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Chi ha rubato la Venere dell’Etna? Davide Pappalardo: «L’onda nera dell’intolleranza non fermerà Libero Russo»

Libri e Fumetti Lo scrittore acese è uscito col nuovo romanzo giallo "L’onda nera. Un caso siciliano per Libero Russo" (Pendragon edizioni) che vede tornare in azione l'investigatore privato siciliano ma bolognese d'adozione, ormai in pensione, "costretto" a tornare ad Acireale per un caso difficile: «Libero si ritroverà in una vicenda in cui si intrecciano malavita, mondo universitario e interessi nascosti». Presentazione editoriale ad Acireale il 18 maggio

Si è presentato alla chetichella nello stand della Regione Siciliana al Salone del libro di Torino dove si stava parlando di “Accùra” (Mursia editore), antologia di racconti gialli ambientati in Sicilia che tra le quindici penne annovera anche Davide Pappalardo, scrittore acese trapiantato da anni a Bologna, dove vive e lavora. Individuato tra il pubblico dagli altri colleghi che stavano presentando “Accùra”, Pappalardo è stato invitato al tavolo dei relatori e, successivamente allo stand Mursia è seguito il firmacopie.

Alcuni degli autori della antologia “Accùra” al Salone del libro di Torino. Da sinistra Claudia Cocuzza, il curatore Roberto Mistretta, Davide Pappalardo e Giorgo Lupo

E sabato 18 maggio, alle ore 18.30, alla libreria Mondadori di Acireale, si presenta il suo ultimo romanzo, “L’onda nera. Un caso siciliano per Libero Russo” (Pendragon). Dialogherà con l’autore Roberto Russo.

Averlo incontrato al Salone del libro di Torino è stata l’occasione ghiotta per intervistarlo e farci racconto qualche retroscena della sua nuova opera.

Ci racconti qualcosa della trama del tuo nuovo romanzo?
«Quasi ottantenne e ormai in pensione, affetto da gravi problemi di salute ma soprattutto esistenziali, Libero Russo è costretto a partire da Bologna alla volta di Acireale, per risolvere un caso. I suoi due pronipoti, Nabucco ed Emma, infatti, lo supplicano di aiutarli a recuperare la più importante scoperta archeologica della zona, la Venere dell’Etna, un’antica statua che è stata trafugata, peraltro proprio sotto il naso del nipote. Tra zuffe, rapimenti, amori e depistaggi, osteggiato dalla locale cosca mafiosa dei Trunzi e da gruppi di neofascisti, Libero si ritroverà suo malgrado in una vicenda ingarbugliata, in cui si intrecciano malavita, mondo universitario e interessi nascosti. A coadiuvarlo nella ricerca della verità, oltre ai due pronipoti, sarà una squadra sui generis, quasi un’Armata Brancaleone siciliana: Biagio Mamma Mia, uomo sbeffeggiato da tutti e con una grande passione per gli Abba; Maria, una vedova dall’eloquio forbito capace di fargli perdere la testa (e che ricorda tantissimo Franca Leosini); Paolo, squattrinato rider che si arrabatta tra un lavoretto e l’altro, e Nina, giovane di origine nomade ed esperta di antichità».

Davide Pappalardo con il suo “L’onda nera” al Salone del Libro di Torino

Sembra che ormai tu vada a braccetto con certi temi.
«Diciamo che il romanzo è pervaso da ironia e dalle riflessioni caustiche di un investigatore burbero e mordace. Con questa leggerezza ho affrontato temi difficili, evitando però di essere superficiale. Non manca comunque la critica sociale: il romanzo parla di un presente in cui lo stesso Russo rischia di essere travolto dall’”onda nera”, una coltre oscura di intolleranza, ingiustizia sociale e razzismo, in cui personaggi prepotenti e ignoranti sembrano farla da padrone».

