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Pinocchio era no-vax e non credeva negli assassini

Blog Leggendo il grande classico di Collodi si scoprono cose meravigliose, tipo: Pinocchio era un no-vax in seguito ricreduto, ed era convinto che gli assassini non esistessero affatto. Mi ricorda tanti discepoli del “non ci credo” che ogni giorno si possono incontrare per strada e per le vie infinite di internet

“Le avventure di Pinocchio” è uno di quei libri che tutti, in un certo qual modo, conosciamo; questa conoscenza collettiva gli arreca danno perché fa sì che molti, pur parlandone, non l’hanno mai letto. Anche con Marx era così – almeno come ci ha insegnato Brancati. Ma a leggere il grande classico di Carlo Collodi si scoprono cose meravigliose, tipo: Pinocchio era un no-vax in seguito ricreduto, ed era convinto che gli assassini erano un’invenzione e non esistessero affatto.

Mi ricorda tanti discepoli del “non ci credo” che ogni giorno si possono incontrare per strada e per le vie infinite di internet; perfino mi ricorda un poco noto signore che non andò ad assistere al volo di una mongolfiera perché non non ci credeva e a detta sua era impossibile che si potesse volare, a lui non la si faceva, non era
un allocco, così racconta uno scrittore siciliano semi-dimenticato vissuto esule in Francia nell’800.

Pinocchio raffigurato da Enrico Mazzanti nel 1883

Al di là dell’aneddotica che possiamo trovare, vediamo come mai il nostro caro burattino era contrario alla vaccinazione. E, soprattutto, su che base? Sul principio del «noi ragazzi siamo tutti così! Abbiamo più paura delle medicine che del male». Mi pare un principio abbastanza ferreo, e mi pare pure che possa essere il motivo inconscio dell’arbitrio di chi non vuol “credere” nei vaccini. In fondo, restiamo un po’ tutti ragazzi, no?
D’altro canto, Pinocchio espone le sue paure dopo aver visto tre medici, due dei quali non certo frutto della meritocrazia e professionalmente molto vaghi, diciamo così. Il primo medico, un Corvo, dopo aver tastato quei punti vitali che sono il polso, il naso e il mignolo dei piedi pronuncia una diagnosi inequivocabile: «A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!».
Di parere (sempre) diverso è il medico Civetta, che, appena sente piangere il presunto defunto, con solennità afferma: «Per me, quando un morto piange è segno che gli dispiace a morire».
Il terzo medico è il ben noto Grillo-parlante che come bene gli si confà così parla: «Io dico che il medico prudente quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare è quella di stare zitto». Il consiglio è esteso a molte altre categorie, a partire agli internauti d’un sapere segreto.

Una tavola che raffigura i tre medici al capezzale di Pinocchio

Quando Pinocchio si ravvede, quando diventa illuminato e si sottopone alle cure? Quando vede cosa l’attende: la bara. Cruda verità che gli si presenta quando «la porta della camera si spalancò ed entrarono dentro quattro conigli neri come l’inchiostro che portavano sulle spalle una piccola bara da morto». La funebre visione lo farà ravvedere e il piccolo burattino di legno prenderà “una certa polverina bianca” medicamentosa che in “pochi minuti” lo farà sentire come “rimesso al mondo”.
Ma da cosa era causato questo malore? Da un forte spavento sorto dall’inseguimento notturno di due loschi figuri, due assassini. E dire che Pinocchio non ci credeva, tant’è che arrivò a dire: «Meno male che agli assassini io non ci credo, né ci ho creduto mai. Per me gli assassini sono stati inventati apposta dai babbi, per far paura ai ragazzi che vogliono andare fuori la notte». Menomale.
Sorge un dubbio, un tarlo arrogante che rode e rode: e se non fossimo nasoni come il burattino, ma fossimo ostinati a non credere, arroccati sulle nostre convinzioni istintive, senza fondamento, impulsive? Se fosse così saremmo un bel esercito di Pinocchi. Ma per fortuna che così non è. O almeno, io non ci credo.

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