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“La scattiata”, poesia di scena per dare corpo al caleidoscopio Silvana Grasso

Recensioni Ha debuttato al Piccolo di Catania, la piéce tratta dal testo della scrittrice giarrese e si rimane affascinati dai mille frammenti dagli accesi e vivaci colori dell'autrice che ci mette dentro di tutto (politica, filosofia, valori sociali, sentimenti, stereotipi, religione e tanto, tantissimo teatro). Brillante il regista Salvo Piro e bravissimi gli attori, Franco Mirabella e soprattutto Manuela Ventura, capace di cogliere l'anima più profonda della "pazza". Repliche a Caltanissetta e Gela

Assistere a “La Scattiata” è come posare l’occhio su un caleidoscopio: si rimane affascinati dai mille frammenti di piccoli vetri colorati che creano figure sempre diverse. I colori sono quelli accesi e vivaci di Silvana Grasso, la scrittrice originaria di Giarre il cui successo letterario ha da tempo valicato i confini italiani, che con questo testo – concepito nella sua “seconda patria” Gela – supera a pieni voti il suo esordio nella scrittura drammaturgica teatrale.

Franco Mirabella e Manuela Ventura in “La scattiata” al Piccolo di Catania

Il testo “risente” di questa letterarietà dell’autrice, che ci mette dentro di tutto (politica, filosofia, valori sociali, sentimenti, stereotipi, religione e tanto, tantissimo teatro, dalla Commedia dell’arte a Pirandello – anzitutto – fino a De Filippo). Qualcuno dirà “forse troppo”, ma probabilmente è questo aspetto che lo rende affascinante e variegato, proprio come un caleidoscopio.
Un testo coraggioso – per chi conosce Silvana Grasso non una novità – messo in scena da un altrettanto coraggioso e brillante regista, Salvo Piro, capace non solo di coglierne ogni aspetto, ma di restituirlo al pubblico nella sua integrità, e coraggiosa soprattutto la produzione del Teatro della Città, per volontà del suo deus ex machina, Orazio Torrisi, non nuovo a certe imprese.

Un’altra scena de “La scattiata”

Lo spettacolo, prima di partire per una lunga tournée siciliana (giovedì 30 marzo sarà al Teatro Regina Margherita di Caltanissetta e domenica 2 aprile al Teatro Eschilo di Gela), ha debuttato al Piccolo Teatro della Città di Catania il 25 e 26 marzo, in una due giorni che ha avuto tutto il sapore di una grande prova generale. Belle e funzionali le scenografie, anche queste di Salvo Piro, che hanno ampliato (e non poco) lo spazio scenico, permettendo dei movimenti, diversamente impossibili, che hanno impreziosito tutta la messa in scena.

Due i protagonisti, entrambi grandissimi: Franco Mirabella e Manuela Ventura, che hanno regalato un’ottima prova d’attore. Una parola in più è necessario spenderla per Manuela Ventura che in questo spettacolo è immensa: l’attrice catanese la cui bravura non ha più bisogno di conferme, questa volta si supera. Si è trasformata, riuscendo a calarsi perfettamente nei panni della scattiàta (letteralmente “la pazza”) e riuscendo a coglierne l’intimo respiro, l’anima più profonda, tutte le sue sfumature di colore.

Manuela Ventura in “La scattitata”

Manuela Ventura, da grande professionista qual è, porta in scena in modo misurato, calibrato (operazione non semplice) il personaggio senza mai, neanche per un attimo, trasformarlo in caricatura, ma anzi facendosi deliziosa interprete di tutta l’irruenza, la poesia, la vivacità, il colore, la determinazione, la violenza, la malinconia e la fantasia della scattiàta, personaggio che il pubblico non fa fatica a riconoscere, anche grazie a questa magistrale interpretazione che ne esalta la poesia della parola.

A farle da contraltare l’eleganza di Franco Mirabella, disio d’amuri, faccia di vino, che si divide tra l’uomo di legge integerrimo, il commediante saltimbanco e l’uomo vinto.
“La Scattiata” è uno spettacolo da vedere – anche se una generosa sforbiciata farebbe volare in alto il finale, che in questa primissima versione risulta un po’ ridondante – e che fa riflettere, soprattutto sull’approccio alla vita, sui finali scontati e su quelli che potrebbero essere riscritti, a volerlo.

Manuela Ventura e Franco Mirabella in “La scattiata”

Uno spettacolo da bere tutto  d’un fiato, come si farebbe con un buon calice di un vino corposo: uno di quelli che ti conquista subito con il profumo e che, una volta buttato giù, ti dà subito alla testa… e infine ti commuove.
Lunghi e meritatissimi applausi sul finale, pubblico all’unanimità soddisfatto e caloroso, che non ha lesinato di dimostrare il proprio apprezzamento.

Silvana Grasso



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