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«Il Caravaggio siracusano è legato alla destinazione di culto. Se la Curia non lo autorizza il quadro non parte»

Arte Forte denuncia del Patto civico di consultazione per la tutela del Caravaggio siracusano composto da associazioni varie: per loro il proprietario del quadro è la Curia, che ha già espresso volontà di disporne. Sarebbe impossibile, quindi, senza permesso arcivescovile, ogni spostamento. Il Fondo edifici di culto ribadisce di essere proprietario ma non esclude che dopo un restauro a Roma il quadro possa non "essere trasferito in altra località". Rischia il progetto del trentino museo Mart diretto da Sgarbi?

«Sono le persone a doversi spostare e non le opere d’arte, il Seppellimento di Santa Lucia, che dovrebbe essere tutelato dal vincolo di destinazione al culto, non è solo un dipinto ma una vera e propria icona che vuole essere indebitamente sottratto al suo legittimo proprietario: l’Arcidiocesi di Siracusa». È questo l’appello ma anche la denuncia del Patto civico di consultazione per la tutela del Caravaggio siracusano composto dalle associazioni Italia Nostra Sicilia, Dracma aps, le sezioni regionali e provinciali di Sicilia Antica, il Comitato Ortigia Sostenibile, Bc Sicilia e l’associazione Amici del Caravaggio.

Il percorso che le associazioni hanno intrapreso, ormai da mesi, ha l’obiettivo di interrompere il procedimento di prestito dell’opera pittorica di Caravaggio “Il Seppellimento di Santa Lucia” attualmente custodita all’interno della Chiesa di Santa Lucia alla Badia di Siracusa, già avviato dal Mart, il museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, guidato da Vittorio Sgarbi e di impedire, contestualmente, che il restauro del dipinto si effettui nella sede di Roma dell’Istituto Centrale per il Restauro. Ma nel portare avanti questa battaglia il Comitato fa riferimento a quella che si potrebbe definire una volontà più che una risoluzione concreta della vicenda; nella pratica non ci sarebbero gli estremi, o almeno non allo stato attuale, affinché la Curia torni ad essere proprietaria esclusiva del dipinto. «Siamo a conoscenza del fatto che in passato la Corte dei conti si sia espressa favorevolmente – ha dichiarato lo storico dell’arte Paolo Giansiracusa, presidente dell’associazione Amici del Caravaggio – permettendo alla Curia, laddove abbia personalità giuridica, di fare richiesta di diventare proprietaria esclusiva tramite le opportune ed ufficiali richieste al Fec, il Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno, ma siamo anche a conoscenza che le ultime sentenze affermerebbero che laddove questa proprietà risulti palese allora questo passaggio sarebbe da considerarsi automatico. È su questo aspetto, in particolare, che intendiamo fare leva».

L’Arcidiocesi di piazza Duomo, che vedrà l’insediamento il prossimo 24 ottobre dell’Arcivescovo eletto monsignor Francesco Lomanto, dal canto suo, non intende smentire il comitato ma nemmeno divulgare posizioni ufficiali o tantomeno definitive riguardo una vicenda che sembra rispolverare una ben più ampia e vecchia querelle.

Il Seppellimento di Santa Lucia di Caravaraggio esposto nella chiesa di Santa Lucia alla Badia di Siracusa

