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Eterna, a vucca l’amma

Teatro e opera Dal 27 luglio all'8 agosto a Catania il nuovo testo di Luana Rondinelli diretto da Nicola Alberto Orofino

Debutta sabato 27 luglio al Castello Ursino di Catania, per la rassegna “Estate al Castello Ursino”, lo spettacolo “Eterna, a vucca l’amma”, una novità assoluta di Luana Rondinelli diretto alla regia da Nicola Alberto Orofino.
Lo spettacolo prodotto dallo Stabile di Catania, che replica fino all’8 agosto, vede in scena Roberta Amato, Gianmarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Giorgia Boscarino, Daniele Bruno, Marta Cirello, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Valeria La Bua, Silvio Laviano, Luca Fiorino, Marcello Montalto, Lucia Portale e Luana Toscano.

Roberta Amato, Gianmarco Arcadipane, Alessandra Barbagallo, Francesco Bernava, Giorgia Boscarino, Daniele Bruno, Marta Cirello, Cosimo Coltraro, Egle Doria, Valeria La Bua, Silvio Laviano, Luca Fiorino, Marcello Montalto, Lucia Portale e Luana Toscano.

Siamo nel 1669 durante l’eruzione dell’Etna Per più di 100 giorni il fuoco, lento e inesorabile come solo certi cattivi delle Storia sanno essere, avanza verso Catania. 1669 è un anno eccezionale. Quel fuoco non distrugge soltanto, ma salva e cambia Catania. Niente più sarà come prima. La politica e la religione si posizionano in prima linea perché obiettivo è fermare il fuoco e ricostruire il prima possibile. La Santuzza portata in giro in continuazione, anche più volte al giorno nella speranza o certezza, che è con Lei, solo attraverso Lei, l’unica possibilità di ottenere l’intercezione divina. E Catania cambia (al di là di improbabili slogan politici di oggi, quella volta cambia per davvero). E si fa pure presto (al di là di improbabili promesse e pastoie burocratiche di oggi, quella volta si fa presto per davvero). Si spostano cittadini, si costruiscono quartieri, si chiamano architetti e mastri. Catania si fa bella. Catania cambia, sempre più in alto sopra la lava fredda, sempre più nera. La storia di quei giorni è un esempio di “cose fatte bene”? Di cieca superstizione? Di tragedia finita bene? Non so. Quello che è certo è che raccontarla può essere indispensabile alle donne e agli uomini di oggi, figli risorti di una città (leggi anche nazione) che predica il cambiamento ma poi finisce col gestire dissesti e sconquassi. E questo da 350 anni. Almeno.

«In scena un gruppo di attori, anime belle e toccanti, con i quali ho l’onore di lavorare da parecchi anni – scrive Orofino nelle nore di regia -. Saranno politici e uomini della strada, religiosi e santi, nobili e plebei, stranieri e cittadini uniti in “coro” da un evento che non riconosce ruoli o posizioni. Agiranno in cinque spazi teatrali che prenderanno vita contemporaneamente all’interno della corte di Castello Ursino. Cinque spazi a indicare altrettanti luoghi della città in continua (inter)azione. Alla drammaturgia Luana Rondinelli, uno sguardo forte, sanguigno, una scrittura asciutta e rituale, una donna “siciliana” perfetta per la storia che vogliamo raccontare».

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