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Settimana di misteri con il ruolo Cia nella morte di Moro e il lato più oscuro del III Reich in copertina

Blog Settimana intensa tra luoghi, narrativa, indagine, saggistica e amarcord, il tutto nel nome della Storia e di una ricorrenza che ancora fa male: 45 anni fa veniva ucciso Aldo Moro e Fefé Editore lo ricorda con il volume di Amedeo Lanucara. Anche la controcopertina riversa nella Storia con "Nazismo esoterico" di Mauro Tonino (Arkadia editore)

La settimana della vigilia della festa della liberazione, vede protagonista la Storia, motivo per il quale in copertina sfoggiano i titoli di Fefè in memoria e ricorrenza dell’omicidio Moro con il “quadro” di Amedeo Lanucara, “Quando la Cia rapì Moroe “Nazismo esoterico. Il lato oscuro del III Reich. Dal Santo Graal all’Ultima Thule” di Mauro Tonino per nuova collana di Arkadia, historica, curata da Claudia Zani. Proseguiamo i consigli con il flashback delle scorse settimane: per i tipi di 66thand2nd il semifinalista al Premio Strega del scorso anno Marino Magliani ha pubblicato un romanzo evocativo e struggente, un omaggio a quel sogno a occhi aperti che è la letteratura, dal titolo “Il bambino e le isole (un sogno di Calvino)“; Carbonio Editore invece a distanza di sessant’anni dall’ultima edizione italiana ripubblica “Alla vigilia” di Ivan Turgenev.

Ma eccovi ai nuovi titoli della settimana tra il potere femmineo e la meraviglia della rivalsa: Annalena Benini, “Annalena“, (Einaudi), Sarah I. Belmonte, “La musa scarlatta“, (Rizzoli), Don Winslow, “Città di sogni“, (HaperCollins), Chiara Galeazzi, “Poverina“, (Blackie Edizioni), Agnese Pini, “Un autunno d’agosto, (Chiarelettere), Francesco De Nicola cura l’Annuario della poesia italiana nel 2022. I Limoni, per Gammarò edizioni e Gianfranco Calligarich ci racconta le “Passeggiate con i caniper Bompiani. Ancora, Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro indagano su “Le città dell’universo. Come sarà abitare nello spazioe Victoria MacKenzie con “Abbi pietà del mio piccolo dolore per Il SaggiatoreHenrik Stangerup pubblica”L’uomo che voleva essere colpevole” per Iperborea, Mattia Grigolo, “Temevo dicessi l’amore per TerraRossa, Francesco Borrasso, “Sott’acqua(Giulio Perrone Editore), Giorgio van Straten, “Invasione di campo. Quando la letteratura fa la Storia, (Laterza), Marco Pontoni, “Tra noi uomini per Nutrimenti, Greta Pavan, “Quasi niente sbagliatoper Bollati Boringhieri, un nuovo volume dedicato a Tina Anselmi, stavolta publicato per Graphofeel per penna di Chiarastella Campanelli e chiudiamo con Ermanno Mariani, “SCOOP. La banda degli incappucciati tra Piacenza e la Bassa Lombarda” per i tipi di Oligo.

Tutto fumo e tanto arrosto: a voi la scelta.

Già in libreria

Marino Magliani, Il bambino e le isole (un sogno di Calvino), 66thand2nd

Un uomo mite, verso la fine della sua breve esistenza, giunge a Sanremo. Si chiama Walter Benjamin e ha con sé pochi bagagli, tra cui una valigia di libri illustrati. Nella città delle palme incontra un ragazzino curioso di nome Italo Calvino. I due si rivedranno tre o quattro volte e parleranno soprattutto di ciò che Walter vorrebbe fargli scrivere: la storia di un bambino e del suo pallone che si perde nei vicoli e oltrepassa i binari della ferrovia. Il bambino non ci sta a lasciare là quel bene così prezioso, e allo stesso tempo non può disubbidire all’ordine della madre: i binari non si attraversano. Che fare? Presto Walter e Italo si saluteranno e non si rivedranno mai più, ignorando che quel bambino, quel doppio evocato dalla fantasia, è diventato reale. E ha un solo modo per recuperare il pallone: seguire i binari, seguire il corso delle storie, cercarne la fine, a costo di metterci tutta una vita e anche di più. Un romanzo evocativo e struggente, un omaggio a quel sogno a occhi aperti che è la letteratura.

