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Il ministro della Cultura Franceschini: «Siracusa unicità italiana grazie alle rappresentazioni classiche al Teatro Greco»

Teatro e opera Presentata la 57a stagione classica della Fondazione Inda al Teatro Greco di Siracusa che vede in scena, dal 17 maggio e fino al 9 luglio, l'Agamennone di Eschilo, regia di Davide Livermore che a fine ciclo proporrà l'intera trilogia della Orestea, l'Edipo Re di Sofocle regia del canadese Robert Carsen e l'Ifigenia in Tauride di Euripide regia di Jacopo Gassmann. Franceschini, in videocollegamento da Roma: «Costruiremo un circuito di teatri di pietra per rendere itinerante l'unicità italiana dell'Inda»

La mission la riassume il ministro della Cultura Dario Franceschini, in videocollegamento da Roma: «La Fondazione Inda è riuscita a garantire la continuità degli spettacoli anche durante il deserto della pandemia ed ha annunciato per quest’anno un programma di grande qualità in linea con tutto ciò che è stato fatto nei decenni passati. Il Teatro Greco di Siracusa ripartirà con la capienza piena e personalmente, credo molto nelle potenzialità dell’ente. Se ci sarà uno sviluppo, che sono pronto a sostenere, si rafforzerà non solo la grande qualità della stagione a Siracusa, ma si potrebbe rafforzare il ruolo dell’istituto oltre la città di Siracusa. L’idea potrebbe essere quella di costruire un circuito di teatri di pietra che renda itinerante questa unicità italiana. Il supporto del Ministero continuerà ad esserci e vorrei che risultasse allineato ai progetti di espansione della Fondazione».

Il Teatro greco di Siracusa a capienza intera nel 2019

Con queste premesse parte col vento in poppa la 57a stagione classica dell’Istituto nazionale del dramma antico al Teatro Greco aretuseo, presentata ieri, nei locali di Palazzo Greco in Corso Matteotti, alla presenza del Sovrintendente Antonio Calbi, del sindaco Francesco Italia, del consigliere delegato della Fondazione Inda Marina Valensise, dei registi Robert Carsen e Davide Livermore ed in collegamento online, oltre il  ministro Franceschini, anche il regista Jacopo Gassmann.

Da sinistra Franceschini, Livermore, Valensise, Italia, Calbi e Carsen. Foto Franca Centaro

Il nuovo ciclo di rappresentazioni classiche, promosso ed organizzato dall’Inda, per questo 2022 prevede la messinscena al Teatro Greco, dal 17 maggio al 5 luglio, di “Agamennone” di Eschilo, con la regia di Davide Livermore, traduzione di Walter Lapini; dal 18 maggio al 3 luglio di “Edipo re” di Sofocle, con la regia di Robert Carsen, traduzione di Francesco Morosi; e dal 17 giugno al 4 luglio di “Ifigenia in Tauride” di Euripide con la regia di Jacopo Gassmann, traduzione di Giorgio Ieranò. Mercoledì 6 luglio torna in scena l’abbinata “Coefore/Eumenidi” andata in scena lo scorso anno con la regia di Davide Livermore il quale qualche giorno dopo, sabato 9 luglio, in una serata speciale, metterà in scena l’intera trilogia dell’Orestea di Eschilo formata da Agamennone, Coefore e Eumenidi, una coproduzione Inda e Teatro Nazionale di Genova. Dopo due anni di interruzione riparte anche la XXVI edizione del Festival Internazionale del Teatro Classico Dei Giovani di Palazzolo Acreide che, per l’occasione, riunirà duemila studenti provenienti da sessanta licei di tutto il mondo.



Dopo aver introdotto il calendario di quest’anno il consigliere delegato Marina Valensise ha puntualizzato che «lo scopo della Fondazione Inda è quello di promuovere la diffusione della cultura classica che risulta essere portatrice di un messaggio contemporaneo». «L’entusiasmo è tanto e speriamo nella presenza del Ministro durante gli spettacoli – ha affermato il sovrintendente Antonio Calbi -. Si tratta di tre mesi di programmazione per 4.500 posti a replica. L’obiettivo è molto ambizioso ed è quello di riempire il teatro. Assistere agli spettacoli classici insieme ad altre cinquemila persone con la luce del tramonto e poco altro è una notevole emozione. Ci saranno 45 repliche ed abbiamo già venduto 50 mila biglietti ad oggi. Un dato molto significativo. Con la cultura si mangia, si vive e si vive meglio. Gli spazi scenici saranno molto efficaci e chiari, non c’è spazio per i colori perché stiamo vivendo un tempo sociale in bianco e nero scandito dalla guerra».

Davide Livermore parla dell’Orestea

Il regista canadese Robert Carsen si è detto «onorato di poter partecipare a questo festival e lavorare in un teatro unico e straordinario, un’opportunità unica poiché non ho mai lavorato in un teatro all’aperto». Il regista ha poi proseguito chiedendosi cosa si intenda oggi con teatro spiegando che anche un grande spazio aperto può essere intimo e può unire gli spettatori riscoprendo la capacità di ciascuno di ascoltarsi. «Siamo insieme stranieri – ha proseguito Carsen -, con l’opportunità di condividere. Il teatro è condivisione tra il pubblico e la scena e non c’è una replica che somiglia all’altra anche per la partecipazione forte del pubblico in questo spazio. Per me si tratta di un modo totalmente nuovo di fare teatro. Come Edipo deve imparare chi è, a mia volta io davanti al testo scopro chi sono, cosa significhi essere umano. Siamo tutti Edipo».

