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Antonio Spadaro e i mille volti di Cristo, quando la trama divina diventa storia

Libri e Fumetti Con la prefazione di Papa Francesco, in "Una trama divina. Gesù in controcampo" (Marsilio) il gesuita messinese, direttore de "La Civiltà Cattolica", pubblica un originale itinerario cultural-teologico nel Vangelo per raccontare il figlio di Dio al mondo contemporaneo, con una tecnica di narrazione cinematografica ed un “linguaggio nuovo”: «Dio è trascendente, ma non è astratto, si è fatto carne, volto umanissimo»

Un originale itinerario cultural-teologico nel Vangelo per raccontare Gesù al mondo contemporaneo, con una tecnica di narrazione cinematografica ed un “linguaggio nuovo”. E’ questa una delle chiavi di lettura principali del nuovo libro di Antonio Spadaro, dall’evocativo titolo “Una trama divina” (edito da Marsilio). Un libro importante ed interessante, introdotto dalla prefazione di Papa Francesco.

Il messinese Antonio Spadaro è un protagonista del dibattito cultural-teologico italiano ed internazionale, è il direttore della storica rivista dei Gesuiti, La Civiltà Cattolica. Spadaro è noto anche per il suo dialogo diretto con l’attuale papa Francesco, più volte lo ha accompagnato nei suoi viaggi all’estero.

“Una trama divina” di Antonio Spadaro uscito a gennaio

Il libro “Una trama divina” ha come sottotitolo “Gesù in controcampo”, e racchiude il senso di una metodologia di narrazione e interpretazione intrisa di tecnica cinematografica. “Il Vangelo è una sceneggiatura. Il racconto infrange sempre le regole perché contiene le sbavature della vita: gli eccessi e le depressioni, le frustrazioni e i desideri”. “Per parlare di Gesù oggi, con un linguaggio nuovo, Antonio Spadaro spoglia la lettura dei testi sacri da orpelli e apparati e traccia un percorso che, inquadratura dopo inquadratura, permette di entrare in un mondo diverso. Seguendo una tradizione che risale a Ignazio di Loyola, secondo cui il modo migliore per meditare non è riflettere sulle parole ma chiudere gli occhi e ricostruire la scena in cui i personaggi agiscono, il racconto si fa immersivo e cinematografico”.

Antonio Spadaro

Il Papa: ““Aprire i Vangeli è come guardare da una telecamera che ci fa vedere Gesù in azione”

Papa Francesco e Antonio Spadaro

Il libro è ricco di contenuti e di analisi, approfondimenti in chiave religiosa ed esistenziale. Il miglior modo di entrare nel cuore del testo è quello di riflettere sulla prefazione di Papa Francesco: “Aprire i Vangeli è come guardare da una telecamera che ci fa vedere Gesù in azione. Lo sguardo col quale Una trama divina ci aiuta a leggerli sembra proprio quello del cinema. Sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi spirituali chiede di contemplare i Vangeli con gli occhi dell’immaginazione: con gli occhi, non con l’astrazione mentale. Facendo così, la storia di Gesù entra nella nostra. La guardiamo alla luce della nostra vita, vediamo i volti, le vicende, i personaggi… Possiamo immaginare persino noi stessi entrare nella storia di Gesù, vedere lui, i suoi luoghi, i suoi movimenti, ascoltare le parole dalla sua viva voce. E così il Vangelo ci tocca nel profondo”.

Il pontefice spiega: “Per i suoi contemporanei Gesù sarebbe potuto rientrare nel paradigma dell’inadaptado, della persona che non si adatta, disadattata, che non si conforma a ciò che è ovvio. Basterebbe leggere nei Vangeli le reazioni provocate dai suoi gesti”. “A volte Gesù ha reazioni dure, indignate: getta per aria tavoli dei mercati del tempio, ad esempio. Non si adatta, non si conforma. A volte siamo oppressi da immagini di Gesù che sono, in realtà, più immaginette che ritratti efficaci. Tendiamo ad addomesticare Gesù, a renderlo amabile, ma in modo da rendere il suo messaggio inutilmente dolce. Dà pace, consola, è ‘luce gentile’, come scrisse John Henry Newman,  ma non addormenta con facili cantilene, soprattutto non anestetizza. La sana inquietudine insoddisfatta, insieme allo stupore per la novità, apre la strada all’audacia. Non ci servono, dunque, racconti edificanti, specialmente nei tempi duri che viviamo. Questo libro li bandisce, mettendo spesso in evidenza i chiaroscuri, le asperità dei racconti evangelici. Gesù è venuto a portare il fuoco sulla terra. Se fa luce non teme le ombre. E, d’altra parte, è vero che chi cresce in un mondo di ceneri non sostiene facilmente il fuoco di grandi desideri”.

Papa Francesco: “Non ci servono, dunque, racconti edificanti, specialmente nei tempi duri che viviamo. Questo libro li bandisce, mettendo spesso in evidenza i chiaroscuri, le asperità dei racconti evangelici”

Acuto e profondo è anche il passaggio di Papa Francesco sulla “trama” e la “storia”. “La trama è propria della storia. Non c’è storia senza trama. Dio è entrato nella trama delle vicende umane con una storia che può essere raccontata, dunque. La trama è un tessuto di fili. Gesù si è mischiato in questo intreccio. Non c’è un filo uguale all’altro e, a volte, i fili si annodano. È nella trama delle vicende umane che lo riconosciamo «al lavoro», come scriveva sant’Ignazio: Gesù si commuove, si avvicina, tocca il dolore e la morte e li trasforma in vita. Leggere la vicenda di Gesù non ci allontana dalla trama della nostra esistenza”.

