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La Sicilia apre il 30° Salone del Libro di Torino

Libri e Fumetti Da Franco Maresco a Pietro Grasso, da Pif all'opera dei pupi della Compagnia Brigliadoro, il salone torinese si è aperto con aria di Sicilia. Nonostante il forfait di alcuni dei più grandi nomi dell’editoria, gli stand sono ancor più affollati di imprenditori e appassionati che curano, investono e credono in una cultura che è fatta di scambi osmotici e di confronti umani “Oltre il confine”

C’è anche un pezzo di Sicilia, “oltre il confine”. Qui, nella città sabauda, dove il tempo è sospeso tra un passato nobile e un futuro fiducioso, il Lingotto è gremito da orde di lettori di ogni tipo, pronti a farsi invadere le narici dall’odore di carta pura, il genio siciliano parla, palpita e si esprime…
È toccato infatti proprio alla Sicilia inaugurare la 30° edizione del Salone Internazionale del Libro, che porta in sé il concept “Oltre il confine”, per volere del suo direttore Nicola Lagioia, il premio Strega prestato egregiamente al management culturale. Mercoledì 17 maggio – l’anteprima del Salone – il sipario si è alzato su un Franco Maresco. Ineccepibile, carico di un’inedita forza narrativa, che ha portato sul palco dell’Auditorium una delle storie più belle e intense degli ultimi tempi, con “Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano”. È così, parlando del grande clarinettista siculo-americano Tony Scott, il regista palermitano ha contemporaneamente incluso tutta la storia dell’umanità. Perché quella storia racconta di chi è riuscito a superare il confine, della ricchezza delle mescolanze (perché è proprio dall’incontro fra la tradizione musicale della minoranza nera, con i suoi gospel, le marcette militari, i canti da lavoro nei campi e quella siciliana – fatta di musica da banda, opera lirica e reminiscenze arabe – che nascerà quella miscela esplosiva conosciuta con il nome di “Jass”), ma parla anche di chi rimane “dall’altra parte”, di chi non riesce, di chi non ce la fa a saltare “Oltre il confine”.

Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano

Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano

Giovedì mattina è il presidente del Senato Pietro Grasso a inaugurare il Salone, in una conferenza tra le più affollate degli ultimi tempi. Il suo è un discorso paterno, ma la voce è tremante quando, nel pomeriggio, per la presentazione del suo nuovo libro “Storie di sangue, amici e fantasmi”, ricordi strazianti si posano sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Sono questi, d’altronde, i giorni della memoria. E per un siciliano è impossibile trattenere la rabbia: anche qui, in una delle più importanti agorà culturali, a centinaia di chilometri dall’isola, pare impossibile pensare alla propria terra scevra del suo fenomeno più raccapricciante. Grasso apre l’album del suo universo immaginativo e racconta di protagonisti, di vicende, di eroi, di trionfi e di battute d’arresto di quattro decenni di lotta a Cosa Nostra vissuti in prima linea. Gli fa da controcanto il Pif nazionale, l’ex Jena che ha fatto dell’ironia la sua bandiera, e che proprio qui al Salone dichiara, questa volta senza sarcasmo, quanto sia necessario, quanto gli brucia dentro, un film sul maxiprocesso. La mafia, lo sappiamo, è la sua ossessione, ma è soltanto attraverso la macchina da presa che un artista come lui riesce a vomitare tutto il suo disprezzo. Lo farà, anche quest’altra volta. «Non sarà il prossimo film – dice Pierfrancesco Diliberto – ma quello dopo. Perché il maxi processo è uno dei momenti in cui lo Stato ha dimostrato di poterla sconfiggere, quella cosa che non pronuncio».

Inaugurazione del 30° Salone Internazionale del Libro

Inaugurazione del 30° Salone Internazionale del Libro

“Se alzi un muro, pensa a cosa lasci fuori”, scriveva Calvino ne “Il Barone Rampante”. E qui a Torino molti muri si sono abbattuti, molti stand degli editori sono all’aperto e, spesso, sono circolari, proprio come un inno all’eterno rincorrersi del ciclo della vita… Il cuore batte e la mente si confonde tra i padiglioni che – nonostante il forfait di alcuni dei più grandi nomi dell’editoria – sono ancor più affollati di imprenditori appassionati che curano, investono e credono in una cultura che, qui si sente, è fatta di scambi osmotici e di confronti umani: “Oltre il confine”, appunto.
È così che si incontrano gli stand più disparati, dei siciliani più coraggiosi, di quelli che, in barba alla crisi sfibrante, decidono di esserci, di affermare la propria presenza su un multiforme microcosmo che, a mosaico, contribuisce a comporre quel meraviglioso e contraddittorio villaggio culturale.
Un “cluster” tutto siciliano si trova al padiglione 1, e ci si sente davvero a casa. Qui sfoggiano le novità Affinità elettive, Algra Editore, Cavallotto, Lussografica, Epsil, Giuseppe Maimone, Il Convivio, Lombardi editori, Morrone, Torri del Vento e Spleen, quest’ultimo accolto pure tra gli spazi dedicati all’incubatore.