Firma copie a Torino per Davide Pappalardo

Ecco, parliamo un po’ di questo personaggio che è già comparso in altri tuoi precedenti romanzi e dei luoghi dell’indagine.
«Libero Russo, personaggio protagonista dei romanzi “Buonasera signorina” e “Che fine ha fatto Sandra Poggi?”, è un investigatore privato in pensione, cinico e disilluso. E’ l’opposto dei suoi colleghi Marlowe e Sam Spade, perché di fronte all’azione quando può, lui scappa. Di fronte ai fatti, però, è costretto ad essere un uomo d’azione perché in fondo gli piacerebbe di assomigliare a Marlowe… “L’onda nera” si svolge soprattutto ad Acireale e poi a Santa Venera al Pozzo, area archeologica che ricade in gran parte nel comune di Aci Catena. Ci sono dei passaggi anche a Catania e una breve puntata a Santa Venerina dedicata ai ruderi bizantini di Santo Stefano, un posto magico e poco conosciuto che ho scoperto da bambino. La stesura è stata l’occasione per me per saperne di più su alcuni dei tesori del territorio da cui provengo e magari il romanzo sarà l’opportunità di farli conoscere ad altri».

“L’onda nera” si avvale di una copertina, molto suggestiva. Chi l’ha scelta?
«È un regalo di Petra Sappa, pseudonimo di un acese grande appassionato di fotografia. Aveva pubblicato sui social la foto che abbiamo poi utilizzato per la copertina e appena l’ho vista me ne sono innamorato. Perfetta: ci ho visto l’anziano protagonista, la luce e il buio delle sua indagine (e che pervadono la sua esistenza), le ombre che si addensano su di lui».

“L’onda nera” di Davide Pappalardo in libreria

C’è stato un episodio particolare che ti ha dato lo spunto per costruire la trama del tuo giallo?
«A stuzzicare la mia immaginazione è stato un fatto di cronaca. Nel 2017 dal cimitero di Catania è stata rubata la cosiddetta Biga di Morgantina, scultura in bronzo considerata erroneamente di enorme valore. In realtà la scultura non era proveniente dall’area archeologica di Morgantina né particolarmente antica, essendo una copia dei primi del Novecento di un blocco di fine Settecento. A interessarmi sono state anche le modalità eclatanti del furto: la biga, poi comunque ritrovata, è stata rubata con l’utilizzo di un elicottero e di un autocarro. La scultura è stata poi smembrata e doveva essere venduta Germania per cifre importanti. Forse era considerata di enorme valore e quindi oggetto di attenzioni criminali perché la stampa ne aveva parlato».

Che sensazioni suscita in un autore come te partecipare al Salone del libro di Torino?
«È sempre emozionante vedere tanta gente convergere su Torino per il Salone. Forse il mio pensiero è retorico ma da vecchio romantico vedere tante e tanti incontrarsi, scambiare idee, presentare e acquistare oggetti vintage come i libri mi emoziona. Torino dà un senso di appartenenza e forse anche un senso a quello che facciamo noi autori. Ci fornisce la possibilità di confrontarci, di conoscerci e di darci identità. È un grande rendez-vous. Ho incontrato tanti autori con cui adesso sono più amico, tra questi gli autori di “Accùra”, raccolta di gialli siciliani, ho avuto la possibilità di farmi conoscere da altri lettori che si approcciano in modo curioso verso autori meno conosciuti. Ho già nostalgia del Salone».

Nel salutare i nostri lettori cosa vuoi dirci dei tuoi progetti futuri?
«Sto scrivendo una storia che mi sta prendendo molto. È ambientata in un immaginario paese etneo. È la storia di un gruppo di ragazzini che nei primi anni ’90 diventano improvvisamente grandi conoscendo un mostro in carne e ossa. Trent’anni dopo, gli stessi ragazzi hanno la possibilità di battere quel mostro che li ha sconfitti segnando per sempre le loro esistenze. È una sorta di riscatto possibile e di sofferenze, di lordure e di amore».


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