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Dalla festa della Liberazione a quella dei lavoratori, una settimana di celebrazioni e di letture

Blog Tra l'atteso ritorno di Piera Carlomagno e due speciali firmati Grapghe.it per la poesia e il Saggiatore per Kafka a quasi 100 anni dalla morte, nella settimana che inizia il 25 aprile e si chiude l'1 maggio, in copertina s'impone la Sicilia col catanese Mario Cordova per Bertoni e gli anni stupendi dell'era delle musicassette che ricordano molti cinquantenni e sessantenni grazie a "Lato A", per Arkadia

La settimana che si apre con la celebrazione della Liberazione e si chiude con la festa dei lavoratori segna l’en plein di Graphe.it e de il Saggiatore. La prima pubblica, a 160 anni dalla nascita, la silloge di Kostantinos Kavafis e le imprese del grande Imperatore Aureliano, per penna di Alberto Magnani. La seconda onora Franz Kafka con tre suoi capolavori e l’assurdità kafkiana esposta da Klaus Wagenbach. In copertina, invece, un etneo purosangue che rappresenta la città dell’elefante nelle diverse arti: Mario Cordova con “Gli uccelli non hanno vertigini. La voce dei divi hollywoodiani“, per Bertoni Editore. In controcopertina i meravigliosi anni dei “Lato A. Storie di musicassette, registratori e altre diavolerie musicali“, per i tipi di Arkadia, volume curato da quattro outsider quali Panzacchi, Morozzi, Martini e Berselli.

Non mancano stupori e sorprese: Selma Lagerlöf con “Il violino del pazzo” per Iperborea, Mario Ferraguti con “La lepre e la lunaper ExOrma, Carmen Nolasco con “La spiaggia” per Fides edizioni. Poi ancora, Morellini segna una doppietta di livello: Chiara Ferraris con “Lady Montagu. Le cicatrici del cuoree Remo Bassetti con “Una Gran. Gianluca Liguori con “Vite di traversoesce per Alter Ego, Sigrid Undset con “La ghirlanda. Kristin Lavransdatter. Vol Iper Utopia, Stefano Terra battezza l’ultimo giorno di aprile con Alessandraper Oltre edizioni e infine, ma primo tra i ritorni più attesi è il nuovo romanzo di Piera Carlomagno che battezza il nuovo marchio editoriale del gruppo Aliberti, per Love esce “L’estate dei ricchi“.

Le uscite di mercoledì 26 aprile

Piera Carlomagno, L’estate dei ricchi, Love Edizioni

Mirella ha avuto fortuna, nella vita. Dopo aver vissuto un’adolescenza di stenti nella squallida periferia di una città che le era estranea, ha sposato Paolo, ingegnere di successo. Da un giorno all’altro si è ritrovata al centro di un mondo scintillante di ricchezza e benessere: due figli, un marito devoto, viaggi, feste, abiti e gioielli. Non solo è bellissima, Mirella, ma è anche dotata di un intuito fuori dal comune. L’inquietudine che continua a portarsi dentro, e a cui non sa dare voce, la spinge a percorrere una strada parallela. Strani episodi sembrano incrinare la perfezione della sua famiglia. E quando, durante un weekend di settembre, accompagnerà Paolo a Roma per un congresso, le accadrà qualcosa che non si sarebbe mai aspettata e che cambierà completamente il corso della sua vita, e non solo. Ha le tinte del romanzo sentimentale mescolate con quelle del noir, questa storia di Piera Carlomagno, che tratteggia la figura di una originale dark lady, uscita dal mondo degli ordinary people – la gente comune – ma capace di tessere, con sorprendente abilità, un gioco sottile e crudele.

