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Agostino Pennisi, barone di Floristella, l’ultimo dei Gattopardi di Sicilia

Storie La metà del XIX secolo vede affacciarsi in Sicilia i nuovi Gattopardi, animati da uno dinamico spirito imprenditoriale. Patrizi colti e ricchi non più legati, come don Fabrizio Salina del celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa, ai soli possedimenti ed al latifondo. Uno di questi fu Agostino Pennisi, quinto barone di Floristella nato nel 1832 ad Acireale

Nel 1958 venne pubblicato da Feltrinelli “Il Gattopardo”, il romanzo postumo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, capolavoro della letteratura italiana tradotto in numerose lingue. Cruciale, per conoscere il personaggio, è il dialogo fra il principe don Fabrizio Salina (Gattopardo) ed il cavaliere Aimone Chevalley, inviato dal governo italiano per offrire la carica di senatore del giovane Stato al patrizio siciliano: “Caro Chevalley, non posso accettare. Appartengo ad una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, che si trova a disagio in tutti e due… Noi fummo i Gattopardi, i Leoni, chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene”.

La figura del principe descritta nel romanzo, lo vede passivo spettatore dei fatti storici che stavano cambiando l’Italia. La metà del XIX secolo vede affacciarsi in Sicilia i nuovi Gattopardi, animati da uno dinamico spirito imprenditoriale. Patrizi colti e ricchi non più legati, come don Fabrizio Salina, ai soli possedimenti ed al latifondo ma proiettati verso una società economica in rapida evoluzione anche in campo industriale. Uno di questi Gattopardi fu Agostino Pennisi, quinto barone di Floristella nato nel 1832 ad Acireale. Alla morte del fratello maggiore ereditò oltre al titolo anche le notevoli ricchezze di famiglia: immobili, terreni, fondi agricoli e partecipazioni industriali. Agostino non era il tipo da vivere sugli allori e sui beni ereditati.

Agostino Pennisi, barone di Floristella

I suoi primi interventi furono diretti all’ammodernamento della miniera di zolfo di Enna in contrada Floristella, rivoluzionando i metodi di estrazione e commercializzazione. Fece costruire una tratta  ferroviaria per il trasporto dello zolfo delle miniere collegandola alla stazione di Catania.

L’ex Miniera di Floristella di Enna

Furono oggetto di cure le raffinerie delle ciminiere ubicate fra il porto e stazione ferroviaria. In campo vinicolo ed agrumicolo apportò modifiche nella selezione di vitigni e sementi coinvolgendo altri produttori nei suoi progetti con la costruzione di un imponente deposito vicino la stazione di Acireale. Uno dei suoi grandi progetti fu il complesso termale di Santa Venera di Acireale. A tale scopo fece costruire le terme di Acireale, il grande albergo delle terme e la sua lussuosa residenza collegate alla stazione ferroviaria. Affidò ad illustri architetti il grande progetto facendo diventare le terme, come scrissero i giornali dell’epoca, “un centro di interesse internazionale, iscrivendo il nome nel gran libro del mondo”. Lo scopo era creare un polo dove il turista poteva spostarsi comodamente a piedi, a tale scopo fece costruire un ponte pedonale sopra la stazione.

Le terme di Santa Venera di Acireale

I suoi interessi si rivolsero sia in campo sanitario con la costruzione dell’ospedale Santa Marta, che di istituti per l’istruzione scolastica. Il suo dinamismo contagioso attirò il turismo anche straniero ed accrebbe la fama e l’economia di Acireale. Il clima e le bellezze artistiche e naturali fecero da cornice alla sua instancabile attività. Solo la prematura morte, avvenuta nel 1885 all’età di 53 anni pose fine, decenni dopo, alla sue “creature” che come testimoni muti ci raccontano di Agostino Pennisi, barone di Floristella uno degli ultimi Gattopardi di Sicilia.

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