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Simone Rausi: «I trentenni in cerca di affermazione possono scappare da tutto ma non da se stessi»

Libri e Fumetti I tre protagonisti di "Libera per tutti", secondo romanzo edito da Scatole Parlanti del 33enne copy e scrittore catanese, si ritroveranno spesso a fare delle cose che “non sono da loro” a giudizio degli altri: «A chi non è capitato di chiedersi se quello che si è diventato somiglia davvero a quello che si voleva essere? Questo libro è per chi deve prendere ancora le misure con la propria storia»

La comunicazione ce l’ha nel sangue. Dopo anni trascorsi a curare minuziosamente la scrittura, dopo averci lavorato in  formati e canali differenti, dopo aver fatto l’autore per programmi radio e tv, scritto per diverse testate giornalistiche grazie alle quali ha realizzato interviste e inchieste, dopo aver curato una rubrica intitolata col suo medesimo nome ed essersi occupato di pubblicità in qualità di copywriter in un’agenzia pubblicitaria, Simone Rausi si propone con il romanzo Libera per tutti edito per i tipi di Scatole Parlanti (188 pagine, € 15 euro) del gruppo editoriale AlterEgo. Con una laurea in comunicazione, che ben sfrutta a 360°, dell’autore catanese, classe 1986, si può dire essere un camaleonte che incontriamo in diversi ambienti di area artistico comunicativo culturale. 

Simone Rausi

Al recente “EtnaBook – Primo Festival Internazionale del Libro e della Cultura di Catania” è stato selezionato e infine scelto, assieme alla collega bookblogger e giornalista Margherita Ingoglia, per presentare la serata di premiazione del concorso annesso “Cultura sotto il vulcano”, dove è riuscito a fronteggiare un aria irrespirabile a causa del caldo afoso miscelato a piogge torrenziali che facevano schizzare il livello di irrespirabilità nella sala Russo della Cgil di Catania. Il tutto per ben 3 ore ininterrotte che ha tenuto alto il livello di attenzione per le premiazioni. La sua favella raffinata e professionale, ha conquistato i plausi del pubblico più di una volta, grato a lui che con simpatici aneddoti stemperava la sofferenza da ansia di attesa per la proclamazione dei vincitori e per il clima luciferino.

Simone sei una sorpresa tripla: ti incontriamo su un palco a rasserenare e rallegrare il pubblico di appassionati della lettura; nel frattempo ti sappiamo autore di un interessante quanto serafico, quasi ipnotico, romanzo che sta navigando bene sulle acque della cultura popolare, anche se di nicchia; e conosciamo il tuo progetto che attivasti lo scorso anno alla neonata libreria Pescebanana “Scrivere un romanzo in otto passi”. Una tripla identità editoriale?
«Il romanzo racconta proprio il concetto di identità, una parola che sembra evocare il lettino dello psicanalista, ma che invece ha a che fare con le scelte che ogni giorno ci definiscono, con l’opinione che abbiamo di noi e – soprattutto – con il modo in cui ci sentiamo caratterizzati dagli altri. Quante volte ci hanno detto “Questo non è da te”, come se chiunque potesse stabilire un circoscritto spettro dei nostri comportamenti. Quanto al corso di scrittura in otto passi, tendenzialmente non sono uno di quelli che crede alle formule magiche o agli elenchi comportamentali. Una parte del mio lavoro consiste nel lasciar fluire la creatività senza alcun freno. Ma, citando il noto claim pubblicitario (deformazione professionale) “la potenza è nulla senza il controllo”, ho individuato una serie di regole che possono aiutare a indirizzare il pensiero creativo, a dare forma a un’idea, anche a quelle talmente potenti da non riuscire a mettere in ordine. Queste regole sono diventare un corso che ho condiviso con tanti scrittori o aspiranti scrittori e che replicherò durante tutto l’anno nelle librerie indipendenti di Catania, e non solo: vero laboratorio creativo della città. Non ho la presunzione di dire che il corso insegna a scrivere un romanzo, ma sono certo di poter dire che si tratta di un’esperienza collettiva stimolante che certamente aiuta a superare la più terrificante paura dello scrittore: la pagina bianca. È un altro capitolo della mia storia. Intendo scriverne una molto lunga». 

Dunque un legame identitario seppur divergente tra i protagonisti?
«I tre protagonisti del libro si ritroveranno spesso a fare delle cose che “non sono da loro”. C’è Angelica, una giovane ragazza lesbica che vive una vita di segreti e bugie in una piccola frazione del Sud Italia (e come tutte le frazioni, anche qui si dà molta importanza a ciò che divide); poi Claudio, in piena crisi di mezza età anticipata, è alla soglia dei 30 anni e deve fare i conti con le pressioni sociali della famiglia che lo vorrebbero già con un lavoro fisso, una casa, una moglie in attesa del primo figlio, mentre lui, ha un sogno che non può realizzare a causa del suo cognome e infine Letizia che è una donna che ha un misterioso legame con Dio. Ti dirò che proprio di quest’ultima, delle sue scelte, nasce il titolo al libro. Tutti sono in cerca del loro posto nel mondo. Possibile che abbiano una divergente identità, ma nel romanzo – che ha una struttura a specchio – le tre vite si rincorrono e scontrano, fino a quando una di queste non cambierà irrimediabilmente la vita delle altre due».