Alberto Magnani, Aureliano. Riunificatore dell’Impero, Graphe.it Edizioni

L’Imperatore austero che ristabilì la potenza romana nel mondo (Flavio Vopisco, IV secolo)

Lucio Domizio Aureliano (214 /215 – 275) apparteneva a una famiglia di agricoltori. La sua carriera militare venne favorita dall’imperatore Valeriano e si affermò durante l’impero di Gallieno. Era di spirito pronto, d’indole impetuosa e inesorabile, tanto che i compagni d’arme gli rifilarono il nomignolo di “mano al ferro [spada]”. Nel 270 le truppe lo acclamarono Imperatore. L’Impero pareva prossimo allo sfacelo. Aureliano riuscì nei primi tre anni a rinsaldare la compagine dello stato romano e a salvarlo e poté celebrare un trionfo (274 d. C.) dei più fastosi che Roma abbia veduto e uno dei più meritati, ricevendo il titolo di restitutor orbis (riunificatore dell’Impero). L’opera restauratrice di Aureliano ebbe largo campo anche nella pubblica amministrazione e in particolare nella parte finanziaria. La sicurezza e gli abbellimenti di Roma, il mantenimento e l’igiene della popolazione occuparono molta parte dell’attività di questo imperatore che, inoltre, diede inizio alla costruzione di quelle mura attorno a Roma che portano ancora il suo nome. Aureliano dovette ricevere un’educazione essenziale, frequentando una scuola dove si imparava a leggere, a scrivere e a far di conto. Sappiamo di un altro Imperatore, Diocleziano, anch’egli originario della zona balcanica e di estrazione sociale molto modesta, che conosceva a memoria versi dell’Eneide. Possiamo quindi ritenere che anche Aureliano ricevesse qualche rudimento di cultura letteraria, probabilmente su testi che celebravano le virtù degli antichi e la grandezza di Roma. Il giovane dovette trarne un profondo senso di appartenenza all’Impero, l’attaccamento alla tradizione e un forte orgoglio di essere romano, sentimenti che avrebbero caratterizzato la sua azione politica.

Selma Lagerlöf, Il violino del pazzo, Iperborea

Gunnar trascorre il suo tempo lontano da casa a suonare il violino e a trascurare gli studi. Quando viene a sapere che la madre è sul lastrico, decide di tornare e di mettere la testa a posto. Investe i suoi ultimi risparmi per un gregge di capre, poi decimato dall’inverno. Impotente e disperato, Gunnar perde il senno. Diventa un venditore ambulante e vaga per il Paese in compagnia del suo violino come un mendicante allucinato, finché un giorno, preda di strane visioni, non trova riparo in un cimitero. Qui, una volta tornato in sé, si imbatte in una donna morta emersa dalla tomba. Arriva finalmente in Italia Il violino del pazzo, un romanzo di redenzione e solitudine, e finora rimasto inedito di Selma Lagerlöf, la prima donna a ottenere il premio Nobel nel 1909. Lontano da casa, Gunnar passa il suo tempo a suonare il violino, trascurando gli studi. Quando viene a sapere che la tenuta di famiglia è in rovina e che sua madre è sul lastrico, decide di tornare a casa e di mettere finalmente la testa a posto. Con entusiasmo, il giovane erede si impegna nel lavoro, investendo i suoi ultimi denari in un gregge di capre. Ma gli animali soffrono e sono decimati dall’inverno. Impotente, disperato e deluso, Gunnar perde la ragione. Diventato un venditore ambulante, vaga per la regione con il suo inseparabile violino come un mendicante allucinato, finché un giorno, in preda a oscure visioni, trova riparo in un cimitero. Quando ritorna in sé, avverte uno strano rumore: una donna defunta emerge dalla sua tomba… Nel Violino del pazzo Selma Lagerlöf racconta, con il suo stile inconfondibile in bilico tra leggenda e realismo, una grande storia di solitudine e redenzione, facendoci riflettere sull’inesauribile potere dell’immaginazione e sulla forza redentrice dell’amore.

