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Giovedì giorno dei libri

Le letture consigliate da Salvatore Massimo Fazio

Blog Dal 1° aprile, mantenendo la cadenza settimanale, il nostro blog uscirà sempre di giovedì. Sono i ritorni a farla da padrona per le novità della settimana 1-7 aprile: da Luca Ragagnin a Maggie Van der Toorn (Libro copertina) alle rinnovate lettere dall'orlo del mondo di Barbara Garlaschelli. Simon Weil (Libro contro copertina), Timothy Megaride, Stefano Cascavilla e Beppe Stoppa, per sensibilizzare con approfondimenti scorrevoli e ben scritti.

Anomalia? No, semplicemente scelta: tutti i nostri consigli della settimana escono giovedì 1° aprile ed ora in poi il blog “Massimo volume” sarà aggiornato il giovedì. Libro ‘copertina’ e libro ‘contro copertina’, inclusi. Sinossi, quarte e pareri per sette giorni tra racconti, approfondimenti sociali e saggi d’autore.

Beppe Stoppa, Io vivo altrove. L’autismo non si cura, si comprende, Laurana
Il volume mette nero su bianco paure e speranze di tante famiglie che hanno un figlio con Disturbi dello Spettro Autistico, e il loro desiderio di uscire dall’isolamento e rendersi visibili, raccontando un universo ancora poco conosciuto e privo di aiuti adeguati.
Nella prefazione del libro, Stefano Belisari, leader del gruppo Elio e le Storie Tese, e papà di un figlio autistico, lancia un messaggio: «L’auspicio è che si riesca a comunicare a sempre più persone l’importanza e la necessità di un intervento finalmente efficace e diffuso. Per tutti! Come dovrebbe essere in un Paese civile». L’obiettivo del volume è benefico, i diritti d’autore saranno devoluti alla Fondazione Fracta Limina Onlus (Melegnano) e destinati a dare le ali a un sogno: la realizzazione del Progetto Icaro, un Centro polifunzionale che offra servizi specifici per persone con autismo e neurodiversità, il primo nel territorio del Sud Est Milano. Il libro raccoglie quindici storie di famiglie, educatori, ragazzi e ragazze che vivono in questo universo parallelo, e che attraverso le loro testimonianze toccanti, ma anche divertenti, uniche e sorprendenti per la loro ricchezza, chiedono di non essere abbandonate. «Quando l’editore mi ha chiamato per partecipare a questo progetto l’ho guardato storto – racconta l’autore Beppe Stoppa, da sempre attento ai temi sociali –. Non avevo la più pallida idea di cosa fosse l’autismo, non mi immaginavo una situazione così diffusa e complessa né quali enormi difficoltà affrontino quotidianamente le famiglie nel rapportarsi con le istituzioni e la vita». In “Io vivo altrove” ci sono autistici a basso funzionamento con limitatissime se non nulle capacità di interazione e quelli ad alto funzionamento, gli Asperger, che magari, grazie alle loro ossessioni, riescono a eccellere in campi scientifici o artistici. Eppure, fanno parte tutti del medesimo universo. Il mistero dell’autismo è questo: una miriade di pezzi unici a comporre un mosaico infinito. L’autore racconta storie di famiglie, educatori, ragazze e ragazzi che vivono in questo universo parallelo e che sorprenderanno il lettore per la ricchezza aliena delle loro vite.

Luca Ragagnin, Il bambino intermittente, Miraggi 
Il piccolo Berg vive in una città del Nord con la madre professoressa. Ha molti nomi inventati e da un certo punto in avanti anche una sorella (immaginaria?). Berg cresce rimodellando la realtà, in un travaso continuo di immaginazione, e così attraversa l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. Da bambino ha molti “?nemici?”, conosce man mano il pericolo metafisico degli oggetti, l’inesorabilità dei pensieri altrui, gli anni di piombo; da ragazzo – stupito e incredulo – l’amore e il risveglio di un’intera città industriale; da adulto la forza e l’abbandono, l’affollamento muto e una solitudine che continua a sfrigolare con le sue molteplici voci interiori. È un musicista mancato, un commesso in un negozio di dischi, un lavoratore della New Economy. È comico, goffo, riflessivo e silenzioso, inarrestabile e chiassoso. Berg ha molti nomi e molte età: è lui il bambino intermittente. E questo romanzo è la storia della sua intermittenza, delle sue innumerevoli identità che si richiamano dagli innumerevoli angoli e pianerottoli di una “architettura impossibile”. Un racconto componibile e anch’esso intermittente che saltabecca tra le varie epoche della vita di Berg.

