Eventi Il Museo Civico di Castelbuono ospita, dal 16 aprile "Tra i sentieri dei Ventimiglia": uno spettacolo teatrale di Mimmo Cuticchio, una mostra a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi ma anche il riallestimento dell'antichissimo Ariete in bronzo al Museo Salinas di Palermo
La storia dei Ventimiglia, nobile casato siciliano la cui influenza corse lungo 800 anni di storia isolana. Una famiglia attraversata da aneddoti, storie, congiure, amori e tradimenti, legata straordinariamente anche al bellissimo Ariete in bronzo conservato al museo archeologico Salinas: la racconta, miscelando storia e fantasia, Mimmo Cuticchio che ha raccolto l’invito del Museo Civico di Castelbuono e costruito un pupo ispirato a Giovanni I Ventimiglia. Lo spettacolo a Castelbuono sarà accompagnato da una mostra di scenografie, disegni, pupi originali ed oggetti di scena; a Palermo, dal 20 maggio, il riallestimento dell’Ariete che ritornerà visibile per due mesi al museo archeologico, in corso di restauro. Il Museo Civico di Castelbuono presenta al pubblico il progetto “Tra i sentieri dei Ventimiglia”, composto dallo spettacolo teatrale di Mimmo Cuticchio, in programma sabato 16 aprile alle 17; e dalla mostra a cura di Laura Barreca e Valentina Bruschi che si inaugura domenica 17 aprile, sempre alle 17.Commissionato dall’istituzione castelbuonese e co-prodotto dall’associazione Figli d’Arte Cuticchio, il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” e l’Accademia di Belle Arti di Palermo, e grazie al sostegno di Elenka.
Il progetto teatrale mette per la prima volta in scena l’epica siciliana rinascimentale, legata alle vicende storiche che ruotano attorno alla figura di Giovanni I Ventimiglia (1382-1473 circa) capostipite dei Marchesi di Geraci e Signori di Castelbuono. Si tratta di una rilettura contemporanea della storia della Sicilia, attraverso la ricostruzione dell’importante casato che fin dal Medioevo ha avuto influenza in tutto il Mediterraneo, ma utilizzando il linguaggio contemporaneo – e tradizionale allo stesso tempo – del Teatro dell’Opera dei Pupi. Un segmento della secolare storia della Sicilia rivisitata da uno dei più grandi artisti del teatro dal vivo in Italia, Mimmo Cuticchio, che ha realizzato la messinscena. Lo spettacolo è stato concepito con Piero Longo, in veste di “dramaturg”, e attraverso la ricostruzione degli eventi storici del periodo, basata sugli studi storici di Orazio Cancila.
Mimmo Cuticchio, dalla contorta storia del casato dei Ventimiglia, lunga ottocento anni, ha scelto il personaggio di Giovanni I Ventimiglia e lo ha trasformato nel pupo protagonista dello spettacolo. Marchese di Geraci e Signore di Castelbuono, Giovanni Ventimiglia, fedele ad Alfonso d’Aragona, Il Magnifico, partecipò, a metà ‘400, alle battaglie contro gli Angioini, si distinse a Napoli e sgominò un complotto dei nobili siracusani contro la regina aragonese Maria, guadagnando così la fiducia del re che gli donò la coppia di arieti in bronzo, provenienti da Costantinopoli: Giovanni Ventimiglia li conserverà nel suo castello a Castelbuono, da dove poi vennero requisiti per raggiungere Palazzo dei Normanni, a Palermo, dove una delle due sculture fu distrutta durante i moti del 1848. L’ariete superstite è oggi uno dei pezzi più importante e noti del Museo Salinas. L’oprante recupera gli umori e i ritmi della corte del tempo, e li traspone nel mondo dell’Opra. “L’identità di Giovanni Ventimiglia è complessa – spiega Mimmo Cuticchio -, era impossibile raccontare la storia del casato, ho quindi scelto alcuni capitoli, e mi son preso qualche “licenza poetica” facendo alcuni tagli temporali che facilitano la comprensione”. Cuticchio ha costruito diversi nuovi pupi, studiando attentamente i costumi e i disegni dell’epoca: ogni personaggio vive di rimandi e simboli sia nei costumi che nei particolari.
La mostra Tra i sentieri dei Ventimiglia raccoglie gli apparati scenici, i pupi originali e le scenografie realizzate dall’associazione Figli d’Arte Cuticchio, all’interno di un’installazione curata da Pietro Airoldi; a corredo, una video-installazione di Costanza Arena e Roberto Salvaggio, del corso di Audio Video dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Le musiche originali di Giacomo Cuticchio sono state composte appositamente per lo spettacolo e per il video, e sono ispirate alla poesia scritta da Torquato Tasso per Giovanni III Ventimiglia nel 1590. Il pupo di Giovanni I Ventimiglia è stato realizzato da Mimmo Cuticchio con metodi artigianali ma con una concezione innovativa: un pupo con occhi di vetro (utilizzati per le statue dei santi e acquistati da Cuticchio in Messico), sbozzato ad arte e con lo scudo che riprende l’aureola del busto argenteo di Sant’Anna, conservato nella cappella palatina del Castello dei Ventimiglia, a Castelbuono. Sia il pupo che l’opera video di Costanza Arena e Roberto Salvaggio dell’Accademia di Belle Arti di Palermo entreranno a far parte della collezione permanente del Museo Civico di Castelbuono. La mostra è accompagnata da un catalogo che raccoglie i testi di Mimmo Cuticchio, Mario Zito, Francesca Spatafora, Piero Longo, Giovanni Ventimiglia, Pietro Attinasi, Angela Sottile, Laura Barreca, Valentina Bruschi.
In occasione di questa collaborazione, il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo riallestirà, dal 20 maggio, nella Sala Romana, il famoso Ariete in bronzo presumibilmente del III a.C., donato nel 1448 ai Ventimiglia con l’esemplare gemello, distrutto nel 1848. E’ previsto, per l’inaugurazione, un altro spettacolo di Mimmo Cuticchio, più incentrato sulla storia dell’ariete. Sarà anche allestita, dal 18 maggio all’Hotel et des Palmes, una mostra fotografica di Desideria Burgio anch’essa sviluppata sul lavoro di Mimmo Cuticchio.
«Un’operazione – affermano Francesca Spatafora, direttore del Museo Salinas, e Laura Barreca, direttore del Museo Civico di Castelbuono – di costruzione di una rete territoriale tra istituzioni culturali siciliane attraverso gli alti valori della storia e dei suoi simboli. Il fatto che avvenga utilizzando un linguaggio multidisciplinare e contemporaneo come quello dell’Opera dei Pupi, sottolinea la straordinaria potenza evocativa che le opere della classicità mediterranea hanno lasciato in Sicilia».
Nei giorni che precedono la mostra, verrà presentato il “cartellone” dello spettacolo a Castelbuono, realizzato seguendo la tradizione dell’Opra, dal Laboratorio Saccardi (collettivo di artisti presenti nella collezione permanente del Museo Civico), che conducono da sempre una ricerca sulla storia contemporanea, attraverso la rivisitazione iconografica dei suoi simboli.