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Lo Stabile di Catania dà voce alla nuova drammaturgia siciliana tra video e palcoscenico

Teatro e opera L'ente teatrale catanese produce due progetti che tra multimedialità e nuovi linguaggi cerca il rinnovamento del messaggio teatrale. "Avanti veloce", è un progetto di Silvio Laviano che nei video, realizzati da Giovanna Mangiù, raccoglie cinque drammaturgie di Tino Caspanello, Rosario Lisma, Rosario Palazzolo, Lina Prosa, Luana Rondinelli sulla necessità del teatro. Domenica 18 ottobre al Verga va in scena "La carcassa" di Lina Prosa, primo atto della rassegna "Il testo nel cassetto"

Un progetto dedicato interamente alla nuova drammaturgia siciliana per riflettere sul presente e scoprire un nuovo modo di vedere il teatro. Lo Stabile di Catania prosegue il lavoro di valorizzazione degli autori contemporanei attraverso nuovi esperimenti teatrali, dal vivo e in digitale. Il primo, Avanti veloce, è ideato e diretto da Silvio Laviano: cinque creazioni drammaturgiche commissionate dal TSC ad autori siciliani ed interpretate da cinque attori catanesi, per riflettere sulla necessità del teatro, attraverso cinque corti che raccontano uno spazio vivo, quello teatrale, svelandone gli angoli nascosti e sconosciuti. I testi, scritti da Tino Caspanello, Rosario Lisma, Rosario Palazzolo, Lina Prosa e Luana Rondinelli, sono interpretati da Giovanni Arezzo, Alessandra Barbagallo, Egli Doria, Barbara Giordano e Silvio Laviano. “Il teatro è cosa essenziale e bene comune in una società sana? Ci interroghiamo sull’essenza e sulla sua assenza. Vogliamo ripartire meglio e in modo ancora più virtuoso? Ecco, è necessario scrivere un tempo nuovo dove l’attore, la parola e il palcoscenico, spiati da un occhio digitale, diventeranno mezzi virtuosi per creare nuovo valore. Il teatro è dialogo, catarsi, luogo delle domande, spazio per nuovi interrogativi”. I video, realizzati dalla videomaker Giovanna Mangiù, saranno proiettati nel Foyer della tribuna del Teatro Verga e disponibili su YouTube a partire da novembre 2020

Avanti veloce. Della necessità (o dell’inutilità?) del teatro, un progetto di Silvio Laviano, drammaturgia di Tino Caspanello, Rosario Lisma, Rosario Palazzolo, Lina Prosa, Luana Rondinelli, videomaker Giovanna Mangiù con Giovanni Arezzo, Alessandra Barbagallo, Barbara Giordano, Egle Doria, Silvio Laviano produzione Teatro Stabile di Catania.

Silvio Laviano: «Avanti veloce è bisogno necessario, è parola veloce, parola nuova, in avanti, che vuole attraversare e rag- giungere il pubblico in forma diretta e sincera. Cinque autori per cinque attori in cinque minuti. Cinque monologhi scritti da 5 drammaturghi siciliani e interpretati da altrettanti attori siciliani. Cinque creazioni drammaturgiche originali che si interrogano sul valore del teatro, sulla sua necessità. Il Teatro è “cosa” essenziale e bene comune in una società sana? Ci interroghiamo sull’essenza e sulla sua assenza. Vogliamo ripartire meglio e in modo ancora più virtuoso? Ecco, è necessario scrivere un tempo nuovo dove l’attore, la parola e il palcoscenico, spiati da un occhio digitale, diventeranno mezzi virtuosi per creare nuovo valore. Il teatro è dialogo, catarsi, luogo delle domande, spazio per nuovi interrogativi. L’attore è drammaturgo delle proprie emozioni e l’autore agisce attraverso una scrittura dedicata e finalizzata con e per l’attore stesso. Riscopriamo l’ascolto, un nuovo ascolto, o meglio, rispolveriamo l’ascolto antico, autentico, vero, diretto. Sei donne e cinque uomini, tra attori, drammaturghi e videomaker che in cinque brevi film racconteranno uno spazio vivo, reattivo, pulsante anche svelando angoli nascosti, inusuali, sconosciuti di quel luogo della “riproduzione emotiva” per eccellenza che è il Teatro. Tutto è palcoscenico, tutto vibra nella necessità di esprimersi, di rinascere. Undici esseri umani che si offrono come messaggeri del bisogno di arte, oggi, qui, ora. Dal buio alla luce della propria verità. Specchi che riflettono un tempo nuovo, respiri nuovi. E ritornano alla mente e alla pancia le parole di Paolo Grassi: “Il Teatro è il luogo dove una comunità liberamente riunita si rivela a se stessa, il luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o da respingere”».

