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Stanca sì, sazia mai… Sì, parliamo di sesso

Blog Una delle statue nude che arrichiscono Piazza Pretoria a Palermo, meglio nota come della Vergogna, è attribuita a Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli e della Sicilia, nota per le sue fameliche voglie sessuali a tal punta che le fu attribuita la frase “Stanca sì, sazia mai”. Ma a ben leggere Giovenale quella frase nacque con l'imperatrice Messalina...

Quanto può durare una calunnia nei confronti di una donna? Mesi? Forse anni? Ci si sbaglia, può durare secoli se non addirittura millenni.

Tutti i turisti che visitano Palermo fanno sosta, per la sua fama e bellezza mondiale, a Piazza Pretoria, forse meglio nota come Piazza della Vergogna, nome datole per via della nudità delle statue. Tra queste sculture c’è la statua di una donna distesa con a fianco un cavallo, per secoli si è detto che fosse la raffigurazione della regina Giovanna II d’Angiò, conosciuta come Giovanna di Napoli (da non confondere con Giovanna I d’Angiò) anche nota per le sue fameliche voglie sessuali a tal punta da attribuirle la frase “Stanca sì, sazia mai” di amplessi che consumava con uomini di ogni estrazione sociale.

Ma non finisce qui, si racconta che fosse talmente ingorda, che obbligasse uomini ad avere rapporti con lei e poi per tenere segreto il vizio inconfessabile venissero uccisi mangiati da un coccodrillo lasciati cadere in un botola segreta all’interno del Maschio Angioino, il castello napoletano. Al calunniatore può bastare? Non ancora, perché la statua dell’equino accanto alla figura di donna alimentò la diceria che lei avesse avuto rapporti sessuali con un cavallo – questa è cattiva! – e ne fosse addirittura rimasta insoddisfatta. Altri dicono che l’animale fosse in onore di uno dei suoi numerosi amanti, un certo architetto che Cavalli faceva di cognome. 

Piazza Pretoria a Palermo meglio nota come della Vergogna

Ora riflettiamo su una cosa: Giovanna II d’Angiò regnò a Napoli e sulla Sicilia dal 1414 al 1435 e la fontana fu installata nel 1573, più di cent’anni dopo la morte della donna, e tutte quelle dicerie, vere, verosimili, presunte o inventate, furono messe in circolo per insoddisfazione politica verso i  regnanti del momento, quindi va da sé che a volte calunniare facilmente una donna è un basso atto politico. Atto non ancora estinto dalle basse attitudini contemporanee. 

Che Giovanna abbia avuto tanti amanti o fosse stata così “famelica” non lo sappiamo con certezza, ma possiamo dire con certezza – qui per la prima volta – da dove viene la frase che le si volle attribuire, la famosa “Stanca sì, sazia mai”. Non sappiamo chi, ma sicuramente venne fuori da un lettore di Giovenale, più precisamente la frase venne estratta dalla VI Satira, famigerata per essere una lunga invettiva contro le donne, il verso è il numero 130 e là si calunnia l’imperatrice Messalina (questa diffamata da millenni). Il verso latino così recita: “Et lassata viris necdum satiata recessit” (E stancata dagli uomini, ma non ancora sazia). 

Così Giovenale parla di Messalina che facendosi chiamare Licisca (un nome comune tra le prostitute) era l’ultima a lasciare il lupanare dove esercitava le sue arti amatorie: “Blanda riceveva chi entrasse da lei, chiedeva il suo prezzo; poi quando il lenone (ndr magnaccia) rimandava le ragazze, anch’essa allora se ne andava, ma triste, lasciando il più tardi possibile la sua stanza, ancora tutta bruciante per il prurito dell’utero teso, e ritornava alla sua casa, stanca di tanti uomini, ma non ancora sazia”.

Parafrasando il “c’è del metodo in quella follia” di Shakespeare, potremmo ben dire che c’è della politica in quella calunnia.

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