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La spiritualità di Dejanira Bada e il ritorno del Salone del Libro di Torino

Blog Dal 14 ottobre torna l'appuntamento con il Salone torinese dove saranno presenti anche il libro di Dejanira Bada, che con Giunti pubblica 'Il pensiero tibetano', e quello di Alessia Gazzola 'La ragazza del colleggio' edito da Longanesi. Tutte le novità in uscita nella settimana dal 12 al 18 ottobre

Settimana all’insegna del maggiore evento di incontri con il libro: torna dl vivo dopo la pandemia che lo scorso anno lo ha bloccato il Salone Internazionale del Libro di Torino. Tante case editrici siciliane, tanti autori siciliani presenzieranno e racconteranno le loro novità. Non manchiamo comunque con il nostro appuntamento settimanale, dal martedì 12 al lunedì 18 ottobre, per consigliarvi letture che troverete anche al Salone, ma non necessariamente. Non si perda tempo: fibrilliamo per presentarvele…

Martedì 12 ottobre è subito
Libro contro copertina

Alessia Gazzola, La ragazza del collegio, Longanesi 

Alice è tornata dopo un intenso periodo vissuto a Washington insieme a Claudio Conforti, e c’è una ragione precisa dietro la decisione della coppia più scintillante della medicina legale. Per Claudio, infatti, questa è l’occasione della vita: la Wally sta per andare in pensione e la corsa alla successione in qualità di direttore dell’istituto sembra aperta e subito chiusa: CC appare come la persona ideale per assurgere al ruolo di nuovo «Supremo» dell’istituto. Ma, mentre lo scatto di carriera di Claudio, contro ogni previsione, si rivela tutt’altro che facile, Alice – ora medico legale praticante a tutti gli effetti – si trova coinvolta non in uno ma in ben due casi che presto si dimostrano in grado di mettere alla prova il suo ben noto fiuto investigativo. Da un lato, l’incidente stradale di cui è vittima una giovane studentessa di un prestigioso collegio potrebbe nascondere qualcosa di più terribile della semplice fatalità, anche perché il colpevole è fuggito e sembra impossibile stanarlo. E dall’altro c’è di mezzo un bambino.

Roberto Saviano, Asaf Hanuka, Sono ancora vivo, Bao Publishing
Un racconto onesto, sincero e senza filtri in cui per la prima volta Saviano rivolge il suo sguardo indagatore verso il soggetto più difficile: se stesso.
Nel 2006 gli dissero che avrebbe vissuto sotto protezione per qualche settimana, ma da quel giorno la vita di Roberto Saviano è cambiata per sempre. Questo è il racconto di un sopravvissuto che si rifiuta di arrendersi. Magistralmente illustrato dal pluripremiato fumettista e illustratore israeliano Asaf Hanuka, Sono ancora vivo è un racconto onesto, sincero e senza filtri in cui per la prima volta Saviano rivolge il suo sguardo indagatore verso il soggetto più difficile: se stesso.

Sarah J. Maas, Il regno di cenere, Mondadori 

Aelin ha rischiato tutto per salvare il suo popolo, ma ha pagato un prezzo altissimo: è stata rinchiusa in una bara di ferro dalla regina Maeve, costretta a sopportare mesi di torture se non vuole condannare coloro che ama. Ma anche la sua forza e la sua determinazione iniziano a incrinarsi. Non è l’unica a dover combattere per assicurarsi un futuro, mentre i fili del destino dei vari personaggi si intrecciano inesorabilmente.

 

 

 

Mercoledì 13 ottobre è 

Libro Copertina

Dejanira Bada, Il pensiero tibetano, Giunti


Dopo innumerevoli pellegrinaggi, anni di studio, di ricerca, di pratica, sto ancora rincorrendo l’elefante. Ma certi giorni riesco a raggiungere un diffuso senso di pace e la mente mi appare come un limpido cielo: allora mi sembra di non aver bisogno di altro.
In Tibet shiné è la pratica del Calmo dimorare, nonché il nome di un famoso dipinto che raffigura un monaco nell’atto di inseguire un elefante nero, ovvero la sua mente. L’inseguimento consiste in nove stadi, che lo condurranno infine alla meditazione lhakthong, la pratica della visione profonda o analitica, che ha inizio con il decimo e undicesimo stadio e che gli consentirà di raggiungere l’illuminazione. Ci muoviamo nel testo seguendo tale sentiero. A piccoli passi sul tetto del mondo. Che cosa ci rimane del Tibet dopo il cammino? Di cosa possiamo fare tesoro? Oggi la meditazione sta entrando sempre di più nella vita di noi stressati occidentali. Ricordiamo però di portare sempre il dovuto rispetto: cerchiamo d’informarci e di non praticare solo per raggiungere obiettivi egoistici. Integrando la meditazione nella nostra quotidianità possiamo infatti ottenere benefici non solo per noi stessi, ma anche per gli altri e per il mondo.

