Blog Settimana di attese con la musica e i racconti a farla da padrona. Lunedì 17 maggio debutta una nuova rivista in casa Divergenze Edizioni: si chiama "Augeo" diretta da Antonella Nocera e curata da Massimo Rovati e Monica Cerri
Settimana d’uscite librarie dove trionfa la giustizia nel nome dell’amore. Dalla vita di Leonard Cohen alle accuse mosse da Hitler, da Lawrence D’Arabia di Victoria Ocampo per Settecolori all’amore non corrisposto in Floridiania di Arkadia. Doppiette per Sem – Società editrice milanese con Marina Visentin e Sarah langan e per Ianieri Edizioni con Rosa Maria Di Natale e Emilio Barbarani. Anna Vinci per Chiarelettere dà voce a Luana Ilardo in L’esecuzione di Luigi Ilardo e la testimonianza della figlia Luana. Marietti 1820 propone La storia falsa di Riccardo Calimani. EDB con tre uscite domina la settimana mentre l’etneo Claudio Volpe ribalta l’amore con… l’amore in Oltre ogni cosa per Laurana Editore. Non manca Massimo Recalcati per Einaudi in uscita il 18 maggio ma la sorpresa è il ritorno, ancora una volta in autopubblicazione, del catanese Paolo Sidoti il quale stavolta ci onora con la raccolta di racconti Voci del silenzio. Lunedì 17 maggio debutta una nuova rivista in casa Divergenze Edizioni: si chiama “Augeo” diretta da Antonella Nocera e curata da Massimo Rovati e Monica Cerri.
Giovedì 13 maggio annovera anche il libro copertina.
Fabiano Massimi, I demoni di Berlino, Longanesi
«Un autore che ho letto con grande piacere» (Ildefonso Falcones). Berlino, 27 febbraio 1933. Alle nove di sera le strade della città sono deserte per colpa del freddo pungente. Fino a quel momento, la serata è identica a tante altre che segnano la fine dell’inverno tedesco. Ma in un attimo cambia tutto: i pompieri della città ricevono una chiamata concitata. Devono accorrere al Reichstag, il parlamento, perché qualcuno ha appiccato il fuoco. Sulla scena, in un tempo troppo breve, giungono anche Adolf Hitler e Hermann Göring, che non perdono tempo a indicare i colpevoli dell’attentato: i comunisti. Nell’arco di poche ore, il segretario del sempre più potente partito nazionalsocialista chiede e ottiene lo stato di emergenza. E, nell’arco di pochi mesi, vince le elezioni con il 44 per cento delle preferenze. Ma chi ha ordito davvero la trama dell’attentato che ha innescato la concatenazione di eventi più tragica della storia dell’umanità? Chi era a conoscenza di questi piani? E chi, pur sapendo, non è intervenuto? O forse qualcuno ci ha provato? Qualcuno che ora vive a Vienna e si guadagna da vivere come custode; qualcuno che ogni volta che esce di casa deve lasciare un capello tra lo stipite e la maniglia della porta d’ingresso; qualcuno che nasconde una pistola sotto al cappotto. Qualcuno che era noto come commissario Sigfried Sauer della polizia di Monaco. Poche sere prima dell’incendio, Sauer è stato attirato a Berlino da una vecchia conoscenza, l’ispettore Karl Julian, il quale gli ha comunicato che Rosa, la donna di cui l’ex commissario è innamorato, si è unita alla Resistenza ed è sparita. Nella capitale, gli intrighi, gli assassini, i loschi giochi di potere, i tradimenti si moltiplicano mentre Sauer prova a rintracciare Rosa e a sciogliere le intricate trame tessute dalle forze politiche in lotta. Ad aiutarlo Johanna Tegel, l’unica donna operativa nella sezione criminale della polizia. Ma la Storia irromperà presto e con violenza nelle loro vite…
Emanuele Pettener, Floridiana, Arkadia Senza Rotta
Boca Raton, Florida, marzo 2016. In una lucente mattina tropicale Thomas, dentista in pensione, lascia la moglie April. Ne è innamorato appassionatamente, ma avverte con amarezza che il suo sentimento non è corrisposto. Rifugiatosi in un motel, ci racconta la storia della sua vita, trascorsa in perpetua ed elettrica tensione fra due passioni: l’amore intenso per la famiglia e quello altrettanto feroce – e continuamente frustrato – per la scrittura. Convinto che la moglie lo tradisca con il suo vecchio rivale Juan, ex compagno di studi in un corso di Creative Writing e ora ginecologo di April, Tom si unisce a tre amici e a un gruppo di ragazzi americani per una vacanza-studio a Venezia. Qui, in compagnia di una giovane argentina, stregato dalla sensualità della città e della sua nuova amica, esplora sensazioni mai provate e vive inattese avventure, fino al risolversi del mistero del tradimento di April. Floridiana è una commedia sul desiderio, sull’essenza magica e ridicola della nostra esistenza, un romanzo comico e tragico al contempo, dove, fra una spiaggia di sabbia dorata e un labirinto di umide calli, ogni lettore può ritrovare un po’ di se stesso.
