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Cori Amenta: «Vincenzo Corrado è sempre con me. Grazie a lui ho conosciuto la bellezza»

Sugnu Sicilianu La stilista delle star si racconta nella sua Noto - «Mi sto riappropriando della Sicilia» -, non nascondendo i momenti difficili della sua scelta di diventare donna: «Finché sei gay va tutto bene, la moda è il mondo più transfobico che esiste». Quando Cori è apparso anche nel documento, ha pianto: «Vincenzo Corrado è il mio gemello, il mio migliore amico»

Le scarpe Coriamenta per il matrimonio di Belen Rodriguez, foto di Ention Sulo

Le scarpe Coriamenta per il matrimonio di Belen Rodriguez, foto di Ention Sulo

Mette le ali ai piedi… delle stelle, Cori Amenta, fashion stylist, originaria di Noto che dal 2012 ha creato una linea di calzature con il suo nome che piace a vip dello spettacolo. Le sue scarpe, fascinose, sandali, platform scultura e vertiginosi tacchi a spillo, espressione dell’estro creativo ed artigianale del Mady in Italy, sono ai piedi di Belen Rodriguez, Laura Pausini, Naomi Campbell, Ilary Blasi, Skin di Skunk Anansie, solo per citarne alcune. «L’ispirazione è nata per caso perché lavorando con le modelle che calzavano scarpe 43/ 44 con indosso abiti meravigliosi, dovevano accontentarsi di scarpe dozzinali. La stessa cosa d’altronde succedeva anche a me». La sua griffe, le ali di Hermes, il simbolo di libertà oltre ogni declinazione di genere, è la cifra della “sua” rivoluzione. Impegnativa ma vera è quella che definisce, «un atto d’amore verso me stessa». Due metri di altezza spalmati su un fisico longilineo, le lunghe gambe accavallate sotto il tavolino del bar – ristorante e caffetteria “Anche gli angeli”, nella città netina, dove c’incontriamo, Cori si racconta, senza tanti giri di parole.

Cori Amenta, foto di Cristiano Ossoli

Cori Amenta, foto di Cristiano Ossoli

Belen indossa calzature Coriamenta per il suo matrimonio, foto Mario Gomez

Belen indossa calzature Coriamenta per il suo matrimonio, foto Mario Gomez

Da anni ha scelto di vivere e di lavorare a Milano. «Mi sto riappropriando della Sicilia – racconta – sto recuperando il mio rapporto con questa terra da cui sono scappata, giovanissima, per la mentalità mediocre di chi è pronto ad additarti e a farti solo del male, senza tentare di provare a capire, a conoscere». Sceglie l’istituto d’arte di Siracusa osteggiata dalla famiglia che avrebbe voluto che seguisse gli studi classici o scientifici. I suoi lunghi capelli che ondeggiavano fin sotto al bacino, quando camminava, erano lo scandalo. La sua diversità, il problema. «Negli anni ’80, non era facile che una famiglia accettasse che il figlio maschio fosse gay. Mio padre sindaco, io che dovevo fare il servizio militare per non far capire nulla, la gente che mormorava, l’isolamento a scuola. Fu un periodo terribile». Già a 13 anni in modo del tutto naturale, insieme alla sorella si diverte a coordinare le sfilate per la boutique di mamma Anna. Sulle note di Grace Jones, dà il via a quello che un giorno sarebbe stato il suo “sogno”. «Non saprei fare altro – dice agitando le lunghe mani dalle unghie curate con lo smalto rosa pallido perfettamente in tono con la mise che indossa – mi piace coordinare tutti gli aspetti di una sfilata, dalla scelta degli accessori alle musiche, alla scaletta al lancio pubblicitario. Mi piace essere la regista».

Cori Amenta è anche modella, foto di Cristiano Ossoli

Cori Amenta è anche modella, foto di Cristiano Ossoli

Laura Pausini e le scarpe Coriamenta

Laura Pausini e le scarpe Coriamenta

Dopo la laurea in fashion design all’Istituto Marangoni di Milano, inizia la carriera come stylist presso Class editor ed Il Sole 24 Ore fino alla firma di un contratto celebrietes. «Tutto avviene in mode casuale: in quegli anni dividevo il mio appartamento con una modella. Le cambiai colori di capelli, la truccavo e la vestivo a mio modo e lavorava tantissimo perchè piaceva. I fotografi volevano sapere chi fosse l’autore di quel cambiamento d’immagine e da lì iniziarono a cercarmi e fu l’inizio della professione che amo». Lavora anche per Dolce &Gabbana, Ungaro, Versace, Calvin Klein e nel suo esordio milanese, decide di dare una svolta anche nel look. Un colpo di forbici spazza di netto i lunghi capelli quasi a simboleggiare la rottura con il passato: un taglio cortissimo su un fisico statuario, il passpartout per il mondo della moda. «Con il nome da uomo sulla carta d’identità ed il mio essere gay, ero rassicurante – ricorda Cori – simpatico, allegro, ero ben accettato e questo bastava». Finchè il volto che portava in giro, le è sembrata estraneo. «Quando festeggiai quarant’anni feci una festa pazzesca – racconta – ma poi litigai con il fotografo perché nelle foto ero dappertutto ma non mi riconoscevo».

