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Vaccini, che eresia!

Blog Galileo Galilei, meno di quattro secoli fa, fu condannato d’eresia dal tribunale della Chiesa. Il vaccino è il pensiero eretico di oggi, meno peggio affidarsi alla Madonna, ai Santi. Anche uno scrittore sperimentale come Baricco oggi dubita dell'utilità della scienza. Noi, piccoli giudici del Sant’Uffizio condanniamo ancora, nel 2021 d. C., frange eretiche del quotidiano

Il vaccino è il pensiero eretico, meno peggio affidarsi alla Madonna, ai Santi. Galileo Galilei, meno di quattro secoli fa, fu condannato d’eresia dal tribunale della Chiesa: inaccettabile il metodo scientifico per la Rivoluzione, che avrebbe dimostrato come è fatta la natura, il Sole al centro e i pianeti che girano attorno (Copernico ciao). Eppure fu costretto all’abiura e al confino, perché le sue idee erano pericolose, allontanato per paura. Cioè per ignoranza.

Quattro secoli scarsi nella storia evolutiva dell’Uomo sono il tempo di uno sputo, intendiamoci. Arthur C. Clarke in “2001, Odissea nello spazio”, in apertura del suo intramontabile romanzo che ha dato la spinta a Kubrick per farne un film altrettanto famoso, ha reso l’idea di quel che siamo. Telmo Pievani, giovane attuale filosofo della scienza e presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica, lo scrive nero su bianco: “Lo stesso mammifero bipede di grossa taglia, che 100 mila anni fa si arrabattava con bastoni e pietre scheggiate, oggi guida un’astronave e costruisce robot che esplorano la superficie di Marte”.

In altre parole: possiamo mai dimenticare tout-court l’istinto alla diffidenza dei nostri geni? Non abbracciamo chiunque (ammesso che oggi potremmo rifarlo), e chi ha praticato quest’abitudine ci ha sempre colto di sorpresa, facendoci irrigidire e tenendoci, dopo, a distanza. Noi, piccoli giudici del Sant’Uffizio che condanniamo ancora, nel 2021 d. C., frange eretiche del quotidiano.

Alessandro Baricco, l’autore più eclettico e sperimentale tra gli scrittori italiani contemporanei, scrive il saggio sulla pandemia “Quel che stavamo cercando – trentatré frammenti”, ipotizzando una forma nuova di pensiero collettivo che s’è realizzato: la voglia di fermare tutto, procedere senza fretta, camminare tra le vie dei nostri paesi. Eppure non ce la fa a credere nella scienza, e al frammento 27 sgrana così: “Sta vacillando una delle figure mitiche più forti prodotte dalla modernità, quella della scienza. Nell’imbarazzante confusione del sapere medico chiamato ad affrontare l’emergenza, chiunque può leggere un’obsolescenza metodologica che sembra ormai essere comune a tutti i saperi. A tramontare non è tanto il mito della scienza come sapere infallibile, quanto quello della scienza come sapere utile”. Baricco, uomo colto di arte e letteratura, ma che non sa come va la scienza (nel tempo umano della conoscenza sperimentata e riprodotta), dunque ignorante in materia, vorrebbe il tutto-fatto, quasi un miracolo laico, e si rifugia nella tendenza atavica alla condanna per eresia.

Quando scrivevo il Manuale di Vulcanologia dell’Etna con l’amico vulcanologo Salvo Caffo, e camminavamo sulle sciare in quota, gli feci una domanda che non ricordo con esattezza. Ma ricordo la sua risposta precisa: “Io credo nell’Uomo”.

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