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Beethoven, il genio oltre le sofferenze terrene

Recensioni Realatrice la stessa Anna Rita Fontana, presidente e direttricie della Società catanese amici della musica, l'associazione concertistica etnea ha organizzato la conferenza-concerto sul tema “Ludwig van Beethoven, avvincente maestro di Bonn”. La prima parte della serata ha contemplato l'esecuzione di due composizioni del repertorio strumentale, da parte della  talentuosa pianista catanese Federica Reale

Domenica 21 novembre all’Istituto Sacro Cuore di Catania si è tenuta la conferenza-concerto sul tema “Ludwig van Beethoven, avvincente maestro di Bonn”, promossa dalla Società Catanese Amici della Musica, sotto la presidenza e direzione artistica di Anna Rita Fontana. L’incontro, inserito nella stagione “Incontri d’arte” si è incentrato sulla figura del musicista nel rilievo dell’appena trascorso 250° anniversario dalla nascita (1770-2020).

Ludwig Van Beethoven dipinto da Joseph Karl Stieler

La prima parte della serata ha contemplato l’esecuzione di due composizioni del repertorio strumentale, da parte della  talentuosa pianista catanese Federica Reale. La giovane, mettendo in campo le sue notevoli chances tecniche, ha eseguito la Sonata op. 10 n. 2 e la Sonata op. 26 n. 12: la prima appartenente al periodo giovanile di Beethoven, innervata dalla sobrietà del primo classicismo, mentre la seconda, in quattro movimenti già orientata sul fronte dell’innovazione con apertura di Tema e variazioni,  uno Scherzo al secondo tempo, seguito dalla Marcia funebre sulla morte di un eroe, estrapolate entrambe dal corpus delle 32 Sonate pianistiche. La pianista le ha affrontate con tocco elegante e incisivo, giostrandone con  disinvoltura la spigliatezza ritmica e le accattivanti distensioni melodiche, queste ultime soprattutto nell’op. 26. Ai reiterati applausi la pianista rispondeva con un bis di Skrjabin, il Preludio op.11 n. 4.

Federica Reale durante l’esibizione per la Scam

Anna Rita Fontana presidente Scam

Il concerto è stato introdotto dalla Fontana, relatrice della conferenza, che ha delineato lo straordinario spessore del musicista di Bonn, così prolifico malgrado le gravi precarietà familiari e di salute, immerso nel mutato contesto sociale  che lo vede operare a partire dal secondo Settecento: egli infatti, svincolato dalla committenza nobiliare o ecclesiastica, compone  in modo conforme alla propria volontà artistica, nella nuova ottica di “libero professionista” della musica, fruendo anche dello sviluppo dell’editoria musicale. Non più dunque le oltre cento produzioni sinfoniche di Haydn o la cinquantina  di Mozart, ma soltanto 9 sinfonie, ciascuna frutto di complessa elaborazione.  La Fontana ha posto l’accento sull’evoluzione del linguaggio beethoveniano, che già a partire dalla terza detta “Eroica” presenta la novità dello stile spezzato con lo scorrere della melodia da uno strumento all’altro, nel  giustapporsi  degli archi e dei fiati  che si integrano reciprocamente.

Federica Reale alla fine dell’esibizione

Procedendo nell’iter compositivo ci si è soffermati sugli accenti perentori della Sinfonia n. 5, che lasciano trapelare l’inquietudine legata anche alla malattia della sordità (che afflisse il musicista sin dall’età di 25 anni sino alla morte) nonché sulla Sinfonia n. 6 detta Pastorale per il clima bucolico e gli spunti descrittivi ispirati alla natura, attraverso un uso magistrale degli strumenti. Infine si è preso in esame l’Inno alla gioia, dal Finale del quarto movimento della Sinfonia n. 9 detta appunto “Corale” per  l’inserimento di un grandioso organico vocale per la melodia che Beethoven, oramai quasi del tutto privo dell’udito, compose nel 1823 sull’Ode alla gioia di Schiller, e che dopo ben oltre un secolo è divenuta nel 1985 il nostro Inno europeo. La relatrice ha posto l’accento sull’importanza di tale partitura con la quale Beethoven attua un riscatto spirituale, trascendendo le miserie e le sofferenze terrene. E proprio ad emblema del suo credo nell’arte come missione, la citazione  che ha chiosato la serata, tratta dagli scritti dello stesso musicista “Tutto ciò che si chiama vita sia sacrificato al sublime e diventi sacrario dell’arte”.

Uno dei filmati proiettati durante l’incontro

L’esposizione è stata inframezzata da videoproiezioni di brani sinfonici pertinenti che hanno creato un’atmosfera di viva partecipazione fra il pubblico intervenuto.

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