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L’impegno programmatico di mons. Raspanti tra ponti nel Mediterraneo con i vescovi siciliani e la missione sinodale della diocesi di Acireale

Sugnu Sicilianu Dopo la recente visita in Tunisia, costruire ponti nel cuore del Mediterraneo è uno degli impegni della Conferenza episcopale siciliana, guidata dal vescovo di Acireale monsignor Antonino Raspanti il quale ringrazia Papa Leone XIV per l'annunciata visita a Lampedusa. Lo scorso 1 ottobre ha celebrato 14 anni di suo vescovado nella diocesi della cittadina ionica inaugurando l'anno pastorale con l’Assemblea diocesana: «La Chiesa sia sempre più missionaria e sinodale»

Costruire ponti nel cuore del Mediterraneo. Strumenti di dialogo culturale, spirituale, sociale per collegare la Sicilia all’Africa in maniera costruttiva, armonica, solidale. E’ questa la filosofia che ispira le nuove iniziative della Conferenza episcopale siciliana, guidata dal vescovo di Acireale, teologo e filosofo, monsignor Antonino Raspanti. Un progetto culturale che si inserisce nella visione di dialogo perseguita dalla Cei, di cui Raspanti è stato vice presidente nazionale (occupandosi anche di grandi eventi di dialogo e confronto tra le conferenze episcopali mediterranee di Europa, Africa e Asia) e nella storia di apertura al mondo esterno da parte della Sicilia, crogiolo di incontri di civiltà e culture. Accolti dall’arcivescovo monsignor Nicolas Lhernould, i vescovi delle diocesi di Sicilia hanno compiuto a metà settembre una visita in Tunisia per avviare un percorso di collaborazione tra Caritas Siciliana, incaricata da Caritas Italiana, e Caritas Tunisia. Gli incontri, vissuti nello spirito di sinodalità e fraternità ecclesiale, hanno avuto come obiettivo quello di trasformare la relazione umana in opportunità di solidarietà, rafforzare le realtà locali e promuovere nuove forme di interazione tra le Caritas nel mondo.

La Chiesa siciliana incontra la Chiesa tunisina                                                                                                                

In questo contesto i vescovi siciliani, attraverso la Caritas regionale, hanno avviato la stesura di un progetto di una collaborazione condivisa e fruttuosa con Caritas Tunisia. La Chiesa tunisina, impegnata nei settori dell’educazione e formazione, della sanità e della promozione della cultura, ha accolto l’iniziativa anche perché essa poggia sull’esperienza del gemellaggio tra la diocesi di Mazara del Vallo e quella di Tunisi, operativa da decenni. Il presidente della Cesi, Antonino Raspanti, spiega: «Il primo passo sarà quello della conoscenza reciproca. Da questo legame vogliamo far nascere iniziative rivolte ai giovani – in particolare formazione, educazione e inserimento nel mondo del lavoro – e alle famiglie, senza trascurare nuove forme di collaborazione tra i due contesti ecclesiali e sociali». Il progetto potrebbe coinvolgere anche le istituzioni civili, in particolare la Regione Siciliana; è avviato un dialogo con la Presidenza guidata da Renato Schifani, per definire alcune iniziative di collaborazione a beneficio del Mediterraneo e della Tunisia. Raspanti ritiene che istituzioni, associazioni culturali e di volontariato, enti locali e cittadini, sui vari fronti che riguardano il bene della collettività e i valori di rispetto umano e di tutela dei diritti, possano collaborare in maniera armonica e concretamente costruttiva. E’ questo può aiutare, in particolar modo, i più deboli.

La delegazione della Conferenza episcopale siciliana a Tunisi, lo scorso settembre                           

La visita è stata arricchita da momenti di preghiera e da incontri istituzionali con suor Speciosa Mukagatare, direttrice di “Caritas Tunisia”, con l’arcivescovo Lhernould e con gli ambasciatori d’Italia e degli Stati Uniti. Significativa è stata anche la partecipazione alla festa di San Cipriano, patrono della Chiesa di Cartagine e del Nord d’Africa, e la concelebrazione eucaristica a la Goulette, nella parrocchia di La Petite Sicile, dove si venera la Madonna di Trapani. Una devozione che lega da oltre un secolo la Sicilia e la Tunisia e che ancora oggi diventa ponte di pace e dialogo interreligioso.

Acireale, i 14 anni di episcopato di monsignor Raspanti

Antonino Raspanti è sempre concentrato sulla propria dimensione di vescovo di Acireale, che coniuga con costanza con tutti gli altri impegni religiosi ed istituzionali di presidente della Cesi. In una Cattedrale gremita di sacerdoti, religiosi e fedeli, il primo di ottobre la Chiesa di Acireale ha inaugurato il nuovo anno pastorale con l’Assemblea diocesana. L’appuntamento si è inserito nel cammino conclusivo del Sinodo della Chiesa Italiana. Il presule ha presentato le Indicazioni pastorali 2025/26, dal titolo “Insieme sui passi del Sinodo”, invitando la comunità a proseguire con fiducia e senso di corresponsabilità: «La nostra missione non può arrestarsi: è il tempo di discernere e di convertire i processi perché la Chiesa sia sempre più missionaria e sinodale». E’ stato annunciato anche il proseguo del cammino di formazione della Scuola di Corresponsabilità e dei Ministeri Istituiti. A seguito delle visite pastorali, il vescovo ha posto particolare attenzione alla vita concreta delle comunità parrocchiali soffermandosi sul valore delle realtà giovanili e della pietà popolare.