L’autrice
Milanese d’adozione, nata a Jesi nel gennaio del 1984. L’amore per la lettura arrivò grazie al padre. “Per il mio quattordicesimo compleanno mi aspettavo la biografia di Kurt Cobain e invece ricevetti Il giovane Holden di un certo Salinger“. Dopo la maturità si trasferisce a Londra per migliorare l’inglese, e una volta tornata studia filosofia. “Durante l’adolescenza ho sempre avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa, fino a quando ho cominciato a scrivere la mia prima storia”. A vent’anni inizia a scrivere un’autobiografia prendendo spunto dai suoi diari. Ne venne fuori un libro di 382 pagine dal titolo Generazione in analisi che poi cambierà in Non avere fretta. Sarebbe stato il suo primo romanzo, se nonché finì nel cassetto mai più riaperto.  “Fu una grande scuola di scrittura e di vita, un percorso di psicanalisi”. Nel 2008 inizia a dedicarsi a tempo pieno al giornalismo come critica musicale e d’arte. Pubblicista dal 2011, iscritta all’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Oggi scrive per la rivista culturale Pangea.news, L’intellettuale dissidente, Yoga Journal (cartaceo), e sono l’autrice della rubrica Interna-mente su Il Giornale Off. A marzo 2017 esordisce alla narrativa con Il silenzio di ieri, pubblicato da Koi Press, ripubblicato da CTL Editore Livorno a luglio 2021.  A dicembre 2018 esce Storia di un uomo vescica,per la catanese Villaggio Maori Edizioni. Questo secondo romanzo segna il trionfo e l’affermazione della jesina, che vince:
Premio Presidente della giuria all’Etnabook festival internazionale del libro e della cultura.
Premio della critica al Premio Letterario città di Siena.
Secondo premio al Concorso Letterario Nazionale “Un libro amico per l’inverno”.
Secondo premio al Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana.
Vincitore della medaglia e menzione al Concorso Letterario Città di Grottammare.

Jan Brokken, L’anima delle città, Iperborea

La Parigi di Satie, la Amsterdam di Mahler, la Bologna di Morandi, la Cagliari di Eva Mameli Calvino e tante altre. Storie, ritratti d’artista, reportage, in una sentimentale flâneurie metropolitana dall’autore di Anime baltiche e Bagliori a San Pietroburgo.

Bibliofilo, esploratore, flâneur, avventuriero, esteta, fine osservatore, paziente ascoltatore, turista. Jan Brokken ha dedicato la vita a inseguire le sue passioni: arte, poesia, musica, architettura. Ma soprattutto è uno scrittore che ha messo il suo prodigioso talento ritrattistico al servizio dei grandi uomini e delle grandi donne che di queste arti sono stati i massimi interpreti del Novecento. In un viaggio attraverso il tempo e i continenti, Brokken accompagna il lettore a passeggio tra le vie, le strade, le case che li hanno ispirati. La Bologna di Giorgio Morandi, la Venezia di Giovanni Bellini alla ricerca del rilegatore Paolo Olbi, la Düsseldorf dell’artista Joseph Beuys, la Parigi del compositore Erik Satie. Ad Amsterdam sulle tracce di Mahler, fino a Cagliari alla scoperta di Eva Mameli Calvino – madre di Italo – illustre naturalista e prima donna a dirigere un Giardino botanico in Italia. È sempre da un particolare, da un dettaglio spesso sfuggito ai biografi, dall’osservazione di uno scorcio, che Brokken riesce a infondere vita nuova e un itinerario inconsueto a strade già battute. Un compendio di brevi storie, tra il reportage e l’acquerello, che fanno capire il legame indissolubile tra la creazione e il luogo dove si origina e insieme vanno a ripercorrere un’educazione artistica e sentimentale.

