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“Abbecedario siciliano” di Roberto Alajmo, dimmi come parli siciliano e ti dirò chi sei

Libri e Fumetti Da Agghicari a Allattariarsi, da Gàrgio a Idda a Làstima, “Abbecedario siciliano”, edito da Sellerio, è un originale viaggio culturale dello scrittore e giornalista palermitano nelle voci dialettali siciliane. Un lavoro realizzato con accurata ricerca e spirito divulgativo, eleganza di linguaggio, curiosità analitica ed ironia. Un'analisi del "carattere identitario di una regione”

Un originale viaggio culturale nelle voci dialettali siciliane, un itinerario multidisciplinare che unisce filologia, storia, costumi sociali, letteratura, filosofia, scienze umane e sociali, tradizioni e vita quotidiana. Un lavoro realizzato con accurata ricerca e spirito divulgativo, con eleganza di linguaggio, curiosità analitica ed ironia. Lo scrittore e giornalista palermitano Roberto Alajmo, con il suo stile, dà vita nel suo nuovo libro dal titolo “Abbecedario siciliano”, edito da Sellerio, ad un’interessante operazione culturale.

Ancora una volta il talento multiforme di Alajmo si estrinseca con efficacia ed originalità. Riesce a spaziare nei generi letterari e saggistici con dinamismo culturale e pluralità di registri linguistici. Parte dalle parole per giungere antropologicamente e sociologicamente all’analisi del “carattere identitario di una regione”. E parafrasando un autore famosissimo della storia culturale tedesca ed europea si potrebbe dire che trova nella Sicilia una chiave linguistico-filosofica dell’Italia intera.

Roberto Alajmo

Sicilia crogiolo di popoli e civiltà: “Agghicari”

E’ suggestivo far parlare il testo, cogliere il senso della pluralità culturale di una regione crogiolo di popoli e civiltà: vedi la parola Agghicàri” dallo spagnolo llegar, arrivare. “Ma il verbo, passando al dialetto, assume una sfumatura di vaghezza – sottolinea Alajmo -. Pervenire a conclusione è un momento avvolto nell’astrazione. “Arrivo” è il messaggio del ritardatario, forse ignaro di aggiungere il danno alla beffa. Perché alla sdrammatizzazione del ritardo – il quarto d’ora accademico, che diventa facilmente mezz’ora – si aggiunge la sua vaghezza. “Arrivo” è, da una certa latitudine in giù, un presente continuativo che nel sottinteso significa: Sono in ritardo, ma non ti dico di quanto, così devi restare là e aspettarmi a tempo indeterminato”.

Dal dialetto-lingua all’analisi antropologica e filosofica, dalle parole alla vita, dalle sfumature linguistiche ai costumi sociali. Vi è nel libro di Alajmo anche il riferimento alla dimensione pragmatica del linguaggio e dei linguaggi. Non il “primo Wittgenstein” del Tractatus logico-philosophicus (in cui palesò la sua teoria della corrispondenza tra gli enunciati logico-linguistici e le cose, una visione oggettivista di derivazione neopositivista e scientista) ma il “secondo Wittgenstein” delle “Ricerche filosofiche” (la concezione pragmatica dei giochi del linguaggio). Non una visione isomorfica, il linguaggio come specchio logico della realtà, ma linguaggi pragmatici, il significato come uso concreto. Le parole che mutano significato in rapporto ai contesti, ai sistemi linguistici. E potremmo aggiungere con una concezione costruttivista parole che mutano in base ai contesti storico-sociali. Ed ancora, parole che mutano nella prospettiva diacronica. Non una visione funzionalista, sincronica, ma storica e diacronica. Una dimensione piena di vita e di vite.

Tanto rumore per nulla: Allattariàrsi”

Scrive Alajmo sul verbo Allattariàrsi”: “La sintesi sarebbe pavoneggiarsi. Ma più esattamente sta a indicare lo sforzo di chi cerca invano di mostrarsi maggiore di quel che è. Primo di una serie di verbi che stanno a indicare l’ossessione per l’agitazione senza costrutto. Rispetto ad Annacarsi, Pappariarsi, Donniare, solo per citarne alcuni, questo possiede una più spiccata sfumatura di scetticismo. Nell’ottica dello scetticismo isolano si allattaria, in particolare, chi è senza speranza ma non lo sa, quindi si batte in maniera scomposta per uno scopo fuori dalla sua portata. Se il mito di Sisifo fosse stato ambientato nell’Isola, la narrazione  avrebbe previsto un paio di spettatori maschi, seduti fuori da un circolo di conversazione, di quelli che ancora si trovano nei paesi. Uno dei due, vedendo lo sforzo del figlio di Eolo, avrebbe commentato: Guarda questo come s’allattaria”.