Speciale poesia: “Non sono morti gli dei. Antologia poetica con testo greco a fronte” di Kostantinos Kavafis, Graphe.it edizioni


[…] Come chiaro dal titolo, Non sono morti gli dèi, che si ispira a un verso dell’ultima poesia di questo volume, essa si propone di mettere in luce il quadro complessivo del suo rapporto con l’eredità storica e culturale della grecità antica che emerge dalla sua poesia. A questo scopo sono state scelte sessantanove poesie tra le centocinquantaquattro del “canone”, vale a dire quasi tutte quelle che hanno rapporto diretto con la letteratura o la storia greca, dal mito e dai poemi omerici fino alla fine dell’antichità (con esclusione quindi dell’epoca bizantina). Sono stati omessi solo alcuni epigrammi funebri modellati su quelli raccolti nell’Anthologia Palatina (tranne uno, per il motivo che verrà spiegato tra poco) e pochi altri componimenti che, pur richiamandosi all’antichità, non presentano particolari rapporti con determinate situazioni storiche. Queste sessantanove poesie sono state disposte in ordine cronologico sulla base non dell’epoca di composizione, ma del momento storico cui fanno riferimento. È possibile, in questo modo, comprendere immediatamente a quali aspetti e a quali periodi è maggiormente rivolto l’interesse del poeta e in quale maniera egli si rapporti con essi. (Dall’introduzione di Aldo Setaioli)

Un modo assolutamente rispettoso di leggere Kavafis, ma anche nuovo, profondamente illuminante, rivelatore di significati che forse finora erano sfuggiti a molti. Kavafis aveva l’abitudine di selezionare con estrema cura i componimenti che considerava validi; li conservava in ordine cronologico e vi ritornava continuamente. Trasportate in culture vicine ma di idioma differente, come è la nostra, le poesie di questo straordinario autore possono essere osservate un po’ più da lontano, e suscitare (come i panorami mediterranei) nuove prospettive di interpretazione. È ciò che è accaduto ad Aldo Setaioli, curatore della raccolta: ha estratto dalla (tutto sommato esigua) produzione superstite di Kavafis le liriche che hanno un legame esplicito con la letteratura e la mitologia dell’antica Grecia, e con la storia e la cultura della terra d’origine e – soprattutto – dei nuovi paesi ai quali l’ellenismo si era esteso con la conquista di Alessandro Magno; quindi, le ha ridisposte in un ordine logico, ben più che cronologico, in base al periodo storico cui riservano qualche riferimento.

Nei settant’anni della sua vita, fra il 1863 e il 1933, Konstatinos Kavafis ha viaggiato nello spirito più largamente che sulle mappe: partito da Alessandria d’Egitto, dove era nato da genitori greci, vi fece ritorno a poco più di vent’anni dopo aver vissuto brevemente a Liverpool, Londra e Costantinopoli, spinto dagli accadimenti personali e internazionali. Vi resterà fino alla morte, lavorando come impiegato statale, giornalista, interprete e, per alcuni anni, agente di borsa, e soprattutto scrivendo poesie.

Le uscite di venerdì 28 aprile

Libro copertina, “Gli uccelli non hanno vertigini. La voce dei divi hollywoodiani” di Mario Cordova, Bertoni Editore

Cosa farà Marco? Riuscirà a scacciare il demone che lo spinge a recarsi dalla moglie, che lo ha abbandonato, per commettere una sciocchezza?È disperato, non riesce a pensare ad altro. Passa le giornate su Facebook a spiare il profilo di Elena alla ricerca di informazioni, perché è l’unico modo che ha per restare in contatto con lei, per lenire  la rabbia e alleviare il dolore per il suo tradimento. È andata via da un giorno all’altro. Proprio come aveva fatto suo padre vent’anni prima. La morte improvvisa del genitore e la perdita del lavoro, amplificano l’angoscia che prova e la voglia che ha di vendicarsi, convinto com’è che la vita sia in debito con lui. Il ritrovamento casuale di una pistola sembra essere un segno del destino. Quella di Marco è la storia di un viaggio. Il percorso di un uomo costretto ad affrontare i mostri di una vita complicata, nel tentativo di comprendere la sua esistenza e di trovare il coraggio di riappacificarsi con il passato.