Simona Lo Iacono

Simona Lo Iacono

Le passeggiate tra i corridoi dalla moquette fluo diventano veri e propri percorsi esistenziali, da cui trarre racconti e insegnamenti di vita: dietro un telone molto spesso si nascondono storie e, per caso, ci si è imbattuti in una storia incredibile, quella ormai per lo più dimenticata della siracusana Lucia Salvo, donna emarginata e ridotta al silenzio per la sua debolezza psichica, sullo scenario dei moti rivoluzionari siciliani del 1848. A estrarla dall’oblio Simona Lo Iacono, scrittrice e magistrato aretusea, che, con “Il morso” (Neri Pozza) la porta al Salone, in compagnia del critico letterario messinese Francesco Musolino. La finalista del Premio Strega dello scorso anno si presenta con un romanzo storico mozzafiato ma delicato, dai tratti di ampio respiro pirandelliano. «La tua è un’opera bellissima – le confida Francesco, in una chiacchierata informale – perché è importante ripescare e dare dignità alle figure femminili che ci hanno resi liberi».

Lo stand Bonfirraro

Lo stand Bonfirraro

Nuance rosa, nonostante lo stand total white, anche per l’editore Bonfirraro che, orgoglioso della sua indipendenza, raddoppia quest’anno la sua presenza al Salone e lo fa invitando alcune tra le sue autrici più prolifiche, che stanno segnando il volto nuovo e fresco di una casa editrice in netta e ascesa. «Chiudere gli occhi di fronte all’attualità è da vigliacchi: sono le donne a segnare, adesso, con impareggiabile passione, percorsi letterari intuitivi e inediti, contro quei pregiudizi che le vedevano costrette a scrivere feuilleton o romanzetti leggeri, appunto “in rosa”». Sarà ospite di Bonfirraro anche il noto filosofo catanese Salvatore Massimo Fazio, presente con la sua nuova opera “Regressione suicida – Dell’abbandono disperato di Emil Cioran e Manlio Sgalambro”, finalista del premio nazionale “Le figure del pensiero”. Sempre sul pezzo, come abbiamo imparato a conoscerlo in terra etnea, perché al pensatore romeno – di cui il suo saggio indaga l’universo speculativo – il padiglione della Romania sta dedicando quotidianamente omaggi e retrospettive non indifferenti.

Alfonso Prota e Salvo Bumbello della Compagnia Opera dei pupi Brigliadoro

Alfonso Prota e Salvo Bumbello della Compagnia Opera dei pupi Brigliadoro

Sì, ci troviamo in un mercato mozzafiato, tra i più variopinti e colorati che ci siano al mondo, una fiera delle creatività e delle capacità più intrinseche dell’uomo. Al Salone non c’è un attimo di respiro. La gente, come palline impazzite, ti urta e ti confonde, conducendoti in luoghi che non erano la tua meta. In un momento di calma ci si imbatte in due pupari che hanno tutta l’aria di voler organizzare uno spettacolo. Li seguiamo, ci conducono da Sellerio. A questo punto è impossibile non raccontare della casa editrice palermitana, che quest’anno ha raddoppiato il suo spazio espositivo, realizzando una vera e propria piazza blu, con le copertine – quelle che parlano da sole – a far da scudo, come fossero sculture di soldati. È in alcune di esse che viene fuori tutta la Sicilia nella sua prepotente bellezza. I pupi, che a un uomo di media statura arrivano al bacino, sono quelli che il contafavole e regista Alfonso Prota e il puparo Salvo Bumbello della Compagnia Opera dei pupi Brigliadoro di Palermo hanno utilizzato per la messa in scena di “Caterina e lo spagnolo” per l’ultimo romanzo di Fabio Stassi, autore selleriano per la quarta volta con “Angelica e le comete”.
«Mio padre era un puparo – racconta Bumbello – e alla sua morte ho compreso il mio destino generazionale; l’Opera dei pupi siciliana torna a vivere, contaminata di contemporaneità, perché riesce a esprimere molte più cose degli uomini… come esprimere altrimenti il senno perduto degli uomini, le malinconie dei burattinai, il disagio di chi si sente sempre fuori posto, e l’amore impossibile?».

La presentazione di Uno squalo in rosa

La presentazione di Uno squalo in rosa

In serata allo Spazio Rai ci si collega con Nibali, lo Squalo dello Stretto – impegnato nel 100° Giro d’Italia – che ricorda quanto importante sia la forza e lo spirito di sacrificio, quanto la creatività, il genio e la follia, convogliata e alimentata in un siciliano di talento possa far giungere alla meta. E “Uno squalo in rosa” (RaiEri) è la storia di chi, inseguendo la bellezza, inglobando la fatica, inanella medaglie, le vittorie di un’intera esistenza. Ed è cercando e percorrendo l’altrove, spostando il confine, giorno dopo giorno, che si gusta la meraviglia.

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