Giovedì 14 ottobre si apre
Il Salone Internazionale del Libro di Torino

(Clicca sul banner di seguito, per leggere il programma ufficiale)

Mario Cereghino, Giovanni Fasanella, Rosario Priore, Il libro nero della Repubblica italiana. La guerra clandestina e la strategia della tensione dalla fine del fascismo all’omicidio di Aldo Moro, Chiarelettere
Una raccolta che riunisce Intrigo internazionale (Fasenella – Priore, 2010), Il golpe inglese (Cereghino – Fasanella, 2011), Il puzzle Moro (Fasanella, 2018) e Le menti del doppio Stato (Cereghino – Fasanella, 2020), quattro libri fondamentali per comprendere la complessità dei contesti internazionali che fecero da sfondo agli anni di piombo. Le inchieste di Rosario Priore, il magistrato che si è occupato degli episodi più gravi di terrorismo politico, Mario José Cereghino, saggista ed esperto di archivi anglosassoni, e Giovanni Fasanella, giornalista e autore di numerosi libri sulla storia “invisibile” della Repubblica italiana, qui riproposte in ordine cronologico, sono il frutto di un’indagine condotta in alcuni fra gli archivi più importanti del mondo (a cominciare da quello britannico di Kew Gardens). Ecco qui spiegato perché la Repubblica italiana è stata segnata da terrorismo, tentativi di golpe, servizi segreti deviati, stragi e un’infinita serie di eventi tragici mai veramente chiariti. Una vera e propria guerra clandestina combattuta dai nostri stessi alleati inglesi, americani e francesi.

 

Hannah Arendt –Hermann Broch, Carteggio 1946-1951, Marietti 1820
Hannah Arendt e Hermann Broch si incontrano per la prima volta nel maggio 1946. Lui ha sessant’anni ed è uno scrittore affermato, lei quaranta e deve ancora pubblicare i suoi libri più importanti. Entrambi provengono da famiglie ebree assimilate, hanno subito l’odio razziale nazista e infine trovato in New York la prima tappa del loro esilio americano. Nonostante il leggendario fascino di Broch, l’incontro con Hannah Arendt non porta né a una storia d’amore, né a una fugace avventura, ma ad un’intensa amicizia dell’anima e dello spirito, non passionale e sempre attentamente controllata, come testimonia questo Carteggio tra la filosofa tedesca e lo scrittore austriaco. Broch era affascinato dal coraggio e dall’energia intellettuale della Arendt, la quale considerava La morte di Virgilio una delle più importanti opere letterarie della modernità, punto di congiunzione tra i romanzi di Proust e di Kafka. La corrispondenza getta luce sulle condizioni dell’esilio nei primi anni del secondo dopoguerra e presenta dibattiti su Albert Camus e Arthur Koestler, sulla situazione tedesca, su filosofi come Martin Heidegger e Karl Jaspers, sul tema dei diritti umani, in quegli anni oggetto dell’attenzione dei due interlocutori.
Gli autori
Hannah Arendt (1906-1975), ebrea tedesca allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers, è tra stata tra le più originali intellettuali della seconda metà del Novecento. Tra le sue opere più importanti tradotte in italiano: Vita Activa (Bompiani, 2000), Le origini del totalitarismo (Einaudi, 2009), Sulla rivoluzione (Einaudi, 2009), La banalità del male (Feltrinelli, 2013), La Vita della mente (Bompiani, 2017) e La menzogna in politica (Marietti 1820, 2018).
Hermann Broch (1886-1951), scrittore austriaco, è un classico del Novecento e uno dei più acuti interpreti della disgregazione dei valori nella società contemporanea. Tra le sue opere disponibili in italiano: la trilogia narratriva I sonnambuli , pubblicata da Einaudi e Adelphi, Hofmannsthal e il suo tempo(Adelphi, 2010), La morte di Virgilio (Feltrinelli, 2016), Il racconto della serva Zerlina (Adelphi, 2016) e Il kitsch (Abscondita, 2018).

Daniel Woodrell, Addio, sweet mister, NN Editore
Dopo La versione della cameriera e Tomato Red, Daniel Woodrell torna con il terzo libro di una trilogia  in cui interpreta l’eredità dei grandissimi autori americani attraverso una lingua incalzante e poetica.

“Woodrell ha raggiunto quasi la perfezione stilistica: lingua, trama, personaggi e temi sono gestiti in modo magistrale.” (NEW YORK TIMES BOOK REVIEW)

“Un romanzo crudo, poetico e conturbante.” (LOS ANGELES TIMES)