Libro copertina

Maggie van Der Toorn, La rosa Bettina, Ianieri edizioni 

Da quando Eva Palermo si è trasferita nella casa di campagna a Montefiorito sul Nera, piccolo Borgo medioevale, sito nel Lazio, ogni notte è un tormento: viene perseguitata da incubi terrificanti che fanno riferimento ai delitti accaduti vent’anni prima, di cui non sono mai stati trovati i colpevoli. L’esistenza di Eva ne viene turbata, al punto da diventare una vera e propria ossessione. È questo il motivo principale per cui inizia ad indagare, in maniera autonoma e totalmente casuale. Determinata, astuta, corteggiata ma solitaria, con un debole per il suo ex, appassionata di automobili, di viaggi e della natura, del fresco del mattino e delle rose, affronterà un percorso tra salite imprevedibili e precipizi pericolosi che la porteranno a diventare persino parte integrante del male che vorrebbe sconfiggere.

Libro contro copertina

Simone Weil, Appunti sulla soppressione dei partiti politici, Marietti 1820

“Per giudicare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia, del bene pubblico, conviene cominciare col fissarne i caratteri essenziali. Se ne possono stabilire tre: 1.Un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva; 2. Un partito politico è un’organizzazione costituita in modo da esercitare un’ oppressione collettiva sul pensiero di ciascuno degli esseri umani che ne sono membri; 3. Il primo scopo, e in ultima analisi l’unico scopo di ogni partito politico è il suo potenziamento e ciò senza alcun limite.

In grazia di questo triplice carattere, ogni partito è totalitario in germe e come aspirazione. Se non è tale di fatto, è solo perché quelli che lo circondano non lo sono meno di lui”.

Scrittrice e filosofa francese di famiglia ebraica, Simone Weil (1909-1943) abbandonò l’insegnamento di Filosofia nei licei per vivere direttamente la vita di fabbrica. Emigrata con la famiglia negli Stati Uniti e poi in Inghilterra, militò a fianco delle autorità in esilio della Resistenza francese. Nel catalogo Marietti 1820 sono disponibili: I catari e la civiltà mediterranea (1996), Piccola cara… Lettere alle allieve (1998), Primi scritti filosofici (1999), La colonizzazione e il destino dell’Europa (2009), Pagine scelte (2019) e Diario di fabbrica (2020).

Timothy Megaride, Adolesco, Il ramo e la foglia edizioni
«Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità; tipo: dica lo giuro! Io sono Tommaso». Rinchiuso in casa, un sedicenne affida alla neutrale imparzialità di un registratore vocale la sua versione dei fatti. Nel giro di qualche anno, da ragazzino problematico e un po’ ingenuo, figlio di avvocati della media borghesia di una qualunque città italiana, Tommaso si è trasformato in un “depravato agli arresti domiciliari”. Cosa è successo per arrivare a questo? La voce di Tommaso ripercorre le tappe del proprio allenamento sentimentale: la fascinazione per l’amica Mariarosa diventata il primo «ambaradan»; i giochi con l’inseparabile Riccardo e la scoperta della sessualità; le sedute con Giona, lo psicologo che lo orienta fra le assurdità del mondo dei grandi; l’incontro con la seducente professoressa Marta, che consegna a Tommaso le chiavi per aprire la porta degli affetti più puri e dei desideri più inconfessabili. Fra conflitti generazionali, pulsioni, tabù, revenge porn e cripto-omosessualità, Adolesco è un flashback intenso e dissacrante sugli sventati mutamenti dell’adolescenza, sulla percezione del mondo esterno, sulla coscienza sociale di un ragazzino inquieto. Timothy Megaride rielabora un recente fatto di cronaca e delinea un personaggio complesso, che smaschera le ipocrisie e le sovrastrutture dell’universo sentimentale degli adulti abbandonandosi a una lingua viscerale carica di tutta la brillante, ingenua e agrodolce schiettezza della gioventù. «Quando tornai a casa andai a guardare sul vocabolario il significato di supino. Vabbè, in italiano, è un aggettivo con molti significati, e vuol dire anche sottomesso. Allora pensai che la parola latina adultum era un supino e significava sottomesso e l’esempio del vocabolario diceva di qualcuno che mostra accondiscendenza cieca e servile. Allora decisi che io non volevo essere adultum, cioè adulto, cioè supino, che non volevo mostrare a nessuno accondiscendenza servile, cazzo. Io ero io e volevo restare io e non prendevo gli ordini dagli altri e poi mi incazzai perché è pazzesco che essere adulti significa essere ubbidienti e basta. Mai e poi mai, io volevo restare adolescens per sempre. Punto».

