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Che Mediterraneo sarà? Maurizio Molinari svela la mappa del “mare di mezzo” conteso fra americani, russi e cinesi

Libri e Fumetti "Mediterraneo conteso. Perché l'Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno'', edito da Rizzoli, il nuovo libro del direttore di Repubblica, unisce geostoria e geopolitica, economia e mondo sociale. E c'è sempre la Sicilia, sia del passato che del presente, al centro del "Mare nostrum" conteso fra le tre grandi potenze del XXI secolo. Un'analisi attenta quella di Molinari proiettata verso il futuro

Un’analisi critica, multidisciplinare e di ampio respiro sul Mediterraneo conteso. Nel nuovo libro di Maurizio Molinari, giornalista, saggista e scrittore, tra i massimi esperti di scenari internazionali e direttore de La Repubblica, vi è anche un approccio metodologico alla Fernand Braudel. Ovvero, vi è la dimensione dell’attualità, vi è il contesto di medio periodo e vi anche l’approfondimento sulla sfera storica di lungo periodo. Il tutto supportato da mappe molto efficaci. ”Mediterraneo conteso. Perché l’Occidente e i suoi rivali ne hanno bisogno”, edito da Rizzoli, è un libro che unisce geostoria e geopolitica, economia e mondo sociale. Con una chiave interpretativa che cerca di far cogliere i nessi tra la molteplicità di scenari delineati e indagati.

Con spirito critico ed attenzione rigorosa ai fenomeni empirici, Molinari ha fuso diversi metodi storiografici, analitici ed interpretativi, sempre legati alla realtà pragmatica. Il percorso complesso è chiarificato da una struttura logico-linguistica chiara e razionale, divulgativa. L’approfondimento non cade nell’ermetismo ma è sempre lucidamente esposto. Molto interessanti le analisi del cuore del Mediterraneo con al centro la Sicilia, sia del passato che del presente. Ed anche in proiezione futura. Molinari è tra gli studiosi di geopolitica più attenti alla dimensione internazionale della Sicilia, ed è un sostenitore della centralità dell’Isola nello scacchiere mondiale sia sul piano geo-economico che politico e strategico. Tesi che più volte ha anticipato ed esposto in interviste su Sicilymag.

Molinari tratta di argomenti che riguardano la vita di tutti noi, anche quando appaiono lontani sono molto vicini. E fanno parte della nostra quotidianità anche per le ricadute sul piano economico-sociale, si pensi in primis ai conflitti ai confini dell’Europa.

Maurizio Molinari

Quale partita si gioca nel Mediterraneo?

Molinari indaga la questione partendo da un Mediterraneo allargato che da Gibilterra arriva fino al Mar Nero, che dal cuore dell’Europa tocca a sud il Golfo di Guinea e più a est il Medio Oriente. Ed approfondisce le caratteristiche e gli interessi degli attori strategici – potenze globali e regionali – impegnati su questo decisivo scacchiere. Molinari analizza anche fenomeni che segnano il presente ed il futuro: il terrorismo, i cambiamenti climatici, le risorse energetiche, la demografia, le libertà individuali e politiche, i flussi migratori. E ne mostra anche la dimensione in divenire, le contraddizioni. In ogni angolo del “Mare Nostrum” vi sono aspetti importanti da scoprire o riscoprire. 

Molinari spiega: “È questo, dunque, lo scenario sul quale si confrontano le maggiori potenze del XXI secolo: Stati Uniti, Russia e Cina. Ognuna portatrice di interessi diversi, portatrice di strategie di conflitto differenti, ma tutte accomunate dalla convinzione che prevalere nel “mare di mezzo” significhi ipotecare l’influenza strategica su uno spazio che va dalla Manica al Golfo di Guinea, dal Bosforo allo Stretto di Bab el-Mandeb, dallo Stretto di Hormuz al mar Caspio. Il controllo delle acque, pertanto, conta quanto e più della conquista delle terre emerse. Lo insegna la Storia antica, come quella recente: fu la sconfitta di Cartagine a trasformare Roma in un impero, furono le repubbliche marinare ad assegnare alle città italiane un ruolo chiave nel Medioevo, fu la sconfitta di Lepanto ad arginare la marcia verso l’Europa dell’impero ottomano, fu il coraggio dell’ammiraglio Nelson a umiliare Napoleone ed è stato il possesso di Malta da parte degli Alleati a segnare la campagna del Nordafrica contro l’Africa Korps di Rommel. Per non parlare del corpo dei Marines, nato sbarcando  sulle spiagge di Tripoli, del viaggio di Exodus con a bordo i sopravvissuti della Shoà protagonisti della nascita di Israele, della crisi di Suez che cambiò il corso della sfida Usa-Urss e della Nato che ha perseguito con forza e costanza il controllo delle acque grazie all’integrazione delle unità Usa con quelle di Spagna, Francia, Grecia e Italia. Fino all’ingresso sulla scena della Russia di Putin, abile, dal 2014, a collezionare una presenza militare e strategica in Crimea, Siria, Cirenaica e di una miriade di basi aeree e terrestri dal Sahel al Medio Oriente. Una mossa che è riuscita ad assegnare alla flotta russa – sostenuta da un esercito ibrido di jet, spie, hacher e mercenari – un ruolo che neanche l’Urss ha mai avuto oltre il Bosforo”.

