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Non regredisce la tela musicale di Eleonora Bordonaro: «Grazie all’entusiasmo della comunità musicale etnea»

Sugnu Sicilianu Il 12 settembre la cantautrice folk paternese riceve a Ragusa il premio "La tela di Penelope", omaggio del festival letterario NaxosLegge alle donne siciliane della musica, tra futuro e tradizione. E domenica 13 settembre arriva finalmente a Catania, per il Marranzano World fest, il live dell'ultimo album "Moviti ferma", uscito a marzo e stoppato dal Covid: «Sul palco daremo l’idea di base del disco, di una comunità creativa che non aspetta il momento giusto per fare musica»

Oggi alle 19.30 al Castello di Donnafugata di Ragusa la cantautrice folk paternese Eleonora Bordonaro riceverà il premio “La tela di Penelope, ai saperi delle donne”, per la sezione Le donne non perdono il filo del premio letterario NaxosLegge diretto da Fulvia Toscano. Il premio è curato dalla scrittrice Marinella Fiume. Il premio quest’anno ha il titolo “Il futuro ha un cuore antico. Voci di donne di Sicilia tra tradizione e innovazione”, ed è riconoscimento a 5 donne della musica di Sicilia, le catanesi Rosalba Bentivoglio e Rita Botto, la Bordonaro appunto, e l’agrigentina Miriam Palma che riceveranno il premio vero e proprio, cui si aggiunge una targa speciale alla ragusana Gianna Dimartino.

Con Marinella Fiume, curatrice del premio, Eleonora Bordonaro ha instaurato un bel rapporto di collaborazioni varie già da tempo che ha visto la Fiume autrice del testo del brano “Sprajammu di la luna” che apre l’album “Moviti ferma” della 45enne cantautrice paternese, uscito all’inizio di marzo per Finisterre. «Una bella cosa dedicare un premio alle donne siciliane della musica – commenta Eleonora Bordonaro -. Io da ragazza andavo a lezione di canto proprio da Rosalba Bentivoglio, che sarà premiata con me. Lei, sempre carinissima, riusciva a rendere l’approccio al jazz sempre meno autoreferenziale di come potrebbe essere».

Eleonora Bordonaro

Il premio fa parte della sezione “Le donne non perdono il filo” del festival letterario NaxosLegge.
«Si tratta di tenere conto di una storia per adattarla ad una sensibilità. Le donne non perdono il filo vale anche nelle conversazioni con voi uomini…».

Nel senso che noi ci perdiamo in mille rivoli?
«Esatto, ogni tanto bisogna riportarvi all’argomento principale. Noi donne pure ci possiamo allontanare dall’argomento principale ma ci torniamo con facilità, mentre voi tendete a perdervi…».

E con quel filo ci allacciate pure…
«Un antico detto sanfratellano dice che le donne legano tutti senza avere corde».

Il premio ragusano di oggi si chiama “La tela di Penelope” ma tu non mi sembri una che tessi e disfi la tua tela musicale, la quale, anzi, non regredisce mai, avanza sempre.
«No, infatti, va avanti, e diventa sempre più un fatto di identità. Come detto poco fa io ho iniziato perché mi piaceva cantare, mi veniva semplice utilizzare la voce in un certo modo. Poi pian piano ho capito che mi mancava un contenuto. Poco prima dei 30 anni ho iniziato a cantare in siciliano, cosa che avevo escluso fino ad allora, ed è cambiato tutto. Io non vengo da una famiglia dove si cantavano le canzoni siciliane o si suonava il tamburello anche se la mia famiglia vanta un cantastorie come fu Ciccio Rinzino, che era cugino di mio padre. Ma quella era una memoria in qualche modo rimossa, in famiglia».

Eppure Paternò, insieme alla fascia ionica, tra Giarre e Riposto, vantava i più grandi cantastorie siciliani.
«Infatti. Quando ho cominciato a cantare in siciliano mi sono voluta riconnettere a quella memoria perduta».

E questo discorso si riallaccia al titolo di quest’anno del premio “La tela di Penelope”, “Il futuro ha un cuore antico”. La tua musica è stata sempre contaminata ma quest’ultimo album è stato anche ardito nello sposare generi altri come il rock se non la techno, come ci racconta il brano d’apertura “Sprajammu di la luna”, che tu definisci un canto di lotta, una haka delle siciliane gaudenti, una marsigliese dell’ironia femminile isolana..
«Quel brano che ho scritto con Marinella Fiume è un compendio di tutto questo. Parte con una melodia molto tradizionale, tratta da un brano tradizionale d’amore registrato a Nicosia negli Anni 50. Volevo scrivere un inno naif, un po’ sgangherato, pensando a “Run the World (Girls)” di Beyoncé: chi comanda il mondo se non le ragazze, una cosa che non si dice mai. Una provocazione, certo, ma detta in maniera divertente».