Shuggie è un tredicenne sovrappeso e solitario; vive ai margini di West Table con la madre Glenda e si occupa del cimitero locale. Il patrigno Red, uomo ottuso e brutale che vive di piccoli crimini con assoluta disinvoltura, gli impone di rubare medicinali nelle case di gente ricca e malata. Glenda è l’unica scintilla di bellezza nella vita di Shuggie: la donna, sensuale e appariscente, tratta il figlio come il fidanzato che avrebbe sempre voluto, lo chiama affettuosamente “Sweet Mister” e gli promette un futuro migliore. Un giorno arriva Jimmy Vin Pearce, smagliante a bordo della sua Thunderbird verde, che convince Glenda di poter davvero cambiare vita. Ma Shuggie si infiamma di un’accecante gelosia, che minaccia di inghiottire le loro vite. Dopo La versione della cameriera e Tomato Red, Daniel Woodrell torna a WestTable, dove i bambini crescono in fretta e gli adulti cercano le tracce dell’innocenza perduta sul fondo di un bicchiere di bourbon. Addio, Sweet Mister è una storia amara e commovente, in cui con memorabile saggezza Daniel Woodrell mostra la tenace ambiguità delle passioni familiari, e le precarie linee di confine tra l’amore e la violenza. Questo libro è per chi vive con stile anche i momenti più insignificanti, per chi vorrebbe sprigionare un urlo a lungo soffocato, per chi sa che le more più dolci sono quelle circondate da migliaia di spine, e per chi respirando la speciale energia dell’alba ha sognato a occhi aperti un futuro di insolite meraviglie.

L’autore
Daniel Woodrell (1953) è considerato uno dei maggiori scrittori americani viventi. I suoi libri hanno ottenuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Pen Award, l’International Imac Dublin Literary Award e il Sundance Film Festival Award per l’adattamento cinematografico del suo libro Un gelido inverno. Ambienta sempre le sue storie a West Table, Missouri, nei panorami dei monti Ozark. Dopo La versione della cameriera (NNE 2019) e Tomato Red (NNE 2020), Addio, Sweet Mister chiude la Serie di West Table: in appendice, una postfazione a cura di Serena Daniele, un viaggio nei luoghi narrativi delle trilogie pubblicate da NNE.

Ingebjørg Berg Holm, La rabbia dell’orsa, Carbonio

Nella migliore tradizione letteraria nordica, sulle orme di bestseller come Il senso di Smilla per la neve e di grandi autrici come Camilla Läckberg, La rabbia dell’orsa è un ecothriller psicologico oscuro e potente, che indaga le conseguenze devastanti dell’incuria verso la natura, il contrasto tra istinto animale e sovrastrutture culturali, il dilemma della maternità tra desiderio e rifiuto, le difficili dinamiche di coppia.

Quel luogo è ancora dentro di me, senza che possa spiegarne il perché. È come se mi avesse riempito di qualcosa. Di luce, forse. La luce bianca e forte che proviene dal cielo e dalla neve. E poi il fatto di sapere che ci si trova ai margini della civilizzazione, al limite più estremo di ciò che l’essere umano può sopportare.

Njål e Nina sono glaciologi, ricercatori al Centro sui Cambiamenti Climatici di Bergen, in Norvegia. Entrambi lavorano sul prestigioso progetto PULS, che monitora la velocità di scioglimento di un ghiacciaio situato nelle isole Svalbard. Ed entrambi desiderano enormemente un posto nella spedizione scientifica che si recherà proprio in Artide per una ricerca sul campo: Njål ha ricordi romantici di gioventù, mentre per Nina questo estremo avamposto civilizzato al nord del mondo è un crocevia fondamentale nella storia della sua famiglia.
Ma l’ambito lavorativo non è l’unico campo di battaglia che li vede su fronti opposti: i due hanno infatti avuto una relazione, prima tenuta segreta ai colleghi dell’università, poi naufragata miseramente in un vortice di incomprensioni che sembrano impossibile da ricucire, e adesso si contendono la custodia della figlia Lotta. Per lei sono disposti a tutto, in un conflitto senza esclusione di colpi in cui le accuse reciproche si alternano a comportamenti irrazionali e distruttivi.
E su questo sfondo Sol, l’ex moglie di Njål, reduce da una gravissima depressione dovuta ai continui aborti spontanei, li segue ossessivamente come un’orsa furiosa, decisa a proteggere Lotta come se fosse figlia sua, anche a costo di frapporsi fra lei e i suoi genitori naturali…

Ne La rabbia dell’orsa vengono alla luce tematiche altrimenti nascoste sotto il tappeto della morale e del decoro, quali la depressione post-partum e le conseguenze pericolose che può avere sulla psiche, ma anche il peso scellerato che grava per convenzione sulle spalle delle donne, troppo spesso abbandonate a se stesse nei primi mesi di vita del neonato.
Ingebjørg Berg Holm smonta l’archetipo primigenio e universale della maternità, in un mondo dove l’unico femminile accettato è quello materno e confuta l’alone di venerabilità attorno al vissuto riproduttivo. L’autrice diverge dallo sguardo severo e giudicantecomunemente riservato alle donne che non mostrano in modo convenzionale l’istinto materno.