Silvio Laviano

Buio di Tino Caspanello con Egle Doria. Una donna, il buio improvviso tutto intorno e dentro l’anima, una fuga e una scoperta che squarcia la realtà e che ha il potere di mostrare cosa viaggia sotto le parole. In ascolto, dietro le quinte nere di un teatro, la don- na ritrova un respiro e, oltre quel nero, una luce e una strada in grado di mostrare possibilità e assottigliare il muro di nebbia tra noi e il mondo.

A me stesso di Rosario Palazzolo con Silvio Laviano. Un uomo, anzi un attore, solo, in un chissà dove teatrale prima del teatro, a se stesso dice cose che ogni attore, anzi ogni uomo, dovrebbe dire a se stesso prima di qualunque dichiarazione d’intenti, o promessa, o espressione di fede, ossia che prima di qualunque atto creativo bisognerebbe fare un’analisi seria su ciò che abbiamo da dire, che è necessario dire, sugli strumenti che abbiamo per dire, su ciò che gli altri vorrebbero sentirsi dire e infine dire, sempre che rimanga qualcosa da dire. “A me stesso”, in effetti, è un lampo, è una deflagrazione, è il tema dell’inutilità, oggi, del teatro, dell’arte, del- la scrittura, di tutte quelle abilità del pensiero che hanno a che fare con la creazione e certamente, in quanto lampo, seppure deflagrato, pone solo le basi per un’analisi più minuziosa. Questa prima scheggia è insomma un’accusa a quegli artisti che hanno smesso di fallire, a quegli artisti che hanno posto le basi per una lunga e prosperosa carriera, a quegli artisti che hanno imparato la loro voce d’artisti e propendono per la reiterazione, a quegli artisti e soprattutto a me stesso

Le sette forature di Lina Prosa con Giovanni Arezzo. Il nostro attore-ciclista, come il Taltibio messaggero dei testi tragici, alla settima foratura della camera d’aria della sua bicicletta arriva a destinazione: a teatro. Ma la porta è chiusa. Possibile? Il ciclista porta la stessa notizia che da secoli i messaggeri portano sulla scena. La notizia infatti è che Troia è stata vinta e che Aga- mennone è di ritorno a casa. Dovrebbe essere l’inizio dell’Orestea di Eschilo, la ripetizione necessaria di una tragedia. Ma questa volta, per la prima volta, la tragedia non può cominciare. Cosa resta di tutto ciò? Le sette forature diventano il tracciato epico della tragedia esistenziale dell’attore, privato della scena e del suo ruolo indispensabile condotto per migliaia di anni. Intorno all’esperienza dell’attore-ciclista, messaggero dei misteri dell’umanità, si accendono i drammatici interrogativi del nostro tempo.

Mattula Un batuffolo di polvere a teatro di Luana Rondinelli con Alessandra Barbagallo. “Ssshhh inizia lo spettacolo!” E invece no, questa volta non inizia e tutto questo silenzio permette a Màttula (un batuffolo di polvere) di uscire finalmente allo scoperto. Cosa sta succedendo? Li sentiva spesso recitare gli attori, ne conosceva gli umori prima di andare in scena, abbarbicato sulla graticcia o nascosto in camerino, ma dove erano finiti tutti? Il teatro vuoto e nemmeno più il custode e a un certo punto quel silenzio, Màttula, non lo sopporta più. Ha imparato tanto e ora è pronto, “non possiamo far morire i personaggi, abbiamo il dovere di parlare per loro”. E allora anche da solo, in attesa di ritrovare quei “giorni felici”, luci sulla ribalta, darà vita al teatro. “Ssshhh inizia lo spettacolo…stasera recito a soggetto”.

Lo specchio di Rosario Lisma con Barbara Giordano. Proviamo a immaginare un mondo senza specchi. Come faremmo a sapere come siamo fatti, come siamo diventati? Forse solo attraverso gli occhi degli altri. E soprattutto attraverso le loro parole che ci racconterebbero di noi. Il teatro questo fa: ci racconta di noi e della nostra esistenza attraverso le parole e le azioni di chi ci appare davanti dopo il buio. I personaggi non sono altro che gli spettatori riflessi nello specchio. Lo specchio ci riflette e fa riflettere. Per sapere come stiamo e provare a stare meglio.

Il progetto dedicato alla nuova drammaturgia prosegue con la rassegna Il testo nel cassetto. «Abbiamo chiesto agli autori dei video di Avanti veloce – spiega Laura Sicignano, direttore del Teatro Stabile di Catania – di regalarci un loro testo rimasto nel cassetto, quindi mai rappresentato. Ecco 4 lavori nuovissimi che verranno presentati al pubblico in un percorso di letture drammatizzate, dove potremo scoprire le potenzialità di queste scritture, parlarne insieme, coinvolgere gli spettatori anche in una riflessione sul percorso creativo della scrittura».

