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Quando Paternò interrogava la dea Hybla sul proprio futuro

Sicilia antica Un viaggio nel tempo, nella storia e nei miti. Lo studioso Mimmo Chisari nel libro dal titolo emblematico: “Hybla. La città con l'oracolo dei sogni” (dato alle stampe nel 2021 da Personal Editor) torna alla genesi dell'antica Paternò ed indaga i territori della Valle del Simeto unendo analisi storica, letteraria, antropologica, sociale, poetica. Il tutto legato ad una originale rilettura dei territori attraverso la mitologia

Cogliere il senso degli eventi, comprendere le dinamiche degli avvenimenti e dei processi storici, analizzare e capire le relazioni tra i fatti in maniera multidisciplinare. E’ questo il vero compito della ricostruzione storica. Non semplice elencazione dei fatti o mera analisi di documenti, ma studio molto più ampio dei moltissimi segni visibili ed immateriali dei processi storici. Lo studioso paternese Mimmo Chisari ha già palesato con diversi suoi precedenti libri questa sua metodologia riuscendo a spaziare dalla storia economico-sociale alla dimensione antropologica, dalla storia dell’arte e dei beni culturali alle tradizioni popolari. In questo libro dal titolo emblematico: “Hybla. La città con l’oracolo dei sogni” (dato alle stampe nel 2021 da Personal Editor) torna alla genesi dell’antica Paternò ed indaga i territori della Valle del Simeto unendo analisi storica, letteraria, antropologica, sociale, poetica. Il tutto legato ad una originale rilettura dei territori attraverso la mitologia. Un libro così interessante da aver incuriosito studiosi del Cnr e della Sorbona di Parigi (solo per citarne alcuni), come ci racconta lo stesso professore Chisari il quale, oltre ad essere un autorevole studioso, è anche una figura storica di SiciliAntica.

Il suo metodo lo condensa così: “L’originalità di uno storico non consiste nella scoperta di un documento più o meno inedito, che può avvenire prima, dopo o contemporaneamente ad altri ricercatori quando l’evento si svolge in modo sincronico, e nemmeno nella quantità delle informazioni acquisite, bensì nella capacità con cui mette in relazione i vari elementi della conoscenza. Le novità dovrebbero consistere nel fine verso cui lo studioso indirizza il proprio lavoro, frutto dei suoi interessi culturali e delle sue scelte etiche e professionali. Diventa, così, fondamentale il metodo da utilizzare per capire quell’angolo di mondo che ognuno di noi si accinge a descrivere. Jean Paul Sartre nel suo saggio “Che cos’è la letteratura”, pubblicato nel 1947 su Les Temps Modernes, chiarisce questo concetto che ben si addice alla Storia: ‘È la nostra presenza nel mondo che moltiplica le relazioni, siamo noi che mettiamo in rapporto quest’albero con quell’angolo di cielo; grazie a noi quella stella, morta da millenni, questo quarto di luna e questo fiume tetro si svelano nell’unità d’un paesaggio. Un aspetto dei campi o del mare, l’espressione di un viso che ho svelato, se li fisso in una tela, in uno scritto, stringendo i rapporti, introducendo ordine là dove non c’era, imponendo l’unità dello spirito alla diversità della cosa, ho coscienza di produrli io stesso, ossia mi sento essenziale alla mia creazione’”.

Dietro il libro, scritto con notevole capacità sintetica e consueta chiarezza dialettica, vi è uno studio ampio e certosino. Chisari è partito dall’antica città sicula di Hybla etnea ed ha sintetizzato “i tanti dati archeologici, già documentati da un’altrettanta vasta bibliografia, mettendoli in reciproca relazione alla luce della nuova visione storiografica con cui gli studiosi hanno apportato delle novità nell’interpretazione dei culti indigeni della Sicilia antica”. Ed ha anche sviluppato “alcune analisi di carattere linguistico (filologia testuale) nonché delle considerazioni di natura antropologica. Tutto ciò per evidenziare, considerando le recenti ricerche del Centro Antropologia e Mondo antico dell’Università di Siena, e gli studi del professore Emanuele Lelli dell’Università Sapienza di Roma (metodo demo-filologico o ricerca tra etnologia e filosofia) quei collegamenti sempre più evidenti, che si potrebbero stabilire tra mondo antico e certi aspetti della società di oggi. La tradizione classica, in altri termini, non deve essere considerata un idolo, che ci potrebbe tenere prigionieri in una sfera di cristallo, come amava affermare Anita Seppilli, ma deve aprirsi non solo alle altre culture orientali, che la precedettero, ma anche alle nuove discipline, nate nel mondo moderno, come l’etnografia, l’antropologia, la paleopatologia, la psicologia, la psicanalisi e la linguistica”.

Paternò vista dalla Collina storica

Chisari aggiunge che: “I dati storici e archeologici devono essere, perciò, completati nelle loro varie componenti, attraverso l’apporto di queste nuove scienze e letti, poi, nella loro viva totalità per cercare di capire la complessa personalità dell’uomo in tutte le sue varie sfumature. Non tutto, però, è stato facile in quanto, già anni fa, in un convegno tenutosi a Palermo sulle Religioni della Sicilia Antica, analizzate nel rapporto tra indigeni e Greci, è stato affermato che sulla Dea Hybla c’erano pochissime notizie. D’altra parte, dato il carattere specialistico dell’archeologia come Scienza storica, è stato difficoltoso inserire i vari dati riferibili al centro Hybla etnea, per altro sparsi in numerose riviste specializzate di non facile reperibilità e leggibilità, per renderli divulgativi in un’opera dove l’argomento in questione doveva essere affrontato, soprattutto, dal punto di vista storico-antropologico, in riferimento alla mitica sacralità del luogo come conformazione geologica, e sotto l’aspetto demo-filologico collegato, cioè, alla mantica dei sogni riscontrabile anche nella Paternò di oggi”.