Mario Cordova

Mario Cordova

Klaus Wagenbach, Kafka. Una battaglia per l’esistenza, Il Saggiatore

A quasi cent’anni dalla morte, le opere di Franz Kafka continuano a intrigarci e a perseguitarci. Anche per coloro che conoscono solo di sfuggita i suoi romanzi incompiuti o i suoi racconti, diari e lettere, “kafkiano” è diventato un sinonimo dell’assurdità minacciosa e insondabile dell’esistenza moderna. Tuttavia, nonostante il significato universale della sua narrativa, la scrittura di Kafka rimane inestricabilmente legata alla sua vita e al suo lavoro a Praga, dove trascorse tutti i suoi quarantuno anni. Klaus Wagenbach, editore e studioso, amava definirsi “la sua vedova più longeva” e fu il più profondo conoscitore non solo dell’opera ma dell’uomo. La sua biografia di Kafka offre una visione meticolosa e inedita della famiglia dell’autore, della sua formazione e del suo impiego, del suo atteggiamento nei confronti della città natale, delle sue influenze letterarie e dei suoi rapporti con le donne, scritta con meticoloso scavo nei diari e nella corrispondenza privata. Il risultato è un ritratto affascinante dello scrittore più enigmatico del xx secolo, nelle cui opere, come riconosceva W. G. Sebald, “esperienza letteraria e vita si sovrappongono”.

Speciale Kafka de Il Saggiatore

Il castello
Convocato al castello del conte Westwest, probabilmente per un errore Burocratico, l’agrimensore K. tenta inutilmente di avere accesso alla nobile dimora per sciogliere il mistero della chiamata e legittimare di fronte alla comunità del villaggio la propria condizione di straniero. Il castello, ultimo romanzo, oscuro e surreale, dello scrittore praghese, è un’amara allegoria della vita e della perenne vanità degli sforzi umani.

Il disperso
Il viaggio in America del giovane Karl Rossmann, costretto dai genitori a emigrare per dimenticare la cameriera che lo ha sedotto, diventa un viaggio nel cuore della modernità e un inno all’innocenza e al senso di giustizia di chi continua a credere e a lottare per il proprio rispetto. Kafka riesce a condensare umorismo e alienazione in un capolavoro sulla civiltà borghese.

Il processo
Romanzo surreale e inquietante. Il protagonista sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di “esistere”. Una giustizia misteriosa e una burocrazia sordida e meschina decreteranno la sua fine: il tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste al di fuori di Josef K. è processo. Non c’è scampo.

Mario Ferraguti, La lepre e la luna, ExOrma

Dalla sperimentazione del dolore fisico e dal sospetto che la medicina scientifica abbia trascurato il paziente, inizia un viaggio in Appennino sulle tracce di chi ancora guarisce attraverso gesti, simboli e parole. Si rivela così un mondo in cui ammalato e guaritrice condividono la visione di un universo regolato da leggi che accomunano tutti. Le guaritrici hanno mantenuto una visione magica del male che va convinto a uscire dal corpo dopo essere stato incantato, addomesticato con le parole. Generazione dopo generazione, si preserva la virtù, quella faticosa predisposizione alla cura che non prevede ricompense. “Segnare” è un privilegio e una maledizione; occorre essere sempre disponibili, andare a recuperare l’ammalato persino sulla luna.

 Carmen Nolasco, La spiaggia, Fides edizioni

«I vostri occhi forse sono socchiusi e la vostra acutezza addormentata, ma voglio forzare le vostre palpebre, spalancare la vostra mente e farvi scorgere un sogno. Che non è il mio sogno, badate bene, ma il nostro. È il sogno di tutti noi, quel sogno dorato che abbiamo accarezzato senza saperlo, come se fosse un’idea nebulosa e imprendibile, e invece, ecco, è qualcosa in grado di tramutarsi in realtà».

Dante Ferrari e Italo Mastrobiso sono due uomini diversi. Si conoscono appena e ciascuno di loro insegue il proprio destino. Dante è un giovane pescatore e nasconde anche a sé stesso un segreto inconfessabile che un giorno esploderà come una bomba. Italo è un imprenditore, padre e marito autoritario, e custodisce un sogno, un’idea incandescente che lo divora. Durante una notte, che sarà spaventosa per uno e magica per l’altro, le vitedei due uomini si incroceranno su una spiaggia.