Non manca un riferimento forte del pontefice sull’attualità: “Oggi risuona nel mondo un’«eco di piombo», per usare un’espressione del poeta gesuita Gerard Manley Hopkins. Faccio un appello: in questo tempo di crisi dell’ordine mondiale, di guerra e grandi polarizzazioni, di paradigmi rigidi, di gravi sfide a livello climatico ed economico abbiamo bisogno della genialità di un linguaggio nuovo, di storie e immagini potenti, di scrittori, poeti, artisti capaci di gridare al mondo il messaggio evangelico, di farci vedere Gesù”.

Gli ultimi due libri di Antonio Spadaro “L’atlante di Papa Francesco”, uscito a maggio, e “Una trama divina”

“Una trama divina” è costituito da una cinquantina di ritratti. Ritratti e storie. Il libro “si inserisce in una serie infinita di ricerche dei volti di Gesù tra letteratura, teologia ed ermeneutica biblica. Si può distinguere innanzitutto una letteratura che si concentra su una certa ricreazione psicologica o collocazione storica più o meno accettata (Strauss, Renan, Mauriac…). Quindi è possibile rintracciare un volto di Gesù inteso non solamente come un maestro di morale ma anche come redentore (Pascal, Corneille, Lammennais, Bernanos e tanti altri). Esiste anche una esaltazione del volto di Gesù tutto umano, un Gesù non Cristo o in contrapposizione con il Gesù della Chiesa (Voltaire, Hugo, Tolstoj…) o, al contrario, la repulsione per questo stesso Gesù umano (come in alcuni passi di Rimbaud che vede Gesù come l’«eterno ladro di energie»). Ritroviamo un volto mitizzato di Gesù in Budè, Ronsard, Rotrou, i quali accostano Gesù ad Ercole o Jouvre e Pierre Emmanuel, dove troviamo analogie freudiane tra Gesù ed Orfeo. Esiste anche un Gesù idealista, sognatore o rivoluzionario (Hugo, Michelet…). Insomma, le interpretazioni e le variazioni libere sulla figura di Cristo non si contano”.

100 volti di Cristo opera dell’artista napoletano Lucio Greco

Un libro che è anche un viaggio nella storia culturale mondiale, con uno sguardo ampio che cerca di cogliere l’essenza delle cose. Con riflessioni religiose, etiche, antropologiche. Spadaro sostiene: “Gesù non contrappone interiorità ed esteriorità. Si scaglia invece contro l’agire che non risponde al cuore. Quanta gente è legata, ancora oggi, a pratiche nelle quali la fede è delegata al  merletto ben cucito, alla formula incomprensibile o al gesto perfetto? E Gesù diventa terribile quando vede chi prega a lungo per farsi vedere, mentre divora le case delle vedove. Gesù vede uomini trasformarsi in belve e denuncia la fiera delle vanità. E quando parla della fine, del Figlio dell’uomo che verrà su una nube con grande potenza e gloria, allora si capirà che Dio si manifesta nello spazio oscuro, fosse anche il buco nero dell’anima”.

Nel testo vi sono anche riflessioni filosofiche sulla divinità e sull’umanità. “Aveva ragione Hegel quando, parlando delle rappresentazioni pittoriche di Cristo, notava che ci sono situazioni in cui la divinità erompe dalla dimensione umana, e questo diventa un problema per la rappresentazione: la «profondità del contenuto incomincia a divenire troppo prepotente». È per questo motivo che risultano più rappresentabili quelle situazioni della vita di Cristo in cui la divinità appare impedita, umiliata come nell’infanzia e in modo particolare nella Passione, dove è «Dio che soffre in quanto è uomo, in quanto rinchiuso entro questi limiti determinati; e così il dolore si mostra non solo come dolore umano per un destino umano, ma è anche un soffrire immane, il sentimento di una negatività infinita, però sotto forma umana, come sentimento soggettivo». La carne di Cristo, secondo le parole di Tertulliano, appare «così terrena da essere come la nostra» (adeo terrenae testimonia carnis sunt ub et nostrae)”.

La deposizione di Cristo, opera di Caravaggio del 1602, Musei Vaticani

Dio e la cosmologia. “Dal quadro cosmico e originario del principio di ogni cosa si passa a inquadrare un singolo uomo chiamato a essere testimone di quel Verbo «che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Dio è trascendente, ma non è astratto, non vive nell’iperuranio: si è fatto carne, volto umanissimo. Il mondo è stato fatto per mezzo di lui», ma lui ne è diventato parte. Il conflitto tra luce e tenebre fatto di flash primordiali, di big bang astrofisici, di caos e cosmo, di nulla e tutto ora si dispiega su questa terra con i tratti del Verbo fatto carne, di Gesù”. Il libro offre una molteplicità di riflessioni, di storie, di meditazioni sull’esistenza e sull’Essere…



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