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Danilo Rea o della infinita libertà del jazz

Recensioni Il 21 gennaio alle Ciminiere di Catania, nell’ambito della rassegna Class Club di Inside produzioni, è andato in scena il magico concerto di uno dei pianisti jazz italiani più amati. Muovendosi agilmente in vari universi musicali (canzone d'autore e classica rivisitati in chiave jazz), ha dato vita alla performance scintillante intitolata "Improvvisazioni di piano solo", dove gestualità e suoni si sono fatti un tutt’uno esplosivo

«Io improvviso sempre durante i concerti, odio avere una scaletta». Ispirato a questo proposito ribelle, è andato in scena il magico concerto di Danilo Rea, uno dei pianisti jazz più amati, il quale sabato 21 gennaio ha allietato il pubblico accorso nella sala teatrale delle Ciminiere di Catania, nell’ambito di Class Club, la rassegna creata dal direttore artistico Giuseppe Costantino Lentini, un rabdomantico catalizzatore di musicisti di valore a Catania con la sua Inside produzioni.

Danilo Rea non ha bisogno di grandi presentazioni. Romano doc (anche se nato per sbaglio a Vicenza!), ispirato dai vinili di Domenico Modugno, ha completato gli studi musicali di pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia col massimo dei voti. Ma la sua vera vocazione, come ci ha rivelato durante un’intervista prima dello spettacolo, era il jazz, una strada espressiva libera anche dal fardello della tradizione. Non a caso il percorso del musicista romano si è avvalso di prestigiose collaborazioni con le stelle del jazz: Chet Baker, Lee Konitz, Steve Grossman, Bob Berg, Phil Woods, Michael Brecker, Tony Oxley, Gato Barbieri, Aldo Romano, Brad Mehldau; senza disdegnare i più importanti cantanti e cantautori italiani come Mina, Gino Paoli, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Fiorella Mannoia, Riccardo Cocciante, Renato Zero, Gianni Morandi, Adriano Celentano.

Danilo Rea sul palco delle Ciminiere di Catania

Dopo Paolo Vivaldi e Francesco Cafiso, dunque, la rassegna ha visto come protagonista il pianoforte di un autentico fuoriclasse degli 88 tasti, un musicista versatile, che non ama mai ripetersi, esaltando tutta la forza della creatività e del genio. Muovendosi agilmente in vari universi musicali, Danilo Rea ha dato vita a una performance scintillante, non a caso intitolata “Improvvisazioni di piano solo”, dove gestualità e suoni si sono fatti un tutt’uno esplosivo, trasmettendosi agevolmente dall’esecutore agli ascoltatori.

Un primo piano di Rea durante la performance etnea

Solo sul palcoscenico, il pianista, fin dalle prime note, si è immerso totalmente, in solitudine mentale, nel caleidoscopico diluvio di suoni e armonie sempre diversi, nati dalla sua fervida fantasia. Già osservarlo suonare, ad occhi chiusi e col corpo percorso da una tangibile energia, ha fatto percepire l’intensità della ricerca e la capacità di trovare ad ogni passo nuove strade: il tutto mentre ciascun ascoltatore, ammaliato, seguiva e cercava con la mente i suoni di una melodia nota.

Ed ecco, le “Emozioni” di Lucio Battisti, ad aprire metaforicamente una serata che si sarebbe rivelata di pura emozione, seguita dal ritmo incalzante della motocicletta 10 hp del “Tempo di morire” fino alle dolci note di 4 marzo 1943” e la sempre incantevole “Canzone di Marinella”, inframezzate da piacevoli incursioni nella musica lirica con l’Intermezzo della Rusticana e la torbida Habanera della Carmen (riletti con un ricco e puro linguaggio jazzistico), fino a “Moon river” di “Colazione da Tiffany”. Non sono mancati anche ritmi più accesi, sostenuti da Rea con una tecnica eccellente e sicura, che hanno regalato atmosfere sudamericane come la “Cucharacha” e “Tico tico”, e momenti intimi dove la musica si è fatta voce dell’anima, nella bella “Alleluja” di Leonard Cohen.

Una tecnica, quella dell’improvvisazione, cavalcata dunque dal vulcanico Rea senza il rischio, sempre in agguato nei concerti jazz,  di cadere nella monotonia, all’insegna piuttosto della massima piacevolezza. Un’ora e mezza senza soluzione di continuità, nel vortice di una girandola di note dove rapito si è mostrato il pianista al pari degli ascoltatori che, infine, gli  hanno tributato lunghi e calorosi applausi prima del toccante bis con “E penso a te”, capolavoro di Mogol- Battisti. Un momento davvero magico che ha siglato una serata di note indimenticabile, atta a ricordarci che la musica, quando è ben fatta, è sempre una luminosa porta per il paradiso.



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