Con grande maestria, l’autrice trova il giusto equilibrio tra suspense e dramma umano trascinando il lettore in una spirale di psicosi sempre più profonda. Attraverso la trovata narrativa del triplice punto di vista, Holm confonde le acque, ribalta le certezze che il lettore si era costruito pagina per pagina, fino a mettere in dubbio ogni dettaglio, ogni pensiero. Ne risulta una narrazione incredibilmente coinvolgente, che intrattiene e fa riflettere, scardinando la moralità polarizzata tra bene e male e aprendo la strada a tutta una scala cromatica intermedia, in cui ciò che conta sta nelle sfumature.

Speciale Il Saggiatore

 

Loredana Lipperini (a cura di), Le scrittrici della notte, Il Saggiatore
Cimiteri infestati, bare inchiodate troppo in fretta, corpi palpitanti di terrore, simulacri in cui albergano divinità intrappolate e spettri assassini di donne innamorate. Loredana Lipperini indice una seduta spiritica e chiama a raccolta le scrittrici della notte: donne che hanno sfidato il canone letterario, che si sono cimentate con il fantastico e con il perturbante e ancora terrorizzano chi mette gli occhi sulle loro pagine. La corona di racconti composta da Loredana Lipperini mostra tutte le sfumature nella palette del buio letterario. Troviamo il gotico spettrale di Carolina Invernizio e Marchesa Colombi, la tensione al sublime e all’eroico di Paola Masino, il fantastico frammisto al folklore di Grazia Deledda e Matilde Serao, la fusione di ricordo e fantasticheria di Anna Maria Ortese, la visionarietà poetica di Gilda Musa e Chiara Palazzolo – due autrici che hanno scardinato i cancelli della letteratura di genere e che, come Paola Capriolo, hanno saputo aprire il fantastico a nuove, contemporanee vastità. Instancabile esploratrice di libri, Loredana Lipperini scava nella terra del nostro passato letterario e ne riemerge con nuove possibilità per il lettore del presente e del futuro, componendo con Le scrittrici della notte l’antologia definitiva dell’orrore al femminile; il canone inverso dell’inquietudine più dolce e terribile che la nostra letteratura abbia conosciuto.

Emanuele Biggi, Micromondi. Storie di animali, piante e forme di vita nascosti in luoghi irraggiungibili o dietro la porta di casa, Il Saggiatore
Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, la natura è un’esplosione di creatività e bellezza. E se per gli «infinitamente» servono attrezzature sofisticate in grado di cogliere macrostrutture e dettagli invisibili, i nostri occhi e una mente capace di lasciarsi meravigliare sono lo strumento
più potente per avvicinarci ai mondi incredibili che brulicano di vita attorno a noi, anche sotto lo zerbino di casa. In questo reportage scientifico e autobiografico Emanuele Biggi, uno dei più noti divulgatori naturalistici italiani, è la nostra guida ai Micromondi, alla scoperta degli organismi più nascosti della Terra. La lucertola che viveva sul balcone di casa sua quando era bambino, il rospo adulto che ha incontrato in campeggio, le vespe studiate sui libri,
dai meccanismi vitali tanto precisi quanto letali, sono stati fra i primi e più significativi incontri di Biggi, che, sedotto, ha deciso di dedicare la sua vita alla biodiversità del nostro pianeta. Dall’ambiente che circonda casa sua alle dune del Namib, fino al sottobosco del Borneo, Biggi ci presenta le
piccole creature che ha incontrato nei suoi viaggi intorno al globo, ce ne racconta abiti e abitudini come se fossimo accanto a lui: scrutiamo ragni dalle abilità predatorie inarrivabili, chiocciole ipogee dall’appetito formidabile, l’accoppiamento di due geotritoni che respirano attraverso la pelle; ci incantiamo davanti a fiori che sono formicai, orchidee che sembrano api, piante carnivore nelle cui corolle piene d’acqua i girini sguazzano in attesa della metamorfosi.
Micromondi è un invito ad ammirare lo sconcertante e l’insolito che si annida soprattutto dove siamo certi che non ci sia nulla da guardare.