Ivan Turgenev, Alla vigilia, Carbonio

Nel 1853, alla vigilia della guerra di Crimea, la giovane e testarda Elena, figlia di aristocratici russi, si innamora di Dmitri Insarov, un rivoluzionario bulgaro che sogna di liberare la sua patria dalla dominazione ottomana. Di fronte all’ira e alla disapprovazione della sua famiglia, Elena abbandona la casa paterna e la sua terra natia per seguire Insarov, in un viaggio che la porterà più lontano di quanto avrebbe mai potuto immaginare, dalla Russia a Vienna, a Venezia, fino alla Bulgaria, rincorrendo un sogno d’amore, rivoluzione e ideali. Nel confronto tra i pretendenti di Elena ‒ l’artista frivolo e talentuoso Šubin, l’intellettuale altruista Bersenev e il virile e impenetrabile patriota Insarov ‒, Turgenev lascia palpitare il cuore fino a rivelare le più recondite paure e aspirazioni, in un meccanismo testuale di rara compattezza, dal quale emergono i temi essenziali per l’autore e i suoi contemporanei: la contrapposizione fra la Russia e l’Europa analizzata da molteplici angolazioni, i compiti dell’intelligencija di fronte alla società, la nuova centralità del ruolo della donna. Un amatissimo classico dell’Ottocento russo nella nuova traduzione, vivida e pulsante, di Mario Caramitti, che ne restituisce tutto l’impeto moderno e la forza giovanile e indomabile.

Le uscite di martedì 18 aprile

Libro copertina, “Quando la Cia rapì Moro” di Amedeo Lanucara, Fefè editore

A via Fani operarono forze speciali formate in scuole militari d’eccellenza, solo due erano a quel livello, l’ebraico Mossad e il sovietico Spetsnaz. A via Fani, soprattutto, Aldo Moro non c’era! Prima della strage l’avevano rapito in eliambulanza. L’unica cosa certa è che poi venne ucciso. Ma non da chi siamo abituati a credere. Questo noir di fantapolitica, appassionante e iperrealistico, risponde a molti interrogativi ancora senza risposta. E ne propone altri inquietanti anche dopo mezzo secolo.

