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Tra suspance e ironia, Daniela Longo nella scuola della prof scomparsa

Libri e Fumetti E' già un caso letterario "La classe di Bruna" (Scatole parlanti editore), il debutto nella narrativa della docente etnea, un giallo che sul mistero della scomparsa di Bruna, insegnante liceale a Catania, incastona il ritrovato diario della prof da parte della poliziotta Bea, apparentemente diversissima dalla prima: «Osservo, indago il mondo della scuola con verità, ironia e quel pizzico di sarcasmo che trae origine da una passione che si scontra con la durezza e il disincanto della quotidianità»

Una denuncia non alle istituzioni che cambiano, come sciame sociale, ma ai tanti che si arrogano il diritto di conoscere le soluzioni. E’ anche questo La classe di Bruna (pp. 90, € 14,00), esordio alla narrativa per l’etnea Daniela Longo, che ha visto ristampare il suo romanzo nel breve giro di poche settimane dalla pubblicazione per i tipi di Scatole Parlanti. E sul significato che dà alla scrittura, l’autrice incalza: «Da sempre la scrittura mi ha fatto compagnia in modi nuovi e diversi. Durante gli anni dell’Università l’incontro con Corrado Augias, giornalista e affabile narratore è stato decisivo grazie alla trasmissione “Telefono giallo”, dalla quale sono partita per costruire la mia tesi di laurea negli Anni 90».

Studenti attuali dell'autrice

Studenti attuali dell’autrice intervenuti il 20 dicembre scorso all’Auditorium di Sant’Agata li Battiati

Due lauree per la Longo, che è titolare di cattedra in uno dei maggiori licei catanesi, ma anche diretta, ardita, curiosa e indagatrice. Si presenta così la “prof” novella scrittrice, appassionata di scrittura di genere giallo. In un post sul social Instagram, tramite un hashtag della libreria Sofà delle muse di Sant’Agata Li Battiati il suo romanzo è stato addirittura definito un bestseller, proprio per quella ristampa avvenuta in tempi così brevi. La classe di Bruna è un’opera che ci azzardiamo a definire anche profetica (vi diremo dopo, ma ricordatevi il nome del regista Paolo Sorrentino) che tratta più tematiche attualissime intrise nel genere che più interessa, secondo statistiche di vendita, il lettore: il giallo.

Dall’incontro con Augias si comprende che qualcosa mosse verso una buona carriera d’autrice.
«Una grande opportunità quella di collaborare con la redazione di quel fortunato programma televisivo della Rai che ricostruiva casi di cronaca nera rimasti insoluti con Corrado Augias, conduttore e ideatore del programma che ha portato il giallo in tv, dunque non la fiction letteraria, ma omicidi reali da ricostruire cercando di risolverli. Da lì la mia tesi di laurea dalla quale nacque un saggio pubblicato da Rubbettino Editore, Letteratura e televisione tra finzione e realtà: dal romanzo giallo a Telefono giallo, in cui ho comparato le tecniche narrative del giallo tradizionale nella letteratura poliziesca dell’800 e del ‘900 alle ricostruzioni giornalistiche di omicidi reali».

Daniela Longo

Vi sono altre forme di scrittura che la coinvolsero escludendo la carriera di docente e di saggista in Rubbettino?
«La passione per la scrittura, alcuni anni fa, ha trovato spazio nell’incarico di comunicatrice per il mio liceo. Scrivere articoli prima per la celebrazione del 90° anniversario della scuola, poi per i diversi eventi culturali proposti è stata un’ulteriore occasione per continuare a scrivere».

Lei è approdata al romanzo e qualcosa si coglie dalla sua importante esperienza prima accennata. Quando ha capito che poteva proporsi per pubblicare di narrativa? «L’approdo al romanzo diretto è arrivato nel mezzo del cammino della mia vita. Credo che se hai qualcosa da raccontare non puoi fare a meno di mettere nero su bianco. Gli ormai trascorsi 25 anni di insegnamento e la grande passione per le indagini hanno fatto il resto».

La giovane Longo che già vanta ex alunni, intervenuti alla sua prima

Ex alunni della Longo intervenuti alla sua prima, foto di Rebecca Reby

Scatole parlanti, una delle più imponenti realtà editoriali indipendenti “pesca talenti” da più parti, e ora anche in Sicilia. Quando è nato La classe di Bruna e come è approdato alla casa editrice viterbese appartenente al colosso Utterson?
«L’ho partorito qualche anno fa, uso questo termine perché ormai lo considero come il mio terzogenito! L’ho tenuto nel mio computer per quasi due anni, poi finalmente a luglio mi sono decisa a inviarlo ad alcune case editrici indipendenti e messa di fronte ad una scelta ho optato per Scatole parlanti. Di loro mi è piaciuto l’approccio con gli autori e la linea editoriale»

Altro bagno di folla alla presentazione del 5 gennaio'23 messo Ma Books Mondadori di Catania (Foto cheta Bonfiglio)