Edwin Gale, La specie che cambia se stessa. Come l’abbondanza ha plasmato l’essere umano e continua a farlo, Il Saggiatore
Le altre specie si adattano all’ambiente circostante, l’umanità no. L’umanità crea intorno a sé il proprio ambiente, lo plasma e lo modella usando la scienza e la tecnologia per adattarlo alle proprie necessità. E nel far questo, modifica inesorabilmente il proprio fenotipo, cioè quell’intreccio di caratteristiche genetiche e ambientali che cambiano il nostro aspetto fisico e la nostra mente. Risultato? Siamo una specie che ha creato per se stessa la massima prosperità, diventando sempre più alta e robusta, più sana e longeva. Siamo diventati più empatici e più intelligenti, e questo ha modificato profondamente le nostre società. Abbiamo raggiunto standard di vita e performance fisiche sempre migliori. Intrecciando medicina, biologia, storia e antropologia (oltre a una scrittura estremamente affascinante), Edwin Gale ripercorre la storia dell’evoluzione umana, la storia di come sono cambiate le nostre vite, le nostre menti e la nostra produzione, e spiega come non siamo ancora una specie del tutto addomesticata. Ma questa è una fortuna: continueremo a evolvere per il meglio proprio grazie alla nostra
capacità di pensare liberamente e non sottoporci a una gerarchia. Di rimanere, insomma, un po’ selvaggi.

Alberto Dalmasso, Vivi smart, Perché il denaro può dare vita a una rivoluzione e come fare per metterla in atto, Il Saggiatore
Pensateci. Qual è lo strumento che usate di più nella vita di tutti i giorni? No, non è lo spazzolino, né l’automobile, e nemmeno la moka. È qualcosa allo stesso tempo di immateriale e di tangibile, che può essere contenuto in un caveau gigantesco o in una piccola tasca, sotto forma di numeri binari o di cilindretti dorati. Qualcosa, soprattutto, che vi permette di accedere a cibo e medicine, concerti e gite fuori porta, libri e serie tv; salute e felicità. Si tratta del denaro, uno degli strumenti tecnologici più rivoluzionari della storia dell’uomo: ricordarlo sarà sempre più importante nei prossimi anni per lo sviluppo della società. Perché il denaro, nel suo accumulo, non ha alcun valore; ha valore solo nell’utilizzo. Da questa considerazione parte Alberto Dalmasso, co-fondatore e ceo di Satispay, per guidarci a una visione innovativa del denaro che è anche una filosofia di vita e di relazione con il mondo. Alternando le proprie riflessioni al racconto della
nascita e della straordinaria affermazione di Satispay, spunto dopo spunto Dalmasso ci sfida a reimmaginare il nostro quotidiano, a dare vita a nuovi spazi di lavoro, nuove procedure per scambiare idee e informazioni, nuove forme di azienda completamente diverse da tutto ciò che è esistito sinora. Per
creare modi di pensare e agire sempre più efficienti, rapidi e convenienti per tutti; in una parola, sempre più smart.
Vivi smart è insieme un pamphlet critico, un manifesto e una storia di successo scritta per ispirare altre storie di successo. Un invito a rivolgersi con sguardo nuovo agli inerti bacini di risorse – mentali, economiche, progettuali – che ci circondano e ad aprire finalmente le chiuse, perché quelle potenzialità si mettano in movimento trasformandosi in energia, intuizioni, ambizioni; in una rivoluzione che, come un fiume inarrestabile, ci trasporti in un mondo nuovo.

15 ottobre

Enrico Morovich, La Morte in pantofole racconti brevi a cura di Francesco De Nicola, Gammarò
Nel panorama piuttosto uniforme della narrativa italiana, per lo più oscillante tra rappresentazione del vero, voli di fantasia e sperimentazione, il nome del troppo poco conosciuto Enrico Morovich (Fiume 1906-Lavagna 1994) spicca per una sua indiscussa originalità come autore di racconti brevi giocati tra l’ironico e il macabro. Con le sue brevi prose, dove i protagonisti sono spesso oggetti animati o animali parlanti, aveva conosciuto un periodo di grande successo negli anni Trenta, quando la sua firma appariva frequentemente su numerosi quotidiani e settimanali di grande diffusione. Il massimo riconoscimento le ebbe da uno dei maggiori critici italiani, Gianfranco Contini, che nella sua antologia di racconti surreali (Italie magique, 1946 poi tradotta nel 1988) lo inserì affianco a narratori di grande successo come Bontempelli, Palazzeschi e Moravia. Nel dopoguerra Morovich continuò a scrivere i suoi straordinari racconti brevi e anche alcuni romanzi come Piccoli amanti che nel 1991 fu finalista al premio Strega. In questo libro si ripropongono ora, a cura di Francesco De Nicola, i cinque racconti inclusi da Contini nella sua antologia e altri scritti nella seconda metà del Novecento che ribadiscono la forte originalità della sua narrativa breve. Nel 1993 raccolse nel volume Un Italiano di Fiume le sue memorie giovanili ambientate in quella terra istriana dalla quale fu esule dal 1950.