Stefano Cascavilla, Il Dio degli incroci, Exòrma
In un mondo desacralizzato l’invisibile non ha dimora, è relegato nell’angolo imbarazzante delle fantasticherie, considerato il retaggio di un passato superstizioso e irrazionale. Non qualcosa da prendere sul serio. Ma non è stato sempre così, e in molti luoghi non lo è neanche oggi. «Nessun luogo è senza genio» scriveva un retore del IV secolo, testimone che ogni angolo di spazio ha una sua qualità invisibile. Il dio del luogo era una certezza, come il sorgere del Sole. Il dio degli incroci presidia i prati di San Bartolomeo nel massiccio del Terminillo come pure la Karakorum Highway o le routes del Nord America. Il Genius loci si rivela nei villaggi d’altura della valle dell’Homboro in Pakistan come a Praga o a Berlino. L’autore si imbatte nel genio dei boschi siberiani e nelle divinità delle Ande peruviane; ma anche edifici, mura, torri e fabbriche si comportano come gli ambienti naturali. Al racconto di viaggio si affianca un percorso nel pensiero e nelle opere del mondo antico e contemporaneo: da Plotino a Jung, da Platone e Bachelard, da Leopardi a Hillmann, dai miti greci alla cultura sapienziale cinese. Orfani dei miti antichi, non abbiamo avuto abbastanza tempo per consolidarne di nuovi e il nostro atteggiamento disilluso e predatorio ci relega in uno spazio desacralizzato, in una relazione dolorosa con la Terra, con un Cosmo che non si anima più. Tornare a vedere dove ora non vediamo più nulla è possibile.

Barbara Garlaschelli, Lettere dall’orlo del mondo, Arkadia
Una donna. Un uomo. Comunicano scrivendosi lettere da luoghi sconosciuti, sorretti da un amore che riesce a superare i limiti dello spazio e del tempo. Un uomo e una donna sospesi sull’orlo del mondo. Il loro è un sentimento forte, feroce, immerso in una dimensione da sogno. O da incubo. Tutto il loro universo è nelle righe che si scrivono senza sapere se l’altro le leggerà. Tutto è vero e falso nello stesso istante, perché l’istante, l’ora, il qui è l’unica verità che conta. Da cosa si vogliono salvare? Chi sta salvando chi? Perché la distanza appare come l’unica salvezza possibile? E perché continuano a cercarsi? Un amore che vive di lettere che vanno e vengono senza sosta, raccontando della paura di perdersi per sempre. La donna si consuma in un amore immenso, tentando una via di fuga in una distanza che le permetta di trovare un luogo in cui spegnere la sua rabbia divorante, cercando un rifugio sicuro in qualche angolo protetto. Lui la aspetta, a volte senza speranza, sempre tenendo aperta la porta. La storia procede parallela eppure in un continuo incrociarsi, sorretta dalla potenza della parola scritta. Fino all’ultimo sorprendente finale.

Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, Barbara Garlaschelli vive a Piacenza. Sue pubblicazioni: la raccolta di racconti brevi di humor nero O ridere o morire (Marcos y Marcos, 1995; Todaro editore, 2005, nuova edizione), cui sono seguiti: Ladri e barattoli (Marcos y Marcos, 1996), Nemiche (Frassinelli, 1998), Il pelago nell’uovo (Mobydick, 2000), Sirena. Mezzo pesante in movimento (Mobydick, 2001, vincitore del premio “Fenice Europa 2002 sezione “Claudia Malizia”; ed. Salani, 2004; premio Desenzano Libro Giovani 2006; TEA 2007), Alice nell’ombra (Frassinelli, 2002), Sorelle (Frassinelli, 2004 vincitore del premio Scerbanenco 2004); L’una nell’altra(Dario Flaccovio, 2006); FramMenti. Storie di un fortino di periferia (Mobydick, 2006). Ha curato e partecipato all’antologia noir Alle signore piace il nero (Sperling & Kupfer, 2009). È tradotta in molti paesi d’Europa. Il suo romanzo Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010) è stato tra i dodici finalisti deI premio Strega 2010. Ha scritto inoltre Il cielo non è per tutti (Frassinelli, 2019).
Il suo blog è: http://bagarlaschelli.splinder.com

Il primo lettore che sostiene lo scrittore è chi compra e non pretende il libro in regalo. A giovedì 8.

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