Sugnu Sicilianu Con il sostegno del padre, il 34enne nisseno ha lasciato le attività imprenditoriali di famiglia nel ramo edile a Mussomeli e da anni vive a Firenze dove ha studiato disegno iperrealistico alla Bottega dell’Arcimboldo prima di diventare tatuatore. Nel suo futuro c’è anche un ritorno nell’Isola dove aprirà un laboratorio di tattoo: «I giovani siciliani dovrebbero puntare sulle proprie caratteristiche e fare ciò che a loro piace e farlo diventare lavoro. Io l’ho fatto e ne sono fiero»
Se non lo affermasse il suo stesso autore, il 34enne Walter Messina, spiegandone la tecnica rinascimentale fiorentina con grafite che sta alla base del ritratto, si stenterebbe a credere che il primo piano della bella ragazza che si può ammirare in basso non sia una foto. La resa stilistica, come si vede, è impressionante e oltre a passione e tecnica richiede un impegno gravoso, almeno tre mesi di lavoro, dedicandoci cinque-sei ore al giorno. Impegno e passione che non mancano a Walter Messina e hanno tracciato il futuro artistico di questo giovane di casa nostra, che nonostante un lavoro sicuro nella gestione dell’impresa edile di famiglia a Mussomeli e di un frequentato pub di proprietà, ha dato ascolto ai consigli dei suoi stessi familiari. Ammirati dalla facilità con cui teneva la matita in mano, lo hanno stimolato ad assecondare la sua vera passione: il disegno tatuativo.
E mai consiglio fu più azzeccato. Da anni ormai Walter, siciliano doc, vive stabilmente a Firenze dove ha aperto un suo studio e fa il tatuatore di professione. Ha realizzato migliaia di tatuaggi ai turisti che arrivano da tutto il mondo nella capitale del Rinascimento, ma anticipa a SicilyMag che nel suo futuro c’è anche un ritorno nell’isola dove aprirà un laboratorio di tatuaggi. «Fin da bambino avevo sempre carta e matita in mano. Ho ereditato la vena artistica da mia madre, molto brava, sarà per questo che in famiglia siamo tutti creativi».
Dopo il diploma come ragioniere, Walter si iscrive a Giurisprudenza a Palermo ma non è la sua strada e lascia dopo due anni. Rientra a Mussomeli e comincia a lavorare col padre che lo instrada nell’ambito edilizio. Il lavoro piace a Walter, «Ma tra un cantiere e l’altro, un giorno trovo su internet un corso di tatuaggi base. Spinto anche da mio padre mi iscrivo e ottengo il mio primo attestato. Ricordo come se fosse ieri quando realizzai il mio primo tatuaggio a un caro amico. Lo costrinsi a stare sdraiato per ore su un tavolo da cucina, con accanto un altro amico che osservava attentamente a pochi centimetri dalla gamba del malcapitato, e ad ogni centimetro che tatuavo mi diceva: “troppo bello, Walter. Sei un grande. Tu diventerai un grande! Diventerai famosissimo”. Mi basterebbe realizzare l’1% di tutti quei buoni auspici».
Inizia così questa storia, con qualche tatuaggio per lo più ad amici nel tempo libero, ma l’artista è così bravo che riscontra particolare successo. E le richieste di tatuaggi raddoppiano, triplicano, anche al di fuori della ristretta cerchia degli amici, ma proprio in quel periodo acquistano un locale e nasce il frequentatissimo pub Manàmanà. «Ovviamente i miei impegni lavorativi si erano moltiplicati ma il tempo per fare qualche tatuaggio lo trovavo sempre grazie anche ai miei fratelli che me lo permettevano, ma nel mio intimo non mi sentivo veramente bravo. Sapevo di poter fare di meglio e sentivo il bisogno di frequentare una scuola specifica. Dopo numerose ricerche trovo finalmente l’accademia che fa per me è cioè la Bottega dell’Arcimboldo a Firenze, specializzata nel disegno iperrealistico e nella pittura classica. Una scuola molto selettiva, a numero chiuso, dove vengono ammessi soltanto gli allievi che superano il test d’ingresso. Fortunatamente vengo subito ammesso e sbarco a Firenze».