L’autore
Enrico Morovich nato a Sussak, sobborgo di Fiume quando la città fa ancora parte del Regno d’Ungheria (nel quadro dell’Impero Austroungarico), Enrico Morovich prende nel 1924 il diploma di ragioneria, impiegandosi successivamente prima in Banca d’Italia, poi presso i Magazzini generali. Nel 1929 conosce Alberto Carocci che gli apre le porte di Solaria e La Fiera Letteraria, con le quali inizia a collaborare. È del 1936 la sua prima, significativa, creazione letteraria, L’osteria sul torrente, che viene pubblicata da Solaria. Seguiranno Miracoli quotidiani (1938), I ritratti nel bosco (1939), Contadini sui monti (1942) e L’abito verde (1942). In quegli anni lo scrittore pubblica saggi e racconti anche ne Il Selvaggio e in Oggi. Gli ultimi anni di guerra e i primi del dopoguerra, particolarmente cruenti per Fiume e per tutta la Venezia Giulia, interromperanno per alcuni anni la propria attività letteraria, che riprenderà solo nel 1962, con Racconti e Fantasie. Nel 1950 lo scrittore decide di abbandonare la propria terra di origine, che nel frattempo è passata alla Jugoslavia (1947) ed emigrare in Italia. Dopo aver vissuto per alcuni anni in varie città italiane, a Napoli, Lugo, Viareggio, Busalla e Pisa, si stabilisce a Genova nel 1958, dove risiederà per oltre trent’anni. A Genova torna a pubblicare, dopo tredici anni di silenzio, romanzi e racconti, fra cui: Il baratro (1964), Gli ascensori invisibili (1981), I giganti marini (1984), Piccoli amanti (1990). Inizia anche collaborare con la rivista “Il Mondo”. Nel 1990 si trasferisce nella zona di Chiavari-Lavagna, dove si spegnerà, ottantasettenne. Un anno prima di morire pubblica Un italiano di Fiume (1993), commossa rievocazione della propria città d’origine e delle proprie vicissitudini in terra italiana. Lo scrittore fiumano ci ha lasciato anche alcuni originalissimi disegni, esposti al pubblico, nel 1985, a Genova.

 

Claudia Berton, Il confine inventato. Viaggio tra India e Pakistan da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan, Oltre Edizioni
Dopo Passaggi in Grecia, Oltre edizioni vi accompagna in un altro “passaggio” con la sua autrice, Claudia Berton, straordinaria viaggiatrice. Questa volta scopriremo le strade dell’India e del Pakistan, muovendoci lungo il “confine inventato” tra i due paesi, semmai questo abbia senso di esistere, frutto com’è di una separazione dello stesso popolo, diviso soltanto dalla religione, indù per gli indiani, musulmana per i pachistani. Del come e del perché, della loro storia e dei protagonisti di essa, il libro ci dà una testimonianza vivida e talvolta di prima mano, maturato com’è nel corso dei viaggi dell’autrice nel subcontinente, l’ultimo in compagnia della nipote Caterina a cui il libro è dedicato. Come già negli altri libri dell’autrice, anche in questo caso la conoscenza dei luoghi è intrinsecamente legata alle impressioni ed emozioni provate a contatto con una realtà la cui descrizione, se basata sulle sole informazioni distillate da una seppur vastissima bibliografia, sarebbe priva di quel pathos che è la forza di queste pagine che ci conducono per mano da Akhbar a Narendra Modi e Imran Khan. (Diego Zandel)

L’autrice
Claudia Berton, veneta di origine, dopo aver insegnato per più di vent’anni lingua e letteratura inglese al Liceo, ha deciso di cambiare vita e diventare scrittrice a tempo pieno, realizzando così il suo sogno di sempre. È un’appassionata viaggiatrice e studiosa di storia e cultura dei paesi mediorientali e di letteratura di viaggio. È relatrice di conferenze, riguardanti i suoi studi e le sue passioni, per varie istituzioni culturali. Ha già pubblicato undici libri: Sulle vie del Levante: alla ricerca di lady Hester Stanhope (Stampa Alternativa), Frontiere di Sabbia: da Palermo a Samarcanda (CdA & Vivalda), Ponti sull’Egeo: Viaggi e Storie tra Grecia e Turchia (Diabasis), Cavalieri del Deserto: la nipote di Byron dall’Inghilterra vittoriana alle sabbie arabe (Irfan), Gli Spinosi Cactus di Palestina e Israele (Zambon), Nel mondo alla rovescia: appunti da un ambulatorio per immigrati (Zambon), Tra Ares e Afrodite: Viaggi e Storie dal Mediterraneo al Mar Nero (Prospettiva), Terrorismo: come è NATO e chi lo USA (Dissensi), Il viaggiatore insolito (Alpine Studio). Viaggi nella Grande Guerra. Da Sarajevo a Gallipoli, dalle Fiandre alla Galizia, dall’Isonzo a Versailles (Unicopli). Per Oltre edizioni ha pubblicato Passaggi in Grecia. Sulle tracce della Storia moderna (2019).