338171 T.E. (Lawrence D’Arabia), Victoria Ocampo, Edizioni Settecolori
Nel 1942 Victoria Ocampo annuncia al suo amico Pierre Drieu La Rochelle l’intenzione di porre fine a una biografia del colonnello Lawrence: «In questo momento sono sposata con i Sette pilastri della saggezza e con le sue Lettere, che sto facendo tradurre. Ho già scritto un centinaio di pagine su quest’uomo che mi affascina. Vorrei farlo conoscere ai miei compatrioti e ci riuscirò! T.E.L. mi interessa profondamente perché arriva a conclusioni simili alle mie con un temperamento e per dei percorsi opposti ai miei. Everithing that is, is holy, tutte le cose che esistono sono sacre, come pensava Blake». Pubblicato in patria in quello stesso anno e poi in Inghilterra e in Francia nel 1947, 338171 T.E appare ora per la prima volta in traduzione italiana e per quanto nel mezzo secolo abbondante che ci separa da quella prima uscita la bibliografia intorno a Lawrence sia cresciuta a dismisura, insieme con la revisione storica sulla sua figura e sulla «rivolta araba», l’analisi dell’Ocampo mantiene una freschezza, frutto di un intuito squisitamente femminile, e una profondità che ne fanno un piccolo classico. «Forse il suo torto fu di crogiolarsi nel rifiuto. Ma possiamo chiamare torto ciò che senza dubbio fu il suo dharma? Come quella di Arjuna sul campo di battaglia, la sua anima era sgomenta. Niente poteva dissipare l’ansia che la paralizzava. Come Arjuna, Lawrence non desiderava più né vittoria, né regalità, né voluttà. Era un abitante delle grandi pianure. Ed è in questa regione, popolata di assenze, che ha avuto luogo il nostro incontro».
Libro “copertina”: Tamar Hodes, Un amore a Hydra, Scritturapura
Agli albori degli anni ’60 l’isola greca di Hydra è in fermento. Un gruppo di artisti arrivati da tutto il mondo si è stabilito in quel piccolo paradiso facendone il proprio quartier generale. Giunge sull’isola anche un giovane canadese, in fuga dalle soffocanti aspettative borghesi del suo ambiente di provenienza. E sarà proprio tra gli scrittori e i musicisti di quella piccola comunità bohémienne, e soprattutto accanto a Marianne Ihlen di cui si innamora perdutamente, che quel ragazzo troverà l’ispirazione per diventare Leonard Cohen. Una gardenia fresca posata tutte le mattine davanti alla macchina da scrivere scandisce quegli irripetibili anni d’amore, potenza creativa e immaginazione, prima che la giunta militare cominci ad allungare le sue ombre sul paese.
Anna Vinci, Omicidio di Stato. L’esecuzione di Luigi Ilardo e la testimonianza della figlia Luana, Chiarelettere
La confessione intima e inedita della figlia del boss Ilardo che fece scoprire il covo di Provenzano per poi essere abbandonato dallo Stato e in breve tempo giustiziato dai sicari della mafia. Quando suo padre morì, Luana Ilardo (nata nel 1980) aveva appena sedici anni. Fu lei a scendere per strada e a raccoglierlo tra le sue braccia la sera del 10 maggio 1996 (ricorre quest’anno il 25esimo anniversario dell’omicidio), poco prima che scattasse il piano di protezione a tutela sua e della famiglia. Il suo racconto ci commuove, perché oltre alla drammaticità della morte, la storia di Luana ci fa entrare dentro la mentalità e la vita quotidiana di una famiglia mafiosa, imparentata coi Madonia e a contatto con tutti i più importanti boss, compreso Provenzano. Il libro ha una prefazione del Colonello Michele Riccio.