«A qualcuno parrà forse esagerato o provocatorio il titolo di questo libro: QUANDO LA CIA RAPÌ MORO, un concetto che ne implica un secondo: che la Cia prelevò Moro prima della strage. Eppure ciò si evince dalle sue lettere dalla prigionia, oltre che da un’analisi logica dei fatti e dalla storia “furfantella” del nostro Paese, ricca di menzogne e depistaggi. Amici e Nemici han sempre riconosciuto in Moro un maestro nel dissimulare il proprio pensiero. […] Non capirò mai perché gli “Ermeneuti”, sempre a sgomitarsi su chi l’interpretasse meglio, solo nei 55 giorni si siano imposti la museruola, lasciando disco verde a una falange di “Psicologi” fuor di senno (o fuor di scrupoli) che han dichiarato pazzo lui, proprio mentre usava al meglio le sue meningi, impostando contro tutti una “trattativa fantasma”, che per poco non lo salvò. Ordini di scuderia? Il “consigliere” americano Steve Pieczenik si vanterà d’aver imposto lui al nostro Governo la “linea della pazzia”. Conseguenze. Dal 16 marzo in poi ci mancherà il lavoro degli Ermeneuti, nel decrittarci le prose e i silenzi morotei. Eppure nei “55 giorni” il loro lavoro sarebbe stato ancora più prezioso, per le restrizioni e le inevitabili censure della cattività. Bisognava trovare le rare “perle” in una marea di scritti dalla prigionia (saran raccolte da Eugenio Tassini, per un libro di 215 pagine, edito da Piemme). Cominciamo dalla iniziale lettera a Cossiga, la più importante e genuina, prima che i giochi s’ingarbugliassero. Che dice (o non dice), a chi voglia interpretarla correttamente? Esaminiamola. Singolare, ad esempio, che egli non nomini mai le Br, neanche di sfuggita. Come se non esistessero. Le nominerà solo negli ultimi giorni e nel Memoriale, come se soltanto allora esse avessero assunto un peso nella terribile vicenda. Non meno singolare è che egli taccia sempre sulla tragica sorte della sua Scorta, come se non ne sapesse nulla. Eppure è quel che egli afferma con esemplare chiarezza nella iniziale lettera, con una frase buttata là per caso, secondo il suo stile: “Benché non sappia nulla, né del modo, né di quanto accaduto, dopo il mio prelevamento”. Che significa? Significa che egli fu prima prelevato, e poi. Accadde quel che non sa. Attenzione ai vocaboli, nel cui uso (lo ribadiamo) fu maestro. Egli non scrive che fu “rapito” o “sequestrato”, lemmi in cui c’è il concetto di non consensualità e di uso della forza. No. Egli scrive che ci fu il suo “prelevamento”, che si fa consensualmente, magari di malavoglia; e comunque senza uso della forza. V’è di più. Egli non scrive il più semplice: “Sono nelle mani”. No. Egli scrive il più complesso: “Sono sotto un dominio pieno e incontrollato”, una frase inusuale, le cui implicazioni un Professore di Giurisprudenza come lui conosce fin troppo bene. Ricordo le sue lezioni di “Filosofia del Diritto”, ateneo di Bari, aula magna, anno accademico 1954-55, cui io assistevo da matricola universitaria. “Neanche lo Stato”, egli sentenziava, “ha un potere assoluto, perché limitato dalle leggi”. L’unico caso, aggiungeva, “di dominio pieno e incontrollato, riguarda l’esercito d’occupazione d’un Paese vincitore sul Paese vinto”. Egli inoltre non si dichiara “in balia”, o “sequestrato”, o “rapito”, ma “prigioniero politico”, una dizione cara ai Br, ben sapendo però che in diritto internazionale “lo scambio di prigionieri” è solo quello tra due Stati. E tra Stati sono gli esempi che lui apporta: ”scambi Breznev-Pinochet”, “scambi di spie”, “espulsione di dissenzienti dal territorio sovietico”».

Annalena Benini, Annalena, Einaudi

Annalena Tonelli – con la quale Benini condivide il nome – è una donna libera, cresciuta negli anni Sessanta, la prima fra gli amici a ballare il twist, con borse di studio per New York e Boston, e con una laurea in Giurisprudenza. Annalena, però, ha già trovato la sua vocazione a diciannove anni: aiutare i bisognosi. Rinuncia a tutto e lascia Forlì per fondare una missione in Africa fino a essere uccisa perché donna e senza un uomo a fianco. Annalena di Annalena Benini, nuova direttrice del Salone del libro di Torino, è un viaggio personalissimo dentro la forza femminile.

Sarah I. Belmonte, La musa scarlatta, Rizzoli

Nella Francia della Rivoluzione, Olympe de Gouges è una donna controcorrente: scrittrice di successo e indipendente, vive da sola in una mansarda di fronte al teatro Odéon dove vanno in scena le sue opere, a dispetto dei boicottaggi organizzati dalla Comédie française. Tutto questo, però, non basta a Olympe che desidera una società con più donne come lei. Inizia, perciò, a frequentare i circoli intellettuali parigini e i gruppi segreti di donne ribelli. L’incontro con due uomini molto diversi, e che si trovano ai lati opposti delle barricate, la pone dinanzi alle contraddizioni della sua epoca: e se fosse troppo tardi per salvare tutti?

