HomeBlog
Blog

Il manifesto di Aldo Natoli, padre nobile del comunismo libertario

Blog Aldo Natoli, messinese, medico, intellettuale formato sui testi non solo di Marx ma anche di Gide e Malraux, organizzatore del PCI clandestino durante il fascismo e poi protagonista della politica culturale e della elaborazione teorica del partito, covava da tempo quel dissenso nei confronti della linea di Togliatti e Longo, già dal 1956 dei fatti d’Ungheria e della “destalinizzazione”. Del gruppo di fuorusciti del 1969 che crearono "il manifesto"​ fu dunque il padre nobile

Nei tanti commenti che hanno fatto seguito alla scomparsa di Rossana Rossanda, appassionata militante e teorica della sinistra “critica” e radicale, si è rievocata l’esperienza del “Manifesto”, la rivista che per il suo dissenso dalla linea ufficiale del PCI causò la radiazione dal partito dei suoi artefici, poi costituiti in movimento politico autonomo e successivamente fondatori del quotidiano che ancor oggi, con libertà e vigore, esiste e resiste.

23 giugno 1969, il primo numero della-rivista de “il manifesto”

Ebbene: in quelle rievocazioni ho letto i nomi della Rossanda e di Lucio Magri, di Luigi Pintor e di Luciana Castellina, di Valentino Parlato, ma altri nomi altrettanto importanti sono stati inspiegabilmente taciuti. Quali? Quello di Massimo Caprara, che era stato segretario di Togliatti (e al quale io e Fernando Gioviale tentammo invano di estorcere rivelazioni sulla polemica Vittorini-Togliatti e la chiusura del “Politecnico”), quello di Lidia Menapace, proto-femminista e unica di quel gruppo ancora – felicemente – viva, ma soprattutto quello d’una delle menti più brillanti che illuminarono quell’esperienza: Aldo Natoli.

Rossana Rossanda e Aldo Natoli

Natoli, messinese, medico, intellettuale formato sui testi non solo di Marx ma anche di Gide e Malraux, organizzatore del PCI clandestino durante il fascismo e poi protagonista della politica culturale e della elaborazione teorica del partito, amico e sodale di Pietro Ingrao, grande conoscitore ed esegeta di Gramsci, covava da tempo quel dissenso nei confronti della linea di Togliatti e Longo, già dal 1956 dei fatti d’Ungheria e della “destalinizzazione”, sulla quale a suo avviso Togliatti era stato fin troppo reticente e cauto. Di quel gruppo di fuorusciti del 1969 fu dunque il padre nobile.

E anche nella successiva esperienza del movimento politico “Il Manifesto” mantenne una posizione critica, più “movimentista” e libertaria di quella marxista-leninista dei suoi sodali, contribuendo con interventi teorici di grande spessore (ai quali a mio avviso vanno affiancati quelli, sul quotidiano, d’un altro grande intellettuale, Franco Fortini), infine assumendo una posizione nettamente diversa dal gruppo dirigente Magri-Rossanda-Pintor quando si trattò di decidere se presentarsi alle elezioni politiche del 1972. Natoli sosteneva che il “Manifesto” non doveva degenerare in partitino, uno dei tanti del labirinto della gauche estrema; che doveva, invece, mantenersi fedele alla sua natura originaria di movimento aperto, di luogo di confronto critico, di coscienza problematica della sinistra.

Aldo Natoli

Ma perse quella battaglia, “Il Manifesto” si presentò alle elezioni (ricordate? Valpreda capolista), ramazzò in tutt’Italia scontenti e residuati del vecchio PCI barricadiero e populista, naturalmente fallì. All’assemblea romana che decise per la presentazione delle liste, c’ero anch’io, e intervenni isolatissimo contro quell’avventata decisione a nome del gruppo di Catania (Angelo Contarino e Roberto Caminiti, Santa Zanghì e Rosalba Piazza, Salvatore Lupo e Nando Gioviale, Saro Mangiameli e Lillo Avola, Ettore e Mariolina Palazzolo, e tanti altri).

Ma questa, del “Manifesto” di Catania in via Cestai, è un’altra storia. Qui e ora è di Natoli che mi premeva dire: di un intellettuale e politico non solo da ricordare, ma da collocare nel Pantheon dei “profeti disarmati” (Lelio Basso, Raniero Panzieri, Vittorio Foa, Alexander Langer: aggiungete voi chi vi pare) che tanto seminarono e ahinoi poco raccolsero nei campi un tempo fecondati dal sol dell’avvenire.

Condividi su

Commenti

WORDPRESS: 0

SicilyMag è un web magazine che nel suo sottotestata “tutto quanto fa Sicilia” racchiude la sua mission: racconta quell’Isola che nella sua capacità di “fare”, realizzare qualcosa, ha il suo biglietto da visita. SicilyMag ha nell’approfondimento un suo punto di forza, fonde la velocità del quotidiano e la voglia di conoscenza del magazine che, seppur in versione digitale, vuole farsi leggere e non solo consultare.

Per fare questo, per permettere un giornalismo indipendente, un’informazione di qualità che vada oltre l’informazione usa e getta, è necessario un lavoro difficile e il contributo di tanti professionisti. E il lavoro in quanto tale non è mai gratis. Quindi se ci leggi, se ti piace SicilyMag, diventa un sostenitore abbonandoti o effettuando una donazione con il pulsante qui di seguito. SicilyMag, tutto quanto fa la Sicilia… migliore.