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Giuseppe Anselmi, il fascino etneo del belcanto

Storie Ripercorrere la ricca vita artistica del tenore nel suo paese di origine, Nicolosi, ha un sapore particolare e così l'aula consiliare della cittadina etnea ha ospitato la conferenza: “Giuseppe Anselmi e il fascino del belcanto”, promossa dalla Società Catanese Amici della Musica, in collaborazione col Comune nicolosita. A presiedere la conferenza la presidente e direttrice artistica della Scam Anna Rita Fontana

C’è sempre un buon motivo per ricordare la figura del tenore Giuseppe Anselmi, grande artista siciliano del belcanto vissuto a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento. Ripercorrere la ricca vita artistica di Anselmi nel suo paese di origine, Nicolosi, ha ovviamente un sapore particolare e così l’aula consiliare della cittadina etnea lo scorso 12 novembre ha ospitato la conferenza dal titolo: “Giuseppe Anselmi e il fascino del belcanto”, promossa dalla Società Catanese Amici della Musica, in collaborazione col Comune di Nicolosi, per la stagione “Nuovi incontri d’arte” della Scam. A condurre la relazione sul tenore nicolosita, la giornalista e docente di musica, nonché critico musicale, Anna Rita Fontana, che presiede la storica associazione, ricoprendone anche il ruolo di direttrice artistica. Fra i presenti il sindaco Angelo Pulvirenti, l’assessore alla Cultura e vicesindaco Letizia Bonanno, il vicepresidente della Scam Ciro Messina e, fra i rappresentanti di amministrazioni comunali passate, l’ex sindaco Nunzio Spampinato e l’ex assessore Giuseppe Mazzaglia.

L’excursus condotto dalla studiosa sin dal novembre 1876, anno di nascita di Anselmi a Nicolosi, ne ha ripercorso la luminosa carriera artistica, che, dopo un esordio a Catania come brillante violinista tredicenne, e il debutto come tenore in Grecia all’età di vent’anni nel ruolo di Turiddu in Cavalleria Rusticana, lo vede trionfante in diverse città italiane, quali Genova e Napoli,  con le opere Rigoletto e Le maschere, e non da meno al Teatro La Scala di Milano. Qui, dopo il suo rientro dall’estero al seguito di una compagnia di operette, l’editore Ricordi lo sprona a perfezionarsi col direttore d’orchestra Luigi Mancinelli. Di lì a poco le esibizioni di Anselmi ammalieranno le platee d’Europa e d’oltreocèano – ha continuato la relatrice – fra il Covent Garden di Londra, il Teatro Colòn di Buenos Aires (con la Manon di Massenet), i teatri di Varsavia e Pietroburgo, nonché in modo particolare a Madrid, dove la regina di Spagna, conquistata dall’ugola d’oro di Anselmi, otterrà  dal tenore – in base ad una precisa disposizione testamentaria – che il suo cuore dopo la morte venga donato al Museo teatrale di Madrid. Da tale luogo, nel quale venne posto in una teca di cristallo dopo il 1929, anno del decesso (accanto all’urna con la gola di un altro idolo, il basco Juliàn Gayarre), però  a seguito dei danni inferti al Museo dalla Guerra Civile spagnola, il cuore fu spostato nella cittadina di Almagro.

Il disco della “Manon” cantata da Anselmi

La Fontana si è soffermata poi  sullo stile vocale del tenore, che, come si evince dalle pregevoli e numerose incisioni discografiche, si distingue per una sorprendente bellezza di emissione, una dizione rifinita e  un’eleganza di fraseggio, con  pienezza di acuti e filati certosini: ne sono probanti i ruoli di Alfredo, Duca di Mantova, Edgardo, Nemorino, Turiddu, Canio, Rodolfo e molti altri, dalle opere di Verdi, Donizetti, Mascagni, Leoncavallo, Puccini, dove il belcanto è profuso in sfumature espressive che denotano anche le spiccate qualità attoriali del tenore. La cernita dei brani proposti dalla relatrice ha posto in rilievo anche la fine duttilità linguistica di Anselmi, capace di trascorrere dalla  sobrietà del tenore di grazia alla vocalità spinta del repertorio verista: da una romanza di Francesco Paolo Tosti (Su la villa solitaria) a liriche francesi di suo pugno ispirate a Victor Hugo (A une femme), al brano composto sulla poesia L’Infinito di Leopardi, sino a canzoni napoletane e all’idioma ingentilito di una canzonetta russa.

Il tenore Giuseppe Anselmi, morto nel 1929 a soli 53 anni

Ed ecco la grandezza di Anselmi – ha sottolineato la Fontana -, un grande tenore capace di assimilare lo spirito dei classici in modo personale, acquisendo una disposizione d’animo che si protende sempre all’effusione di una melodia raffinata. La maestria della vocalità, che Anselmi si prodigò ad infondere  nei numerosi allievi della scuola di belcanto fondata nella sua villa di Zoagli (La Paccianella, immersa nel verde, dove si ritirò  sulla riviera ligure prima di spirare a 53 anni a causa di una polmonite) rimane immortalata nelle oltre cento facciate  di disco con la Fonotipia, dal 1907 al 1910.

La targa che ricorda Giuseppe Anselmi a Nicolosi

Al termine della relazione l’ex assessore alla Cultura Giuseppe Mazzaglia ha ricordato le precedenti edizioni del Premio Anselmi. Invece  Nunzio Spampinato ha sottolineato gli interventi attuati  sotto la sua sindacatura nel 1993 in omaggio al tenore: il primo giugno l’intitolazione della Villa Comunale a Giuseppe Anselmi; a maggio la copia del busto a lui dedicato,  che si trova al primo piano del Municipio:  e una targa  nel luogo in cui sorgeva il Teatro comunale di Nicolosi in via Anselmi 12, occasione nella quale  al figlio del tenore, Mario Bandelloni (ospite allora dell’amministrazione comunale) è stato consegnato dal parroco dell’epoca, Padre Enzo Fatuzzo, il certificato di battesimo del padre, avvenuto nella Chiesa Madre. Inoltre, grazie all’estratto di nascita del tenore, si viene fuori dall’incertezza sulla data in cui il Nostro nicolosita Antonino Giuseppe Anselmi venne alla luce: per l’esattezza il 6 novembre 1876, da Luigi e Carrara Venera.

Da sinistra Nunzio Spampinato, Letizia Bonanno, Ciro Messina, Anna Rita Fontana, Angelo Pulvirenti e Giuseppe Mazzaglia

In chiusura la relatrice ha affermato che proprio in virtù del suo ricordo e del  belcanto da lui irradiato, vogliamo citare in un momento storico così precario l’espressione profonda dello scrittore Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo”.

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