Le consultazioni dei documenti condotte dalle associazioni negli ultimi mesi sono state presentate ieri mattina nei locali del Grande Albergo Alfeo dal docente Giansiracusa, ma anche da Giovanni Di Lorenzo, in rappresentanza di Dracma, associazione siracusana che si occupa di tutela dei beni culturali, Luana Aliano di Sicilia Antica, Salvo Salerno, presidente onorario di Ortigia Sostenibile, e Luigi Lombardo in rappresentanza di Bc Sicilia. In un documento datato 10 luglio, a firma di Angelo Carbone Direttore centrale del Fec, con oggetto “relazione sopralluogo in data 22-24 giugno 2020 I.C.R. per restauro dipinto di Caravaggio, Seppellimento di Santa Lucia custodito nella chiesa di Santa Lucia alla Badia in Siracusa” ed indirizzato all’Istituto Centrale per il Restauro, nella persona del suo direttore Luigi Ficacci e destinato anche al Prefetto di Siracusa ed alla Sovrintendenza per i Beni Culturali di Siracusa guidata da Donatella Aprile si legge che “in quanto Ente proprietario con finalità di conservazione e restauro di un patrimonio di beni mobili e immobili destinato a finalità di culto ai sensi della legge n.222/1985” chiede se “le analisi, che dalla relazione risultano indispensabili ad una completa verifica e valutazione dello stato del dipinto possano essere svolte a Siracusa”. Nel documento viene espresso, inoltre, come “dalla documentazione cui si fa riferimento è evidenziata la necessità che le analisi tecniche e scientifiche vengano svolte nei laboratorio di codesto Istituto a Roma” sottolineando, allo stesso tempo, come “rimane onere per questo ufficio verificare se c’è una possibilità di non trasferire l’opera in altra località”, nell’interesse primario, come specifica il documento, dei soggetti coinvolti “Fec, Curia, Uffici di vigilanza e tutela ma anche della comunità locale”, specificando che “si ritiene indispensabile, anche in relazione alle indicazioni del Consiglio di Amministrazione del Fec che in ossequio alle valutazioni dell’Arcivescovato sugli aspetti devozionali collegati al dipinto che si pongono come ostacolo al suo trasferimento” e che risulti necessario “approfondire tutti i profili che attengono prioritariamente ed esclusivamente alla conservazione del dipinto come oggetto di culto e di devozione e, nella sua inscindibilità, di opera d’arte”. In base alle valutazioni del Direttore centrale del Fec, Carbone, emergerebbe dunque la volontà di procedere con il restauro del dipinto nella sede di Roma dell’Istituto Centrale per il Restauro ma che, anche per via di un’esplicita valutazione dell’Arcivescovato, si debba rivalutare l’eventuale trasferimento dell’opera in altra località smentendo così, seppur non definitivamente, il progetto messo in campo dal Mart di Sgarbi.

Per Di Lorenzo si tratta di «un procedimento viziato che necessita di qualsiasi passo affinché ne sia garantita la legittimità di un possibile prestito che prevedrebbe, inoltre, un investimento di soli 100 mila euro e non 350 mila euro così come era stato dichiarato da Sgarbi, dei quali 30 mila sarebbero destinati alla realizzazione della copia digitale e che, dunque, lascerebbero al restauro una cifra irrisoria». «Ci auspichiamo che l’intervento dell’Arcidiocesi, che dal nostro punto di vista risulta il reale proprietario del quadro al quale non si può chiedere un semplice parere ma un eventuale permesso, abbia di fatto interrotto il procedimento di prestito al Mart – ha spiegato Salerno di Ortigia Sostenibile -. Si tratta, però, di una partita ancora in corso e dagli ultimi atti si potrebbe fare riferimento ad uno stop che, tuttavia, non può considerarsi definitivo. Ci aspettiamo, d’altronde, che il museo insista nel voler spostare il quadro. Uno dei nodi cruciali, che non è stato assolutamente finora tenuto in considerazione è il vincolo di destinazione al culto; di conseguenza il Museo non può procedere limitandosi a considerare se il quadro sia trasportabile o meno ma c’è un requisito in più che deve essere soddisfatto. Solo l’autorità ecclesiastica ha il potere di concedere una deroga al vincolo di destinazione al culto ma se tale deroga non viene concessa, ed in questo caso non è stato nemmeno avanzata la richiesta, il quadro non parte. Nella corrispondenza intercorsa, che possiamo considerare un atto ufficiale, è proprio l’Arcidiocesi a rivendicarne i diritti nella seconda lettera, specificando che dalle ultime analisi condotte dall’Istituto Centrale del restauro il quadro risulta in buone condizioni, suggerendo di procedere con l’eventuale manutenzione in loco. Il parere favorevole che era stato formulato in precedenza dall’Arcidiocesi è dunque decaduto».