Immagine satellitare del Mar Meditterraneo, elaborazione da scatto di Nasa WorldWind

Stati Uniti, Italia e Sicilia

Molinari scrive: “Il Mediterraneo, visto da Washington, è di vitale importanza per la protezione degli interessi e dei valori americani sul palcoscenico globale perché luogo di incontro fra tre continenti: Europa, Asia, Africa. Da questo mare si ha accesso a nord, attraverso il mar Egeo, all’Europa del Sudest, al Bosforo, al Mar Nero, alla Russia e al Caucaso; a sud, attraverso il Canale di Suez, al Mar Rosso, al  Golfo Persico, all’Oceano Indiano e, attraverso il Canale di Sicilia e Gibilterra, all’Europa del Nord, all’Atlantico e, quindi agli stessi Stati Uniti. Le isole di Cipro, Creta – con il grande porto della Baia di Souda -, Malta, Sicilia, Sardegna, Corsica e Baleari vengono dunque considerate come piccole e grandi piattaforme di grande valore strategico per la protezione delle rotte di collegamento tra le tre grandi “porte” geo-politico-commerciali che danno accesso al Mar Nero, all’Oceano Indiano e all’oceano Atlantico. Per millenni, tali caratteristiche hanno fatto di questo mare il luogo di confronto fra imperi, grandi e piccole potenze; e dunque non c’è nulla da stupirsi se quando gli Stati Uniti iniziano ad affacciarsi sul resto del mondo, nel XVIII secolo, è qui che scelgono per la prima volta di proiettare il proprio potere militare al di là dei propri confini, sfidando le roccaforti dei pirati berberi in Nordafrica per proteggere la libertà di navigazione delle navi della giovane repubblica.
È lo sbarco sulle spiagge di Tripoli nel 1804, ordinato dal presidente Thomas Jefferson per liberare l’equipaggio della Uss Philadelphia catturata dai pirati maghrebini, a segnare il debutto della potenza militare americana all’estero –  è a quella operazione che fanno riferimento le prime strofe dell’inno dei Marines: ‘
From the Halls of Montezuma/ To the shores of Tripoli; / We fight our country’s battles/ In the air, on land, and sea’ («Dai saloni di Montezuma/ Alle spiagge di Tripoli;/Combattiamo le patrie guerre/ In terra, mare e ciel»)”.

Cartina fisica del Mediterraneo

Dalla storia al presente. Da Messina a Sigonella

Molinari aggiunge: “Per quell’intervento antipirati, il porto di riferimento della flotta statunitense è Messina, nel Regno di Sicilia di Ferdinando III, che fornisce agli americani manodopera, rifornimenti, cannoniere e mortai nonché la possibilità di usufruire degli attracchi a Palermo e Siracusa come punti di riferimento logistico. Ciò spiega il legame, storico e strategico, fra la presenza militare statunitense nel Mediterraneo e la Sicilia perpetuato fino a noi grazie allo sbarco alleato del 1943, che segna la prima sfida terrestre alleata all’Europa occupata dai nazifascisti, e che continua durante la Guerra Fredda, fino ad arrivare ai giorni nostri con la presenza delle basi Nato e Usa a Comiso e Sigonella, da dove il Pentagono conduce operazioni di monitoraggio, intelligence e antiterrorismo che – grazie ai droni di ultima generazione – coprono tutto lo scacchiere del Mediterraneo allargato, e anche oltre”. 

Lo stretto di Sicilia, cuore del Mediterraneo

Un libro pieno di analisi e fatti, di storia e storie, che svela retroscena tra passato e presente, che delinea luci ed ombre, che svela contraddizioni, ed è ispirato dalla filosofia della libertà e della democrazia, che nella culla della Magna Grecia sono nate, anche se alcuni (non pochi in Occidente) sembrano averlo dimenticato e preferiscono guardare a dittatori ed autocrati. Un libro molto interessante da leggere e studiare con attenzione.

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