La Valle del Simeto nel periodo romano

L’area del ponte romano di Pietralunga a Paternò

Il cuore delle sue ricerche storiche è la Valle del Simeto che come testimoniano i tanti reperti archeologici che si trovano nel Castello di Adrano è uno dei luoghi con più antichi insediamenti di villaggi nel Sud d’Italia. Una pluralità di millenni di vitalità, dalla preistoria al mondo contemporaneo. In questo libro Mimmo Chisari si concentra sul periodo classico, anche con analisi di geomitologia. Ed un ruolo fondamentale lo svolge l’epoca romana. Scrive Chisari: “Nel periodo romano la Valle del Simeto, collegata da alcuni ponti per l’attraversamento del fiume, ebbe una notevole importanza come via d’accesso all’entroterra della Sicilia il cui fertile territorio costituiva il cosiddetto granaio di Roma. Il Pervigilium Veneris, analizzato da tanti illustri scrittori e critici letterari è stato attribuito, nei vari secoli, a diversi autori: da Catullo a Apuleio, da Tiberiano ad Anneo Floro. Sull’esempio dell’esimio latinista Concetto Marchesi gli studiosi di oggi sono propensi a pensare, ritenendo il poemetto riferibile all’antica città di Hybla per il continuo richiamo al centro etneo e al suo ricco e florido paesaggio primaverile, che l’autore possa essere un anonimo scrittore siciliano che apparteneva alla cerchia dei Poetae novi (movimento esoterico di cultura ellenistica) che gravitavano attorno all’imperatore Adriano (II secolo d.C.)”. Chisari condivide questa interpretazione: “Tesi abbastanza condivisibile poiché, nel 128 d.C., Adriano (autore fra l’altro della poesia Animula vagula blandula) si trova in Sicilia dove viene sontuosamente ospitato dalla città di Centuripe dove vivono i Pompei Falcones, una nobile gens che aveva stretti rapporti di amicizia con l’imperatore il quale, prima di scalare l’Etna, si era recato nella cittadina sicula per incontrare la famiglia patrizia di quel Quintus Pompeius Sosius Priscus, suo collega di consolato”.

Lo studioso si sofferma anche sulla complessa questione “Hybla” andando a ritroso nel tempo. Chisari sostiene: “Nella Sicilia antica vi furono due città indigene che avevano il nome di Hybla: Hybla etnea (oggi Paternò) e Hybla Maior o Haerea (Ragusa). Mégara Hybla, invece, fu una colonia fondata, nel 727 a.C., dai greci provenienti da Mégara Nisea, città dell’Attica, guidati dopo la morte del greco Lamis, dal mitico re Iblon che come ecista, caso unico di un re indigeno, li aveva aiutati a individuare il luogo propizio per la nuova città: un sito dove preesisteva un piccolo centro sicano di nome Hybla”.

Le Salinelle: storia, religione e miti

Le Salinelle di Paternò

Molto interessanti anche le analisi dedicate alla famose Salinelle (area interessata da fenomeni di vulcanesimo secondario) di Paternò. “Probabilmente il sito delle Salinelle, dove già esisteva un’area sacra, fu sede di un santuario dove ci si rivolgeva alla dea Hybla per l’interpretazione dei sogni. A tale ipotesi, suffragata da varie documentazioni storiche e letterarie, sono seguite anche alcune testimonianze di carattere archeologico”. Il sito delle Salinelle è “ricco di sorgenti, vicino alla Valle del Simeto che, in base ai nuovi studi svolti nell’ambito della Geomitologia, hanno dato più verosimiglianza alle tesi sostenute attraverso una comparazione con altri luoghi simili in cui si svolgevano sacri riti. Seguendo il metodo demo-filologico, attraverso una serie di interviste (indagine sul campo) fatte da alcune anziane signore, è emerso che anche nella Paternò di oggi è stato riscontrato qualche aspetto che potrebbe far pensare a una tradizione conservatasi attraverso il trascorrere dei vari secoli”.

La genesi religiosa di Hybla

La dea Ibla in un mosaico di Paternò

Chisari argomenta: “Hybla molto probabilmente era una divinità collegata al mondo del Vicino Oriente (La Caria nell’Anatolia e precisamente l’isola di Samo dove c’era un santuario  della dea Hybla sacro ad Apollo e collegato alla mantica dei sogni) il cui culto era arrivato in Sicilia, nel periodo arcaico durante i primi contatti tra la civiltà minoica-micenea e il Mediterraneo Occidentale”. “Hybla etnea, all’origine centro indigeno sede dell’oracolo dei sogni, poi città ellenizzata, amica di Siracusa dei Dinomenidi, divenne infine sotto il dominio di Roma mito e poesia in Letteratura con il Pervigilium Veneris. Ancora nella Paternò di oggi è rimasto l’eco, sebbene flebile, di alcuni miti classici che rivivono nelle tradizioni popolari a sottolineare, che nonostante tutto i desideri e le aspirazioni dell’uomo, con  il bisogno di spiritualità, sono rimasti immutati nel tempo”.

Un viaggio nel tempo, nella storia e nei miti…


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