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Dalla 15enne Marina al “senatore” Pattavina, il teatro siciliano in piazza cerca un vaccino per il malato grave

Teatro e opera Rispondendo compatto all'appello della Cgil, in piazza Università a Catania ha manifestato l’atavico e trangenerazionale disagio di molti lavoratori dello spettacolo, che dopo il dilagare della pandemia si sono trovati costretti a vivere in condizioni più che precarie, nonostante gli aiuti arrivati dal governo. L'attore Lugi Tabita, responsabile artisti della Slc Cgil di Catania: «E' necessario un Osservatorio regionale e nazionale, che sia in grado di controllare l’applicazione del contratto nazionale»

Nonostante la ripresa delle attività teatrali, la condizione in cui oggi continuano a trovarsi artisti e maestranze è tutt’altro che rosea. Da un lato, si assiste al temerario tentativo di ripartenza di alcuni enti pubblici e privati, i quali in vista dell’autunno hanno iniziato a scaldare i motori nelle kermesse estive, dall’altro emerge l’atavico disagio di molti lavoratori dello spettacolo, che dopo il dilagare della pandemia si sono trovati costretti a vivere in condizioni più che precarie, nonostante il supporto economico erogato dal Governo. La questione è principalmente legata alle restrizioni in palcoscenico, al minor numero di produzioni che in molti casi puntano su nomi di spicco e alla difficoltà dei centri più piccoli di riorganizzare una vera ripresa alla luce di un minor afflusso di pubblico. Il Covid-19 non ha fatto altro che scoperchiare il vaso di Pandora, con dentro tutte le criticità di questa professione, creando un forte divario fra gli artisti.

Un momento della manifestazione dei lavoratori dello spettacolo in piazza Università a Catania, foto di Laura Cavallaro

Ecco perché cinquantacinque giorni dopo la mobilitazione nazionale promossa da Attrici Attori Uniti e ad appena due giorni dalla convocazione di un tavolo tecnico voluto dai ministri Nunzia Catalfo e Dario Franceschini, anche i lavoratori del comparto catanese hanno sentito la necessità di organizzare, in piazza Università, un flash mob di protesta promosso dal sindacato Cgil-Sai, la sezione attori del sindacato dei lavoratori della comunicazione. «La categoria dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo – spiega Luigi Tabita, responsabile del dipartimento Artisti del sindacato – ancora oggi ha difficoltà a essere riconosciuta, è per questo che abbiamo scelto lo slogan Io lavoro come tutti gli altri, affinché la nostra professione sia considerata tale». Uno dei punti centrali del programma stilato insieme a Gianluca Patanè, segretario generale del Slc Cgil Catania, riguarda l’indennità economica: «Il comparto – aggiunge Tabita – non si è ancora del tutto rimesso in moto, per questo è necessario che il Governo ci sostenga fino a quando non saremo in grado di tornare a lavorare a pieno regime. Per fare questo è necessario non solo investire in cultura ma anche nell’istituzione di organi competenti, come un Osservatorio regionale e nazionale, che sia in grado di controllare l’applicazione del contratto nazionale». Fra gli obiettivi è altresì previsto il rafforzamento dell’Ispettorato del lavoro, l’obbligo di una certificazione di avvenuto pagamento in modo che nessun teatro possa ricevere contributi pubblici se prima non ha pagato artisti e tecnici, e ancora si richiede una maggiore accessibilità ai bandi pubblici, con fasce di requisiti diversificati per dare la possibilità alle piccole e medie imprese, alle associazioni e alle cooperative di incrementare il circuito smettendo di operare nell’illegalità, per arrivare infine a una minore pressione fiscale sulle assunzioni permettendo così alle produzioni private di pagare prove e repliche. Richieste più che condivisibili ma che tante volte si scontrano con gli interessi di alcuni operatori teatrali che risparmiano sulle spalle dei lavoratori. 

Alla manifestazione era presente anche l’ex deputata all’Assemblea regionale siciliana Concetta Raia, in veste di componente della segreteria regionale della Cgil, la quale si è mostrata molto critica sull’operato del Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci. «Sono qui oggi – ha sottolineato – per chiedere ancora una volta al governo regionale un’attenzione particolare verso la cultura che non può essere assolutamente abbandonata. Lo sviluppo della nostra regione, infatti, passa anche attraverso il mondo dell’arte ecco perché occorre la riprogrammazione dei fondi europei oltre che di risorse da investire nel settore». Nonostante i dubbi della Raia, Tabita appare sicuramente più fiducioso: «A livello regionale – ha evidenziato l’attore – si è aperta un’interlocuzione che proseguirà sui tavoli della trattativa dove cercheremo di avere risposte più concrete così come stiamo provando a fare anche a livello nazionale. Qualche giorno fa la nostra rappresentante Cgil Manuela Pizzi, ha incontrato i ministri del Lavoro e dei Beni Culturali per discutere circa le sorti della nostra categoria». Ritardi a parte, il ministro Franceschini in questi mesi ha ascoltato le necessità del comparto portando ad esempio a sette, rispetto alle trenta iniziali, le giornate lavorative necessarie per accedere al bonus di seicento euro, anche se chiaramente occorre una vera riforma, chiesta a gran voce da decenni, in grado di rivoluzionare l’intero sistema-teatro oltre che di tutelare concretamente i lavoratori. 