Chiara Ferraris, Lady Montagu. Le cicatrici del cuore, Morellini

«Cosa riconosco dietro il belletto che continua a nascondere le cicatrici sul volto? Poco, molto poco. Ed esiste una biacca che possa celare quelle che ho nel cuore? Esiste un medicamento che possa bloccare l’emorragia d’amore che trabocca da questo mio organo sconsiderato o, ancora meglio, che possa impedire si innamori ancora? Sì, vorrei un’inoculazione che prevenga ogni futura infatuazione, perché mai più nella vita voglio soffrire di nuovo in tal modo.»
Tra le nebbie dei bagni turchi di Costantinopoli, si aggira una giovane donna aristocratica, Lady Mary Wortley Montagu, che calca le strade dell’Impero ottomano in veste di moglie dell’ambasciatore inglese. Scrittrice, donna dall’intelligenza acuta e dal temperamento vivace, al centro della briosa vita sociale e culturale della Londra nell’età dei Lumi, dalla spiccata mentalità femminista, Lady Montagu non esita a vivere l’esperienza orientale in totale libertà dai pregiudizi e con una grande avidità di dettagli.

E proprio dalle donne turche, viene a conoscenza di un metodo per prevenire il vaiolo: l’inoculazione, una sorta di antenato del vaccino. Il vaiolo è un demone che tormenta Lady Montagu da tempo: le ha ucciso un fratello e ha ridotto in fin di vita anche lei, lasciandole deturpanti cicatrici sul volto, che lei copre abilmente con la biacca.

Decide coraggiosamente di applicare il metodo sul figlio e di portare l’inoculazione in patria, dove, negli anni a seguire, si diffonderà prima tra l’aristocrazia inglese e, infine, in tutta Europa. Ma tra le pieghe più nascoste della sua vita, si intravede un’altra Lady Montagu, una donna in eterno conflitto tra testa e cuore, che mette in dubbio il proprio raziocinio per un giovane scienziato italiano alle prese con le leggi di Newton, di cui si innamora ciecamente.

Remo Bassetti, Una Gran, Morellini

Un uomo è seduto sul water nel giorno del suo compleanno, impegnato in un monologo nevrotico e digressivo. Sergio, un giovane avvocato milanese, ha un rapporto cronicamente disturbato con l’intestino, che lo costringe a trascorrere ore della giornata, spesso le meno opportune, in estenuanti evacuazioni che cerca di favorire con letture colte.

La sua patologia ne condiziona l’intera esistenza: complica il legame con la fidanzata, diventa nota e dibattuta anche nel suo palazzo, interrompe nei momenti topici le arringhe in tribunale, ne fa il potenziale testimonial di una strana associazione ambientalista; e soprattutto attira su di lui gli appetiti di una banda di stampo mafioso che comincia a usare l’apparato gastrointestinale di Sergio per introdurvi ovuli contenenti droga.

Ma proprio il giorno del suo compleanno tutti i nodi stanno venendo al pettine, e il “cervello enterico” lo guiderà nell’affrontare coraggiosamente e con un colpo di genio il precipitare rocambolesco degli eventi e a congiungere misticamente la scatologia con l’escatologia.

Gianluca Liguori, Vite di traverso, Alter Ego

In una Roma fatta di scrittori o aspiranti tali, spacciatori, vecchi partigiani e derelitti a vario titolo, viene ritrovato il cadavere di Simone T., giovane scrittore dell’introvabile Palle scassate. Di lui non si sa molto, solo che aveva un unico vero amico, Rodolfo, e unico vero amore, Silvia. Un romanzo, questo di Liguori, punk e ironico, nichilista e ribelle e che racconta gli stigmi e i tabù di una società profondamente disfunzionale.

Sigrid Undset, La ghirlanda. Kristin Lavransdatter. Vol I, Utopia

Kristin è la figlia di Lavrans, un possidente terriero stimato e molto religioso, ed è una bambina vivace, rispettosa delle convenzioni religiose ma al tempo stesso animata da una forte volontà, straordinaria nella Norvegia medievale per una donna. E tuttavia, la tenacia non è sufficiente a impedire che Kristin venga promessa in sposa a un facoltoso proprietario terriero che lei non ama. Quando Kristin subisce una violenza da un giovane del posto che ne macchia la reputazione, nonostante lei sia la vittima, il matrimonio viene rimandato. A Kristin viene concesso di trascorrere un periodo in convento, qui conosce Erlend, rampollo di una famiglia benestante, ripudiato per aver avuto due figli da una donna sposata. Tra i due nasce una relazione clandestina e non accettata dalla famiglia. A cento anni dalla pubblicazione in Norvegia, e dopo decenni di oblio in Italia, torna con una nuova traduzione il primo volume della trilogia che valse a Sigrid Undset il premio Nobel.