Fabrizio BenenteSan Nicolao di Pietra CòliceIndagine archeologica su un caso di omicidio. Morte violenta e “mala morte” nella Liguria medievale (Testi di Fabrizio Benente, con contributi di Monica Baldassarri, Antonio Fornaciari e Andrea Pollastro), Oltre Edizioni
Il caso di omicidio che è al centro di questo libro è destinato a rimanere irrisolto, come accade nei “cold case” delle serie televisive più seguite. Tuttavia, l’archeologia e le scienze applicate hanno permesso di comporre un identikit completo dell’individuo assassinato, grazie allo studio della sepoltura che è stata rinvenuta nel corso degli scavi dell’ospitale “di passo” di San Nicolao di Pietra Colice (GE). È, quindi, possibile ricostruire parzialmente la sequenza di azioni che hanno portato al decesso e al seppellimento. Si è trattato di un omicidio cruento, perpetrato in una zona isolata ed impervia, adatta ad un agguato. Ha le caratteristiche di un delitto d’impeto, come può accadere nel caso di una vendetta, di una faida, di un omicidio passionale, o di una rapina.

Gli episodi di morte violenta e i decessi avvenuti in prossimità di “luoghi di strada” della Liguria medievale non sono rari. Guerra, brigantaggio, ma anche malattia e morte accidentale colpivano chi si trovava in viaggio lungo le aspre vie montane e in prossimità dei valichi transappenninici. Condurre un’indagine archeologica su un caso di morte violenta è una preziosa opportunità per prendere nuovamente in esame i dati dello scavo di San Nicolao di Pietra Colice e intraprendere nuovi percorsi di ricerca, attraverso le fonti documentarie e altre testimonianze materiali.
L’indagine archeologica, per sua natura e per metodo, non è diversa da un’attività investigativa: parte dall’analisi del contesto, dalla lettura e dalla raccolta delle tracce/indizi e dei reperti, fa ampio utilizzo di risorse informatiche e di esami di laboratorio, elabora interpretazioni e ricostruzioni, utilizzando le doti di intuizione e deduzione del ricercatore/detective. Trattandosi di un’investigazione basata su reperti e tracce, l’indagine archeologica si impegna nel tentativo di ricostruire un contesto originale, la sequenza temporale delle attività/azioni, operando approssimazioni ricostruttive che devono essere il più possibile oggettive e compatibili con i dati disponibili. Come nelle investigazioni poliziesche, a cui un poco si è ispirata la struttura di questo libro, non è solo l’assassino a tornare sul luogo del delitto. Si tratta di un percorso adatto anche al passo dell’investigatore e, spesso, riserva nuovi dati e intuizioni inattese.

L’autore
Fabrizio Benente è professore associato di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università di Genova. Si è formato e ha svolto attività di ricerca presso le Università di Pisa, Roma, Siena, Genova e presso l”Albright Institute” di Gerusalemme. Nel 2010 e nel 2012 gli è stata assegnata la Getty Research Exchange Fellowship da parte del Council of American Overseas Research Centers, per svolgere attività di ricerca in Israele e in Turchia. Ha diretto scavi archeologici in Italia e in Israele. Ha partecipato a missioni archeologiche in Corsica, Grecia, Tunisia, Libano, Mongolia interna (Cina), Crimea (Ucraina). Ha diretto il Museo archeologico di Sestri Levante (MuSel) e il Polo archeominerario di Castiglione Chiavarese (MuCast). Ha curato produzioni multimediali e documentari televisivi. Sposato con Daniela, vive a Nascio in Val Graveglia, vicino a Chiavari, dove dedica tempo al suo cane Filippo e alla cura del vigneto. È appassionato collezionista di fumetti e (nel poco tempo che rimane) pratica la corsa su strada e l’atletica leggera master.

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