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Luca Miano: «In America tutti vogliono essere qualcuno, ma per restare a galla serve impegno»

Sicilians Dopo una laurea in Giurisprudenza il giovane zafferanese ha intrapreso la strada del sogno americano trasferendosi a Los Angeles. A distanza di 4 anni, e dopo avere conseguito il Master in Produzione Cinematografica all'American Film Institute, è già diventato una figura di riferimento per alcuni paesi e distributori cinematografici europei, e a soli 29 anni ha fondato la sua casa di produzione con cui realizzerà il film ispirato alla storia di Roger Bannister

Determinazione, perseveranza e voglia di farcela, sempre e comunque. Sono questi gli ingredienti alla base della storia di Luca Miano, produttore italiano – americano d’adozione – che a 29 anni sta caparbiamente coltivando il sogno fare il producer.  Un sogno maturato, pian piano, negli anni e che ha portato Luca Miano, subito dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita a Bologna, a intraprendere la strada del sogno americano, trasferendosi a Los Angeles  e frequentando – unico italiano ammesso per quell’anno tra i 25 allievi – il prestigioso American Film Institute e conseguendo, dopo due anni, il Master in Produzione Cinematografica.

Luca Miano alla conclusione del Master all’American Film Institute

Un sogno partito dalle falde dell’Etna, precisamente da Zafferana Etnea – dove Miano è nato il 9 gennaio 1990 – e che matura in varie città europee prima di approdare a Los Angeles dove Luca Miano ha recentemente fondato la sua società di produzione “Lord Gentleman Pictures”, con sede tra l’Italia e gli Stati Uniti, proprio con l’obiettivo di trovare e raccontare sul grande schermo storie che possano ispirare e unire audience di tutto il mondo, e lasciare un impatto significativo nel cinema italiano e internazionale.
«Sono un inguaribile sognatore – spiega il produttore – e ho sempre subito il fascino dell’impossibile. L’idea di non essere in grado di fare qualcosa personalmente mi è sempre stata piuttosto scomoda e per me il vero fallimento è arrendersi prima di provare a fare una cosa, piuttosto che non riuscirci».
Sarà stata forse questa innata voglia di tentare l’impossibile che, nonostante gli studi giuridici, ha spinto Miano a voler provare, a tutti i costi, a perseguire una strada apparentemente lontana dalla sua formazione.
«Ammetto che a 15 anni – confessa Miano – non avrei mai immaginato di fare quello che sto facendo oggi. Studiavo al liceo scientifico di Acireale e pensavo al mio futuro da laureato come avvocato o comunque come professionista “classico”. Le cose sono cambiate nel 2001 quando, studente di giurisprudenza a Bologna, stavo attraversando un periodo particolare. Non pensavo lontanamente di lasciare l’università perché “abbandonare” è un termine che non rientra nel mio vocabolario, ma non mi sentivo appagato ed ero solo superficialmente preso da quello che stavo studiando. Ricordo perfettamente che una notte, d’improvviso, fu come una rivelazione: cominciai a pensare alla figura del produttore e a cosa volesse davvero dire esserlo. Fu quello l’incipit del mio sogno, quello da cui sono poi derivate l’energia e la motivazione, per finire gli studi estenuanti e trasferirmi negli Usa».

Luca Miano sul set di “Daughterhood”

Non il desiderio coltivato sin da bambini, quindi, ma la rivelazione, improvvisa, di un giovane uomo che, si trasforma, nel percorso da seguire, senza alcuna titubanza.
«Sono sempre stato – racconta – intrigato dalle biografie, dalle storie di vita e posso serenamente affermare di aver cominciato a immaginare il mondo del cinema proprio attraverso i libri e le vite degli altri. Ho scoperto tante dinamiche e mi sono appassionato sempre di più tanto da essermi ritrovato, in America, proprio in alcuni dei luoghi che avevo imparato a conoscere dalle mie letture».
Un paese, l’America, dove Miano vive ora da 4 anni e dove, nel giugno 2018, ha completato il percorso di studi in quella che definisce “Il vaticano del cinema”.
«L’idea di diventare un produttore – racconta – si era fatta, pian piano, sempre più chiara, ma al di fuori della mia energia e della mia laurea in Giurisprudenza, non avevo davvero niente da cui partire. Ho pensato che dovevo, in qualche modo, legittimarmi attraverso una  formazione adeguata. L’ingresso all’American Film Institute è stato un percorso davvero incredibile, duro e impegnativo sin dall’ammissione con ben 9 mesi di prove e selezioni. Un percorso davvero particolare e intenso che mi ha molto cambiato ma non ha modificato la mia testardaggine».

Luca Miano (a destra)con il cast di “Daughterhood”, la regista e il co-produttore

Durante gli studi e dopo averli completati, Miano si è ritrovano nel mondo della produzione cinematografica: un mondo difficile, sconosciuto, competitivo e per di più in un paese così diverso dall’Europa.
«Sono uno che ha sempre viaggiato – continua– ma ammetto che l’America è davvero un posto a sé perché sempre basato su una certa performance. Qui tutti vogliono essere qualcuno, la competizione è davvero alla base di tutto e per riuscire a brillare e rimanere a galla, serve davvero molto impegno».
Un  paese in cui si corre sempre, ma dove Miano conta di rimanere continuando a scovare storie da sviluppare e portare sul grande schermo con «grandi progetti che possano emozionare audience di tutto il mondo. Oggi – spiega – posso vantarmi di essere già riuscito a diventare una figura di riferimento per alcuni paesi europei e ho già lavorato con importanti distributori europei, tra i quali il francese Pathe’  e il britannico Embankment Films, durante diverse edizioni dell’American Film Market a Santa Monica. Inoltre, in questi anni, mi sono divertito molto a sperimentare in vari generi e ho avuto dei primi successi, come, ad esempio, il mio cortometraggio The motions selezionato per il Rhode Island International Film Festival. Un riconoscimento inaspettato che premia un anno intenso di lavoro e un lavoro sociale che si concentra sulla realtà americana vista dalla gente comune. Infine ho anche avuto l’onore di lavorare con personalità di spicco del cinema americano e internazionale, tra i quali  Neil Canton, Sandy Stern, Richard Brown, Lianne Halfon & Russell Smith, Stan Brooks ed Ed Decter».

Luca Miano mentre testa effetti speciali sul set

Una strada intrapresa con caparbietà e, nel prossimo futuro, c’è già in cantiere un progetto importante. «Un progetto cui lavoro già da tempo – conclude Miano- : sono riuscito ad acquisire i diritti di una sceneggiatura di prestigio, ispirata alla storia di Roger Bannister, atleta britannico  che riuscì ad andare sotto i 4 minuti nel miglio. La sua storia ha ispirato molte persone e sono felice di poterla presto portare sul grande schermo con la mia “Lord Gentleman Pictures”. Si tratta di una di quelle storie che, in qualche modo, sembrano cercarmi, durante le mie tante letture. Credo, infatti, che la mia vera forza sia l’essere un lettore appassionato, un divoratore di storie. Quando mi accingo a leggere, il più delle volte, non so cosa sto cercando ma, spesso, so già cosa vorrei trovare».

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