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Il Vittorini è tornato, il dibattito letterario è nuovamente di casa a Siracusa

Eventi Lo scorso fine settimana, dopo sette anni di pausa, Siracusa si è riappropriata del Premio letterario nazionale Elio Vittorini che è stato vinto da "Città sommersa", romanzo d'esordio della torinese Marta Barone, "libro necessario" che ripercorre le speranze annegate nel sangue degli anni di piombo. Al premio principale è stato associato il neonato Premio Arnaldo Lombardi dedicato all'edotoria letteraria indipendente vinto dalle Edizioni “Le Farfalle” di Valverde del poeta Angelo Scandurra

Lo scorso fine settimana, dopo sette anni di pausa, Siracusa si è riappropriata del Premio Letterario Nazionale Elio Vittorini. L’organizzazione del riconoscimento, guidata dall’associazione culturale Vittorini-Quasimodo con a capo Enzo Papa, già docente e dirigente scolastico siracusano, e composta da Fabio Granata, assessore comunale ai Beni Culturali, dalla Soprintendente dei Beni Culturali di Siracusa Irene Donatella Aprile, dal presidente della Camera di Commercio del Sud Est Sicilia Pietro Agen, ma anche da Antonio Calbi Sovrintendente dell’Inda, da Papa, dal presidente della Confcommercio Siracusa Elio Piscitello, dal direttore della Confcommercio Siracusa Francesco Alfieri e dal giornalista Aldo Mantineo, ha introdotto quest’anno anche il Premio Arnaldo Lombardi per l’editoria Indipendente.

Lombardi, d’origine napoletana ma che si definiva siracusano, scomparso lo scorso anno, è stato l’editore che tra i primi ha fortemente voluto il Premio Vittorini in città ed al quale, venerdì sera nei locali del Salone Borsellino di Palazzo Vermexio, è stata inoltre conferita post mortem la cittadinanza onoraria di Siracusa consegnata idealmente (il certificato non era ancora disponibile e sarebbe stato inviato via posta) al nipote Matteo ed al figlio Michele.

Sabato 12 settembre, Antonio Di Grado e Enzo Papa, anime storiche del premio Vittorini, con il conduttore della serata, l’attore Sebastiano Lo Monaco, foto Marcello Bianca

A convincere la commissione giudicatrice presieduta dall’italianista Antonio Di Grado e composta da Domenica Perrone, Sarah Zappulla Muscarà, Carlo Truppi e lo stesso Papa tutti componenti dell’associazione Vittorini- Quasimodo ed inoltre da Marina Valensise, in rappresentanza dell’Istituto nazionale del dramma antico, da Daniela Sessa in rappresentanza del Comune di Siracusa, e dal segretario del Premio, il giornalista Aldo Mantineo, sono stati, per il Premio Vittorini, il romanzo “Città sommersa”, edito da Bompiani, della torinese Marta Barone, alla sua opera prima (aveva pubblicato finora libri per ragazzi), mentre il Premio Lombardi è stato vinto dalle Edizioni “Le Farfalle” di Valverde, creatura editoriale-letteraria del poeta Angelo Scandurra.

Venerdì 11 settembre, Premio Arnaldo Lombardi a Angelo Scandurra dalle mani della Soprintendente Irene Aprile. Alle loro spalle Fabio Granata e Antonio Di Grado

Nel corso della prima serata è stato, inoltre, consegnato un riconoscimento speciale fuori concorso alla casa editrice siracusana Sampognaro&Pupi, ritirato dalla giovane direttrice Daniela Tralongo, e aggiudicato grazie al progetto “Serafiche frequenze”. Il volume contiene 15 racconti brevi, in gran parte scritti da giornalisti siracusani, il cui ricavato è stato destinato all’acquisto di un defibrillatore che sarà indirizzato all’Istituto comprensivo cittadino Santa Lucia.

La vincitrice del Vittorini con la commissione del premio: da sinistra il segretario Mantineo, i giurati Truppi, Zappulla Muscarà, Sessa, Di Grado, la scrittrice Marta Barone, e i giurati Valensise, Papa e Perrone. Foto Marcella Bianca

Protagonista della serata conclusiva nella Sala Ipostila del Castello Maniace, invece, il romanzo della Barone che esprime un vissuto familiare forte, per via del rapporto spesso travagliato con il padre, ma che sa offrire, allo stesso tempo, un punto di osservazione speciale per analizzare l’epoca contemporanea segnata dalle vicende legate al terrorismo.

