Blog Inorridisco del ciarpame bigotto di Radio Maria, ma poi penso al Cristo del Vangelo più antico, quello di Marco, un Cristo che raddrizzava gambe agli storpi e curava i lebbrosi. Chi siamo noi per opporre con pasciuta arroganza alla Madonna di Medjugorie il nostro logoro Voltaire? Non abdicheremo mai alla nostra laicità, ma da autentici laici ci accosteremo con rispetto a mondi e predilezioni diverse dalle nostre
Capita che la manopola dell’autoradio mi dirotti su Radio Maria. E inorridisco di tanto ciarpame bigotto. Anzi mi chiedo come mai la chiesa cattolica, che dispone di un ottimo quotidiano come l’Avvenire e d’una TV decorosa come TV2000, in radio si presenti invece col suo volto più retrivo, oscurantista, miracolistico, superstizioso.
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Gli studi di Radio Maria
Ma poi penso al Cristo del Vangelo più antico, quello di Marco, un Cristo anzitutto esorcista e guaritore, che raddrizzava gambe agli storpi, curava i lebbrosi, operava resurrezioni a distanza. Era ancora incontaminato dalle finezze letterarie di Luca e dalle profondità filosofiche di Giovanni, e dalle pesanti incrostazioni che due millenni di teologia hanno sovrapposto al suo messaggio semplice per i semplici, alle sue esitazioni e paure, e sdegni e ripulse, di uomo “troppo umano”, alla perturbante evidenza dei miracoli e delle colluttazioni col diavolo. E ascolto le testimonianze dei tanti che quella radio accompagna e conforta: persone semplici che da quegli ingenui racconti radiofonici ricavano sostegno e speranza, malati che di quel placebo si alimentano ricevendone un benessere anche solo momentaneo, reietti che sulle loro angustie stendono un velo di fervida attesa di “nuova terra, nuovi cieli”.
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San Marco evangelista, opera di Vladimir Lukič Borovikovskij, Cattedrale di Kazan, San Pietroburgo
E chi siamo noi per giudicare, per opporre con ben pasciuta arroganza alla Madonna di Medjugorie o alle stimmate di padre Pio il nostro logoro Voltaire, o la devozione altrettanto fideistica nella scienza e nel progresso, o l’esaltazione umanistica dell’essere che ha devastato il creato e sottomesso i suoi simili? Chi siamo per sostituire, a quella massa imponente di preghiere levate al cielo, una sapienza da vendere al mercato, in cambio di prebende e privilegi? Siamo un’oligarchia di disincantati, che vivono in una bolla accuratamente protetta dai clamori e dai furori del vasto mondo, dal tumulto di quelle folle che ogni anno a febbraio (virus permettendo) urlano per le vie di Catania “Semu tutti divoti tutti” mescolando autentica fede e torvo malaffare, e voglia di contare qui in terra e poi in cielo, di gridare ai santi del paradiso ma già ora ai potenti del mondo il loro faticoso e rabbioso esserci anche loro, con la loro sconfortata preghiera o col loro disperato crimine.
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Festa di Sant’Agata
Il protagonista di un romanzo di Victor Hugo, un saltimbanco deforme che aveva scoperto di essere un Pari d’Inghilterra, gridava alla Camera dei Pari, a quei potenti oziosi e rapaci: «Milord, vengo a portarvi una notizia. Il genere umano esiste».
Il genere umano esiste: eccola la notizia da recare, come a quei bolsi aristocratici, anche alle nostre ovattate dimore, anche alle forze politiche che continuano a ritenersi popolari e progressiste ma hanno rotto quel patto col popolo che le legittimava, e anzi bollano sdegnosamente come “populismo” i tentativi altrui, maldestri o mendaci, di rappresentarlo.
E allora? Sostituiremo a Mozart i cantanti neomelodici, e a Kant o a Goethe la recita del rosario in unisono con Radio Maria? Abdicheremo alla nostra laicità? No, ma da autentici laici ci accosteremo con rispetto e anzi con interesse, mettendo in questione le nostre asfittiche certezze, a mondi, valori, idealità, predilezioni diverse dalle nostre; e come l’ultimo Sciascia de Il cavaliere e la morte sapremo scorgere, nell’estrema soglia che tutti ci accomuna, “il cancello della preghiera”: lo si varchi o ci si fermi al di qua, comunque attenti, dubbiosi, riverenti.
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Alla recita del rosario, disegno di Antonio Piccinini
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