Jérémie Moreau, Penss e le pieghe del mondo, Tunué
Dall’autore de La saga dei Grimr (Fauve d’Or nel 2018 come Miglior Album al Festival di Angoulême) e La scimmia di Hartlepool (Gran Guinigi a Lucca Comics), un nuovo avvincente racconto sul rapporto tra uomo e natura. Dal 13 maggio in libreria per Tunué Penssdi Jérémie Moreau, un graphic novel avventuroso e filosofico–graficamente superbo – ricco di suggestioni che tocca i temi dell’ecologismo e dell’evoluzione strizzando un occhio alle teorie di Leibniz e Deleuze. Una storia intrisa di spiritualità,ambientata in un’epoca lontana nella storia degli uomini ma capace di affrontare anche argomenti attuali come la condizione femminile, la solitudine, l’individualismo. Jérémie Moreau diventa un esploratore dei rapporti umani interrogandosi sul significato della genesi di una società. All’alba dei tempi, Penss trascorre le sue giornate contemplando e riflettendo sulla bellezza della natura. Rifiutato dal suo clan perché inattivo per la caccia, è costretto a sopravvivere da solo affrontando le insidie di un mondo selvaggio.Come la natura che, inevitabilmente, si piega in inverno e si dispiega in primavera, così la mente di Penss cambierà nel corso della storia: per lui inizierà una nuova vitae, di riflesso, un nuovo futuro per l’umanità.
Riccardo Calimani, La storia falsa. Origini e diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion, Collana digitale: iRèfoli Marietti 1820 – (Uscita: On line il 13 maggio)
I Protocolli dei Savi di Sion sono un falso documentale ideato dalla polizia segreta zarista per diffondere l’odio verso gli ebrei nell’Impero russo. Realizzati nei primi anni del XX secolo, ebbero notevole diffusione e purtroppo sono utilizzati ancora oggi in ambienti antisemiti. La prima versione apparve tra il 1919 e il 1921: 24 capitoli per un totale di un centinaio di pagine in cui si può cogliere una critica del pensiero liberale, ma soprattutto la descrizione di un complotto ebraico per conquistare il dominio del mondo. In Italia i Protocolli furono pubblicati nel 1921 su “La Vita Italiana” di Giovanni Preziosi e negli ambienti reazionari furono accolti con favore; in Germania diventarono uno strumento importante nelle mani di Hitler. In seguito, nonostante l’incredibile montatura fosse stata ormai svelata, i Protocollirimasero un’arma da usare contro gli ebrei anche in funzione antisionista e come arma propagandistica contro lo Stato di Israele.
Riccardo Calimani è tra i più noti storici dell’ebraismo italiano ed europeo, al quale ha dedicato numerose opere tradotte in vari Paesi. Ha lavorato in Rai come responsabile dei programmi televisivi e come direttore della sede di Venezia. Ha ricevuto il Premio Cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Premio Europeo per la Cultura.
Marina Visentin, Cuore di rabbia, Sem – Società Editrice Milanese
Giulia Ferro, giovane vicequestore, è tornata a vivere a Milano, città con cui ha un rapporto di odio e amore, dalla quale si era allontanata ma ora vede diversa. Si occupa dell’omicidio di una vedova benestante: il cadavere, parzialmente bruciato e decapitato, la riporta con la mente all’assassinio di una vecchia compagna di università, che era stata ritrovata carbonizzata sul lago Maggiore. Così, all’indagine ufficiale, ne affianca una privata che la rimette davanti al suo passato.
Sarah Langan, I buoni vicini, Sem
Benvenuti a Maple Street, un quartiere da cartolina alla periferia di Long Island, dove gli abitanti sono legati ad un’illusione di sicurezza in un mondo in rapida evoluzione. La normalità viene interrotta dall’arrivo di una nuova famiglia: Arlo Wilde, una rockstar, la moglie Gertie, ex reginetta di bellezza, la sfrontata figlia Julie e suo fratello minore Larry. I «diversi» in un mondo di uguali, i primi ad essere accusati non appena una tragedia sconvolge la quiete della comunità.