Monsignor Antonino Raspanti, vescovo della Diocesi di Acireale

La ricostruzione post-sismica delle chiese                                                                                        

Il vescovo Raspanti ha sottolineato in maniera positiva i risultati dei lavori di ricostruzione post sisma e quelli finanziati con l’8xmille. Ha anche messo in evidenza l’impegno dei sacerdoti che spesso sono appesantiti dalle responsabilità amministrative e la necessità di un effettivo accesso dei laici a ruoli di corresponsabilità e guida. Ha richiamato l’importanza della partecipazione attiva negli organismi ecclesiali, come i consigli pastorali e per gli affari economici, con la presenza di laici formati, capaci di vivere con cuore ecclesiale i loro incarichi.

Religione, formazione e cultura    

Raspanti ha insistito sul valore del dono delle vocazioni, sul ruolo del seminario e della preghiera dell’adorazione eucaristica, senza dimenticare l’impegno del museo diocesano nella custodia e valorizzazione della cultura e quello delle attività caritative, segni concreti di una Chiesa che vuole vivere la sinodalità come testimonianza evangelica nella società. Un momento intenso è stato riservato alla preghiera per la pace, in un tempo storico segnato da guerre e ingiustizie. L’assemblea è coincisa anche con il 14° anniversario di ordinazione episcopale di mons. Raspanti. Presenti alla concelebrazione eucaristica i sacerdoti diocesani, il cardinale mons. Paolo Romeo ed il vescovo emerito di Ragusa mons. Paolo Urso. A nome dell’intero presbiterio, il vicario generale mons. Agostino Russo ha espresso la vicinanza della comunità: «È nostro desiderio rinnovare la nostra sincera e profonda gratitudine per l’instancabile e illuminato ministero del nostro vescovo Antonino». Il vescovo ha ricambiato con parole di sentito affetto: «Ringrazio il Signore per il ministero episcopale, il presbiterio, i religiosi, i diaconi e tutti i fedeli per il loro impegno quotidiano nella vita della Chiesa. Il vostro sostegno e la vostra dedizione rendono possibile continuare insieme questo cammino di fede».

L’annunciata visita di Papa Leone XIV a Lampedusa

Il presidente della Cesi Raspanti ha molto apprezzato l’annuncio di una visita a Lampedusa del nuovo pontefice Leone XIV che ha colto come un gesto di attenzione verso l’intera Sicilia, regione al centro del Mediterraneo e dei flussi migratori. Una regione in cui tante persone sono solidali e accoglienti. L’attenzione del Papa è verso «Lampedusa e, attraverso di essa, a tutta la Sicilia. Le parole del Santo Padre confermano una continuità di attenzione pastorale e umana, che già Papa Francesco aveva posto all’inizio del suo servizio apostolico: quella verso i migranti, le vittime del mare e tutti coloro che, spesso nel silenzio, operano per accogliere, soccorrere e ridare dignità a chi approda sulle nostre coste».

Papa Leone XIV

Raspanti aggiunge: «Il Papa ha riconosciuto ancora una volta come Lampedusa e la Sicilia siano un’icona di umanità. La comunità cristiana e la terra di Sicilia, con il loro cuore accogliente, testimoniano ogni giorno che la fraternità e la solidarietà possono diventare cammini di pace. Con le sue parole il Santo Padre dà risalto al lavoro quotidiano di associazioni, volontari, amministrazioni locali, forze dell’ordine, medici, sacerdoti e di tante persone semplici che, lontano dai riflettori, fanno della solidarietà un tratto distintivo della nostra terra».

La Porta d’Europa, opera di Domenico Paladino dedicata ai migranti giunti a lampedusa. Foto di De Vito Manzari – https://www.flickr.com/photos/vitomanzari/15061648441, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99450833

L’attenzione al sociale e i progetti concreti

Il vescovo Raspanti in linea con la dimensione sociale del cristianesimo palesa sempre grande attenzione ai siciliani, giovani e meno giovani, che hanno difficoltà sul piano lavorativo. Ritiene che bisogna puntare sulla formazione continua, occorre che tutti nel pubblico e nel privato si impegnino per costruire nuove modalità di incontro tra domanda e offerta del lavoro, e che venga compresa l’importanza del welfare costruito con umiltà dal volontariato cattolico e laico. Il vescovo Raspanti con idee innovative ha contribuito con la cultura della formazione a creare le condizioni di genesi e di lancio di start-up, con la Fondazione “Città del Fanciullo” ha fatto inserire o rientrare nel mondo del lavoro giovani e meno giovani. Ritiene che in questa fase storica complessa, con congiunture economiche internazionali negative e gravi conflitti, ognuno debba fare la propria parte con maggior impegno.
Il presidente della Cesi chiosa: «Bisogna opporsi all’atteggiamento dell’indifferenza, alla globalizzazione dell’indifferenza. Occorre che ognuno faccia la sua parte nella cura del sociale e dell’ambiente. Aiutare il prossimo vuol dire lavorare anche per il bene collettivo».

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