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Pietro Vitellino: «Quando il cinema mi voleva in America…»

Sugnu Sicilianu Cultore della settima arte, da sempre collezionista di locandine, l'oggi 80enne pensionato ha pure collaborato con le produzioni che passavano dalla sua Paternò. E quando un regista spinse perché andasse a lavorare negli Stati Uniti, il netto no della madre lo trattenne in Sicilia: «Ma il mio sogno di collezionista di locandine l'ho realizzato in pieno»

Il cinema è una dimensione di fascino e suggestione che ha incantato ed incanta molte persone di generazioni diverse, mutano le tecnologie ma non l’anima profonda di un’arte che ha creato miti ed eroi. Ha alimentato sogni ed ha anche aiutato a far luce su situazioni complesse, svelato falsità. La passione per questo mondo plurimo assume forme diverse, fa nascere anche figure di collezionisti. Fra questi spicca la storia di Pietro Vitellino, paternese, 80 anni, che da ben 70 raccoglie e conserva con cura locandine cinematografiche, foto, pellicole.

Pietro Vitellino durante la mostra al Palazzo delle arti di Paternò

Pietro Vitellino durante la mostra al Palazzo delle arti di Paternò

Dall’età di dieci anni, quando la sua passione si manifestò, non si è mai fermato giungendo a raccogliere più di centomila pezzi, lui specifica: «In realtà sono molti di più ma non è il numero che conta è la qualità e la costanza nel tempo. Ho le locandine della storia del cinema italiano e molte della filmografia internazionale. Dalle origini ai nostri giorni. Ho foto dei grandi personaggi dal cinema muto ai tempi recenti. Conservo con cura pellicole dal valore storico, in particolare degli Anni 30. Ho le pellicole di tutti i film girati a Paternò, di alcuni girati nel catanese. In particolare un film con scene girate sull’Etna, “Barabba” del 1961, diretto da Richard Fleischer, con la supervisione del produttore Dino De Laurentiis, con Anthony Quinn nel ruolo di Barabba e nel cast Silvana Mangano, Jack Palance, Vittorio Gasmann, Arthur Kennedy, Katy Jurado, Harry Andrews, Valentina Cortese, solo per citarne alcuni». Vitellino fa una pausa breve, non nasconde le sue emozioni, come se la sua vita gli scorresse davanti come un film. Ne coglie un frammento e ti racconta un aneddoto. «Data la mia passione per il cinema ero entrato in contatto con molti addetti ai lavori che mi stimavano. Al punto che alcuni produttori e registi mi chiedevano di collaborare con loro, per scegliere le location, per procurare le comparse. A proposito del film “Barabba”, per alcune scene girate sull’Etna servivano molte comparse tutte remunerate. Le radunai come già altre volte avevo fatto e con un autobus andammo sul vulcano. Ebbene, non so perché ma i miei compaesani, forse vedendo tanti grandi attori, iniziarono a parlare di ‘sciopero’. In buona sostanza volevano più soldi ma era già una retribuzione nella media nazionale di allora. Finì che la produzione si irrigidì e sostituì tutte le comparse che avevo portato». Altra pausa, sorriso sereno, poi Vitellino come un fiume in piena inizia a raccontare un altro aneddoto: «Con i “Fidanzati” del 1963, regia di Ermanno Olmi, invece andò alla grande. Vi erano delle scene da ballo da girare durante il Carnevale in piazza, allora la manifestazione carnascialesca di Paternò era fra le più importanti e belle della Sicilia e d’Italia. Ne son venute fuori immagini straordinarie che fanno parte della storia del cinema italiano. In quel caso servivano molte comparse e mi aiutò un preside di una scuola locale. Non si immagina la gioia degli studenti. Momenti bellissimi”.