Da Il campo di carciofi a Libera per tutti: la crescita letteraria si nota di primo acchito. Come è maturato questo enorme sviluppo che da mesi ti lascia in molte vetrine libresche nazionali?
«Sono stato seguito da un agente letterario per più di un anno, ma alcune incomprensioni relative all’ultimo progetto hanno fatto dividere le strade. Oggi le case editrici, non cercano solo storie, ma prodotti pensati per uno specifico target. Per fortuna, occupandomi anche di marketing e pubblicità, sono riuscito a “confezionare” la mia proposta. L’ho inviata ad alcuni editori, ho atteso i lunghissimi tempi di risposta e ho poi fatto una selezione tra le proposte, individuando la “casa” più adatta alla mia storia. È un iter faticoso che richiede pazienza e tanta voglia di farsi leggere. Si è sempre esordienti, anche al secondo libro, se non si raggiungono numeri da best seller. L’immagine romantica dell’editore non esiste più, si parla di impresari. E bisogna parlare (anche) la loro lingua. Ad un autore si richiedono oggi parecchie competenze».

Cosa ti ha spinto a scrivere di un argomento socio-spirito-esistenziale? E qual è il messaggio nel concreto per il lettore?
«Volevo rispondere a delle domande che, credo, siano di tutti. A chi non è capitato di chiedersi se quello che si è diventato somiglia davvero a quello che si voleva essere? Quanti hanno provato, almeno una volta, a cambiare per essere più simili all’idea che avevano le altre persone? Quanti si sono sentiti offesi da un’immagine degli altri che non li rappresentava? Quanti si sono ritrovati ad essere quello che sono oggi per fare felici la famiglia, il marito o gli amici?» 

E come hai risposto?
«Con le vicende dei tre protagonisti. Loro, sono in cerca di un’affermazione forte. Nelle presentazioni che ho realizzato si sono scatenati dei dibattiti generazionali accesissimi sulla vita che i trentenni vivono oggi e sul modo in cui la immaginano le persone più grandi. Anche sul tema omosessualità e famiglia c’è stato un gran fermento. Ci sono stati, ad esempio,  degli interventi davvero commoventi da parte di Agedo, l’Associazione genitori di omosessuali. Ecco, questa storia – in piccola parte – ha aiutato a capire certi aspetti che chi non li vive in prima persona ha sempre dato per scontati».

Sei stato scelto, tra molti candidati, a presentare la serata di punta della prima edizione di Etnabook, dove hai annunciato e incoronato i vincitori di diverse categorie, momenti di emozione per vincitori, e anche per chi non ha vinto. Dall’altra parte della barricata, quali le sensazioni, le emozioni superficiali e ctonie di Simone Rausi?
«Per me è stato un onore condurre la serata di punta di Etnabook. Rappresentare, in parte, il primo festival della cultura della mia città, farne parte attivamente, è stata un’esperienza che ho vissuto con orgoglio, ma anche con un forte senso di responsabilità. E poi mi ha dato la possibilità di conoscere tantissime storie, scritte su carta e vissute sulla pelle. E io di storie non sono mai sazio. Ho conosciuto e mi sono riconosciuto negli occhi di tanti autori. È stato emozionante ritrovare tanti creativi con cui parlare lo stesso linguaggio».

Simone Rausi al recente Etnabook annuncia il premio della critica, per la sezione poesia, a Domenica Blanda. Alla sua sinistra la bookblogger Margherita Ingoglia

Vittorie, encomi, riconoscimenti, premi, accesso alle semifinali, credi che possano dare una spinta allo scrittore in erba e contemporaneo al fine di diventare un bestsellerista?
«Sicuramente aiutano, ma per diventare bestsellerista servono tantissime cose. Un’attenzione alla propria community di lettori, una buona spinta promozionale, l’allineamento dei pianeti e molto altro…».

Mi perdonerai per questa domanda, ma è quasi sempre di default: per chi hai scritto Libera per tutti?
«Il libro inizia con una citazione che non è affatto “alta”, anzi, riprende ciò che c’è scritto negli specchietti delle auto di nuova generazione: objects in the mirror are closer than they appear (trad.: gli oggetti nello specchio sono più vicini di quanto appaiano”), pertanto comprendi bene che l’ho scritto per chi deve prendere ancora le misure con la propria storia e con quella delle proprie relazioni».

Pertanto il tema è ciò che viviamo ma da cui non possiamo scappare?
«È uno dei temi, ma la risposta è che invece ci sono altre strade. E che si può scappare da tutto, ma non da se stessi».

Simone Rausi

 

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