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L’ira degli artisti catanesi: «Laura Sicignano non conosce la storia dello Stabile che dirige?»

Teatro e opera C'è ira e sgomento nella lettera che quasi 50 artisti siciliani hanno stilato in risposta alle dichiarazioni rilasciate dal direttore artistico dello Stabile etneo al Corriere della Sera e apparse lo scorso 3 gennaio nell'articolo "Le due papesse del teatro siciliano: «Ribaltiamo il Gattopardo»"

Ira e sgomento. Ma anzitutto sconcerto per quelle dichiarazioni apparse sulle pagine del Corriere della Sera lo scorso 3 gennaio nell’articolo a firma di Emilia Costantini intitolato Le due papesse del teatro siciliano: «Ribaltiamo il Gattopardo», una conversazione tra Pamela Villoresi e Laura Sicignano, rispettivamente direttrici artistiche del Teatro Biondo di Palermo e dello Stabile etneo, che non sono andate giù a buona parte degli attori siciliani che hanno stilato, in risposta, la lettera che segue (che pubblichiamo integralmente), firmata da quasi 50 artisti, 46 per l’esattezza , tra cui spiccano i nomi di Pippo Baudo (che per questo teatro  ha ricoperto sia il ruolo di direttore artistico che quello di Presidente del Cda) e Leo Gullotta, che sul palcoscenico della sua città ha portato in scena molteplici successi, ma non mancano alcune delle pietre miliari del teatro catanese: da Pippo Pattavina a Tuccio Musumeci, da Sebastiano Tringali a Ezio Donato, Bruno Torrisi e Angelo Tosto, solo per citarne alcuni.

Laura Sicignano, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania – ph Antonio Parrinello