Per una volta gli attori siciliani uniti per chiedere misure a favore dello spettacolo, foto Laura Cavallaro

A dispetto della manifestazione del 30 maggio, il flash mob organizzato ieri ha visto una compatta partecipazione di molti attori e attrici catanesi e siciliani, appartenenti a tutte le generazioni, come Pippo Pattavina, Lucia Sardo, Guia Jelo, Alessandro Idonea, Lorenza Denaro, Salvo Disca, Debora Bernardi, Massimo Giustolisi, Giampaolo Romania, Margherita Mignemi, Emanuele Puglia, Nicola Costa, Riccardo Maria Tarci, Evelyn Famà, Maria Rita Sgarlato, Francesca Ferro, Agostino Zumbo ma anche di registi come Gianni Salvo e Turi Giordano, solo per citarne alcuni, senza dimenticare il settore dei tecnici. «È bellissimo essere qui tutti insieme e protestare, piccoli, medi e grandi d’età – scherza Pattavina –. Il teatro è ridotto davvero male, si sta cercando disperatamente di risollevarne le sorti noi ce la mettiamo tutta ma occorre che ci sia anche un forte sostegno da parte della politica». La speranza per tutti è di tornare sul palcoscenico, qualora dovesse proseguire il contingentamento, la proposta di Pattavina è quella di un aiuto concreto da parte dello Stato, magari «attraverso l’acquisto di una parte dei biglietti che non si possono vendere». A questo proposito qualche settimana fa, l’assessore regionale del Turismo e dello Spettacolo Manlio Messina aveva dichiarato pubblicamente che avrebbe proposto al comitato tecnico scientifico un aumento dei posti a teatro, rispetto agli attuali 1000 all’aperto e 200 al chiuso, idea, però, che ancora non ha ricevuto riscontro.

In primo piano Pippo Pattavina tra i tanti attori e lavoratori dello spettacolo che hanno aderito all’iniziativa della Cgil, foto di Laura Cavallaro

In piazza erano presenti anche altre figure professionali come la costumista Rosy Bellomia che ha sottolineato: «È importante far sentire la nostra presenza. Noi tutti siamo lo spettacolo, la cultura, la vita, il respiro della città, per questo non potevamo assolutamente mancare». C’era poi chi, vedi la quindicenne Marina Politano, la quale si è da poco affacciata al mondo della prosa, che insieme ad altri suoi coetanei ha voluto partecipare con grande entusiasmo: «Studio recitazione da quando avevo otto anni, inizialmente era un hobby poi è diventata una passione. Voglio che la mia vita prenda questa direzione, anche se tutti continuano a dirmi che dovrei laurearmi e cercare un lavoro vero dedicandomi al teatro solo come passatempo. Io, però, in questo sogno voglio crederci fino in fondo, ecco perché oggi sono qui: per il mio futuro, perché sono convinta che se seminiamo bene raccoglieremo tutti dei frutti». 

Foto Laura Cavallaro

 

Nonostante le difficoltà in cui versa il Comune di Catania, l’assessore Barbara Mirabella ha attivato un piano di rilancio per il settore artistico. « In questi mesi – ci ha spiegato – abbiamo fatto tanti tavoli di confronto con la Regione siciliana, con la quale si è aperto un dialogo per intercettare principalmente fondi da destinare ai lavoratori invisibili, quelli cioè privi di tutela. Inoltre, il dibattito con le associazioni di categoria, datoriali e i lavoratori aiuta a rafforzare le richieste fatte al Governo. Il comparto della cultura è stato in assoluto quello più colpito dalla pandemia e sembra non poter ripartire. Quello che si chiede nella piattaforma sono tutele uguali per tutte le categorie di lavoratori, soprattutto perché il distanziamento spaziale imposto ai cinema e ai teatri è davvero imbarazzante». Affermazioni che mettono a tacere il malcontento scaturito pochi mesi addietro, quando il Comune chiese l’adesione degli artisti della città sulla propria pagina Facebook. Di recente l’assessorato ha poi indetto un bando esteso a tutti gli enti, le associazioni e i teatri della città per concedere loro uno spazio all’interno del calendario estivo: «Siamo la prima città metropolitana – aggiunge l’assessore – ad aver programmato per il Catania Summer Fest 80 giornate di attività, dedicando ampio spazio al teatro. Abbiamo anche presentato un progetto alla Regione partecipando al bando della destagionalizzazione proprio con una rassegna teatrale che intendiamo realizzare prossimamente. Siamo convinti che il lavoro sinergico donerà a Catania nuova bellezza e senso d’appartenenza. Il teatro, la cultura sono arricchimento dello spirito e uno dei principali valori della città». Fra i luoghi preposti alla musica e alla prosa oltre alla Corte Mariella Lo Giudice, all’interno del Palazzo della Cultura, e a Castello Ursino, quest’anno c’è anche la Villa Bellini e l’anfiteatro delle Ciminiere: «Ma anche piazze – aggiunge  – penso alla rassegna che abbiamo appena terminato in via Gulli al fianco del Teatro del Canovaccio dove moltissimi artisti si sono avvicendati e che ha un significato profondo perché i piccoli teatri a causa del distanziamento rischiano di non sopravvivere. Noi però siamo convinti che debbano continuare il loro percorso, per le scelte coraggiose che hanno fatto in passato e per il modo in cui rappresentano la loro libertà d’espressione. Ben vengano allora iniziative come queste, moderate, intelligenti e di coesione in cui si percorre insieme una strada al di là del colore politico». 

Foto Laura Cavallaro

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