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Terra matta

Eventi Dal 2 al 13 dicembre, al Musco di Catania, Vincenzo Pirrotta ripropone il suo fortunato spettacolo dall'autobiografia di Vincenzo Rabito

Terra matta, riproposto al Teatro Musco di Catania dal 2 al 13 dicembre, s’inserisce nello specifico spazio che lo Stabile etneo dedica agli autori contemporanei e alle messinscene sperimentali. Vincenzo Pirrotta è chiamato a far rivivere un crudo spaccato del Novecento narrato non dai vincitori ma dalle classi umili, dai perdenti. Da quelli che affondavano e mai risalivano.

Vincenzo Pirrotta

«Descraziate siciliane terra matta». Così, ormai vecchio, un reduce di guerra quasi analfabeta racconta e giudica l’Isola e gli isolani. Così ricorda con rabbia un infinito calvario di privazioni, ingiustizie e disillusioni, patite nei roghi di entrambi i conflitti mondiali come in tempo di pace. Vincenzo Rabito, classe 1899, attraversa avventurosamente il Secolo Breve, ne porta evidenti i segni delle cicatrici. E Terra matta è significativamente intitolata l’autobiografia in cui il cantoniere di Chiaramonte Gulfi ripercorre l’odissea di una vita perennemente tesa al nostos verso un suolo ingrato. Spietata memoria, la sua, rivelata nei “diari segreti” redatti in un singolare miscuglio di italiano e dialetto, articolata declinazione di lingua popolare, quasi reinventata elaborando negli anni, giorno dopo giorno, una parlata tanto improbabile quanto suggestiva. Partono da qui le ragioni della scelta di un testo e della sua messinscena, una novità assoluta del Teatro Stabile di Catania presentata nel 2011 e affidata all’adattamento, alla regia e all’interpretazione di Vincenzo Pirrotta, straordinario “cuntista” e cantore della Sicilia, del suo splendore e dei suoi orrori, della sua storia illustre e del suo degrado.
La lettura drammaturgica di Pirrotta esalta il “rabitese”: una lingua atavica, ancestrale, orale, l’unica possibile a Rabito, «inafabeto», ma irresistibilmente determinato ad uno sfogo che ferisce e commuove; confessione senza veli né menzogne, che l’amore del figlio Giovanni, dopo infruttuosi tentativi, ha finalmente riportato alla luce in versione ridotta nel 1999, quattordici anni dopo la morte del padre. Nel 2000 i “quaderni” di Rabito, conservati presso l’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefano (Arezzo), ricevono il Premio Pieve-Banca Toscana. Il successo arriva solo qualche anno dopo, quando la fluviale narrazione viene ulteriormente sintetizzata nel bestseller intitolato appunto Terra matta. Dall’opera, pubblicata nel 2007 da Einaudi, il Teatro Stabile di Catania ha tratto l’omonima riduzione teatrale nel dichiarato intento di affondare ancora una volta nelle radici della storia e delle tradizioni isolane, in linea con le finalità istituzionali dell’ente, da sempre attento alla valorizzazione dell’identità culturale siciliana».

dall’autobiografia di Vincenzo Rabito pubblicata da Giulio Einaudi Editore
adattamento, regia e impianto scenico Vincenzo Pirrotta
costumi Giuseppina Maurizi
musiche Luca Mauceri
con Vincenzo Pirrotta
Marcello Montalto, Lucia Portale, Alessandro Romano, Salvatore Lupo, Luca Mauceri, Mario Spolidoro
produzione Teatro Stabile di Catania

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