Don Winslow, Città di sogni, HaperCollins

Danny Ryan è in fuga, dopo essere riuscito a scampare alla guerra che ha distrutto il New England. Tutti lo cercano: i mafiosi, l’Fbi, la polizia. Danny ha al seguito il figlio, l’anziano padre e alcuni della sua banda rimasti fedeli. Quando arriva in California, quello che cerca è solo pace, ma i federali lo trovano e lo costringono a far loro un favore che potrebbe renderlo ricco oppure ucciderlo. Intanto a Hollywood si sta girando un film sulla faida che lo vede coinvolto. È qui che conosce e si innamora di un’attrice bellissima con un oscuro passato. Sogni di città è il secondo volume della trilogia che si chiuderà nel 2024.

Chiara Galeazzi, Poverina, Blackie Edizioni

«Poverina!»; da quando l’autrice di questo libro si è ammalata, a seguito di un problema al cervello, non si è sentita dire altro. Galeazzi ci racconta anche tutto ciò che è venuto dopo la malattia: la guarigione, la difficile ricerca di una causa, il confronto con il modo in cui si viene visti dagli altri.

 Agnese Pini, Un autunno d’agosto, Chiarelettere

Con una settimana di anticipo rispetto a quello che si preannuncia il 25 aprile più delicato degli ultimi decenni, Agnese Pini (direttrice dei quotidiani del gruppo MonRif, Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino più il dorso nazionale in comune, Quotidiano Nazionale: 553.000 copie di tiratura complessiva) esordisce in libreria con la ricostruzione e il racconto diuna tragica strage nazifascista dimenticata, quella di San Terenzo Monti nell’agosto del ’44. A San Terenzo furono massacrate 159 persone, in prevalenza donne e bambini: all’esecuzione di massa, accompagnata per macabra ironia e disprezzo della vita dalla musica di un organetto, sopravvisse solo una bimba di sette anni, Clara, fingendosi morta sotto i cadaveri della sua stessa famiglia. Il libro coniuga personale e collettivo: la bisnonna di Agnese Pini, infatti, venne uccisa nella strage e l’autrice è cresciuta coi racconti della nonna che, orfana di madre e come moltissimi altri nelle sue condizioni, non essendoci mai stata una “Norimberga italiana” ma piuttosto una grande amnistia, aveva sempre dato la colpa della strage ai partigiani. L’azione partigiana che portò all’uccisione di 16 soldati tedeschi, diede infatti il destro ai nazisti per la terribile azione di rappresaglia. La vicenda indagata e raccontata nel libro è quindi collettiva, ma con un forte gancio personale, ragion per cui la Pini ha scelto un taglio molto narrativo, restituendo l’immagine di uno spazio incrinato: quello del nostro Paese. Con questo libro, infatti e come dimostrano anche le polemiche degli ultimissimi giorni, si vuole raccontare uno spaccato di storia con cui l’Italia non ha ancora davvero fatto i conti fino in fondo.

Annuario della poesia italiana nel 2022. I limoni, a cura di Francesco De Nicola, Gammarò edizioni