Enrico Brancozzi, Rifare i preti. Come ripensare i Seminari (Saggio introduttivo di Erio Castellucci), EDB
La tipologia classica della vocazione presbiterale cattolica è ancora affidata all’autocandidatura: è il singolo che si presenta e chiede di essere accolto per «farsi prete». Laddove la prospettiva fosse invece primariamente ecclesiale, sarebbe la comunità nel suo insieme che elegge un candidato e ne verifica la capacità per una sequela matura e responsabile. Ma oggi l’approccio non è di questo tipo: chi chiede di entrare in seminario ritiene più che sufficiente la propria disponibilità personale, vivendo spesso il percorso formativo come un test selettivo da superare. Partendo dall’attuale contesto di “fine della cristianità”, il volume esamina nelle sue linee fondamentali la struttura della formazione nei seminari, che è ancora quella impostata dal concilio di Trento (XVI secolo), e propone un’ipotesi diversa per l’itinerario formativo dei futuri presbiteri e, dunque, di un diverso modello di seminario.
Enrico Brancozzi, rettore del seminario di Fermo, insegna Cristologia, Antropologia ed Ecclesiologia all’Istituto Teologico Marchigiano. Licenziato in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito il dottorato presso l’Hochschule Sankt Georgen di Francoforte. Tra le sue pubblicazioni: Interlocutori di Dio. La teologia della grazia nel pensiero di Gisbert Greshake (Morcelliana 2005) e Un popolo nella storia. Introduzione alle questioni ecclesiologiche del concilio Vaticano II (Cittadella 2015). Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, è presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi e consultore per la Congregazione del clero.
Claudio Volpe, Oltre ogni cosa, Laurana Editore, collana Rimmel, 208 pp., 16,00 euro.
In questo romanzo lo scrittore etneo narra una toccante e commovente riflessione sul tema dell’eutanasia – una questione già affrontata dall’autore insieme alla scrittrice Dacia Maraini nel libro “Il diritto di morire” (2018, Sem ed.) –, sull’idea di famiglia, sul valore dell’amicizia, sulla disabilità e, soprattutto, sulla capacità di amare oltre ogni cosa, anche oltre la morte, come ben sintetizza la filosofa Michela Marzano, firma della postfazione del libro: «Claudio Volpe in Oltre ogni cosa non si esime affatto dall’affrontare questa questione e lo fa con un romanzo intenso e coraggioso che racconta un amore talmente grande da vincere ogni paura e pregiudizio. La libertà di morire in dignità può essere, dopo tanto dolore, un vero e proprio stato di grazia e la letteratura che si mette al servizio della società e di chi soffre ne diventa la principale custode».
Fino a che punto può arrivare l’amore? È questa la domanda che si pongono i protagonisti di “Oltre ogni cosa” – Alba e Pietro, Greta e Carlo – due coppie, due diversi destini che lo strano e imprevedibile gioco della vita ha unito, seppure in un modo cinico e inconsueto. Sono tutti e quattro innamorati dell’amore, della vita, sono desiderosi di crearne una nuova, di avere una propria famiglia da accudire e amare. Ma la sorte purtroppo ha in serbo per loro un disegno diverso, fatto di sofferenza e accettazione, di una nuova modalità di amare l’altro capace di superare i singoli egoismi in nome di quella libertà di scelta – di vivere o di morire – che appartiene ad ognuno di noi. Alba, Pietro e Carlo si troveranno a sperimentare una nuova quotidianità, a rimettere in piedi la propria esistenza in una continua lotta con il proprio Io, gli ideali, le speranze e le paure scatenate da una realtà inconcepibile e inconciliabile con il senso stesso della vita.
La capacità di amare senza alcun limite è l’arma capace di sfidare la morte, sembra dirci Claudio Volpe che con una scrittura generosa di sentimenti ed emozioni, offre al lettore importanti spunti di riflessione sul fine vita, ma anche sulle infinite opportunità che la vita stessa ci offre quando il mondo sembra crollarci addosso: una nuova famiglia, un’amicizia profonda e sincera, una vita che nasce, uno sguardo nuovo e consapevole verso il domani, ammirando il mare un’ultima volta.
