamo è trama, è un lavoro molto preciso. E se queste donne avessero avuto una penna in mano? Quante scrittrici ci siamo persi nel tempo?».

Lei ha pubblicato il suo ultimo romanzo sedici anni fa con Marsilio, una casa editrice indipendente. Il suo riconoscimento sarebbe la prova e una speranza per molti scrittori che si può ambire all’eccellenza anche senza passare dalle major e senza troppo presenzialismo. Conferma?
«Ogni singola casa editrice ha la sua dignità e il suo motivo d’essere. È la qualità della scrittura a contare. All’epoca Marsilio era di certo meno nota di adesso, ma sono grata al suo direttore Cesare De Michelis, un uomo dotato di grande fiuto per la scrittura. Fu talent scout della Tamaro, della Mazzantini e diede anche a me un importante opportunità».

Per chi scrive Giovanna Giordano? Per i riconoscimenti o per se stessa?
«Ogni scrittore scrive per se stesso, ma soprattutto per i lettori. Ogni libro è un dono di carta che lasciamo agli altri. Esiste una componente narcisistica in ogni scrittore che porterà sempre al desiderio di condividere con gli altri e farsi leggere».

E da domani cosa farà? Come ingannerà l’attesa?
«Aspetterò. Mi rilasserò. Vorrei curare il mio orto. Vorrei godermi la mia casa, a Messina».

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