Walter viene seguito esclusivamente da un insegnante/artista proveniente dalle antiche botteghe fiorentine: Dimitri Azzolini. «Grazie a lui capisco che c’è una netta differenza tra disegnare e capire cos’è una velatura, mi insegna i movimenti giusti per l’esatta pressione che bisogna dare alla mina per rendere una sfumatura morbida e raffinata, mi insegna la magia delle trasparenze che rendono un disegno come se emanasse luce propria. In parole povere mi svela i segreti su come imprimere l’anima in un opera».
Assimilata la tecnica “Azzolini”, Walter passa alla pittura rinascimentale, all’uso dei colori a olio su pannelli di legno e impara a dipingere con le stesse tecniche adoperate dai più grandi: Leonardo, Botticelli, Raffaello. Si trasferisce definitivamente a Firenze e si iscrive al “Corso professionale di tecnico qualificato in tatuaggio” della Regione Toscana. Tra i più qualificati in Italia e in Europa, con ben 600 ore di corso obbligatorie.
«La mattina in Accademia apprendevo l’arte della pittura rinascimentale, la sera invece la passavo a studiare le materie inerenti alla professione di tatuatore. Un corso strutturato con: inglese, informatica, storia del costume, diritto, primo soccorso, anatomia, fisiologia e biochimica, dermatologia e allergologia, elementi di chimica, educazione all’immagine, tecnica di disegno, tecnica del tatuaggio, fondamenti di elettromeccanica, psicologia e sociologia, comunicazione. Ma non mi pesava assolutamente, anzi, non vedevo l’ora di ricominciare il giorno successivo. Trascorre un anno, ottengo a pieni voti l’attestato regionale è sono pronto per aprire la mia attività di tatuatore e artista a Firenze».
Ma cos’è il tatuaggio per Walter Messina? «I tatuaggi esprimono la personalità di ognuno, rappresentano il nostro passato, i nostri sogni e i nostri desideri. Oggi il loro significato, fortunatamente, non è più fonte di pregiudizio, e credo non debba essere considerata una moda o una tendenza: un tatuaggio è per sempre. Può rappresentare un modo di essere, una filosofia di pensiero o un ricordo. Spesso si abbina a un significato personale. Io lo interpreto semplicemente come forma d’arte vera e propria. In passato le opere d’arte si acquistavano per appenderle al muro oggi invece puoi portarla sempre con te e su di te. Tatuare un corpo umano è una sensazione che mi gratifica. Se una persona si affida a me non posso che esserne grato e ricambiare dando il massimo, prestando tutte le attenzioni che merita, quindi oltre che lavoro, la chiamerei passione ed è grazie a questa passione che tatuare diventa un’esperienza unica e magnifica. Ecco perché non c’è un tatuaggio più o meno originale, sono tutti unici nel loro genere. I lavori più impegnativi comunque sono i tatuaggi realistici e a seconda della dimensione o della complessità dell’immagine da realizzare richiedono più tempo e quindi più sedute. Ma è proprio questo lo stile che più mi affascina e in cui voglio specializzarmi»
Nel suo futuro, dopo aver avviato bene il nuovo studio a Firenze, intende importare in Sicilia la propria arte, a cominciare dalla sua Mussomeli dove vorrebbe mettere le sue conoscenze a disposizione di chi è interessato ad intraprendere questo lavoro, ma c’è un grosso punto interrogativo, a cominciare dalle vie di comunicazione che penalizzato specie l’entroterra siciliano. «Sono la persona meno adatta per parlare della situazione del centro Sicilia e della Sicilia in generale. In primis credo comunque che la scarsa efficienza delle vie di comunicazione, a tratti proprio assente, sia un grave handicap, perché sono proprio quest’ultime che portano lo sviluppo economico di un Paese. Francamente non riesco a capire perché la Sicilia, la regione più grande d’Italia e quarta per popolazione abbia solo 3/4 autostrade funzionanti a singhiozzo, spesso con carreggiata ristretta per manutenzione se non addirittura chiusa. Ma aprire questo argomento significherebbe scrivere un libro intero. Secondo me invece i giovani, invece di rifugiarsi per anni e anni all’università con la speranza di un posto sicuro ma monotono e triste, oppure aprire le solite attività di bar, pub e pizzerie, dovrebbero puntare sulle proprie caratteristiche personali e fare ciò che a loro piace e trasformarlo in lavoro. Io l’ho fatto e ne sono fiero».
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