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Giuseppe Anselmi, il divo del Belcanto che lasciò il cuore alla regina di Spagna

Musica Era amatissimo dal suo pubblico il tenore nicolosita morto esattamente 90 anni fa, a soli 53 anni, il quale lasciò per testamento che il suo cuore fosse estirpato alla sua morte, prima di essere cremato, per essere donato al Museo del teatro Real di Madrid. La Società catanese amici della musica lo ricorderà in un inctro pubblico domenica 17 novembre

Protagonista del secondo appuntamento della stagione musicale 2019-2020 della Scam – Società catanese amici della musica, sarà uno degli ultimi grandi divi del passato, il tenore siciliano Giuseppe Anselmi, del quale quest’anno ricorre il 90° anniversario dalla morte. La conferenza a ingresso libero dal titolo “In ricordo del tenore Giuseppe Anselmi”, si terrà domenica 17 novembre alle ore 18 al Katane Palace Hotel a Catania, curata dalla musicologa e docente Anna Rita Fontana, presidente della Scam, che offre ai lettori di SicilyMag un’anticipazione del suo intervento.

Il tenore Giuseppe Anselmi, morto nel 1929 a soli 53 anni

Delineare il profilo biografico  di un grande artista non è sempre un’operazione scontata, soprattutto quando non si possiede una ricca documentazione, come nel caso del tenore siciliano  Giuseppe Anselmi. A fronte di ciò una vasta discografia lasciata dall’artista ci soddisfa a testimonianza del suo pregevole canto.

La targa che ricorda Giuseppe Anselmi a Nicolosi

Nato a Nicolosi nel novembre del 1876 (incerta la data di nascita che oscilla tra il 6 e il 16), dopo un esordio catanese da enfant prodigue come violinista tredicenne già alle prese con studi pianistici, ne ripercorriamo le tappe dal suo esordio in Grecia ad Atene, quando nel 1896 interpreta Turiddu nella Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. A seguire l’inizio di una brillante tournèe che dall’Italia lo proietterà nel circuito internazionale ed oltreoceano: nei primi anni del Novecento è a Genova dove canta il Rigoletto nei panni del Duca di Mantova, mentre  a Milano riceve l’input dall’editore Ricordi a perfezionarsi col direttore d’orchestra Mancinelli.

Ascolta “Carmela” di Giambattista De Curtis cantata da Giuseppe Anselmi

Il tenore Giuseppe Anselmi

In seguito al Teatro San Carlo di Napoli partecipa a una delle sette prime contemporanee dell’opera Le maschere di Pietro Mascagni. E diverrà di lì a poco il beniamino del pubblico di San Pietroburgo (accolto dallo zar Nicola con lusinghieri omaggi), di Varsavia e di Madrid. Al divo del belcanto, idolatrato dalle platee per la bellezza vocale e la spiccata presenza scenica, la regina di Spagna Victoria Eugenia chiederà di lasciare dopo la morte il cuore al Museo del Teatro Real (come avvenne di fatto in conformità a una disposizione testamentaria dello stesso Anselmi) accanto all’urna di un altro acclamato tenore, il basco Julian Gayarre. Durante la Guerra Civile spagnola, però, il cuore del tenore siciliano, a causa dei danni bellici subiti dal Museo, fu ritrovato e spostato al Museo del teatro della cittadina di Almagro dove tutt’ora è esposto. E come scrive Angel del Rio sul quotidiano madrileno La Razon, la capitale spagnola adesso rivorrebbe indietro il cuore di Anselmi, visto il forte legame che il tenore ebbe con la città. Pare fosse solito dire agli amici «Sono nato in Sicilia, ho viaggiato per mezzo mondo ma mi sento madrileno».

Fernando Josè de Larra direttore del Museo del Teatro di Almagro e il cuore di Giuseppe Anselmi nel 1945, fonte La Razon.es

Oggi siamo lieti di riscoprire, attraverso l’attività della Scam, il tenore nicolosita osannato ovunque (dal Teatro alla Scala di Milano con due recite di Cavalleria diretta da Toscanini, al Covent Garden di Londra, al Sud America) per alcuni tratti peculiari, quali  una vocalità adamantina, nutrita da una dizione tersa che asseconda il verso con garbo e lo valorizza con dinamiche sfumate, traendone sempre l’eleganza e il senso raffinato della parola.

Siamo sul finire dell’Ottocento e il pubblico di Napoli si è lasciato attrarre da due tenori anch’essi definiti di grazia, quali il forlivese Angelo Masini e il partenopeo Fernando De Lucia che si erano distinti per uno stile senza eccessi e forzature, con la capacità di reggere abbastanza bene la tessitura centrale e di aprirsi ad accenti aulici e altisonanti.  Caratteri, questi, che permeano lo stile di Anselmi, sempre incline a un suono levigato e morbido, con strepitose filature e mezze voci di carattere sognante, nonché fioriture leggere con arbitrarie interpolazioni nelle frasi: il tutto filtrato dalla musicalità di un artista insigne, che sa aprirsi anche ad acuti solari ma non stratosferici, rendendo la sua voce un mondo pregiato d’interpretazione: è quanto si evince da un attento ascolto dell’ampio repertorio inciso da Anselmi, che parte dal barocco di Handel e Pergolesi, trascorrendo alle partiture di Rossini, Donizetti e Verdi, sino agli esponenti della Giovane Scuola (Puccini, Leoncavallo, Giordano, Cilea, Mascagni), dell’operà lirique (con Massenet e Gounod) e della canzone napoletana, mai venata di marcati accenti vernacolari.

Giuseppe Anselmi canta “Amor ti vieta” dalla “Fedora” di Umberto Giordano

Il disco della “Manon” di Massenet cantata da Anselmi

Uomo colto e amante delle lettere, il tenore incise oltre cento facciate di disco con la Fonotipia, dal 1907 al 1910, suddivise tra arie d’opera, melodie e canzoni, alcune delle quali composte dalla sua stessa penna, tra amenità di ispirazioni naturalistiche e suggestioni letterarie di Victor Hugo (A une femme, Nouvelle chanson), Giacomo Leopardi (L’infinito) e Dante Alighieri (Beatrice).

Dopo aver lasciato le scene calcate per un ventennio, l’artista si ritirò nella sua villa di Zoagli (detta La Paccianella) sulla riviera ligure, immersa nella salubre vegetazione di ulivi e pini, e con vista sul mare, nella quale riprese la composizione, lo studio del violino e la scuola di canto con una nutrita schiera di allievi. Lì si spense prematuramente nel 1929 all’età di 53 anni, lasciando un infinito rimpianto fra tutti coloro che lo amavano. Ma la sua arte è una lezione di  stile vocale certosino e come tale im perituro nei secoli. Pertanto ci auspichiamo di mantenerne viva e fulgida la memoria anche attraverso il ripristino  del “Premio Internazionale Giuseppe Anselmi. Una vita per la musica”. 

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