Il primo dei quattro appuntamenti è previsto domenica 18 ottobre, ore 19.30. Protagonista Lina Prosa, autrice del testo La Carcassa, con la regia di Carmelo Alù e l’interpretazione di Gianmarco Arcadipane, Cosimo Coltraro, Luciano Fioretto, Luca Iacono e Rosario Minardi. Subito dopo la lettura, l’autrice presenterà il libro Pagina Zero, edito da Percorsi. Dialogherà con l’autrice la professoressa Simona Scattina, docente di Discipline dello spettacolo. Biglietti per la rassegna Il testo nel cassetto: euro 16.  Info: www.teatrostabilecatania.it, FB e Instagram.

Lina Prosa

Domenica 18 ottobre La carcassa di Lina Prosa regia di Carmelo Alù con Cosimo Coltraro, Rosario Minardi, Gianmarco Arcadipane, Luciano Fioretto e Luca Iacono. La carcassa di automobile in fondo al burrone, intravista nel buio, dai due poliziotti Mimmo e Iachino, è a prima vista un oggetto senza importanza, lasciato lì da anni di oblio. Ma a poco a poco l’osservazione dettagliata e l’indagine privata, accompagnate da strani presentimenti, trasformano la carcassa in un nucleo drammaturgico fitto, di cui il caso è grande tessitore. Si svelano le storie personali ma si svela anche il cuore clandestino del teatro, del suo prestare all’uomo segreti indispensabili a guardare nell’abisso dell’esistenza. Qui si aggiunge il mistero della presenza di Liborio, un giovane solitario, ultimo tra gli ultimi, che ha fatto della carcassa il castello-teatro delle apparizioni dello spettro del padre, di shakespeariana memoria. Le connessioni imprevedibili, come in un giallo, mettono a nudo e attraversano anche le speranze e i sogni di una Italia che ha identificato il suo successo nella storia automobilistica. La carcassa con le sue lamiere accar- tocciate ha a che fare con il successo del padre di Iachino, emigrato a Torino, con la madre di Mimmo, maestra pendolare, prima autista donna di un paese del sud. La decisione finale: scendere giù, fino in fondo.

Domenica 25 ottobre Limonata testo e regia di Rosario Lisma con Valentina Ferrante, Marcello Montalto, Daniele Bruno, Lucia Portale. “Limonata” è una commedia degli equivoci e una riflessione sulla paternità. Un ritratto divertito e spietato sul legame genitori-figli, inteso come rapporto tra guida e discepolo, sul valore dell’essere padre e sui bisogni dell’essere figlio, sull’amore e sulla responsabilità. Ma è anche una riflessione sui padri della società intera: gli intellettuali. Figure necessarie a indicare una via in questi tempi confusi, ma quasi scomparse dal pano- rama pubblico attuale forse per vanità, pigrizia o manifesta incapacità. Che fine hanno fatto i ragazzi che un tempo erano sulle barricate per un mondo migliore, che contestavano i padri per rifondare la società su nuove basi, gioiose e giuste? Come possono essersi ridotti così, come cinquantenni spenti e capricciosi? Tutti sono capaci di fare figli, non tutti di essere padri.

Domenica 22 novembre Kyrie testo e regia di Tino Caspanello con Alessandra Barbagallo e Federico Fiorenza. Kyrie è un rito che i protagonisti del testo, l’Uomo e la Donna, dopo il loro ultimo incontro, ripetono ogni sera per ricostruire, e allo stesso tempo esorcizzare, un episodio accaduto tra loro dieci anni prima. Nel giardino della struttura che li ospita, e nella quale si sono ritrovati, i due iniziano il “gioco”, una specie di scavo archeologico, alla ricerca di frammenti del passato da rimettere insieme. Nelle loro parole non c’è giudizio, non c’è nemmeno partecipazione emotiva, usano le parole come tessere di un mosaico per arrivare a raccontare, sera dopo sera, cosa è accaduto e, attraverso l’immagine risultante, cercare di comprenderne il senso. L’episodio aveva generato un silenzio divenuto ostacolo al loro rapporto, ed è proprio quel silenzio che i due cercano di sondare, affinché sia possibile per ognuno dei due ritrovare una dimensione nuova di sé, ma an- che la dimensione di un sentimento che non riusciva più a vivere.

Domenica 6 dicembre Didone pop di Luana Rondinelli e Beatrice Monroy regia di Luana Rondinelli con Luana Rondinelli, Corinna Lo Castro, Giovanni Carta, Filippo Luna. Epopea moderna di un viaggio che vede in Didone una nuova eroina popolare. Lascia la sua terra martoriata dalla violenza, seguita dalla sorella Anna, per trovare una nuova meta su cui approdare e trovare pace per sé e per il suo popolo. Il mito diventa contemporaneo e rompe gli schemi dei personaggi che animano le vicende di questa storia e lei, la nostra Regina, in questo viaggio al confine tra l’assurdo e il trash rivendica dignità per ogni donna, si scontra con il potere, con la politica, attraversa il mediterraneo e ci porta su di una barca sulla quale oggi potrebbe esserci chiunque, e approda e rende giustizia alla sua grande caparbietà fondando una nuova città. È tempo di rinascere, e di far ribattere il cuore…

Luana Rondinelli

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