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Scintille

Teatro e opera Dal 9 al 14 ottobre lo spettacolo di Laura Sicignano apre la stagione del Teatro Stabile di Catania

Si inaugura martedì 9 ottobre (repliche fino al 14 ottobre al Teatro Verga) la nuova stagione del Teatro Stabile di Catania, la prima diretta artisticamente da Laura Sicignano, con “Scintille”, pluripremiato monologo dello stesso direttore artistico che ha così voluto omaggiare il nuovo incarico catanese.

Laura Curino in Scintille

Laura Curino in Scintille

«Scintille è un monologo corale – scrive Sicignano – . Non una narrazione, ma una molteplicità di interpretazioni, dove il personaggio di una madre, la Caterina, come una matrioska, contiene ed emana da sé gli altri personaggi, le figlie, e un coro di altre figure minori, ma non secondarie. Nessuno è minore in questa storia, scritta per restituire voce alle 146 operaie bruciate alla TWC in 18 minuti. Bruciate come streghe ribelli. Bruciate in una grandine di lucide scintille che si sono disperse nell’aria in cenere. La storia minore delle donne che hanno fatto la Grande Storia, ma sono state dimenticate. Perché? La domanda “perché” ritorna nello spettacolo, come un’accusa ad un destino oscuro che le protagoniste non hanno più voglia di chiamare “Dio”. Che Dio è, quello che manda i suoi figli a morire? Che madre è, colei che si salva, dimenticandosi delle proprie figlie? Lo spettacolo è un gesto effimero per ritrovare la memoria di un evento così brutale, assurdo e veloce: 18 minuti per morire 146 persone alla TWC. Va eseguito con delicatezza e amore. Esiste l’elenco delle 146 vittime, con nazionalità ed età di ciascuna. Tante italiane, tutte giovanissime. Tra i 146 nomi e cognomi spiccano alcuni nuclei famigliari: ci sono anche Maltese Caterina, 39 anni, Italia; Maltese Lucia, 20 anni, Italia; Maltese Rosa, 14 anni, Italia. Chi erano queste donne? Cosa sognavano quando sono partite alla ricerca del sogno americano, della terra promessa? Madonne addolorate senza assunzione al cielo, ma solo un lavoro a cottimo.
La concretezza del lavoro dell’attore, la sua fatica, la concentrazione, la cura dei dettagli, la sequenza sempre uguale e diversa di sera in sera, la manualità. La dignità antica dell’effimero che coniuga una profonda drammaturgia delle emozioni alla tecnica del mestiere. La tolleranza di uno spazio claustrofobico. Sono le competenze richieste alla protagonista di questo spettacolo. Le stesse del lavoro artigiano di una camiciaia, con la sua ritualità antica dei gesti, la confidenza con le macchine e gli oggetti di sartoria, che diventano parte del suo stesso corpo, la cura per il manufatto finale. L’attrice maneggia con amore e semplice familiarità la storia e le forbici da cucito, scorre con delicatezza da un personaggio all’altro, da un polsino ad un colletto. La madre cuce in scena due camicie: le camicie delle sue figlie bruciate. Il prezzo pagato per la consapevolezza e l’emancipazione è il grande sacrificio delle 146 operaie bruciate. Alla fine, in scena restano le due camicie finite, appese come croci immacolate. Alla fine il testimone passa allo spettatore a cui l’attrice chiede di non dimenticare, con la dolcezza dolorosa di chi ha subito un torto, ma non può da sola trovare un risarcimento».

Testo e regia Laura Sicignano
ricerca storica Silvia Suriano
musiche originali Edmondo Romano
scene Laura Benzi
costumi Maria Grazia Bisio
disegno luci Tiziano Scali
tecnico luci e suono Federico Canibus
con Laura Curino

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