Antonio Calbi e Robert Carsen, foto Maria Pia Ballarino

Nel cast Giuseppe Sartori è Edipo, Paolo Mazzarelli è Creonte, Graziano Piazza è Tiresia, Maddalena Crippa è Giocasta, Elena Polic Greco la Corifea. La drammaturgia è di Ian Burton, le scene di Radu Boruzescu, i costumi di Luis F. Carvalho, le musiche di Cosmin Nicolae, il disegno luci di Robert Carsen e Giuseppe Di Iorio, i movimenti e le coreografie di Marco Berriel, regista assistente è Stefano Simone Pintor. Il coro dei Tebani sarà formato da 80 elementi.

Giuseppe Sartori (Edipo) e Maddalena Crippa (Giocasta), foto Maria Pia Ballarino

Robert Carsen parla di Edipo re

«È una gioia enorme che si rinnova ogni anno – ha ribadito Davide Livermore -. L’Orestea primo atto è stato uno svolgimento atipico. La giustizia è l’idea fondamentale della trilogia intorno alla quale ruota il nostro lavoro. In questi anni abbiamo manifestato un desiderio di profonda adesione filologica nella traduzione di ingredienti antichi in accezione contemporanea. L’orchestra sostiene la retorica della poesia e si tratta di una sfida notevole che è stata portata in scena anche attraverso la realizzazione di una sorta di crossover tra teatro classico ed opera. La scenografia sarà una grande superfice specchiante e lo sarà per tanti motivi: il pubblico torna al centro della sua funzione, l’altro evochiamo così il mondo degli spettri devastati dalla sofferenza. Lo spettro di Ifigenia interagirà con la scena in un contesto che ci parla ed in qualche modo ci riguarda direttamente. Mi riferisco a madrigalismo, inoltre, nel momento in cui è il suono che crea le parole ed il valore poetico della parola».

Davide Livermore, Marina Valensise e Francesco Italia, foto Maria Pia Ballarino

In “Agamennone” sarà Sax Nicosia a indossare i panni di Agamennone mentre Laura Marinoni è Clitennestra, Stefano Santospago interpreta Egisto, Linda Gennari sarà Cassandra, Gaia Aprea la Corifea, Giuseppe Fusciello Oreste. Le scene sono di Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi, i costumi di Gianluca Falaschi, le musiche di Mario Conte, Giancarlo Judica Cordiglia e Aurora Trovatello sono gli aiuti alla regia.

Davide Livermore e Sax Nicosia durante le prove di Agamennone, foto Franca Centaro

Davide Livermore parla di Agamennone

A chiudere la presentazione è stato Jacopo Gassmann che si è detto onorato di portare a Siracusa un testo così denso, aperto e pieno di domande come Ifigenia in Tauride di Euripide. «Si tratta di un testo che ad un primo approccio può risultare anche complesso – ha spiegato il regista – vista la sua particolare natura stilistica ed ibrida che diventa una fuga rocambolesca. La terra è fatta di paradossi ed è sfuggente. L’opera è stata scritta in un momento di crisi nella storia di Atene e della filosofia. Questo testo è senz’altro molto vicino alla nostra epoca. Lavorerò con un cast straordinario ed una magnifica squadra di collaboratori».

Jacopo Gassmann

Nel cast Anna Della Rosa sarà Ifigenia, Ivan Alovisio interpreta Oreste, Massimo Nicolini Pilade, Stefano Santospago Toante, Anna Charlotte Barbera, Luisa Borini, Gloria Carovana, Marta Cortellazzo Wiel, Roberta Crivelli, Caterina Filograno, Leda Kreider, Giulia Mazzarino, Valentina Spaletta Tavella e Daniela Vitale formano il coro delle schiave greche. Le scene sono di Gregorio Zurla, visual designer sono Luca Brinchi e Daniele Spanò, i costumi di Gianluca Sbicca, le musiche di G.U.P. Alcaro, maestro del coro è Bruno De Franceschi.

Jacopo Gassmann parla di Ifigenia in Tauride

Gli allievi dell’Adda, l’Accademia d’Arte del Dramma Antico dell’Inda saranno impegnai in tutte le rappresentazioni di quest’anno. Numerosi gli appuntamenti speciali di questa stagione classica. Lunedì 20 giugno, un appuntamento speciale sarà dedicata alla Giornata mondiale del rifugiato, il ricavato sarà destinato ai rifugiati ucraini in Italia. Gli anni della pandemia avevano interrotto anche Agòn. Dal dramma classico alla simulazione processuale che quest’anno torna, venerdì 24 giugno, con “Processo a Edipo: da eroe a imputato” con l’organizzazione del The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights, dell’associazione Amici dell’Inda, dell’Ordine degli Avvocati e dell’Inda. Martedì 26 luglio sarà la volta di Après les Troyennes, una creazione di teatro-danza diretta dal coreografo Claudio Bernardo. Tra le iniziative collaterali anche la mostra Orestea atto secondo. La ripresa delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa dopo la Grande Guerra e l’epidemia di Spagnola che resterà in esposizione fino al mese di settembre nei locali di Palazzo Greco. Edipo. Lo sguardo in sé è la mostra che si terrà alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo da sabato 4 giugno fino a domenica 6 novembre. Gli artisti in esposizione saranno Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Emilio Isgrò ed Alfredo Pirri. Quest’anno l’Eschilo d’Oro sarà consegnato a Glauco Mauri. Immagine ufficiale della stagione, su concessione dell’Arnold Schönberg Center, è l’opera Lo sguardo rosso (La muraglia cinese) di Arnold Schönberg del 1910, opera che esprime il disorientamento dell’uomo di fronte alla drammaticità della vita.



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