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Ludus Danielis, coinvolgenti atmosfere medievali tra sacro e storia

Recensioni Dopo la meravigliosa serata inaugurale del 18, domenica 25 settembre è tornato, sempre nello splendido scenario della Chiesa della SS. Trinità, il Festival Sacre armonie, con una sacra rappresentazione composta intorno alla metà del XII secolo: il Ludus Danielis. Protagonista l'Esmeble medievales Aetnei diretto da Salvatore Coniglio, voce recitante (e regista) Gisella Calì

Ci ha riportato nel cuore del Medioevo il secondo appuntamento del festival di musica sacra Sacre armonie – organizzato dall’Associazione Anfiteatro in sinergia con l’Arcidiocesi di Catania, la Camerata Polifonica Strumentale e il Teatro Massimo Vincenzo Bellini -, che mostra di voler regalare al suo pubblico viaggi inconsueti in universi musicali disparati. Dopo la meravigliosa serata inaugurale del 18, domenica 25 settembre è stata la volta, sempre nello splendido scenario della Chiesa della SS. Trinità di Catania, elegante simbolo della rinascita catanese settecentesca, di un concerto singolare, addirittura una sacra rappresentazione composta intorno alla metà del XII secolo dai giovani “scholares” della cattedrale di Beauvais: il Ludus Danielis.

Ludus Danielis

Giunto fino a noi attraverso un solo manoscritto redatto tra il 1227 e il 1234, completo nella sua veste musicale e arricchito da precise indicazioni di messa in scena, questo dramma liturgico, il più antico in lingua latina, ispirato agli episodi dell’Antico Testamento incentrati sulla figura del profeta Daniele, giunge per la prima volta a Catania in una versione accurata dell’Ensemble Medievales Aetnei, sotto l’attenta e vivace direzione di Salvatore Coniglio, scandita dalla bella voce recitante di Gisella Calì, regista della messinscena.

In primo piano Salvatore Coniglio e dietro l’attrice e regista Gisella Calì

Intrigante innanzitutto la vicenda narrata che altro non è che la storia di un antico deportato in Babilonia insieme al popolo d’Israele e prende avvio dalla sontuosa festa del re babilonese Baldassar, durante la quale una mano ignota verga la misteriosa scritta “Mene, Tekel, Peres”. A decifrare l’enigma viene chiamato il giudeo Daniele, che predice al sovrano l’imminente sventura che si abbatterà sul suo regno ad opera del re persiano Dario. Questi, salito al trono, viene indotto dalla maldicenza dei cortigiani a condannare alla fossa dei leoni l’innocente Daniele, che viene però salvato da un angelo inviato dal Signore.  Il Ludus si conclude infine con la profezia messianica della nascita di Cristo e con l’intonazione dell’inno di ringraziamento Te Deum.

I cantanti dell’Ensemble Medievales Aetnei

L’esecuzione e la messa in scena catanese si sono rivelate particolarmente affascinanti e interessanti soprattutto  grazie al sapiente dialogo tra le belle voci di Salvo Disca (un intenso Daniele), Graziano D’Urso (un solenne Baldassare), Ludovica Bruno (una dolce Regina), Giovanni Abbadessa (un emozionante Re Dario), Graziano Grancagnolo (un amorevole Abacuc) e Roberta Celano (un serafico Angelo).

Salvo Disca è Daniele

Azzeccata la profondità di caratterizzazione dei personaggi, impreziosita dalla precisa  tecnica e dalla padronanza dell’emissione, che si è perfettamente sposata con la parte musicale, improntata a una straordinaria ricchezza inventiva e a un’estrema varietà formale e stilistica, animata dai bravi musicisti alle prese con molteplici strumenti medievali, che hanno incantato gli ascoltatori visivamente e all’ascolto. Citola, doppio flauto, corno di camoscio (dallo splendido suono), ribeca, viella ghirona, cornamusa, traversiere medievale, santur, nakkara: niente è mancato in questa sacra rappresentazione, che ha deliziato gli intervenuti con una grande varietà di melodie, che abbracciano l’intero spettro della monodia medievale,  una singolare varietà metrica e bellissime parti corali (sostenute, oltre ai già citati, da Silvia Alongi, Diego Cannavò, Luigi Fabiano, Simone Lo Castro).

Graziano D’Urso è Baldassarre

Di straordinario effetto queste ultime, soprattutto i vari conductus, ossia quei canti che accompagnavano gli spostamenti dell’officiante all’interno della chiesa durante il corso di una funzione liturgica;  l’alternanza tra soli e tutti con funzione drammatica è stata poi singolarmente sottolineata dal maestro Coniglio, che ha diretto (nonché suonato) con grande maestria e passione, imprimendo  a cantori e musicisti il giusto amalgama.

Applausi meritati per l’Ensemble Medievales Aetnei

Lo spazio della bella chiesa della Trinità ha coronato la magica serata, confermando questo festival come una coraggiosa iniziativa per la città di Catania. Non a caso tra tanti applausi, infine, il maestro Coniglio ha colto l’occasione per ringraziare pubblicamente il suo grande maestro, Giovanni Ferrauto, direttore artistico del Festival, che ha fortemente voluto un programma innovativo e intrigante. A testimonianza che anche la musica che sembra più distante dalla nostra sensibilità, è ricca di stimolanti suggestioni  per l’ascoltatore moderno.

Salvatore Coniglio, Giovanni Ferrauto (al centro) e tutto il cast dell’Ensemble Medievales Aetnei

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