Altro bagno di folla lo scorso 5 gennaio al Mondadori BookStore di Catania, foto di Luchetta Bonfiglio

Davanti a un pubblico interessato alle novità e incuriosito dal suo romanzo, come lo presenterebbe?
«La classe di Bruna è un romanzo giallo che sul mistero della scomparsa di una insegnante di un liceo di Catania, incastona il ritrovato diario della prof. Nel manoscritto Bruna
descrive il microcosmo scuola con varie riflessioni, anche ironiche, su docenti, classi e momenti di vita scolastica filtrati dallo sguardo di una docente che ama il suo lavoro, sperimenta gli alti e bassi dell’insegnamento e filma una scuola che in trent’anni, si evolve, cambia pur rimanendo, in tante cose, sempre uguale a se stessa. Un romanzo che indaga sulla scuola e sull’animo umano. La scuola, infatti, non è il solo tema che ho voluto affrontare nel mio romanzo».

Con Caterina Tirenni, responsabile Mondadori Mabookstore Via Etnea, Catania (Foto, Luchetta Bonfiglio)

Con Caterina Tirenni, responsabile Mondadori Bookstore di via Etnea a Catania, foto di Luchetta Bonfiglio

«Le indagini si muovono su due binari paralleli – prosegue Daniela Longo – come parallele sono le vite delle protagoniste, due donne Bea Bannò, commissario di polizia e Bruna Baroncelli, docente di Lettere. Introversa e chiusa alla socialità una, estroversa e comunicativa l’altra, entrambe innamorate del loro lavoro che fanno con zelo e passione. Tuttavia attraverso la ricerca di Bruna e il suo diario, Bea riscopre un modo nuovo di essere, una cordialità verso il mondo che nessuno le ha mai insegnato e che Bruna riesce a vivere nella sua quotidiana vita in aula. E attraverso uno strano processo di identificazione Bea assimila qualcosa di Bruna. Alla “prof” Bruna, tuttavia si contrappone la donna Bruna, incerta, ambigua e instabile. Una vita sentimentale intricata la sua, che affronta un altro tema oggi molto comune non solo tra gli adolescenti, anzi forse ancor di più e in modo silente tra gli adulti: i rapporti malati, le manipolazioni nelle relazioni affettive. Una vita apparentemente equilibrata di una donna stimata, affermata professionalmente può essere minata da un incontro sbagliato. Il tema dell’incontro che ti cambia la vita allora riguarderà non solo la protagonista Bruna ma anche Bea. Insomma, senza saperlo queste due donne hanno in comune più di quanto sappiano e soprattutto nelle loro diversità caratteriali e emotive, diciamo, s’incontrano. E qui mi fermo, altrimenti rischio di svelare il finale!»

Con la giornalista e scrittrice Ornell Sgroi che ha presentato il libro di Daniela Longo

Con la giornalista e scrittrice Ornella Sgroi che ha presentato il libro, foto di Luchetta Bonfiglio

Perché ha trattato questi argomenti?
«Il mio romanzo nasce dall’ esigenza di osservare, indagare, trascrivere un’esperienza, il mondo della scuola con verità, ironia e quel pizzico di sarcasmo che trae origine da una passione che si scontra con la durezza e il disincanto della quotidianità. Una scuola fatta di volti, di umanità che Bruna, ora prof, ora donna, con le contraddizioni e il carisma del suo personaggio mette in luce. Il tutto condito da una storia poliziesca, da un commissario che indaga non solo la scomparsa della professoressa Bruna ma anche l’umano e il disumano che c’è dentro».

Se le chiedessi perché e per chi lo hai scritto?
«La forza dei libri è proprio quella di creare storie e personaggi a cui affezionarsi, a cui affidare le proprie emozioni. E nella mia vita di insegnante e lettrice questo è capitato tante volte, identificarmi con i protagonisti delle opere della letteratura è il sale della lettura. Una delle soddisfazioni in questa mia nuova avventura di autrice è stata il coinvolgimento di tanti lettori e lettrici che nel romanzo si sono ritrovati. Chi nel variegato universo della scuola, chi nella instabilità delle vicende sentimentali, chi nelle contraddizioni emotive delle due donne protagoniste del romanzo. E la prima ad affezionarsi a loro sono stata io! Credo che “La classe di Bruna” sia un romanzo rivolto a tutti, un po’ per il genere, il giallo che di per sé appassiona e coinvolge ogni lettore che voglia essere trascinato dall’effetto suspence, un po’ per l’affaccio sul mondo della scuola, che, oggi più che mai, credo non lascia indifferente nessuno. Gli studenti che vivono questa esperienza tra i banchi, i docenti che non hanno mai smesso di stare in aula, tutti coloro che sono stati studenti, attraverso la lettura immersiva del diario di Bruna, potranno ritrovarsi in momenti di scuola come le gite o gli esami di maturità e infine i genitori che possono scorgere un punto di vista diverso dell’universo in cui i loro figli vengono quotidianamente fagocitati! Così il romanzo si muove tra suspence e ironia che, ritengo sia lo strumento più adatto per far emergere gli aspetti, i momenti più stridenti della realtà quotidiana»

