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La fake news dell’imperatore Costantino

Blog Una delle più note notizie false della storia fu sicuramente quella conosciuta come la "Donazione di Costantino", ovvero l’atto di donazione che l’Imperatore Costantino I il Grande avrebbe fatto al papa Silvestro I cedendo un territorio vastissimo, compreso Roma, la capitale dell’impero, ma soprattutto il potere temporale, che sanciva il dominio politico del Papa su tutti gli Imperi

Le notizie false nel corso della storia sono sempre circolate con la stessa potenzialità di oggi e hanno indirizzato e influenzato poteri a fare guerre, ad accaparrarsi territori e ricchezze illecite, sempre a ingrassare i propri interessi. Una delle più note notizie false fu sicuramente quella conosciuta come la Donazione di Costantino, ovvero l’atto di donazione che l’Imperatore Costantino I il Grande, che regnò tra il 306 e il 337, avrebbe fatto al papa Silvestro I cedendo un territorio vastissimo, compreso Roma, la capitale dell’impero, ma soprattutto il potere temporale, che sanciva il dominio politico del Papa sugli altri regnanti. Quindi la Chiesa sarebbe stata sovrana di tutti gli Imperi.

Tale donazione era presente in un documento intitolato Constitutum Costantini (Costituto di Costantino) inserito nel secolo XII (quasi mille anni dopo la vita del regnante) in una redazione ridotta nel Decretum, una raccolta di diritto canonico. Il Costituto venne chiamato la Donazione di Costantino, e per secoli fu oggetto di controversie tra il Papato e l’Impero, proprio per stabilire chi fosse veramente legittimato a governare sul più vasto impero e stabilendo di chi dovesse essere l’egemonia su terre, anime e corpi.

L’imperatore Costantino offre a papa Silvestro I la tiara imperiale, affresco nell’Oratorio di San Silvestro a Roma

Già nel Basso Medioevo, la Donazione fu messa in discussione. Dante, per esempio, pur non contestando la veridicità dell’atto, considerava, però, illegittima la rinuncia al potere dell’imperatore, e che il temporalismo era la vera causa della dilagante corruzione della Chiesa. In seguito, nel 1433, il filosofo tedesco Niccolò Cusano , durante il Concilio di Basilea, affermò che la donazione non aveva mai avuto luogo, che il potere dell’Impero non dipendeva dal Papa e che il testo era apocrifo.

A mettere la parola fine alla secolare controversia ci pensò uno dei maggiori intellettuali umanisti del 1400, Lorenzo Valla, con la sua opera De falsa credita et ementita Constantini donatione (opera del 1440 conosciuta col titolo La falsa donazione di Costantino) che sottoponendo l’atto di donazione ad un attento studio filologico, storico, di testimonianze archeologiche, geografiche, numismatiche, nozioni di struttura linguistica, questione giuridiche e perfino fattori psicologici, oltre che etici e religiosi, non poté più essere smentito dichiarando la Donazione un atto di falsificazione a tutti gli effetti. «Dicono che – così scriveva Lorenzo Valla – loro è la città di Roma, loro il regno di Sicilia e Napoli, loro tutta l’Italia, la Gallia, la Spagna, le terre dei Germani e dei Britanni, loro infine l’Occidente: tutte queste cose sarebbero contenute nella pagina della donazione».

L’opera di Valla colse anche l’occasione di farsi invettiva contro diversi papi, in particolare con l’allora regnante Eugenio IV e altri precedessori del Basso Medioevo. Le accuse furono quelle di sempre, la denuncia di un clero dedico a corruzione, lussuria, libidine e delitti, perdendo di vista la missione di aiuto verso i poveri. Valla consigliava una riforma della Chiesa, già allora necessaria, priva di mondanità e più dedita alla semplicità e alla povertà, invece di coltivare sete di potere, guerre e lusso.

Il testo di Valla resta un’opera fondamentale a difesa della libertà e della verità per contrastare egemonie e tirannie, per far comprendere che lo studio e la discussione possono fare chiarezza su fatti storici ambigui, non un revisionismo di comodo o un negazionismo strumentale per sottomettere creduloni, per salire al potere, per portare disordine, per annaffiare ogni giorno la pianta infestante dell’odio. Lo studio, la lettura, la ricerca vera portano a galla la verità, non il facile e l’acritico asservimento a scritti e video senza (o di dubbia) fonte che circolano su internet permettondo perfino di negare fatti che avvengono mentre avvengono, che danno potere non a chi può mitigare il danno, ma chi è la causa del disastro, chi parla per blandire le masse e intanto non esista a chiedere pieni poteri mentre si occupa solo dei suoi interessi personali.



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