Recensioni Con l'inedito "Persistenze di memoria" il musicista siciliano dalla brillante carriera lo scorso 13 novembre ha aperto il Concerto sinfonico del Teatro Massimo Bellini di Catania
Giovanni Ferrauto è uno dei compositori contemporanei maggiormente dotato di inventiva e capace ancora di sorprendere. E proprio un suo inedito, Persistenze di memoria, ha aperto il bel concerto sinfonico al Teatro Bellini di Catania del 13 novembre (con replica il 14), seguito dal Concerto in re minore per due flauti e orchestra di Albert Franz Doppler e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms.
Il giardino di pietra e La menade iblea, i due brani sinfonici di Ferrauto (musicista dalla carriera prestigiosa, spesso direttore di orchestre internazionali), racchiusi nell’evocativo titolo Persistenze di memoria, hanno avvinto, pur nella loro concentrata brevitas, l’uditorio, trasportandolo in una dimensione primordiale, affascinante, attraverso un sapiente uso delle sfumature tonali e di ritmi avvincenti.
Poi è stata la volta di due flautisti impeccabili dell’orchestra del Massimo, Giovanni Roselli e Salvatore Vella, che hanno interpretato con grande sensibilità e precisa tecnica il bel concerto di Doppler, caratterizzato da uno splendido dialogo tra gli strumenti solisti e l’orchestra, guidata dall’elegante Salvatore Percacciolo, che ha offerto una intepretazione tanto rigorosa quanto coinvolgente anche della bellissima Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Brahms. La famosa”Decima Sinfonia” di Beethoven, secondo la celebre definizione di Hans von Bülow, ha rivelato nell’interpretazione catanese, un Brahms davvero ormai sganciato dall’ingombrante eredità del Maestro e proiettato alla ricerca di uno stile proprio. Davvero pregevole il primo movimento dove si è perfettamente percepita l’ira immensa e il pathos tragico, ma non sono mancati i giusti accenti anche nelle parti più propriamente liriche e leggiadre.
Una bella serata di musica, dunque, al Bellini. Che non disdegna di aprire le porte alla valida musica contemporanea di compositori nostrani, mescolandola sapientemente a melodie più antiche.
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