Il linguaggio come pluralità di livelli interpretativi: “Ammuccàre”

Una parola, diversi significati correlati fra loro. Il primo, letterale, è quello di portare alla bocca del cibo. Il secondo, traslato, prevede un sottinteso sessuale: ammuccarsi qualcuno significa essere riusciti a portare a buon fine una trattativa amorosa: Se l’amuccò! Identica espressione serve ad additare il credulone, capace di farsi imbrogliare a forza di parole. Infine la formula “Ammuccamo!” indica il compiacimento per un beneficio ottenuto in proprio o da altri, conseguito magari anche senza merito, per sola fortuna o furbizia”.

Roberto Alajmo durante un firmacopie

Storia, lingua, linguaggi e culture: “Gàrgio”

Rispetto alle infiltrazioni che il dialetto subisce da greco, latino, arabo, spagnolo e francese, l’inglese rimane residuale. La parola “gargio”, tuttavia, proviene proprio dall’inglese gorgeous, che vuol dire stupendo, grandioso. A più basse latitudini “gargio” è chi esibisce abiti vistosi e adotta un comportamento sopra le righe. “Che sei gargio!” dice l’amico all’amico che indossa una camicia troppo colorata. Pure dall’inglese deriva forse l’altro termine che spesso viene adoperato come sinonimo di gargio: tascio. In questo caso l’etimo si ritrova in trash, spazzatura”. 

Termini rari, dalla valenza psicologica e sociologica: “Hùi”

Il dizionario siciliano da Antonio Traina nel 1868, che pure è estremamente dettagliato, riporta solo quattro lemmi con la lettera H. Evidentemente non vengono prese in considerazione tutte le aspirate che pure si adoperano in certe zone. A Palermo gli abitanti del quartiere della Kalsa si definiscono hausitani, per esempio. Uno dei quattro lemmi con l’acca è la trascrizione della classica esclamazione di dolore: l’italiano ahi diventa hui, con l’acca davanti. I fautori del siciliano come lingua e non come dialetto saranno contenti di sapere che esiste un termine specifico che esprime il dolore improvviso. Quel che altrove è ouch, ay, aïe, autsch, ai, nell’Isola invece è hui”.

Parole, potere, potenza e vulcani: “Iddu” e “Idda”

Letteralmente Lui, ma con una dose di deferenza in sovrappiù. Iddu è il Signore Dio ma anche il capomafia del quartiere, il cui nome si evita di pronunciare per un misto di rispetto e prudenza contro eventuali intercettazioni da parte delle forze dell’ordine. Iddu e Idda sono pure due vulcani particolarmente attivi: Stromboli ed Etna. Il primo percepito dalla popolazione locale come maschio: Iddu, lo Stromboli. Il secondo invece femminile: Idda, l’Etna, detta pure ‘a Muntagna forse per desiderio di addomesticarne la minaccia. Indagando sui motivi di questa connotazione di sesso, l’ipotesi più verosimile è legata al tipo di attività che nel caso dell’Etna è prevalentemente effusiva, mentre lo Stromboli è caratterizzato da una attività più esplosiva. Sciogliendo l’ipotesi: l’Etna sembra più materna, capace di far scaturire la vita; malgrado il carattere,  sa farsi volere bene perché dopo ogni eruzione lascia comunque il terreno riccamente fertilizzato. Lo Stromboli invece appare più scostante e severo, meglio non incappare nelle sue sfuriate sterili e continue”.

L’Etna – “Idda” per i siciliani dell’Est dell’Isola – in attività

Esempi concreti di termini che cambiano significato in maniera decisa: “Làstima”

Provenendo direttamente dallo spagnolo, il termine cambia significato in maniera decisa. “Que làstima!” vuol dire in castigliano letteralmente: che peccato. Arrivando in Sicilia invece lastima perde la sua dose di rammarico e ne assume una, abbondante, di irrisione e insofferenza. “Che lastima!” significa infatti: che noioso. Lo si dice di chi mostra una eccessiva tendenza alla lamentela o alla recriminazione verbale. Da qui pure il termine lastimùso, che stigmatizza la persona piagnucolosa e insistente, che spera di ottenere qualcosa cercando per esasperazione il consenso del proprio interlocutore”.

Un libro ricco di parole, storia e storie, linguaggi e culture. Da scoprire, pagina dopo pagina, un itinerario suggestivo e filosofico…



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