Dopo il primo numero di “I limoni” uscito nella primavera del 2022 e riferito all’anno precedente, ecco ora, sempre a cura di Francesco De Nicola ed edito da Gammarò, esce il secondo numero di questo originale – e probabilmente unico – annuario della poesia pubblicata in Italia nel 2022. Vi sono presentate circa 50 recensioni sulle raccolte liriche più importanti uscite negli ultimi dodici mesi, precedute da alcuni saggi relativi al mondo della poesia: dalla sua importanza per i bambini alle sue presenze nelle antologie scolastiche, dalle valutazioni sulla fortuna editoriale dei libri di poesia alla riflessione sulla sua funzione nella nostra società. Sono inoltre presentati due giovani poeti, a loro volta preceduti dal ritratto di un “grande” del passato, Dino Campana, e di un altro poeta non più tra noi, poco noto in quanto tale ma famoso e apprezzato come cantautore: Bruno Lauzi. Il volume è completato dal ricordo di due importanti poetesse scomparse nel 2022 –Patrizia Cavalli e Biancamaria Frabotta – e da un ampio notiziario su premi, convegni, traduzioni e saggi su importanti poeti.
Seguendo l’aureo principio secondo il quale “squadra che vince non si tocca”, ci siamo rimessi all’opera tutti e quattro, ricalcando l’impostazione di fondo del volumetto uscito nel 2022, ma pure introducendo alcune novità. Nella prima parte rimangono gli articoli su alcuni problemi legati al mondo della poesia: dei bambini e la poesia ha scritto Carla Boroni, la poesia nelle antologie liceali è stata esaminata da Fabio Contu, Francesco Napoli ha avanzato ben informate considerazioni sulla poesia oggi in relazione all’editoria italiana e Giuseppe Grattacaso ha ricordato Patrizia Cavalli e Biancamaria Frabotta; gli spazi per il recupero di poeti importanti non più tra noi sono stati dedicati al grande Dino Campana e al semisconosciuto a Bruno Lauzi ad opera rispettivamente di Maria Teresa Caprile e Francesco De Nicola, mentre Valentina Colonna ha presentato con i rispettivi testi in versi due giovani e promettenti poeti, Federica Imperato e Lorenzo Pataro. Rimane immutata la struttura delle recensioni di libri di poesia usciti nell’anno appena concluso e iniziata col recupero di un testo di primo Novecento di Mario Morasso; inoltre abbiamo aggiunto una sezione di Notizie – inevitabilmente incompleta – che presenta informazioni sia su volumi riguardanti la poesia o studi su autori ben noti, sia su traduzioni in italiano o dall’italiano di testi poetici, sia infine su premi letterari con i relativi vincitori. Andiamo avanti dunque nel nostro proposito, sperando con questo nostro lavoro di aumentare il numero di coloro nella cui vita esiste la parola “poesia” come occasione irripetibile di crescita interiore e di emozioni (La Redazione).

In questo nuovo volume articoli di: Danila Boggiano – Carla Boroni – Maria Teresa Caprile – Valentina Colonna – Fabio Contu – Francesco De Nicola – Giuseppe Grattacaso – Francesco Napoli. E recensioni di: Domenico Adriano – Danila Boggiano – Paolo Bonini – Barbara Carle – Elvio Ceci – Mariella Cioffi – Valentina Colonna – Fabio Contu – Francesco Dalessandro – Francesco De Nicola – Gianluca Della Corte – Alessandro Franci – Giuseppe Grattacaso – Antonio Pane – Egidio Rocchetta – Arcangelo Tieri.

Le uscite di mercoledì 19 aprile

 Gianfranco Calligarich, Passeggiate con i cani, Bompiani

Questa è la storia di un vecchio scrittore che porta a passeggio i suoi due cani, padre e figlio, lungo la via Giulia rievocando le persone amate, il lavoro, i fallimenti e le vittorie del passato – il trasferimento a Roma per fare il giornalista, i lavoretti strani per sopravvivere e mantenere la ragazza amata sulla riva del mare e che ama ancora nell’appartamento di un palazzo nella periferia romana; e poi ci sono gli addii, i colleghi alcolisti e il mondo della tv. Con Passeggiate con i cani, Calligarich torna a raccontarci la sua Roma e l’amore per questa città.

