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Io mai niente con nessuno avevo fatto

Eventi Dal 5 all'8 marzo al Vittorio Emanuele di Messina il pluripremiato spettacolo di Joele Anastasi che - tra violenza, diversità, degrado, ingenuità e sentimento - mira dritto al cuore delle emozioni, senza ipocrisie

Io, mai niente con nessuno avevo fatto” (spettacolo pluripremiato già dalla versione “studio”) è la storia di Giovanni, incarnazione dell’ingenuità e della passione allo stato puro, dell’innocenza che supera tutte le barriere della conoscenza e dell’ignoranza:un pezzo unico di anima che dice tutto quello che pensa, che crede a tutto quello che gli viene detto. Giovanni è la forza e il coraggio di chi non riesce a vedere il mondo se non come uno spartito di note da danzare. L’istinto alla vita, alla sopravvivenza. Al di là della malattia. Al di là del male. L’universo in cui gravitano i tre personaggi di questa pièce è un universo popolare. Uno scenario pieno di brutalità e d’istinto. Dove nulla è comandato dalla mente ma solo dall’impulso del corpo. Uomini che sono bestie, che sono angeli, che sono demoni. La violenza si scontra con l’ingenuità, in un mare di brutalità, dove Rosaria, cugina di Giovanni, è tutto per lui. Sorella, fidanzata, madre e figlia. C’è spazio per l’amore, c’è spazio per la rivalsa. Ma tutto ha un prezzo. Giovanni lo sconterà attraverso gli occhi ambigui e violenti eil corpo pulsante e focoso di Giuseppe, insegnante di danza, unico amore-amante di Giovanni.

Joele Anastasi in Io, mai niente con nessuno avevo fatto

Joele Anastasi in Io, mai niente con nessuno avevo fatto

E se è vero che tutto il peso ricade proprio su Giovanni, ingenuo e puro, lui sarà l’unico capace di sopportare questo peso e di non sentirne addosso la minima pressione riscattandosi proprio attraverso i corpi e le anime dilaniate di Rosaria e Giuseppe.

Ma saranno tre corpi, quelli dei protagonisti, che non si incontreranno mai. Vivranno uniti solo nel ricordo, nella maledizione, nel tentativo ora di ricordare e ora di dimenticare.

Il progetto nasce dalla volontà di indagare su delle tematiche profondamente attuali, come la violenza, l’omofobia, la malattia: l’essere “differente” da ciò che è universalmente accettato e sicuro. Tali tematiche però corrono spesso il rischio di divenire una moda, un manifesto “rivoluzionario” che finisce spessoper restare ordinario e soprattutto autoreferenziale.

Io, mai niente con nessuno avevo fatto” compie il tentativo di spostare l’asse focale dell’attenzione per ricavarne una visione originale. Malattia, omosessualità, morte, violenza non sono più il punto di arrivo per giustificare qualcosa che esiste ed ha bisogno di essere accettata, ma bensì il punto dipartenza per iniziare a raccontare una storia in cui tutti questi fattori sono già palesati e superati. La scelta è quindi è quella di raccontare il “come” e non il “perché”, nel tentativo di mettere a nudo un’anima, spogliata di ogni sua infrastruttura per crearne un modello di riferimento che, attraverso il personaggio di Giovanni, sia valido per tutti e non solo per quelle categorie che si riconoscono nell’omosessualità o piuttosto nella malattia o piuttosto nell’ignoranza. Tutti questi fattori sono lo sfondo, all’interno del quale il personaggio si muove, e vogliono rimanere tali. Per colpire in maniera più precisa, per non generare un’accettazione indifferente, per parlare all’anima di tutti e non alle categorie di essere umani, per destrutturarle qualora queste esistano davvero.

“Io, mai niente con nessuno avevo fatto” è un progetto che punta a ristabilire un contatto con gli spettatori al di là del genere teatrale, e al di là delle nicchie dipubblico. Vuole essere un progetto per tutti, ingrado di abbracciare un vasto pubblico per trainarlo in uno scenario di riferimento ben preciso, in balia di emozioni forti e contrastanti. Lo scenario è uno scenario bruto,crudo,violento e forte di una Palermo, di un sud senza filtri. La spinta proviene dal basso per ricordare a tutti che siamo figli di una stessa madre, al di là di ogni estrazione sociale, di ogni sovrastruttura culturale. Giovanni, il protagonista dell’opera, è un ingenuo, è la felicità, è una purezza che genera un contatto empatico con il pubblico che riconosce nel suo dramma, il dramma di ogni atto di tradimento. E’ la speranza che viene minata, è la luce che vuole essere chiusa a pressione dentro una scatola, è un ricordo che vuole essere dimenticato ma che esplode con immediatezza e genuinità con tutta la sua forza. E’ un atto teatrale che punta ad essere leggibile a tutti piani, per tutti gli spettatori. Il linguaggio è verace e immediato, ma non per questo manca di una precisione efficace. Questo progetto non vuole puntare ad essere un prodotto per una nicchia intellettuale e autoreferenziale, vuole fondarsi sull’emozione. Vuole essere un ritorno al teatro come luogo di scambio. Vuole emozionare e non impressionare. Per andare ancora più a fondo, al cuore delle emozioni.

drammaturgia, regia e con Joele Anastasi, con Enrico Sortino, Federica Carrubba Toscano

La Compagnia Vucciria Teatro con questo spettacolo è risultata vincitrice del San Diego International Fringe Festival 2014, Roma Fringe Festival 2013 (dove ha inoltre ottenuto il Premio per la Migliore Drammaturgia a Joele Anastasi e Miglior Attore a Enrico Sortino), ‘Stazioni d’Emergenza – Atto V – Per nuove creatività 2014, Galleria Toledo di Napoli e del Premio della Critica al Festival Direction Under 30 del Teatro Sociale di Gualtieri. Lo spettacolo per il suo impegno a favore della sensibilizzazione e dell’informazione su una tematica sociale importante come AIDS, diversità e tolleranza, è patrocinato da ROMA CAPITALE Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, dalla Lila Catania, (Lega Italiana Lotta contro l’Aids), Nps Italia Onlus (Network Persone Sieropositive), Dì Gay Project, Circolo Mario Mieli, Gaycs Italia, Arci Gay Catania, Arci Gay Napoli, Arci gay Campania, Stonewall.

 

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