«Il suo destino adesso è compiuto. Rivolge un’ultima volta gli occhi a Pietro e per l’ultima volta gli parla nel suo linguaggio muto eppure così assordante: raccontala al mondo questa storia, la storia della mia libertà. E continua ad amarmi per sempre». Alba è una splendida pianista quarantenne con il successo tra le mani sposata con Pietro, un affermato professore universitario di fisica, dal quale vorrebbe avere un figlio che però stenta ad arrivare. Ma se la maternità sembra un traguardo lontano, la sorte offre ad Alba un’altra possibilità: trasferirsi per sei mesi in Giappone per registrare un album e coronare la sua carriera di musicista. Ciò che la vita ti toglie ti viene restituito in altro modo, sembra dirle il destino, fino a quando durante un litigio in auto Alba e Pietro sono coinvolti in un devastante incidente che lascerà indenne l’uomo, mentre la donna si ritroverà il corpo completamente paralizzato. Il risveglio dal coma di Alba coincide con una nuova fase nella vita della coppia: le continue richieste di lei per essere lasciata morire, si scontrano quotidianamente con la caparbietà e l’ostinazione di Pietro che invece per la moglie farebbe qualsiasi cosa, anche assoldare un escort per soddisfare i bisogni sessuali di quella donna il cui corpo, un tempo così amato, fatica a riconoscere. Carlo è un ragazzo bello, muscoloso, intelligente e sensibile con un passato costellato da perdite affettive, tra cui quella di Greta, che per riuscire a mantenersi come artista si occupa di offrire prestazioni sessuali alle persone disabili. L’incontro con Alba sarà foriero della rinascita della donna che con il giovane stringe una profonda e sincera amicizia, sebbene il desiderio di morire non la abbandoni mai e sia consapevole della sofferenza inflitta a Pietro che, inerme, accetta questa situazione per amore di lei. Ma anche Alba non riesce a smettere di amare Pietro e dal suo letto prega che possa presto rifarsi una nuova vita: «Voleva essere generosa come lo era stato lui con lei. Perché lei lo amava alla follia, più di quanto avesse mai amato se stessa, e aveva capito che in nome di quell’amore non gli avrebbe mai negato la libertà». E così Pietro: «Così accettò la volontà di Alba, accolse quella ferita pensando che fosse la condizione necessaria per farsela entrare dentro ancora di più, come un vento caldo o un’infezione che si fa largo tra la carne sfrangiata».
Claudio Volpe nasce a Catania nel 1990. Con Il vuoto intorno (2011), candidato al Premio Strega, vince il Premio Internazionale Franco Enriquez. Con Stringimi prima che arrivi la notte (2013), candidato al Premio Strega, vince il Premio Napoli Cultural Classic ed è finalista al Premio Flaiano. Ricordami di essere felice (2015) si classifica terzo al Premio Piersanti Mattarella. Ha pubblicato con Laurana: Sotto un altro cielo (2016); La traiettoria dell’amore (2017), romanzo candidato al Premio Strega e tra i finalisti del Premio Brancati 2018. Nello stesso anno scrive insieme a Dacia Maraini Il diritto di morire. Inoltre, collabora con la rivista online “Mangialibri”.
Antonio Torresin, I pensieri della notte, EDB
«Tutto è iniziato quasi per caso. Durante il lockdown ogni sera recitavo la compieta camminando sul terrazzo che dà sul sagrato della mia chiesa; una vera fortuna in quei giorni. Una sera mi sono accorto che c’era un uomo che stava ritto, davanti al cancello del sagrato, con le mani levate in preghiera, guardando il portale della chiesa. Proprio in quel momento recitavo il salmo che dice: “Voi che state nella casa del Signore, durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore (Sal 134,1-2)”. C’è una preghiera che avviene fuori dal tempio, o sulla sua soglia, ogni sera; una preghiera di uomini e donne sconosciuti, ma che levano le loro mani verso il Signore».
Antonio Torresin, parroco di San Vito al Giambellino a Milano, si è occupato per quindici anni di formazione permanente del clero. Con EDB ha pubblicato La crisi come un’opportunità. Ripensare insieme le pratiche pastorali (2020) e, assieme a Davide Caldirola: Cafarnao. Il pane della fede (2011), I verbi del prete (22016), I sentimenti del prete (2014); I sogni del prete (2015), Un giorno in parrocchia (2017).
Come per Sem, anche Ianieri Edizioni esce con due titoli sempre giovedì 13 maggio.
Rosa Maria Di Natale, Il silenzio dei giorni
Peppino Giunta, siciliano di nascita e milanese d’adozione, nello spazio di una notte racconta il suo drammatico vissuto al capo della redazione dove lavora come correttore di bozze. Ma ricostruendo i dolori del passato nella sua Giramonte, paesino ai piedi dell’Etna brulicante di contadini orgogliosi e passioni umane troppo umane, aumentano le probabilità di perdersi tra apparenza e realtà. Quanto può far male il rifiuto della diversità? Può, almeno la morte, spegnere i vecchi rancori familiari? Il romanzo è liberamente ispirato al “delitto di Giarre” del 1980, che portò alla fondazione del primo nucleo di militanti gay e l’anno successivo, a Palermo, alla prima Festa nazionale dell’orgoglio omosessuale.