Henrik Stangerup, L’uomo che voleva essere colpevole, Iperborea

L’uomo che voleva essere colpevole è uno dei capolavori della narrativa scandinava, considerato da Anthony Burgess «un grandissimo romanzo che merita l’attenzione di tutti i lettori».
Copenaghen, una sera qualunque, un appartamento come tanti: un uomo, dopo una lite violenta, uccide sua moglie. Una storia troppe volte già sentita. Ma l’azione si svolge in un prossimo futuro e in una società che molto somiglia all’ideale modello della socialdemocrazia scandinava, deformata quel che basta a renderla più universale. Lo Stato che si prende cura del bene comune «dalla culla alla tomba» si è trasformato in una gabbia di conformismo, regno del consenso e dell’eufemismo, in cui tutto è pianificato e obbligatorio, compresa la felicità. E poiché l’omicidio non è altro che insufficiente adattamento sociale, Torben, l’assassino, viene sottoposto a cure psichiatriche e rimesso in libertà. Ma contro le regole di un sistema che nega la responsabilità individuale, Torben si ostina a voler essere giudicato e punito per quel che ha fatto. L’uomo che voleva essere colpevole è la storia di un processo kafkiano alla rovescia: l’inutile e sempre più assurdo tentativo del protagonista di dimostrare la propria colpa, l’angosciante senso d’isolamento, la spirale di dubbi, lo sfaldarsi dell’identità e della realtà stessa diventano sinonimi della condizione umana in un mondo che rifiuta la dimensione etica e s’illude di delegare alla scienza la soluzione dei problemi morali. Solitari destinati a perdere nella lotta impari contro il proprio tempo, i personaggi di Stangerup, figli di Kierkegaard, preferiscono sempre e comunque prendere il rischio della loro verità e provare a essere «Quel singolo» che il filosofo danese voleva scrivere sulla sua tomba.

Le uscite di giovedì 20 aprile

 Mattia Grigolo, Temevo dicessi l’amore, TerraRossa

Dopo l’esordio avvenuto lo scorso anno con “La raggia” edito da Pidgin, Mattia Grigolo, autore apparso su Rivista Blam! – con “L’attimo prima di esplodere” e “Il tornado si scagliò su Greta” –, torna in libreria con una raccolta di racconti, alcuni dei quali pubblicati su rivista e vincitori del premio Zeno. In totale sono quattordici i racconti, racchiusi in cinque storie, in ognuna delle quali è presente il personaggio di una ragazza che si chiama Ofelia; la narrazione la segue durante la sua esistenza, scegliendo voci e punti di vista diversi e creando corrispondenze sotterranee con il mondo animale.

Le uscite di venerdì 21 aprile

Francesco Borrasso, Sott’acqua, Giulio Perrone Editore

Luca è di ritorno da scuola quando di fronte casa trova un’ambulanza. Il padre gli comunica che la madre è morta. Luca non ci crede, non può essere; lo shock è tale che sviene e quando rinviene c’è qualcosa di strano in lui: sente una pressione sul petto, tutto ciò che lo circonda appare diverso e i movimenti sono più lenti. Luca è sicuro: si trova sott’acqua e si sta trasformando in un pesce. Dopo il funerale, Luca si chiude nel silenzio e su un foglio avvisa il padre che non potrà più parlare perché si è trasformato in un pesce. Quella stessa sera se ne va di casa alla ricerca di sua madre.

Chiarastella Campanelli, Tina Anselmi. La ragazza della repubblica, Graphofeel

La vita appassionante della prima donna ministro della storia d’Italia. Attraverso le emozioni e le battaglie de La ragazza della Repubblica, gli avvenimenti che hanno tessuto la storia degli ultimi sessant’anni del nostro paese. Sullo sfondo della narrazione il Fascismo, la Resistenza, il referendum del ‘46, la DC, il Caso Moro, l’avvento del Craxismo, fino alla fine della Prima Repubblica. Nel progredire delle pagine, il lettore ha la possibilità di immergersi nella storia, di Tina, osservando la crescita della sua consapevolezza e la genesi della sua passione politica e condividendone il coraggio e le tumultuose tempeste personali. L’autrice si è avvalsa di moltissime fonti di archivio e delle testimonianze di sorelle e nipoti di Tina Anselmi, ricostruendo la vita privata di una donna integerrima e impetuosa, di grande spessore umano.