L'autrice con un piccolo gruppo di intervenuti al MaBook Mondadori di Via Etnea a Catania

L’autrice con un piccolo gruppo di intervenuti al Mondadori BookStore di Catania, foto Luchetta Bonfiglio

A proposito di genitori, sa di essere stata profetica? Il monologo del regista premio Oscar Paolo Sorrentino per il programma “Call my agent – Italia” di Sky dove si scaglia contro l’uso dell’istituzione scolastica da parte dei genitori, sembra quasi ispirato dal suo romanzo. Lo ha sentito? Se sì, cose ne pensa? E che emozione le ha suscitato?
«Ultimamente la scuola sembra essere l’argomento preferito dai media. Tutti si proclamano esperti del mestiere e sentenziano perle di saggezza riguardo al ruolo di noi docenti. In realtà l’insegnamento è un mestiere sempre più difficile che ti porta a confrontarti non solo con la cultura ma soprattutto con umanità disorientate che cercano e sfuggono al tempo stesso modelli di riferimento. Il monologo di Sorrentino è una autorevole e sarcastica denuncia all’ingerenza dei genitori nella scuola di oggi ma soprattutto punta il dito verso chi, dall’alto, si affanna per proporre modelli di scuola volti a riempire il tempo dei nostri figli e dei nostri alunni perdendo di vista la parola educazione che, come scrive la prof Bruna nel suo diario, è anche attenzione nel significato etimologico, dal latino ad-tendere ovvero tendere verso l’altro».

Seppur il breve periodo dalla “nascita”, che riconoscimenti ha ricevuto ad oggi?
«La ristampa del libro ad un mese dalla prima pubblicazione e le due, prime, presentazioni sono state per me una soddisfazione inaspettata, un pubblico numeroso e caloroso di lettori e lettrici di ogni età. Ho avuto il grande piacere di rivedere, incontrare ex alunni ed ex alunne che avevo lasciato fanciulli e ho ritrovato uomini e donne, ho conosciuto persone desiderose di leggere e ho riscoperto come il piacere della lettura sia oggi più diffuso di quanto si pensi».

L'autrice con la fotografa Luchetta Bonfiglio

L’autrice con Luchetta Bonfiglio che gentilmente ha ceduto i diritti di diverse foto di questo servizio

Che differenze ci sono nella scuola frequentata da discente e in quella col ruolo di docente?
«La scuola è cambiata sicuramente negli anni come cambia la società, come cambia l’approccio degli studenti e dei docenti. E non solo da quando ero studentessa, ma soprattutto dai lontani anni ‘90 in cui ero una giovane insegnante alle prime armi. L’era del digitale, oggi, ci caratterizza ma sono convinta che tra leggi e tentativi di stravolgere l’insegnamento, una cosa rimane sempre viva in chi ha scelto questo mestiere come vocazione lavorativa: il rapporto umano, aspetto imprescindibile che nessuna tecnologia potrà mai sostituire. Questo è uno dei temi che verrà fuori dal diario della prof e da cui, in primis, il commissario Bea si lascerà attrarre, affascinare. Quindi, ritorna una tematica che mi sta particolarmente a cuore e che circola in tutto il romanzo: i rapporti interpersonali, i legami che ti permeano, ti lasciano un segno indelebile.»

Il banchetto con le copie della prima stampa a Sant'Agata Li Battiati per la premere del 20 dicembre '22

Il banchetto della Libreria Sofà delle Muse a Sant’Agata Li Battiati lo scorso 20 dicembre

Sa che il suo romanzo è stato considerato, anzi mi passi l’espressione molto giovanile  “hashtaggato” in un post instagram della libreria Sofà delle muse di Sant’Agata li Battiati, come un bestseller? Se lo aspettava questo successo di interesse e vendite?
«Ringrazio la libreria Sofà delle Muse per il simpatico post, ma quello che posso dire è che “La classe di Bruna” mi ha riconciliato con il mondo, è stata l’occasione per riprendere contatti umani affievoliti non solo dal covid ma prima ancora dalla quotidianità spesa tra impegni lavorativi e svariate empiriche occupazioni. Scrivere mi ha aiutato ad entrare prima in me stessa e uscirne poi come rinnovata, desiderosa di comunicare col mondo intero. Così il mio primo romanzo è diventata l’occasione per intrecciare relazioni, approfondire conoscenze, dialogare con varie e diverse realtà culturali».

Il post Instagram della Libreria Sofà delle Muse

Il post Instagram della Libreria Sofà delle Muse

Progetti per il futuro?
«Il 3 marzo vedrà incontrerò gli studenti del Liceo Galilei di Catania e il 24 marzo, alle 18.30, faremo una nuova presentazione a Piazza Scammacca nell’omonima piazza. Nel frattempo spero di poter continuare a scrivere mentre insegno o forse a insegnare mentre scrivo!».



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