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Cinema di Frontiera, a Marzamemi vince “La guerra dei cafoni”

Visioni La giuria composta dai registi Roland Sejko e Fabio Mollo e dall’attrice Tea Falco ha premiato il film di Davide Berletti e Lorenzo Conte una storia di giovanissimi tra metafora e realismo. Il corto in sardo "A casa mia" di Mario Pirredda vince il ConCorto

La guerra dei cafoni di Davide Barletti e Lorenzo Conte vince la XVII edizione del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera. Lo ha deciso la giuria del concorso dei lungometraggi composta dai registi Roland Sejko e Fabio Mollo e dall’attrice Tea Falco con la seguente motivazione: “Per la rappresentazione, attraverso una ricostruzione stilistica rigorosa ben supportata dall’ottima recitazione dei piccoli attori, di una storia che, tra metafora e realismo, traduce la scrittura in cinema”.

Una scena de La guerra dei cafoni

Una scena de La guerra dei cafoni

La menzione speciale del Festival internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi va al film L’ordine divino Die göttliche ordnung di Petra Volpe: “Un omaggio a quelle donne che con tenerezza e determinazione si opposero alla supremazia maschile che le escludeva dal diritto di voto in una società come quella svizzera. In modo realista e vibrante ci rende partecipi del loro coraggio. Una storia divertente con molti elementi nostalgici ma con un intento profondamente politico che trascende l’ambientazione per diventare narrazione universale”.

La premiazione de La guerra dei cafoni

La premiazione de La guerra dei cafoni

A casa mia di Mario Piredda è il miglior cortometraggio della XVII edizione del Festival internazionale del Cinema di Frontiera 2017. Lo ha decretato la giuria del ConCorto composta dalla scrittrice Silvana Grasso, la sales director di Fox Italia, Maria Grazia Ursino e dal giornalista Gianni Molè. A La noche de Paz di Alma Mar Izquiero è andato il Premio speciale della giuria. Salifornia di Andrea Beluto ha ricevuto una menzione.

Per A casa mia “la lingua sarda – si legge nelle motivazioni – poeticamente cesella, come in una scultura del suo rarissimo corallo, silenzi che gridano, occhi che sentenziano, gesti che condannano o assolvono, alla presenza d’un onnipotente mare, custode fiero e muto di vittorie e sconfitte. È la “patria” del conosciuto, la patria dell’amato, degli affetti, il bene supremo cui sempre tornare, nonostante l’odissea della vita, i naufragi della vita, le mareggiate della vita, le dimenticanze della vita. La casa, assai più d’un perimetro di muri, è quella mitologica terra di frontiera in cui “mito” e modernità possono incontrarsi, ritrovarsi, stringere accordi e consegnarli al Futuro».

La locandina di A casa mia

La locandina di A casa mia

La noche de Paz è stato premiato “al di là della specifica ambientazione in era franchista, mitologico, attuale, immortale, universale, il tema-faro della libertà e democrazia. Tutto il mondo, oltre ogni confine, razza, credo, ne sia alfiere e vestale, ne sia poeta e cantore, sacerdote e tutore, perché non deperisca e perisca in nessun Continente mai l’humanitas dell’umanità. Libertà e democrazia, concime e radici di quell’albero della “Paz” che, sempre più inaridisce, tra retorica di convegni, sgomento di guerra, calunnia d’untori e indifferenza generale”.

Salifornia “già nel titolo, coniuga due realtà così apparentemente diverse, Salerno e la California, l’aspirazione, ma più l’affermazione, che nulla è inconciliabile, nulla è insanabile e il temuto “passaggio del guado’’, dalla tradizione alla “modernità”, è possibile, indolore. Il “prima” non è nemico del “dopo”, il passato non è ostile al presente. Passato e presente possono sommarsi, arricchirsi, non sottrarsi a scapito di valori, odori, rumori, suoni, canti dell’uno e dell’altro. Di questa elementare, ma straordinaria, “lezione di vita” Salifornia è il canto gioioso, quasi un “epitalamio” greco”.

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