Giorgio van Straten, Invasione di campo. Quando la letteratura fa la Storia, Laterza

Negli ultimi tempi assistiamo a una continua invasione della letteratura nel campo della Storia, sia con un ritorno a una dimensione narrativa della Storia, sia con il crescente interesse dei romanzieri verso l’ambito storico, da Cercas a Binet, fino a Scurati. Ma cosa succede quando gli scrittori invadono il campo degli storici? Qual è lo sguardo che ci restituisce la letteratura? E il romanzo può considerarsi strumento adeguato per indagare la realtà? Da Primo Levi, passando per Beppe Fenoglio, fino agli autori di oggi, Giorgio van Straten indaga questa feconda incursione.

Marco Pontoni, Tra noi uomini, Nutrimenti

C’è Enzo, in cerca di una figura paterna. C’è Andrea, il suo migliore amico, con il quale ha un rapporto di amicizia nato durante gli anni del liceo. C’è Antonio, padre di Andrea, che per Enzo sarà la figura paterna che cercava e che lo instrada verso l’età adulta. Un’età che coincide anche la scoperta dell’amore per Olga, ragazza originale e indipendente. Una storia, questa di Marco Pontoni – finalista alla decima edizione del Calvino –, di tre uomini e di un’amicizia che li lega e attraversa le età, i luoghi, i fraintendimenti, le relazioni con le donne.

Greta Pavan, Quasi niente sbagliato, Bollati Boringhieri

La Brianza è una terra di confini incerti, un paesaggio di capannoni dove la devozione al lavoro è tale da essere unico parametro per definire rapporti e identità. Non è così per Margherita, nata negli anni Novanta da una famiglia veneta trasferitasi in Lombardia nel dopoguerra. Per lei il benessere è una chimera, e sogna di trasferirsi a Milano per fare la giornalista e sfuggire a una vita fatta di lavori senza futuro e svuotata dalla minaccia costante della precarietà. Quella del trasferimento è anche l’unica alternativa alla violenza che rischia di renderla tutto ciò che ha sempre rifiutato. Quasi niente sbagliato, premiato con la menzione speciale dal direttivo del premio Calvino 2021, è l’esordio letterario di Greta Pavan.

Victoria MacKenzie, Abbi pietà del mio piccolo dolore, Il Saggiatore

Siamo nel gelido Nord dell’Inghilterra, è il 1413. Margery cammina vestita interamente di bianco, come una vergine, i piedi nudi sul fango delle strade del Norfolk. Si è lasciata alle spalle i quattordici figli e il marito per intraprendere un viaggio misterioso, una missione verso cui, dice, l’ha chiamata Dio stesso. I passi di Julien invece percorrono una distanza molto più piccola, il perimetro della cella di un monastero a Norwich, nel quale da ventitré anni vive come un’anacoreta, reclusa assieme alle sue inconfessabili visioni. Le immagini che visitano Margery, e che muovono i suoi passi in un pellegrinaggio santo tra Roma, Santiago e Gerusalemme, l’hanno resa invisa agli uomini di Chiesa della sua comunità, i quali hanno iniziato a per seguirla in quanto eretica. Quelle che affollano i sogni a occhi aperti di Julien, invece, le chiudono la bocca: le fanno sentire nella carne la morte vicina e il sangue di Cristo; ogni giorno è un giorno in meno rimasto per raccontarle. Infine, guidati da un’energia divina, i loro passi si incontrano. E, sole in quella stanza, le loro bocche si spalancano come mai fino ad allora. Dialogano di infanzia, di maternità, di malattia. Di perdita. Di dubbio. Di fede. Di rivelazioni, più potenti di quanto il mondo al di fuori del loro guscio sia pronto a sentire.
In Abbi pietà del mio piccolo dolore MacKenzie svela i moti dell’animo e le lotte spirituali di queste due donne, due mistiche realmente esistite, fino al momento in cui le loro strade si incrociano e le loro vite entrano in conversazione. Attraverso la finestra velata della cella di Julian, si percepisce il sussurro di una strana consonanza di fede e la scoperta del potere della sorellanza sarà in grado di cambiare le loro piccole grandi esistenze, assorbendone il dolore.