Da sinistra Giovanni Di Lorenzo, Paolo Giansiracusa, Salvo Salerno, Luana Aliano, Luigi Lombardo

Nella sala Ipostila del Castello Maniace era stato lo stesso Sgarbi, nel mese di giugno, ad annunciare l’accordo con la società Factum Foundation di Madrid, che ha portato a termine copie di opere come Le nozze di Cana di Veronese e che prevederebbe la realizzazione di una copia del Seppellimento di Santa Lucia da esporre al Mart, che ne “preservi la memoria futura”. «La presenza di Sicilia Antica al tavolo di presentazione del progetto organizzato dal Mart a Siracusa è stata abbastanza delicata, scatenando anche polemiche e critiche – ha spiegato Aliano, presidente provinciale dell’associazione -. Ci siamo ritrovati a quel tavolo per una motivazione ben precisa: avevamo inviato al Mart una lettera, un paio di settimane prima, all’interno della quale chiedevamo di poter aprire un dibattito produttivo per poter risolvere la questione del prestito. Non abbiamo mai messo in dubbio la profondità e l’importanza dell’operazione culturale in sé, ma date le criticità abbiamo immaginato che potesse essere risolto attraverso l’uso del digitale. Nella fattispecie Sicilia Antica si è limitata a chiedere al Mart di accettare una proposta che riguardasse esclusivamente l’acquisizione digitale dell’opera e della quale avrebbero potuto farne uso in base ai loro progetti culturali. Il Mart, in un comunicato del 27 maggio e successivamente all’invio della nostra proposta, effettivamente ipotizza la realizzazione di una copia digitale passaggio successivo all’acquisizione alla quale noi avevamo fatto riferimento. Rispetto a queste intenzioni Sicilia Antica è positiva fintato però questo non interferisca con l’esposizione del dipinto stesso. Non è ben chiaro all’interno del progetto del Mart quale dovrebbe essere l’eventuale destinazione d’uso della copia che sia durante la mostra o successivamente. Qualora la copia fosse ad uso esclusivo del Mart e venga esposta a Rovereto, come è stato detto a quel tavolo, rappresenterebbe un’importante criticità poiché le copie di altri manufatti celebri che finora sono state realizzate erano destinate a supplire l’assenza dell’originale o trafugato, come nel caso del Caravaggio palermitano o musealizzato in luoghi diversi. Il conflitto consiste nel fatto che il Caravaggio a Siracusa è presente ed ha inoltre un profondo valore cultuale».

E ad incalzare la motivazione per la quale l’importanza iconica del dipinto non può essere ritenuta di secondo piano sono stati anche Giansiracusa e Lombardo. «Ognuno di noi in città deve sentirsi un po’ proprietario dell’opera, quando questo accadrà il dipinto sarà salvo e sarà stato attuato un vero procedimento di valorizzazione culturale – ha detto Giansiracusa -, noi vogliamo chiarire di chi è il dipinto, chi ne può disporre, dove deve essere custodito. L’opera deve essere esposta nel suo luogo deputato che è la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro che deve essere reso sano per accogliere il dipinto. I restauri possono essere fatti ovunque, quin di anche a Siracusa, e non sono le opere che devono viaggiare ma sono le persone a spostarsi. Non si tratta solo di un dipinto ma di una vera e propria icona». «Il quadro è un esempio di devozione – ha affermato Lombardo – frutto dello sforzo dell’allora Senato che nel 1598 ha visto il corpo di Santa Lucia lasciare Siracusa per approdare a Venezia. È stata quella l’occasione in cui è nata l’esigenza di rappresentare la Santa».

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