È con autentico sconcerto che leggiamo l’intervista rilasciata il 3 gennaio al “Corriere della Sera” da Laura Sicignano, direttrice artistica del Teatro Stabile di Catania. Sconcerto per le parole offensive e vergognose con le quali la signora Sicignano ha voluto etichettare i catanesi, definendoli “estremamente espansivi, cerimoniosi, a volte chiacchieroni”, dove nell’avverbio “estremamente” è racchiuso tutto il fastidio per i suddetti comportamenti. La direttrice riprende, così, lo stereotipo dei meridionali perditempo e “chiacchieroni”, che non badano all’essenzialità, come dice di fare lei: “bado ai fatti più che alle parole… voglio ottimizzare i tempi”. Insomma il solito luogo comune dei settentrionali efficienti, al contrario dei meridionali pigri e indolenti, ma soprattutto incapaci, evocando strumentalmente il “gattopardismo”.
È davvero incredibile che una persona che ricopre un ruolo pubblico, peraltro in un settore quale quello teatrale, che per definizione dovrebbe svolgere un fondamentale ruolo educativo, di formazione e perseguire obiettivi di inclusione sociale, possa fare dichiarazioni di una rozzezza e di una arroganza simili.
Benché il vizio di parlar male dei predecessori sia praticato da molti politicanti, non si può accettare l’abitudine costante della Sicignano (non è la prima volta che fa queste esternazioni) di sminuire o addirittura demolire quanto è stato fatto prima del suo arrivo. Bisognava aspettare una direttrice “continentale” per scoprire che i 60 anni di storia gloriosa dello Stabile non valevano niente e che solo negli ultimi 3 anni, quelli della sua direzione, sono stati rivoluzionati tutti i canoni estetici! Finalmente adesso i nuovi registi, fra cui la stessa direttrice con un evidente conflitto di interesse, hanno capito che bisognava rinnovare i “linguaggi artistici fermi agli anni cinquanta”. Peccato che tutti quelli che hanno preceduto la signora Sicignano, grandi direttori, registi e attori non l’abbiano capito. Così, con buona pace per loro, bisognerebbe dimenticare (la damnatio memoriae è un antico vizio del potere) i padri fondatori del teatro come Mario Giusti, Turi Ferro, Umberto Spadaro, Michele Abruzzo, Rosina Anselmi, Ida Carrara, Ave Ninchi, Giuseppe Di Martino, Pippo Baudo, Tuccio Musumeci, Romano Bernardi, Fioretta Mari, Pippo Pattavina, e quelli che negli anni successivi, per 60 anni, fino all’ultimo triennio, li hanno seguiti e rilanciato la loro arte e il loro operato. Tutti quelli, insomma, fra registi e attori che hanno lavorato per anni con e nel Teatro catanese, come Salvo Randone, Giorgio Strehler, Anton Giulio Bragaglia, Peter Brook, Mario Missiroli, Franco Enriquez, Paola Borboni, Pino Caruso, Leo Gullotta, Mariella Lo Giudice, Mario Ferrero, Lamberto Puggelli, Eugenio Barba, Tonino Calenda, Miko Magistro, Walter Pagliaro, Armando Pugliese, fino ai nuovi linguaggi (ma forse no?) di Luigi Lo Cascio, Emma Dante, Vincenzo Pirrotta , Davide Enia e Scimone e Sframeli, per citare solo i siciliani, che non si erano accorti, fino all’arrivo della nuova direttrice, che i loro linguaggi artistici, quando lavoravano per lo Stabile, venivano uniformati a quelli degli anni cinquanta. Mentre, nonostante ciò, il teatro Stabile mieteva successi in tutto il mondo. Per non parlare degli scrittori come Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo, Pippo Fava, Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Vincenzo Cerami o di musicisti come Angelo Musco junior, Germano Mazzocchetti, Nicola Piovani, che hanno collaborato a lungo con lo Stabile etneo. Forse tutti questi artisti e intellettuali condividevano il pensiero di un regista veramente rivoluzionario come Eugenio Barba che a proposito del teatro diceva “il destino è nelle origini”.
Non si può certo dimenticare, inoltre, che lo Stabile di Catania aveva una Scuola d’Arte drammatica fra le più antiche e importanti d’Italia: voluta da Mario Giusti nel 1966 e chiusa definitivamente con l’arrivo della Sicignano. La stessa, peraltro, “dimentica” i rapporti istituzionali dello Stabile con l’Università di Catania e l’Università Cà Foscari di Venezia e con le Scuole di ogni ordine e grado realizzati con apposite convenzioni fin dagli anni ’70, su cui esiste precisa documentazione che l’attuale gestione, con un atto gravissimo, ha cancellato dall’archivio del sito. Un’ultima notazione va fatta sul risanamento finanziario del teatro, merito che la direttrice si attribuisce impropriamente, dal momento che la ristrutturazione del debito fu avviata dal precedente Consiglio di Amministrazione prima della sua nomina e completato con successo con il ricorso alla procedura di sovra indebitamento grazie all’opera del Commissario nominato dalla Regione Siciliana.
Com’è possibile, allora, che una direttrice diffami così il teatro che è stata chiamata a dirigere e la città che la ospita? O la signora Sicignano non conosce la storia dello Stabile di Catania o la vuole fare dimenticare. In entrambi i casi il risultato è assolutamente allarmante.

Pippo Baudo
Leo Gullotta
Tuccio Musumeci
Romano Bernardi
Pippo Pattavina
Antonio Calenda
Germano Mazzocchetti
Ezio Donato
Ottavio Cappellani
Alessandra Cacialli
Sebastiano Tringali
Concita Vasquez
Anna Malvica
Elisabetta Carta
Pietro Montandon
Angelo Tosto
Fulvio D’angelo
Vitalba Andrea
Francesco Randazzo
Franco Sciacca
Filippo Brazzaventre
Matilde Piana
Margherita Mignemi
Agostino Zumbo
Rossana Bonafede
Debora Bernardi
Rosario Petix
Riccardo Maria Tarci
Carlo Ferreri
Carmela Buffa Calleo
Evelyn Famà
Bruno Torrisi
Maria Rita Sgarlato
Plinio Milazzo
Valerio Santi
Raffaella Bella
Nicola Costa
Giampaolo Romania
Franz Cantalupo
Pasquale Platania
Maria Anselmi
Franco Colajemma
Miriam Scala

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