Ancora uno scatto dell'ultimo set fashion di Cori Amenta, foto Cristiano Ossoli

Ancora uno scatto dell’ultimo set fashion di Cori Amenta, foto Cristiano Ossoli

L’obiettivo, più dell’occhio umano, svelava l’anima. «Ero come impazzita – ricorda Cori che sgrana i suoi occhi da gatta -, non mi riconoscevo con i capelli corti, la barba, senza un filo di trucco. Mi guardavo e non mi vedevo: ero brutta, orribile». Inizia il dubbio, l’incertezza, la crisi d’identità. «Piangevo, ero disperata – racconta gesticolando – non sapevo più come vestirmi. Ma soprattutto non sapevo più chi fossi». Decide di andare fino in fondo. Le sedute dallo psicologo e l’aiuto e la comprensione del suo compagno Luca, sono fondamentali per dirsi che si sentiva “donna”. E che voleva esserlo. «Ho deciso di diventarlo, dopo un mese che lo conoscevo perché è importante avere una persona che non ti vede come un giocattolo. Di giorno, in gruppo, ti additano ma di notte, ovunque, in qualsiasi città o paese, sono tutti in fila».

Anche Ilary Blasi veste scarpe Coriamenta

Anche Ilary Blasi veste scarpe Coriamenta

Si sottopone a dolorosi trattamenti ormonali «che rifarei – dice- perché sempre meglio di quell’inferno in cui vivevo». Una strada in salita che non le risparmia amarezze e delusioni. «Le mie quotazioni sono a zero – dice – perché la moda è il mondo più transfobico che esiste. Finché sei gay va tutto bene, sei glamour, rassicurante ma poi fai paura perché rappresenti ciò che in fondo ognuno di loro che disegna abiti da una vita, vorrebbe essere ma non ha il coraggio. La libertà di essere donna. Io – dice senza rabbia nella voce – li capisco». Parole come pietre le sue, che squarciano la realtà di una società ancora profondamente transfobica. «Grazie al mio lavoro e all’aiuto concreto del mio compagno con cui condiviamo tutto, mi sono potuta permettere il lusso di non stare per strada per mantenermi. Purtroppo sono ancora in tante costrette a farlo per sopravvivere, perché la famiglia le ha buttate fuori».

L'home fashion di Cori Amenta, foto di Cristiano Ossoli

L’home fashion di Cori Amenta, foto di Cristiano Ossoli

Naomi Campbell è stata testimonial Coriamenta

Naomi Campbell è stata testimonial Coriamenta

Al là della bellezza del suo aspetto fisico, è bella Cori per la sua capacità di raccontarsi in modo diretto con lo sguardo che sembra violentare l’interlocutore. Proprio di chi ha sempre lottato. «Anche adesso che da un anno sono diventata Cori pure sui documenti, c’è chi mi fa del male chiamandomi con il mio nome da maschio». Non ci si abitua mai alla cattiveria. “Ci vuole tanta forza per essere leggeri”, ha detto qualcuno, e la fantasia e l’amore per il cinema dalle atmosfere suggestive con dive pratogniste come Virna Lisi e Sophia Loren sono il suo “gancio appeso al cielo” che l’aiutano a guardare il bicchiere mezzo pieno. Il suo marchio Coriamenta è presente in Italia ed anche in America. «Speriamo di approdare anche in Spagna – dice contenta – perché è un paese dalle tinte forti che mi piace molto. E poi ho in mente di fare delle case vacanze a Noto, di comprare un terreno, di disegnare anche accessori. Ho tante cose da fare, ho appena fatto solo il 5 per cento della mia vita», dice questa donna dalle tante vite. Le chiedo se ha dei rimpianti. «Mi è successa una cosa strana. Quando ho avuto i documenti con la mia nuova identità, ho pianto. Ho “ucciso” Vincenzo Corrado, ma devo dire che lui è il mio migliore amico, e che grazie a lui ho conosciuto la bellezza, l’arte, mi sono innamorata, ho pianto. Ho imparato a nuotare. E’ il mio fratello gemello. Non lo rimpiango e resta sempre con me».

Le chiedo l’età, domanda scottante per ogni fimmina. «Sicuramente meno di 100» dice ridendo.

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