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“Wollow” l’istantanea di Sergio Beercock

Musica Il poliedrico artista italo-inglese pubblica con 800A Records il suo album d'esordio, in uscita a gennaio, in cui racchiude i suoni dei luoghi che più lo hanno influenzato: dai borghi dello Yorkshire in cui è nato, ai casolari rurali della Sicilia in cui è cresciuto

Sergio Beercock è un artista poliedrico che, nonostante la giovane età, si muove con disinvoltura tra musica e teatro “Wollow” è il titolo de suo album d’esordio, in veste di cantautore in uscita a gennaio per 800A Records. Nato a Kingston upon Hull in Inghilterra da madre siciliana e padre inglese, Beercock disegna “Wollow” come un vero e proprio viaggio tra i luoghi, i suoni e i colori che più lo hanno influenzato: i borghi dello Yorkshire in cui è nato, i casolari rurali della Sicilia in cui è cresciuto, il riverbero delle Ande sudamericane che ha scoperto da adolescente, e i sobborghi urbani delle grandi città e le loro innumerevoli storie invisibili.

Sergio Beercock - ph Fabio Leone

Sergio Beercock – ph Fabio Leone

Tim Buckley, Nina Simone, Pedro Aznar e Bert Jansch sono i primi riferimenti a cui si pensa ascoltando questo disco, nel quale gemme folk minimali come Reason, Pennies o Battle For Attention (il cui videoclip, realizzato da Fabio Leone, Antonella Barbera e lo stesso Sergio Beercock anticiperà l’uscita del disco), convivono con episodi più direttamente collegati alla tradizione inglese come The Barley And The Rye o Century, passando per le atmosfere nordiche di Naked e Beauty Of The Dirt e quelle più sudamericane di An Exaggerated Song, Jester e Silencio. Tutto questo è mescolato in un sogno in cui la voce a volte narra, a volte crea, a volte si comporta da strumento musicale per accompagnare l’ascoltatore verso un racconto intimo che in più di un’occasione all’interno del disco vira sorprendentemente verso la psichedelia. “Wollow” è nato al culmine di un periodo intenso che lo ha visto impegnato prima in tour teatrali con spettacoli molto apprezzati da pubblico e critica, e poi in una full immersion artistica, durante un periodo di residenza artistica all’interno del nuovo spazio Indigo Music, che lo ha portato a concepire questo primo album.

Beercock ha scritto i testi e suonato pressoché tutti gli strumenti coinvolti nell’album: è arrivato in studio armato di guitalele e voce con l’intenzione di “fotografare” ciò che era avvenuto dal vivo nell’ultimo anno. L’incontro artistico con il produttore Fabio Rizzo (già al lavoro con Alessio Bondì, Nicolò Carnesi, Dimartino, il Pan del Diavolo, Fabrizio Cammarata e altri) ha però generato scintille inaspettate, che hanno rivelato un Beercock formidabile polistrumentista in grado di suonare dal charango al pianoforte, dal flauto boliviano ai synth, fino a percussioni di ogni tipo, compreso il proprio corpo.

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