Rosa Maria Di Natale: «Nella Sicilia di oggi troppe fobie retrograde ostacolano la libertà d’amore»
Emilio Barbarani, Stelle lontane della croce del sud
«Si va via tutti, macchine e maestranze, si va in Argentina dove c’è terra e lavoro per ciascuno!». Nell’Italia del dopoguerra la crisi appare irreversibile, così la famiglia di Milo e gli altri dipendenti della Cotosan seguono l’invito del padrone e si imbarcano per l’America, ricolmi di speranze. Ma il “sogno americano” tramonta a Pedro Luro, el pueblo fantasma: non esistono alloggi, non esiste la fabbrica. Gli imprevedibili tornados e la persistente siccità rendono impossibili l’allevamento e l’agricoltura. La pampa sconfinata, simbolo di vuoto e solitudine per gli adulti, rappresenta però per i ragazzi un deserto brulicante di vita, un regno di libertà, teatro di eccitanti avventure: la caccia alle formiche culone antropofaghe e alle vizcachas, la fuga da fantasmi e ragni giganti, il morso letale della vedova nera, le esplorazioni coi peones… E poi l’incontro di Milo col lato oscuro di Dio, nel collegio salesiano di Fortín Mercedes, il continuo migrare dall’una all’altra estancia, gli ultimi giorni di totale isolamento e infine l’ennesimo sradicamento dall’uno all’altro continente e lo struggente addio a cani e cavalli, compagni di avventura… alle stelle lontane della Croce del Sud.
Sabato 15 maggio, torna in libreria una tra le maggiori penne italiane, che ha scelto l’autopubblicazione come stile editoriale.
Libro ‘contro copertina’: Paolo Sidoti, Voci nel Silenzio
È una raccolta di 12 racconti. Il pre order è iniziato il 25 aprile nello store on line di Amazon. Bartolo è un naufrago raccolto in mare da un barcone di migranti. Marcella trova la fuga dal suo matrimonio con la magia del cinema. Stefania è vittima della violenza di un mostro. Sergio e il suo amore cieco e malato. Marco e la sua ultima tappa vinta al Giro d’Italia. Ester e il suo domani svelato dai tarocchi. Biagio e la misteriosa ragazza con la Smart bianca. Adriano scoprirà nel futuro il prezzo della sua libertà. Rosaria e il suo quartiere che non esiste più. Alberto e Luca e le loro corse sulle orme di Caino e Abele. Nicuzza una storia che durata 60 anni, vista attraverso i suoi occhi di bambina. Stella e la sua rinascita dopo il Covid, all’alba di un amore sospeso.
I racconti hanno come tema dominante: l’incomunicabilità. Le “Voci nel silenzio” sono solitudini non ascoltate. Racconti che parlano di vite vere, vissute tra sogno e realtà. In questo periodo è come se alcune tristi realtà della nostra società, fossero scomparse e non esistessero più. La copertina con le cornici vuote riprende questo concetto: le violenze sulle donne; i barconi nel Mediterraneo e il traffico di esseri umani; i tossici che muoiono per un’overdose; mogli prigioniere tenute in ostaggio da mariti prepotenti; voci che attendono nel silenzio di sentirsi liberi.
Le voci dei racconti del libro sono tutte quelle che vengono considerate dalla nostra società “voci degli ultimi” e che purtroppo in questo periodo sono diventati ancora più “ultimi” di prima. Purtroppo sono realtà che non sono affatto scomparse. Sono state solo silenziate dalla pandemia!
Prima il Covid e adesso i Vaccini, stanno monopolizzando tutta l’informazione con i dibattiti televisivi, le pagine dei giornali, quelle su internet e dei i social hanno catalizzato l’interesse della gente. In questo paese che vive di rumori queste voci sono necessarie! Devono uscire dal silenzio nel quale sono state relegate. Scrivere è anche un impegno civile e sociale.
Domenica 16 maggio ancora EDB domina la scena.