Annalisa Dominoni, Benedetto Quaquaro, Le città dell’universo. Come sarà abitare nello spazio, Il Saggiatore

Quante volte, osservando il cielo, ci siamo chiesti come sarà abitare sulla Luna, su Marte o addirittura in un’altra galassia? Come cambieranno nello spazio le nostre case e le nostre città? Come ci si dovrà vestire per andare a fare la spesa? Finora questi pensieri sono sempre stati confinati ai nostri sogni più inconfessati, come l’aspirazione a diventare astronauti o il desiderio di viaggiare indisturbati nella Via Lattea. Eppure, le visioni che sembravano soltanto materia di romanzi o film di fantascienza adesso stanno conquistando la realtà: le prime città spaziali stanno sorgendo attorno alla Luna, sono stati già individuati i materiali perfetti per le case su Marte, e i primi vestiti per vivere in assenza di gravità stanno per essere realizzati. Le città dell’universo è il primo libro che racconta la conquista dello spazio da parte di due architetti, Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro, docenti del primo e unico corso di Design dello spazio in Europa e collaboratori delle maggiori agenzie spaziali internazionali. Nelle loro pagine sarà possibile scoprire come cambieranno le nostre abitudini quotidiane fuori dall’orbita terrestre, e se è già possibile toccare con mano un universo più inclusivo e più confortevole. Un universo migliore.

Libro controcopertina, “Nazismo esoterico” di Mauro Tonino, Arkadia

Fin dalle sue origini il Nazismo s’impregnò di misticismo ed esoterismo. I suoi esponenti di spicco, Adolf Hitler, Rudolf Hess, Heinrich Himmler e altri, erano fortemente suggestionati e attratti dall’occulto e dall’alone di mistero che avvolgeva questi argomenti. La tragica esperienza del III Reich non può essere letta solo attraverso gli accadimenti storici principali, ovviamente fondamentali, ma per comprendere che cosa realmente fu il Nazismo va anche tenuto conto di quell’insieme di fenomeni e attività che, per semplificare, possiamo ricomprendere nel termine Misticismo Nazista, che a sua volta racchiude molti elementi, sui quali peraltro si è anche fantasticato molto, come l’occultismo, l’esoterismo stesso, il paranormale, la pseudostoria, il culto della Dea Madre, il richiamo alle antiche mitologie nordiche, la cripto-archeologia, la Teosofia, l’Ariosofia. Questi ambiti, che furono parte integrante dell’esperienza nazista, per il fanatismo degli adepti e il livello dei gerarchi coinvolti, assunsero un carattere quasi religioso.

Le uscite di domenica 23 aprile

Ermanno Mariani, Scoop. La banda degli incappucciati tra Piacenza e la Bassa Lombarda, Oligo

Una storia vera di cronaca nera narrata in prima persona dal cronista che ha risolto il caso. Nel 1995 una banda di incappucciati terrorizza le province di Monza, Lodi, Cremona, Crema, Brescia e Piacenza. Passa di paese in paese, violentando giovani ragazze con una violenza che nella pacifica provincia italiana non si era mai vista. Un cronista piacentino ha per primo l’intuizione che non si tratti di casi isolati, ma dell’azione di una banda criminale. Da qui la notizia rimbalza su tutti i media nazionali. Tra indagini, rapporti non sempre facili con le forze dell’ordine e colleghi, uno spaccato veritiero del mondo giornalistico italiano.
Nebbia autunnale, fredda, pungente. Antonio si avvicinò al rugginoso Maggiolino; inserita la chiave nel quadro, il motore 1200 tossì e la macchina del popolo sussultò avanzando nell’umida e leggera nebbia che tutto ammantellava, insozzando grigia e vischiosa strade, lampioni, palazzi, opacizzando luminose insegne al neon e semplici cartelloni. Parcheggiata la Volkswagen, il cronista scese dall’auto e coprì a piedi le poche centinaia di metri che lo separavano dal bar; l’umidità lo penetrava come un acuto urlo di orrore e lo faceva rabbrividire, si alzò il bavero del giubbotto sul collo per proteggersi.



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