Entrambe le serate sono state sugellate dal forte ricordo di un ancora non famoso Andrea Camilleri che per primo vinse il Premio Vittorini con “Il birraio di Preston” nel 1996. Una forma di composta commemorazione che allo stesso tempo è stata segnata dal desiderio, sottolineato da tutti gli intervenuti, di tornare alla carta. Ecco che il libro, con il suo inconfondibile profumo di inchiostro, si fa testimone di una cultura materica da consultare avidamente ma anche da “sentire” attraverso il coinvolgimento dei sensi ed il tatto. E se la sfida a distanza di un’edizione, quella di sette anni fa, che aveva lasciato nei ricordi della cittadinanza, e non solo, un Fabrizio Frizzi smagliante ma semplice nel suo modo di condurre un vero e proprio evento e non solo un Premio dove figuravano pilastri della canzone italiana come Gino Paolo o Patty Pravo a fare da contraltare, quest’anno è toccato all’attore Sebastiano Lo Monaco che per sua stessa ammissione afferma di cimentarsi per la prima volta nella conduzione di una manifestazione. Accanto a lui i giornalisti Aldo Mantineo e Santina Giannone che dividono un palco sul quale si susseguono anche le incursioni artistiche del Quartetto d’Archi Aretuseo composto dai maestri Corrado Genovese, Christian Bianca, Lorenzo Conti e Stefania Cannata ma anche dalle letture sceniche, tratte dall’archivio dell’Inda, a cura di Simonetta Cartia e con i docenti Elena Polic Greco, Attilio Ierna, Giulia Valentini.

L’esibizione del Quartetto d’archi aretuseo al castello Maniace, foto Marcello Bianca

Difficile poter affermare se il Premio riesce superare la prova che per primo disputa con sé stesso dopo essere diventato, con le precedenti edizioni, un punto fermo del panorama letterario nazionale. Certo è che in entrambe le serate, che hanno visto la partecipazione di centinaia di spettatori, grandi assenti in percentuale sono stati i giovani. Forse è a loro che si rivolge il grande messaggio di possibili salvatori della carta stampata in quanto eredi di una società che spesso la rinnega per preferire i supporti digitali. Ad abbassare la media anagrafica la sera di sabato destinata al Premio Vittorini è stata, però, la meglio gioventù dell’Inda. Gli studenti della sezione del primo e secondo anno dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico, sezione Giusto Monaco hanno portato in scena un coro che annunciava un salto nel tempo, fino al 1914, anno in cui si è dato il via alle rappresentazioni classiche, e che apriva le letture sceniche dei docenti. Un bel momento durante il quale si sarebbe potuta sfruttare meglio l’acustica della Sala Ipostila giocando, chissà, sulla disposizione delle voci e quindi dei componenti all’interno dell’ampio locale.

Premio Lombardi, la cittadinanza onoraria a Arnaldo Lomabrdi nelle mani del figlio Michele

A mettere tutti d’accordo è stata senz’altro la Barone. Giovane scrittrice che al momento della premiazione non ha celato le lacrime e la commozione per un Premio che a suo dire l’ha «commossa e onorata» e che ha voluto specificare come si sia sentita orgogliosa «quando è stato detto che è stato premiato qualcosa di nuovo. D’altronde, proprio lo stesso Vittorini di cui il riconoscimento porta il nome, incarnava un outsider». Nello specifico la commissione giudicatrice ha individuato «in una letteratura che esita a fare i conti coi traumi della storia recente, ecco che irrompe un romanzo – questo “Città Sommersa” di Marta Barone che degli “anni di piombo” ripercorre le speranze annegate nel sangue, le vite vendute a macabre utopie, la triste diaspora d’una generazione che aveva sognato di dare il potere all’immaginazione. La giuria premia nel romanzo di Marta Barone un libro necessario, che ha – avrebbe detto Vittorini – “una verità da dire” e l’insegue con rara vitalità espressiva» la motivazione del Premio alla Barone. Nel corso della serata non è mancato da parte dell’autrice un pensiero rivolto a suo padre che per la giovane scrittrice ha «consolidato la mia volontà di scrivere, mio papà grande amante della cultura classica avrebbe apprezzato molto la performance dell’Inda; uno spettacolo straordinario al quale non aveva mai assistito. Si sarebbe commosso fino alle lacrime». Una ripartenza in parte sottotono che mette a frutto le possibilità che aveva a disposizione l’organizzazione quest’anno, ma che con la presenza della giovane autrice ricorda agli spettatori l’importanza di quanto il Premio Vittorini abbia ancora oggi da offrire.

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