Recensioni Il concerto “World drum show”, organizzato dalla Camerata Polifonica Siciliana nell'ambito della rassegna “Corti e castelli”, ha conquistato il pubblico con un programma accattivante che ha avuto i suoi punti di forza negli arrangiamenti di Enrico Caruso
«Finalmente il primo concerto live dopo un anno di fermo!». Con questo appassionato e liberatorio grido del maestro Giovanni Caruso si è aperto il bel concerto “World drum show” dell’ensemble “Percussio mundi” organizzato al Museo diocesano di Catania dalla Camerata Polifonica Siciliana nell’ambito della rassegna “Corti e castelli”.
Percussio Mundi nasce nel 1998 come laboratorio di musica d’insieme all’interno della classe di percussioni dell’Istituto superiore di studi musicali “Vincenzo Bellini” di Catania, fondato e diretto dal M° Giovanni Caruso e si conferma una delle realtà giovanili più promettenti del catanese soprattutto per il suo repertorio che spazia dalla musica della tradizione etnico-popolare, alla classica, al jazz, sino alla più recente musica sperimentale contemporanea.
Ed è stata una serata davvero frizzante quella dello scorso 18 giugno, animata dalla presenza di tre ospiti d’eccezione: Marco Caruso al sax, Alberto Alibrandi al pianoforte e Franco Costanzo al basso, con un programma accattivante che ha avuto i suoi punti di forza negli arrangiamenti convincenti e vincenti del giovane Enrico Caruso.
Così dalle note del celeberrimo “Libertango” di Astor Piazzolla a “Taraf” di Galliano, da “Encore in jazz” di Firth a “4/4 four” di Cirone, attraverso il suono di tamburi lontani, accompagnati da una marimba, una grancassa, una batteria, incisivi timpani e un allegro xilofono, la performance è riuscita a coinvolgere i numerosi (ma ben distanziati) spettatori, anch’essi felici della gran rentrée della musica dal vivo.
I giovani Danilo Galatà, Enrico Caruso, Pierpaolo Longo, Matteo Bongiorno, Carlo Picone, Corrado Massaro, Gabriele Vasta, Giulio Di Prima, Daniele Pennisi si sono spesi con grande generosità, la genialità dei solisti ha fatto il resto. Alberto Alibrandi è l’eclettico e coinvolgente musicista di sempre, con la naturalezza che lo contraddistingue nell’approccio allo strumento; Marco Caruso e Franco Costanzo si sono confermati musicisti raffinati e attenti alle sonorità più sottili.
Un concerto vario, dunque, al punto che il pubblico si è anche goduto un brano relax, “Adventure in paradise” di Auletta, un brano, come ha ben detto Giovanni Caruso nelle vesti di presentatore, da ascoltare a occhi chiusi.
Ma forse il vero focus della serata è stato l’omaggio a Chick Corea, virtuoso pianista e compositore che ha rivoluzionato il jazz, recentemente scomparso. L’ensemble ha eseguito con grande cuore due sue famose composizioni, “Armando’s Rhumb”a e la bellissima “Spain”, obbedendo a un principio che spesso il grande jazzista soleva ripetere: tenere vivo il fuoco della musica e portare la gioia ovunque si possa.
E la musica al Museo diocesano si è riaccesa grazie all’opera sempre solerte della Camerata Polifonica Siciliana e del maestro Giovanni Ferrauto, che venerdì 25 giugno dirigerà i Concerti brandeburghesi 4, 5 e 6 di Bach. Perché il mondo ha bisogno di arte e di artisti che hanno il talento per suonare, scrivere, esibirsi come la Percussio mundi che, dulcis in fundo, ha donato al pubblico un bis straordinario, facendo suonare persino le sedie. Simpatica conclusione di una serata dal giusto, azzeccato ritmo…
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