Dal girl power anni 90 delle Spice Girls al folk femminista di Eleonora Bordonaro?
«In un certo senso (ride nda). Il brano mette insieme poi la tradizione del marranzano, suonato però in maniera innovativa da Puccio Castrogiovanni, e le soluzioni elettroniche di Michele Musarra. Questo brano è certamente un paradigma ma tutto l’album segue questo spirito».

Domenica 13 settembre, all’interno del Marranzano World Fest organizzato dall’Associazione Musicale Etnea con la direzione artistica di Luca Recupero, hai finalmente la grande prova dal vivo dell’album, all’Arena Adua di Catania, momento rinviato per mesi a causa del lockdown. Doveva essere una bella sfida a (breve) distanza con un big della musica pop catanese, Luca Madonia, che si doveva esibire alla Villa Bellini, e invece le restrizioni dovute al Covid e il timore del pubblico a partecipare a grandi eventi hanno determinato l’annullamento di quell’evento da parte dell’organizzatore. Domani sarai quindi la regina assoluta della notte musicale catanese.
«Viviamo un periodo complicatissimo. Riuscire a organizzare questi eventi richiede uno sforzo ed un’attenzione ed anche una dose di follia speciale. Il mio concerto, inizialmente previsto per la stagione al chiuso dell’Ame, adesso è stato riprotetto all’interno del Marranzano World Festival. Il punto è che non se non avessimo fatto il concerto adesso in uno spazio aperto grande e ben organizzato, con un palco enorme, rischiavamo di non farlo più a breve: non sappiamo cosa accadrà nei prossimi mesi per gli spazi al chiuso, potrebbe essere anche peggio. E questo disco che è uscito a marzo rischiava di essere suonato dal vivo la prossima estate. Io sono fiduciosa sul pubblico, la gente comunque esce di casa, va a mangiare al ristorante e va agli spettacoli, penso alla ricca e ben partecipata stagione estiva del teatro Franco Parenti di Milano, rispettando le regole anti-Covid. Certamente organizzare un concerto oggi vuol dire un po’ ridimensionare le aspettative economiche dell’evento, ma di certo le nostre aspettative musicali non sono cambiate per niente».

In effetti tra band e ospiti sarete in tanti.
«Noi intanto siamo in cinque, io, Puccio Castrogiovanni al marranzano, Marco Corbino alla chitarra e Salvo Farruggio alla batteria (tutti e tre suonano con i Lautari nda), e Michele Musarra al basso, l’elettronica e il groove. Gli ospiti sono Agostino Tilotta, chitarrista degli Uzeda, e l’attore e cuntista trapanese Gaspare Balsamo che mi accompagneranno nel brano “Menza spogghia”, così come accaduto sull’album. I percussionisti di Sambazita e la piccola orchestra giovanile Jacaranda, presente sul palco solo con le percussioni, ci accompagneranno nei brani “I dijevu di vurchean”, che hanno pure registrato sull’album, e “Sprajammu di la luna”. Io posso dire che è stata una settimana di prove fantastica. Sambazita e Jacaranda sono commuoventi. E noi sul palco daremo l’idea di base di tutto il disco, di una comunità creativa, che crea delle occasioni per fare arte. L’assunto fondamentale è che a Catania gli artisti non aspettano le condizioni migliori per fare arte ma si organizzano. Noi quindi non potevano mancare quest’appuntamento».

Gli artisti catanesi non si “movunu fermi”, cioè non restano immobili.
«Per meglio dire stanno fermi a casa loro, non vanno a suonare in altre città o all’estero, non restando fermi. Un’altra cosa che ci contraddistingue è la condivisione, perché le cose migliori le fai con la gente. E l’entusiasmo che trovo qui a Catania nel condividere la semplicità legata questi eventi, io altrove non la riscontro».

Selfie di Eleonora Bordonaro con Agostino Tilotta e Gaspare Balsamo

Oggi è il compleanno di Puccio Castrogiovanni che è stato un po’ il regista di “Moviti ferma”, così come era accaduto con il precedente “Cuttuni e lamè”.
«Senza di lui non sarebbe successo tutto questo, per la semplicità con cui lui trasforma idee spontanee in materiale musicale concreto. La sua grande esperienza permette di cambiare suoni e strumenti con una semplicità quasi naturale. Grazie all’incontro con lui la mia musica ha preso una direzione ben precisa e mi ha permesso di scrivere cose mie che forse non avrei mai scritto. E’ arrivato nel momento giusto quando avevo l’età giusta per capire qual era il mio campo musicale naturale».

Eleonora Bordonaro con Puccio Castrogiovanni

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