Libro controcopertina, “Lato A. Storie di musicassette, registratori e altre diavolerie musicali”, a cura di Alessandro Berselli, Luca Martini, Gianluca Morozzi, Paolo Panzacchi (a cura di), Arkadia

Il magico mondo di una volta, raccontato da un gruppo di scrittori agguerriti. 18 autori per altrettanti racconti che ci riportano nel mondo del vinile e delle audiocassette, tra sorrisi, emozioni e nostalgia. I nastri, le cassette, il rito della registrazione dalla radio o della copia dei preziosi vinili, attraverso storie e racconti in cui questo storico supporto, protagonista degli anni Settanta e Ottanta, sia protagonista o almeno buon comprimario. Racconti di genere libero in cui ci sia dentro la narrazione un’audiocassetta, per raccontare un’epopea irripetibile della vera musica “democratica”. I diciannove autori coinvolti si cimentano in una “rievocazione” genuina del loro rapporto con un mondo tecnologico – e una società – completamente cambiati. Un modo per raccontare un periodo della giovinezza che non esiste più, tra ricordi dolci e sensazioni.

Le uscite di domenica 30 aprile

Stefano Terra, Alessandra, Oltre edizioni

Il romanzo narra la storia di un diplomatico che sceglie di lasciare l’Italia per un’isola (Rodi) nelle regioni dell’Attica, e del suo triste amore per la moglie Alessandra. Il presente e il passato si alternano ed anche si mescolano dentro una scrittura malinconica e riflessiva. Al consolato giunge una lettera, riconosce la calligrafia: è di Alessandra, sua moglie «civile e legittima.», che non vede da dieci anni. Non ha il coraggio di leggerla. La nasconde. È la paura di contaminare la parte più preziosa della memoria, quella che dà senso ai suoi giorni: «La stessa paura di crollare di quando m’accorsi che Alessandra non era tornata.» Nella prosa di Terra c’è la poesia che nasce dalla indefinibilità delle cose che ci stanno intorno. Perfino i colorati mercati orientali si caricano dell’insicurezza e dell’imponderabilità della esistenza: «Forse sarà finito per me il tempo dei banchi di nebbia, degli sbarramenti nella memoria per contenere il disordine della solitudine.» Lo straniero che si sente non straniero per affinità culturale con il paese che lo ospita si confronta con la solitudine, l’amore perduto e forse riconquistato (e di nuovo perduto). Un racconto filosofico, il riassunto di una vita, la malinconia per un amore che c’è e non ci sarà più. Toni lievi e profondi insieme. Un libro da meditare per una scrittura che spesso si fa poesia.

Stefano Terra è oggi uno scrittore ingiustamente dimenticato. Ingiustamente perché è stato un grande scrittore. Lo scoprii tale proprio grazie alla lettura di Alessandra, romanzo con il quale vinse il Premio Campiello nel 1974. Non era quello il suo primo romanzo ma, confesso, io ero la prima volta, nei miei allora primi 26 anni di vita, che lo sentivo nominare. Acquistai il libro perché, avevo letto sui giornali, era ambientato in Grecia, a Rodi – ed io avevo una moglie di origine greca, di un’isola, Kos, appartenente allo stesso arcipelago di Rodi, il Dodecaneso – e alla stessa storia degli ultimi secoli. Cosa affascinava in quel giovane lettore dell’amore tra due anziani, due persone lontane dall’età, dai sentimenti che poteva provare lui? Credo che lo affascinasse il sogno di avere una vita piena come la loro, un’esistenza non comune, avventurosa, romanzesca, verrebbe da dire. Solo che quella esistenza, e il romanzo che la raccontava, a leggerlo, aveva un dono in più: l’afflato di una scrittura che afferrava il lettore alle viscere per trascinarlo dritto al cuore dalla prima all’ultima pagina.



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