Giuseppe Savagnone, Il miracolo e il disincanto. La provvidenza alla prova, Edb
Questo libro non pretende di dare risposte esaurienti alle domande che le donne e gli uomini di oggi – credenti e non credenti – si pongono su quanto sta accadendo nel mondo. Ai credenti queste pagine propongono una rilettura meno abitudinaria e meno distratta di un caposaldo della loro fede, la provvidenza, non per eliminare dubbi, ma per renderli fecondi stimoli alla riflessione personale. Ai non credenti esse si rivolgono nella convinzione che in ogni non credente si nasconde un non credente, e che, allo stesso modo, in ogni non credente si cela spesso un’inquietudine interiore che lo porta a non accontentarsi dei soli fatti e lo spinge a cercarne il senso. La visione cristiana della provvidenza non è certamente il punto di partenza di tale ricerca, ma potrebbe esserne il punto d’arrivo.
Giuseppe Savagnone è docente alla Scuola di formazione politica Pedro Arrupe di Palermo, alla Scuola superiore di specializzazione in bioetica e sessuologia dell’Istituto teologico San Tommaso di Messina e alla LUMSA di Palermo. Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della cultura dell’arcidiocesi palermitana, è editorialista dei quotidianiAvvenire e Giornale di Sicilia. Nel 2010 ha vinto il Premio Rocco Chinnici per l’impegno nella lotta contro la mafia. Con EDB ha pubblicato Il Vangelo nelle periferie. Comunicare la fede nella società liquida(22014); Il gender spiegato a un marziano (22017) e Cercatori di senso. I giovani e la fede in un percorso di libertà (22019).
Lunedì 17 maggio battesimo per “Augeo”, nuova rivista in casa Divergenze Edizioni, curata da Massimo Rovati e Monica Cerri e diretta da Antonina Nocera. Il primo numero di Augeo | dialoghi di scienze umane contiene un seminario a cura di Manuela Bianchi, Ignazio Licata, Loredana Lo Bianco, Marco Vagnozzi e Francesca Veltri sull’intervento di Adolfo Levi al Congrès Descartes di Parigi, il giorno 5 agosto 1937, dal titolo I rapporti tra la filosofia e la scienza nel pensiero contemporaneo. Nella propria riflessione l’autore spiega che la filosofia può insegnare alla scienza che valore di oggettività può accordare alle sue costruzioni, ma deve imparare dalla scienza a criticare i princìpi o le proposizioni che ha ammessi senza un esame sufficiente. La tavola rotonda non è quindi una sterile dicotomia, ma una discussione ad ampio raggio anche alla luce degli eventi degli ultimi mesi, e mette in luce in che modo, la filosofia e la scienza come approccio spirituale e materiale, possano integrarsi per dare al genere umano ciò che è necessario ed essenziale. «Scriveva Ginsberg che “Solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il caso”. Non sarà così, e nemmeno può esserlo, ma lo spirito non dovrebbe essere troppo diverso. Ai filosofi il compito di dare consistenza ai futuri possibili, e di spiegarci come siamo caduti così rapidamente in un Medioevo ad alta virtualizzazione».
Massimo Recalcati con Il grido di Giobbe pubblicato da Einaudi martedì 18 maggio chiude la nostra settimana di consigli. Il corpo di Giobbe e la sua anima sono lacerati dal male; «nudo e rasato», ricoperto di piaghe, cade nella cenere. La preghiera può prendere solo la forma acuta del grido rivolto a Dio: «perché a me? perché l’ingiustizia di tutto questo dolore?». Il male che si accanisce contro Giobbe non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto; non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell’etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica « dov’è il padre? » Domanda che sovrasta ogni possibile risposta. «Il dolore di Giobbe – come scrive Recalcati – non può essere ricondotto all’ordine del senso perché nessuna teologia, come nessuna altra forma di sapere, è in grado di spiegarne l’eccesso». Il grido di Giobbe accade quando le parole sono costrette al silenzio, spezzate dal trauma del male. Esso non è indice di rassegnazione ma di lotta e di resistenza. Dopo La notte del Getsemani e Il gesto di Caino, con Il grido di Giobbe continua l’intenso e sorprendente viaggio di Massimo Recalcati lettore della Bibbia, impegnato a rintracciare l’eredità piú profonda del pensiero psicoanalitico che si concluderà, a breve, con un’ampia e attesa opera.
Leggere per nomi d’edizioni è un grande fallimento: grandi autori si autopubblicarono. Prima il dato, dopo l’editore.
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