Barabba

Qui il racconto individuale si fonde con la storia, assume i connotati sociali ed antropologici, e lo storico locale Pippo Virgillito, esponente regionale dell’associazione SiciliAntica che si occupa di valorizzazione di beni culturali siciliani, spiega: «Quella era una Paternò diversa, vitale e dinamica, erano gli anni del boom economico, la città con il commercio degli agrumi era fra le più ricche della Sicilia. Mentre da altri parti dell’Isola si emigrava, a Paternò vi erano flussi di migranti in entrata dal Sud-Est siracusano e dal Messinese. La città di cultura contadina, civile ed educata, sapeva dialogare con il mondo esterno. Vi era un senso di appartenenza della comunità ed un senso di identità. La comunità aveva comunque le sue contraddizioni ed i suoi limiti, ma certamente rispetto al declino degli ultimi 20-30 anni era una realtà decisamente diversa e migliore. Allora la città era in crescita e guardava al futuro. Il cinema aiuta anche a riflettere su questi aspetti». Virgillito aggiunge: «Ho visto tanti giovani che sono venuti a vedere le proiezioni pubbliche di spezzoni delle pellicole dei film su Paternò conservate da Vitellino, da “Cavalleria Rusticana” (la storica versione del 1939, regia di Amleto Palermi con scene girate nella collina storica di Paternò) a “I fidanzati” di Olmi ed altri ancora, è stato emozionante. I giovani erano affascinati sia dalla mostra sulle locandine cinematografiche di Vitellino a Palazzo delle Arti sia dalla proiezione di scene dei film girate a Paternò. Nei mesi scorsi è stata molto sensibile la presidente della Pro Loco di Paternò Salvina Sambataro che è riuscita ad organizzare una mostra sulle figure femminili nel mondo del cinema».

A qualcuno piace caldo

Gente di ogni età è attratta dalla collezione di Vitellino e la Sambataro ha pensato di organizzare in futuro una serie di mostre con temi specifici. La collezione di Vitellino è così ampia da poter affrontare una vastità di temi, ha raccolto locandine di film di ogni genere. Vitellino racconta: “Il materiale è molto vasto, non uso il computer per catalogare, è tutto raccolto in maniera tradizionale. E serve sempre nuovo spazio». Ha la stessa passione fanciullesca degli inizi, la stessa curiosità, si informa di tutto, continua a collezionare le sue amate locandine. E continua a snocciolare ricordi di grandi registi, attori. I suoi occhi si illuminano: «Attrici bellissime che mi hanno regalato foto con dedica. Dovrei cercare tutti i documenti epistolari con le case produttrici, tutte le foto con dedica di attrici ed attori. Ci vuole tempo ed io sono anziano. Dopo il successo della mostra di locandine a Paternò mi invitano ovunque, anche all’estero».

Carrellata di volti femminili del cinema d'antan

Carrellata di volti femminili del cinema d’antan

Le locandine e l’intero materiale cinematografico di Vitellino raccontano non solo il cinema ma un pezzo di storia di Sicilia e d’Italia. Sostiene Virgillito: «Vitellino merita maggiore attenzione da parte delle istituzioni, a tutti i livelli. Occorre valorizzare in maniera ampia il suo impegno culturale». La sua è una passione in stile “Nuovo Cinema Paradiso”, anche se nella vita lui non è diventato regista ma ha lavorato alle Poste. Con sorriso simpatico, senza mostrare rimpianti, aggiunge: «Mia madre non ha voluto che andassi negli Stati Uniti, temeva di perdermi. Avevo 17 anni e per il contratto nell’ambito tecnico-cinematografico serviva il consenso dei genitori. Un regista importante mi aveva spinto a intraprendere questa strada, mia madre non si convinse. Fu irremovibile. Ma il mio sogno di collezionista di locandine, il mio primo sogno esistenziale, l’ho realizzato in pieno. Accanto a quello di collaborare con alcuni registi». Il prossimo obiettivo: «Continuare a raccogliere locandine cinematografiche…».

Cavalleria rusticana

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